Antiche mappe medioevali coreane

Nota: Cliccando su un carattere cinese studiato nelle scuole medie ne viene visualizzata la scheda.


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e antiche mappe conservate negli archivi Kyujanggak (규장각 ) ci possono portare indietro nel tempo, al medioevo della Corea. In queste antiche carte geografiche sono infatti inseriti concetti sul mondo, l'universo e la geografia, espressi dalla popolazione che viveva nella penisola coreana al momento della loro produzione. Le tecniche utilizzate per rappresentare le montagne e i fiumi sono molto raffinate e dimostrano chiaramente che i cartografi del periodo Chosŏn avevano del loro lavoro un alto concetto artistico.

Queste mappe sono fonti di consultazione preziose per conoscere il mondo del passato. Riflettono infatti non solo le conoscenze geografiche di una certa epoca, ma anche il livello di tecnologia scientifica e di talento artistico della popolazione. Rivelano inoltre l'ideologia prevalente, il pensiero concettuale e le credenze religiose della società. Le antiche mappe possono anche essere usate per misurare il grado di scambi culturali fra le regioni, dal momento che furono create all'interno di una cultura unica che fondeva la scienza con l'arte.

Gli archivi Kyujanggak, che si trovano presso l'Università Nazionale di Seul, ospitano la più grande collezione di mappe antiche della Corea. Queste sono per la maggior parte simili fra loro come tipologia e sono notevoli per il loro stile elaborato e per la loro eccezionale bellezza pittorica. Vi sono circa 6.000 mappe di 220 tipi diversi, contenute in quasi 1.100 libri, tutti conservati separatamente. La maggior parte di esse sono a colori, mentre alcune sono stampe monocromatiche da blocchi lignei. Le loro date di produzione vanno dal 16º al 19º secolo. La creazione di queste mappe non fu intrapresa solo dalle istituzioni statali, ma anche da organismi privati.

Delle varie mappe antiche, quelle che rappresentano il mondo costituiscono delle fonti di riferimento particolarmente importanti che permettono di dare uno sguardo all'idea che aveva del mondo la gente del passato e di conoscere quale fosse l'estensione dell'interazione culturale fra i popoli. I paesi dell'Asia orientale dell'area cinese erano soliti disegnare il mondo piatto, di forma rettangolare, basandosi sul concetto che “il cielo è pieno e la terra è lineare”. Anche la dinastia Yi di Chosŏn produsse mappe del mondo basate su questo concetto. La più antica di quelle che sono giunte fino a noi è la Honilgangniyŏktaeguktojido (혼일강리역대국도지도 ).

La carta astronomica Ch'ŏnsangyŏlch'abunyajido

Questa mappa fu prodotta in uno stile simile a quello adottato per le carte astronomiche, o ch'ŏnmundo (천문도 ). Nel 1395, appena dopo la fondazione della dinastia Chosŏn da parte del re T'aejo (태조 r. 1392-1398), fu creato come importante progetto statale un diagramma astronomico, chiamato Ch'ŏnsangyŏlch'abunyajido 천상열차분야지도 , inciso su una lastra di pietra. A quell'epoca l'astronomia giocava un ruolo prominente per il benessere della dinastia, tanto che fu designata nella corte un'apposita area di studio per questa scienza. La creazione di carte astronomiche aveva anche l'obiettivo di identificare un segnale per la fondazione di una nuova dinastia, in accordo con il decreto celeste.

Nel 1402, secondo anno di regno del re T'aejong (태종 r. 1400-1418), come progetto successivo alla produzione della carta astronomica, la corte fece produrre una mappa del mondo, la Honilgangniyŏktaeguktojido citata prima, includendo una mappa importata dalla Cina, una mappa del Giappone acquistata da un inviato giapponese, e una mappa della Corea Chosŏn.

La mappa del mondo nota con il nome di Honilgangniyŏktaeguktojido

Come si può notare osservando la figura a fianco, tale carta geografica riporta, all'estrema sinistra, non soltanto la penisola arabica, ma anche l'Africa e l'Europa. In pratica comprende, anche se in modo molto approssimativo, tutto il mondo conosciuto a quell'epoca.


