Antichi documenti coreani
designati dall'Unesco come “memorie del mondo”

Nota: Cliccando su un carattere cinese studiato nelle scuole medie ne viene visualizzata la scheda.


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el suo programma “Memorie del mondo”, l'UNESCO designa in tutto il mondo alcuni documenti scritti che hanno valore universale. Nella lista Patrimonio di documenti (Documentary Heritage) nell'anno 2000 sono stati inclusi 47 documenti di 26 paesi, fra cui due documenti coreani, il Chosŏn Wangjo Sillok (조선왕조실록 “Annali della dinastia Chosŏn”) e il Hunmin jŏngŭm (훈민정음 “I suoni corretti da insegnare al popolo”). Nella riunione del Comitato consultivo internazionale tenutasi in Corea, a Ch'ŏngju, alla fine di giugno del 2001, sono stati aggiunti alla lista altri 14 documenti provenienti da 6 paesi diversi. Le nuove aggiunte comprendono altri due documenti coreani, il Puljo Chikchi simch'e yojŏl (불조직지심체요절 ) e il Sŭngjŏngwŏn Ilgi (승정원일기 ).

La copertina e una pagina interna del secondo volume del Puljo Chikchi simch'e yojŏl, che si trova nella Biblioteca nazionale di Parigi

Il Puljo Chikchi simch'e yojŏl (che sarà citato in seguito come Chikchi), è il più antico testo stampato con caratteri metallici mobili giunto fino a noi. Fu stampato nel 1377, ben 78 anni prima della Bibbia di Gutenberg, che è stata anch'essa inserita quest'anno nella lista del Patrimonio di documenti. Il Chikchi, attualmente in possesso della Biblioteca Nazionale di Parigi, in Francia, fu stampato nel tempio Hŭngdŏk-sa a Ch'ŏngju, nella regione Chungchŏngpuk-to.

È una raccolta di dissertazioni e di insegnamenti buddisti compilati dal vecchio monaco Paegun (1298-1374). Contiene estratti di panegirici, canti, massime e dialoghi di grandi monaci buddisti e fu creato per l'istruzione degli asceti buddisti. Si tratta degli insegnamenti necessari per giungere al nocciolo del buddismo Sŏn (Zen). Il termine Chikchi simch'e è preso da un testo buddista e significa “quando si medita e si vede veramente nella mente di una persona, è allora che si viene a conoscere la mente del Budda”.

Una copia dei caratteri metallici del regno di Koryŏ, in mostra presso il Museo della stampa antica di Ch'ŏngju

Uno dei fatti più notevoli della cultura coreana durante il periodo Koryŏ (918-1392) fu lo sviluppo della stampa e delle pubblicazioni, di cui un esempio rappresentativo è il Tripitaka Koreana, una collezione di scritti buddisti intagliati su 80.000 blocchi di legno per la stampa, già designato come “patrimonio mondiale” dall'UNESCO.

Nel 1234, ventiduesimo anno di regno del re Kojong, furono inventati i caratteri metallici e fu stampato un testo chiamato Sangjŏng kogŭm nyemun. L'invenzione dei caratteri metallici mobili precede di 200 anni la stessa invenzione effettuata in Occidente. Ma, siccome il suddetto libro non è giunto fino a noi, è il Chikchi, stampato nel 1377, che viene riconosciuto come il più antico libro al mondo stampato con caratteri metallici mobili.

Strumenti usati nella fabbricazione dei caratteri metallici sono messi in mostra nel museo della stampa antica di Ch'ŏngju. Sullo sfondo una figura che rappresenta il processo di fabbricazione dei caratteri.

Per varie decine d'anni vi è stata in Corea una febbre di ricerche per scoprire altri volumi del Chikchi. La copia che si trova ora nella Biblioteca nazionale di Parigi è infatti il secondo di due volumi, ma, siccome fu impresso con caratteri metallici, si stima che ne siano state stampate varie copie. La copia che ora si trova in Francia fu presa in Corea agli inizi del 1900, per cui in Corea ne dovrebbero esistere ancora altre copie.

La ricerca si è concentrata sulle registrazioni di vecchi templi, sulle biblioteche con grandi collezioni di libri antichi e sulle collezioni di discendenti di antichi letterati. Il Museo della stampa antica, sorto sul terreno del tempio Hŭngdŏk-sa, serve come centro per la campagna di ricerche. Il 3 dicembre del 1999 un curatore del museo visitò la Francia per vedere il Chikchi originale.

