Cent’anni fa l’annessione da parte del Giappone
contro la volontà dei coreani

Per chiarire alcune affermazioni che possono non risultare sufficientemente comprensibili a chi non sia un esperto di storia della Corea, nel testo sono stati inseriti, da parte dell’autore del sito, degli opportuni commenti esplicativi.

Nota: Cliccando su un carattere cinese che sia uno dei 1800 caratteri studiati nelle scuole medie, sarà visualizzata la scheda corrispondente.


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sattamente cento anni fa, il 22 agosto del 1910, la Corea fu costretta a firmare col Giappone un Trattato di annessione. La firma del trattato, che doveva poi causare conseguenze umilianti, orribili e a lungo termine per la storia e la società coreana, fu resa ufficiale una settimana dopo, il 29 agosto.

Durante la successiva occupazione coloniale del paese, i coreani furono relegati come cittadini di seconda classe all’interno della propria patria, spinti perfino ad abbandonare la propria lingua madre per la lingua dei colonizzatori.

Anche dopo l’annessione della Corea, il Giappone imperiale continuò con altri atti di aggressione verso le nazioni vicine, fra cui la guerra della Manciuria (1931-1945) e la guerra del Pacifico (1941-1945), privando la Corea di tutte le sue risorse per perseguire i propri scopi militari e imperialisti.

Un numero ancora sconosciuto di coreani, maschi e femmine, furono portati via dalle loro case per servire come soldati, lavoratori e schiave sessuali, e molti di questi morirono fuori dalla Corea o non furono in grado di tornare alla loro vita precedente, e non se ne è più saputo nulla.

Durante la guerra molti giovani coreani vennero usati come kamikaze in missioni suicide su aerei con il solo carburante per l’andata, mentre moltissime ragazze vennero rapite e costrette a servire da “comfort women” (donne di conforto) per le truppe giapponesi che avanzavano in Manciuria e in Cina.

La colonizzazione e l’impegno del Giappone nella guerra del Pacifico hanno portato infine alla divisione della penisola coreana e alla separazione di quasi dieci milioni di famiglie fra il Nord e il Sud.

La zona smilitarizzata che divide la penisola coreana in Nord e Sud Corea iniziò infatti come una semplice linea tracciata su una mappa nel 1945, alla fine della Seconda guerra mondiale, per facilitare la resa dei giapponesi. In un incontro sulla strategia da seguire per disarmare i giapponesi il più presto possibile, gli Stati Uniti decisero in meno di mezz'ora che le truppe sovietiche avrebbero accettato la resa dei giapponesi a nord del 38º parallelo e le truppe statunitensi a sud.

A dispetto degli indubbi e tragici risultati della sua colonizzazione, si sta ancora discutendo se il trattato che portò alla colonizzazione della Corea da parte del Giappone fosse legale. La Corea sostiene fermamente che il trattato di annessione prodotto fra il Giappone e la Corea nel 1910 sia stato illegale e imposto con la forza, e basato sul Trattato di Protettorato del 1905 ugualmente invalido, un’altra convenzione imposta con la forza.

L’articolo 51 della Convenzione di Vienna sulla Legge dei trattati (1969) afferma esplicitamente che il consenso del rappresentante di uno stato “vincolato da un trattato procurato con la coercizione mediante atti di minaccia diretti contro di lui non avrà alcun effetto legale.”

Perché a un paese siano assicurati i propri diritti sovrani, sono richiesti tre fattori: il diritto all’amministrazione del proprio paese, il diritto di condurre i propri affari esteri e il diritto di amministrare i propri affari militari. Secondo questi criteri, l'Impero coreano Daehan, responsabile per la firma del trattato, non aveva neppure la piena sovranità a causa del Trattato di protettorato del 1905 estorto con la forza, che costò all’impero il diritto di condurre i propri affari diplomatici.

Nel 1897 il re Gojong del regno di Joseon dichiarò la Corea “Impero Daehan”, ma otto anni dopo firmò con il Giappone il Trattato di Protettorato Eulsa (17 novembre 1905) per cui l’impero coreano perse i propri diritti diplomatici.
Eulsa (을사 ) è il nome dell’anno 1905 secondo il calendario lunare estremo orientale (si veda la sezione Calendario lunare e zodiaco della pagina Capodanno, anno lunare e zodiaco).