Sarà bene ricordare che i viaggi di Marco Polo in Oriente e in Cina risalgono alla metà del 1200, circa 150 anni prima, e che Cristoforo Colombo partirà per le “Indie” solo nel 1492, novant'anni dopo la creazione di questa mappa. Altro fatto da tener presente è che la bussola per la navigazione cominciò a essere usata in Occidente verso il 1200, mentre in Cina era già usata forse un migliaio di anni prima.
Fatte queste premesse, si noti come, in questa carta geografica creata in Corea, al centro del mondo sia stata posta la Cina, secondo le credenze estremo-orientali di allora. A parte gli evidenti errori di posizionamento, che fanno capire come non ci si sia basati su rilevazioni effettuate con l'uso della bussola, ma solo su notizie apprese e registrate da letterati evidentemente poco interessati alle scienze, è interessante vedere quanto siano sproporzionate, in confronto alle terre vicine, le dimensioni della penisola coreana, rappresentata assai più grande della realtà. Il Giappone, in particolare, è posto a sud della penisola coreana e rappresentato molto più piccolo e più lontano dalla Corea di quanto non lo sia in effetti.
Nella parte sinistra della carta si notano chiaramente la penisola arabica e l'Africa, non separata dall'Europa e disegnata quasi più piccola della penisola coreana e con un grandissimo lago interno (forse il lago Vittoria), mentre sembra non esservi traccia dell'Indocina e dell'India, conglobate come sono nella rappresentazione della Cina.
 

Comunque, è particolarmente significativo il fatto che la Corea di allora, in una posizione così isolata all'estremità orientale dell'Asia, fosse in grado di produrre una mappa di questo tipo, dal momento che tale compito dipendeva dal trasferimento della cartografia islamica alla Cina durante la dinastia cinese Yüan, quando essa governava su un vasto impero.

A cominciare dal 17º secolo, la società Chosŏn, che continuava a essere influenzata dal neo-confucianesimo, venne in contatto con la cultura occidentale attraverso inviati mandati a Pechino. Essi furono in grado di acquistare libri di astronomia e geografia e calendari occidentali, oltre a mappe occidentali del mondo, tradotte in cinese grazie all'interazione di missionari occidentali che si erano stabiliti a Pechino. Le versioni occidentali delle mappe del mondo furono particolarmente traumatizzanti per gli studiosi confuciani della Corea.

Le mappe del mondo che mostravano i cinque continenti erano completamente diverse dal concetto che del mondo avevano gli studiosi confuciani di Chosŏn, che aderivano ancora all'idea neo-confuciana della Cina come centro del mondo. La Ch'ŏnhado-jido (천하도지도 ), una mappa di tutto il mondo, fu prodotta dagli studiosi coreani attorno al 18º secolo.

La mappa del mondo pubblicata in Cina
dal gesuita bresciano Giulio Aleni


La mappa del mondo pubblicata in Corea
nel 18º secolo dagli studiosi di corte

Come si nota dal confronto, la mappa coreana si basava da vicino sulla “Mappa completa di tutte le nazioni” (wan-kuo ch'üan-t'u ) tratta da un testo di geografia mondiale intitolato “Una spiegazione illustrata di geografia” scritto dal gesuita bresciano Giulio Aleni (1582-1649), citato sopra.

Come nella “Grande mappa di tutti i paesi”, prodotta in cinese dall'italiano Matteo Ricci, primo missionario gesuita a diventare esperto di cinese, anche la mappa di Aleni poneva quasi al centro l'Asia Orientale, dal momento che si centrava sul meridiano a 180°, nel bel mezzo del Pacifico.

Queste novità provenienti dall'Occidente non furono però accolte ciecamente da tutti. A quell'epoca la maggior parte degli intellettuali coreani del periodo Chosŏn cercò di interpretare questa versione occidentale della carta geografica mondiale basandosi sui propri concetti tradizionali del mondo. Fino ad allora la terra che essi conoscevano era formata dalla sola Cina e dalle aree circonvicine. L'Africa, il Nuovo mondo e l'Oceania si trovavano in una parte sconosciuta del pianeta, parte che essi non potevano visitare e la cui esistenza era quindi impossibile da confermare.

I letterati coreani di quel periodo tentarono perciò di interpretare alla loro maniera questo mondo sconosciuto, sostituendo i nomi dei continenti ignoti con i nomi dei paesi strani e mostruosi descritti nell'antico libro cinese di geografia Shan-hai-ching ( “Libro delle montagne e dei mari”). La mappa circolare Ch'ŏnhajegukto (천하제국도 ) creata dai letterati coreani di allora incorporò quindi paesi strani come la “Nazione della gente con un solo occhio” e la “Popolazione dai tre corpi”, citati in quell'antico manuale geografico cinese.

La mappa circolare Ch'ŏnhajegukto

La mappa Ch'ŏnhajegukto è un esempio rappresentativo di mappe circolari del mondo. La forma circolare di questa carta geografica vuole simboleggiare il cielo. Al centro vi è un continente interno, circondato da mari interni, da continenti esterni e da mari esterni. Il continente interno è rappresentato dalla Cina e dai paesi vicini, la cui esistenza era nota all'epoca in cui la mappa fu prodotta. Al centro si trova il monte Kunlunshan, che si diceva fosse il centro dell'universo.

Rappresentati nei mari interni e nei continenti esterni si trovano i paesi immaginari tratti dal manuale cinese. Sul bordo più esterno della mappa, a sinistra e a destra, si trovano due alberi sacri, Pusang (부상 ) nel mare orientale, dove sorgono il sole e la luna, e Pan¹song (반송 ), nel luogo dove questi due astri tramontano.
    ¹ Nella mappa il primo ideogramma del nome (qui trascritto con Pan) non è sicuro.