Un disegno moderno che rappresenta un laboratorio di stampa del periodo Chosŏn, basato su informazioni raccolte dai resoconti storici

In Occidente il libro è noto come Chikchi simgyŏng (invece di Chikchi simch'e) Questo titolo viene dal nome che fu assegnato dalla rivista Books stampata nel 1972 dalla Biblioteca nazionale di Parigi. Un anno dopo, in un volume intitolato Trésors d'Orient, pubblicato dalla Biblioteca, il libro fu ancora citato con quel nome. Vi è un motivo per cui questo libro fu così denominato. Anche se non si conosce la data in cui ciò è avvenuto, quando il libro si trovava in Corea, qualcuno lo smontò e le pagine furono poi montate su tavole e quindi di nuovo rilegate. Sulla copertina qualcuno scrisse, con pennello e inchiostro, le parole “Chikchi simgyŏng”. La parola gyŏng significa che il libro era considerato come una delle scritture buddiste.

L'altro libro coreano designato quest'anno come facente parte del “Patrimonio di documenti” è il Sŭngjŏngwŏn ilgi (Diario del Segretariato reale, tesoro nazionale n. 303). Questo libro è una raccolta di registrazioni e di resoconti scritti quotidianamente per ordine del re dal Segretariato reale durante il regno Chosŏn (1392-1910).

Il Sŭngjŏngwŏn Ilgi, registrazioni dettagliate della vita
durante il regno di Chosŏn, designato anch'esso
come Patrimonio di documenti assieme al Chikchi

Il Sŭngjŏngwŏn Ilgi costituì la base per la stesura degli Annali della dinastia Chosŏn (Chosŏn wangjo sillok), un'opera in 888 volumi scritta in caratteri cinesi. L'istituto del Sŭngjŏngwŏn era l'equivalente dell'attuale Segreteria presidenziale. Il Diario è un'ampia registrazione degli avvenimenti, che copre circa 300 anni, dai tempi del re Injo (1623) al re Sunjong (1910). È formato da 3.243 volumi e contiene 242 milioni di caratteri cinesi.

Come tale è molto più grande del Chosŏn wangjo sillok che contiene 54 milioni di caratteri cinesi ed è anche superiore alla storia della Cina, un'opera in 3.386 volumi, che contiene 40 milioni di caratteri cinesi.

Il libro è un tesoro storico che contiene non solo resoconti particolareggiati, ma anche i documenti mandati dall'ufficio del re e da altri uffici governativi, oltre ai dettagli di tutti i tipi di eventi e di incidenti. Ad esempio, se il Chosŏn wangjo sillok avesse registrato “il re è andato a Suwŏn”, il Sŭngjŏngwŏn ilgi avrebbe contenuto una registrazione della data e dell'ora in cui il re si era recato sul posto, da chi era accompagnato, su che tipo di palanchino aveva viaggiato, in che cosa si era imbattuto per via, quello che aveva mangiato e quello che aveva bevuto. E, se c'era un incendio, ne registrava la causa, come il fuoco si era diffuso e come era stato poi domato.

Il Diario è significativo per molte ragioni. Per esempio, vi è registrato che tempo faceva ogni giorno e questo ci permette un'analisi dei cambiamenti climatici per un periodo di 300 anni. Per questo motivo, oggi vi è molto interesse per la traduzione del Diario in coreano moderno.

Il Museo della stampa antica a Ch'ŏngju

Quando fu completata la traduzione del Chosŏn wangjo sillok, questa fu salutata come un evento che avrebbe fatto avanzare di decenni gli studi coreani e lo studio della storia coreana. Tenendo presente questo fatto, la traduzione del Sŭngjŏngwŏn ilgi dovrebbe avere un grande impatto in molte aree.

La traduzione dei 220 volumi del periodo di Kojong è iniziata nel 1994 e ora (agosto 2001) ne sono stati completati 138. La traduzione dell'intero gruppo di 220 volumi dovrebbe essere terminata nel 2004. Vi lavorano sei esperti che hanno passato da tre a cinque anni per specializzarsi. È stato pianificato che 1.800 dei 3.243 volumi che costituiscono l'opera possano essere tradotti nel giro di 30 anni.

Questo è il posto in cui si trovava il tempio Hŭngdŏk-sa.
Il Museo della stampa antica si trova lì vicino.

Per poter assicurare una traduzione bilanciata e unificata, per principio l'intera traduzione viene fatta in comune dai sei traduttori. Per assicurare l'accuratezza del lavoro, l'intero gruppo discute qualunque parte difficile prima che venga presa una decisione. “Il senso di aver ottenuto un'opera ben fatta che ci pervade quando finiamo una pagina, quando un volume è completato, è indescrivibile.” spiega uno dei traduttori. Si attende con ansia il risultato dei loro sforzi.

Informazioni più dettagliate sul Puljo Chikchi simch'e yojŏl si possono trovare in italiano all'indirizzo http://it.wikipedia.org/wiki/Jikji (dove il nome viene trascritto come Jikji secondo la romanizzazione imposta dal governo coreano).


Tratto da “Buljo Jikji Simche Yojeol and Seunjeongwon Ilgi”, in Pictorial Korea, agosto 2001. Testo originale di Lee Hye-kyung, fotografie di Kwon Tae-kyun. Pubblicato con autorizzazione del Korea Information Service, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Korea.net.

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© Valerio Anselmo