Due anni dopo, nel 1907, quando l’imperatore Gojong mandò (in segreto) degli inviati speciali a partecipare alla Seconda Conferenza di Pace all'Aia, in Olanda, per parlare in favore della Corea, questa mancanza di sovranità divenne penosamente evidente. Le autorità giapponesi convinsero con successo i paesi occidentali a ignorare gli inviati coreani per la ragione che non avevano alcuna autorità legale.

Il Giappone si servì poi dell’incidente per detronizzare l'imperatore Gojong e redigere la terza stesura dell’Accordo Corea-Giappone, usurpando questa volta i diritti della Corea a condurre i propri affari interni e militari e ordinando la smobilitazione dell’esercito coreano.

Ancora vent’anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, da parte giapponese c’erano travisamenti dei fatti. Durante i procedimenti del novembre del 1965 sul trattato di annessione giapponese della Corea, all’Assemblea Nazionale del Giappone Eisaku Sato, primo ministro giapponese, disse che “il trattato era stato firmato spontaneamente da entrambe le parti, in termini paritetici.”

Secondo gli intellettuali sudcoreani, queste affermazioni del primo ministro giapponese non ebbero, da parte del governo sudcoreano, una risposta abbastanza decisa. Ricordo bene le dimostrazioni pacifiche contro il Giappone e contro il governo coreano avvenute in quell’occasione da parte degli studenti dell’Università di lingue estere di Seul dove insegnavo e, per contro, la brutalità della polizia che fermava gli autobus provenienti da Imun-dong dove si trovava la scuola e diretti verso il centro (su uno dei quali mi trovavo anch’io), facendo scendere gli studenti (facilmente individuabili perché indossavano la divisa della scuola) per poi picchiarli selvaggiamente con i manganelli.


Due pagine del rapporto di Masatake Terauchi (21 novembre 1910). Sul foglio bianco si afferma che “È fuori discussione che la presenza dell’esercito e delle forze di polizia hanno aiutato la causa in modo significativo, direttamente o indirettamente.”

Ma un rapporto sulla Corea, sottoposto all'imperatore giapponese nel novembre del 1910 da Masatake Terauchi, primo Generale residente di Joseon (Corea), che fece da supervisore all’intero processo di annessione, fornisce ulteriore evidenza della natura coercitiva del trattato, dal momento che afferma che era stata la parte giapponese a preparare il documento, fino a dire che l’imperatore della Corea avrebbe trasferito i propri poteri all'imperatore del Giappone.

Appena prima del trattato, il Giappone rafforzò la propria sicurezza aumentando il numero dei propri soldati e dei poliziotti nel paese. Dopo la firma del trattato in agosto, le autorità giapponesi ordinarono ai poliziotti e ai soldati di mantenere le loro postazioni e impedirono effettivamente qualunque scambio con il mondo esterno, riuscendo così a mantenere validi il trattato e i suoi effetti.

“È un fatto indisputabile che la presenza dell’esercito e delle forze di polizia hanno, direttamente e indirettamente, aiutato la causa in modo significativo.” Questo è quanto scriveva Terauchi nel rapporto, implicando che vi erano ben pochi “termini paritetici” e che non era coinvolta alcuna “libera volontà”.

Nel suo libro “L’annessione della Corea da parte del Giappone” il ricercatore Kentaro Yamabe scrisse: “Durante la firma del trattato del 22 agosto (1910) a Seul vi erano soldati giapponesi di guardia ogni 20 metri circa. L’atmosfera era così tesa che due persone che stessero semplicemente parlando per la strada venivano fermate e interrogate. L’annessione ebbe luogo come un colpo di stato, e tuttavia all’esterno tutto si svolgeva come se fosse l’imperatore coreano a richiedere una fusione e l’imperatore giapponese vi consentisse. Quale altra espressione può descrivere questa situazione se non che «l’aggressore biasima la vittima»?”


Tratto da “Against Our Will: 100th anniversary of Japan’s annexation of Korea” pubblicato dal sito governativo Korea.net il 26 agosto 2010. Testo di Wi Tack-whan. Per il testo originale cliccare qui.

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© Valerio Anselmo