Nel mare interno, sotto il Giappone, si trovano tre monti, il Pongnae-san (봉래산 ), il Yŏngju-san (영주산 ) e il Pangjang-san (방장산 ), le tre montagne che si ritenevano essere la dimora degli dèi secondo la mitologia cinese che riflette l'influenza del taoismo. Per far capire quanto fosse radicata in Corea l'idea che il centro del mondo fosse la Cina, diremo che, addirittura ancora verso la fine del 19º secolo, molti intellettuali pensavano che questa mappa circolare fosse una rappresentazione accurata del mondo. Ma ormai le tecniche cartografiche occidentali erano penetrate nel paese e produssero i loro frutti.

Una mappa dal nome Agukch'ongdo (아국총도 ), o “Mappa generale del nostro paese”, prodotta verso la fine del 18º secolo, è una rappresentazione magnifica del territorio nazionale coreano. Le catene montane, che hanno origine nel monte Paektusan (백두산 ), la montagna simbolo della Corea, si estendono con continuità su tutte le parti della penisola. Si pensa che questo tipo di rappresentazione sia dovuto ai concetti della geomanzia tradizionale.

La bella mappa Agukch'ongdo

Gli sforzi del governo e di organizzazioni private durante l'ultima parte del periodo Chosŏn culminarono, negli anni 1860, nella produzione della mappa dettagliata della Corea a cura di Kim Chŏng-ho (김정호 ), il più eminente geografo della Corea del 19º secolo. La carta geografica da lui prodotta, chiamata Taedongnyŏjido (대동여지도 輿), è la più dettagliata carta geografica prodotta durante il periodo Chosŏn.

Tracciata all'incirca in scala 1:160.000, è divisa in 22 segmenti di 120 li ( ) (48 km) da nord a sud, con ciascun segmento diviso in intervalli di 80 li (32 km). Quando è tutta distesa, i 22 album che costituiscono questa mappa producono una carta geografica che misura 660 cm in lunghezza per 410 cm in larghezza.

Un dettaglio della mappa Taedongnyŏjido

Per distinguere le strade dai corsi d'acqua, Kim Chŏng-ho tracciò le strade quasi con linee rette, di colore rosso e divise in segmenti di 10 li. L'aspetto più caratteristico di questa mappa è la rappresentazione delle montagne. Invece di rappresentare picchi montani individuali, le catene montuose sono unite fra loro in una rete continua. Questa tecnica, che si vede raramente in qualunque altra parte del mondo, è considerata una caratteristica distintiva della cartografia coreana. Una tale rappresentazione del sistema montuoso è correlata con il sistema fluviale: ogni spartiacque, anche se quasi piatto, è delineato alla sua altitudine relativa. L'idea che sta alla base della creazione di questo tipo di rappresentazione è il concetto tradizionale di territorio nazionale che considera le montagne e i fiumi come lo scheletro e il sistema circolatorio del corpo, riflettendo così un concetto della natura tipico della popolazione coreana del periodo Chosŏn.

Durante il periodo Chosŏn, oltre alle carte geografiche dell'intero paese, furono anche prodotte molte mappe della capitale e dei distretti amministrativi. Una particolare cura fu posta nel rappresentare in modo elegante la capitale, come centro dell'autorità sovrana. Seul, capitale di Chosŏn e sede del re e della corte reale, aveva un'autorità assoluta sulle altre regioni.

La cartina Tosŏngdo della capitale Seul

La pianta di Seul rappresentata nella mappa chiamata Tosŏngdo (도성도 ) è considerata l'esempio più raffinato fra le mappe della capitale esistenti a tutt'oggi. In particolare i picchi montuosi sono rappresentati rivolti verso l'esterno, come i petali di un fiore in piena fioritura, il che attira lo sguardo verso lo spazio interno. Con l'inclusione di una bussola che punta a sud presso la parte alta della mappa, si simboleggia l'azione della monarchia che intende operare verso il sud del paese.

In conclusione, le antiche mappe conservate negli archivi Kyujanggak, anche se non furono preparate con rilevamenti scientifici come si usa oggi, rappresentarono bene le caratteristiche geografiche al momento della loro produzione. Inoltre, grazie al fatto che furono create come opere d'arte, più che opere meramente tecniche, emanano ancora oggi un fascino sottile che non si riesce più a trovare nelle carte geografiche moderne prive di creatività artistica.


Basato su “Ancient Maps Reflect the Currents of the Middle Ages”, in Koreana, vol.16, n.3, autunno 2002. Testo originale di Oh Sang-hak. Ricerche storiche e bibliografiche dell'autore del sito. Pubblicato con autorizzazione della Korea Foundation, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Koreana.

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© Valerio Anselmo