Dopo decenni di distruzioni di edifici tradizionali per innalzare orribili condomini e grattacieli in tutto il paese, la Corea sta finalmente cominciando a ravvedersi e ad accorgersi non solo della bellezza delle case tradizionali unifamiliari di un tempo, ma anche della tranquillità e della pace che queste danno alla propria famiglia. Un ritorno al passato, liberi dalle manie di occidentalizzazione che tanto danno hanno provocato in molti campi della vita coreana. |
“D ove sono finiti tutti gli edifici tradizionali?” Questa è una domanda che spesso si sente da parte degli stranieri che visitano la Corea per la prima volta con la speranza di concedersi una vacanza nella vecchia Asia. Una tale domanda è comprensibile visto che la massiccia e frettolosa industrializzazione degli anni 1960 e 1970 ha distrutto molte delle case tradizionali coreane, note come hanok. Ricordo di tempi difficili del passato, molte di quelle case furono demolite e sostituite con edifici di appartamenti moderni, in stile occidentale, molti dei quali squallidi e informi.
I dati dimostrano che ora oltre il 50% della popolazione coreana vive in condomini. Nella sola Seul, dove risiedono oltre 10 milioni di persone — circa un quarto della popolazione del paese — sono sopravvissute solo 14.000 case tradizionali. Eppure, di recente, le vecchie case si sono trovate a godere di maggiori attenzioni. Il governo centrale ha preso nota del loro ricco potenziale come attrazioni turistiche, dando il permesso di costruire un villaggio turistico dopo l’altro. Nel frattempo gli architetti si sono innamorati della bellezza architettonica e della saggezza ancestrale che traspare evidente dal modo in cui quelle case sono costruite, per esempio, del sistema di riscaldamento sotto il pavimento (ondol) che viene proprio dalle case tradizionali. Fin dal 2001, il governo metropolitano di Seul ha lavorato per la conservazione delle case tradizionali rimanenti, la maggior parte delle quali si trovano nei distretti di Jongno-gu, Seongbuk-gu e Dongdaemun-gu. Il governo ha introdotto varie misure, fra cui un bando per lo sviluppo di abitazioni in zone in cui si trovano case tradizionali e sussidi per la riparazione e la manutenzione delle vecchie abitazioni. Oggi, le case hanok si trovano in una fase di forte rivalutazione, con il sorgere di alberghi in stile tradizionale, ristoranti in stile hanok e perfino la clinica di un dentista in quello stile, mentre aggiungere elementi di forme tradizionali è diventata una mania nell’architettura coreana odierna. |
Un uomo che merita buona parte del credito per la recente popolarità delle case tradizionali è Jo Jeong-gu, direttore del Guga Architects. Jo ha rinnovato o costruito più di 30 case tradizionali in tutta la Corea, costruzioni che sono ora diventate per molti aspetti dei punti di riferimento. A Seul comprendono l’Istituto della cucina reale coreana a Wonseodong, il ristorante Nuri a Insa-dong e il Villaggio tradizionale Bukchon. Inoltre, nel Gyeongsangbuk-do sua è la Sala del Villaggio Gunja ad Andong e nella stessa regione lo è “La Gung”, un albergo nello stile delle case tradizionali che si trova a Gyeongju. ![]() Lo stesso Jo vive in una casa hanok con la moglie, i figli e un cagnolino. La coppia dice di godere la pace mentale che deriva dal vivere in questa casa. “Oggi così tante cose stanno scomparendo”, dice Jo. “Perfino prima che si riesca a osservare quello che abbiamo, o parlare del loro significato e valore, le nostre città vengono demolite e cancellate. Dobbiamo riuscire a trovare il modo di far sviluppare le città senza distruggerle.” Un modello, dice Jo, è il progetto di rinnovo delle case tradizionali di Bukchon, nella parte settentrionale di Seoul, che nel 2001 ha dato vita al Villaggio di case tradizionali di Bukchon, oggi una destinazione turistica. Secondo Jo, il progetto gli ha aperto gli occhi e l’ha aiutato a scoprire il potenziale delle case hanok e a studiarne a fondo la struttura. Non molto tempo dopo, Jo divenne l’architetto di punta a cui ci si doveva rivolgere per progetti di case tradizionali di alto profilo. A partire da Bukchon, Jo dice di essersi innamorato delle case tradizionali. Così tanto che nel 2003 Jo e sua moglie traslocarono in una hanok nella zona di Seodaemun-gu a Seoul. Prima di allora la coppia e il loro unico figlio erano vissuti in un tipico edificio condominiale coreano. Ora Jo e sua moglie hanno quattro figli, il che, dicono, ha qualcosa a che fare con la pace mentale che deriva dal vivere in una casa tradizionale. La casa coreana tradizionale tipica è costruita attorno a un cortile. Jo ha perfino detto una volta che “il punto focale della mia architettura è sempre il cortile”. È un argomento sul quale Jo può parlare per ore. “Non credo necessariamente che una casa hanok debba essere una struttura lignea tradizionale”, dice Jo. “Ma io credo che la cosa più importante in una casa di questo tipo sia la sua relazione con il cortile.” Jo continua dicendo che il cortile non è semplicemente qualcosa che si osserva e si gode visivamente. È un qualcosa che la gente usa, dove si sperimenta il cambiamento delle stagioni. “Avere un cortile è come avere un pezzo di natura in una grande stanza,” dice Jo. Uno dei progetti più importanti di Jo è stato l’albergo “La Gung” che ha vinto molti premi. La Gung è stato aperto nel 2007 e ha goduto di grande pubblicità sui mezzi di comunicazione di massa, dal momento che è stato il primo albergo di lusso in stile tradizionale della Corea. “Spesso La Gung è al completo nei fine settimana”, dice Min Dae-sik del Shilla Millennium Park, il parco che ospita l’hotel. “In parte ciò è dovuto al fatto che ha solo 16 villette, ma noi pensiamo che sia anche un indice del gradimento della gente per le strutture in stile tradizionale.” Jo ammette di non essere stato sicuro che La Gung avrebbe avuto successo quando gli fu assegnato il lavoro. Dopo tutto, era un progetto senza precedenti. “Quando ho progettato La Gung, la mia più grande preoccupazione è stata quanti elementi tradizionali avrei usato e quante comodità moderne avrei adottato.” Nella sua forma completa, La Gung racchiude in sé le qualità che distinguono Jo dagli altri architetti che si interessano di hanok: Jo mantiene la forma e l’atmosfera tradizionale, ma con funzioni e attrezzature moderne. Ogni villetta dell’albergo ha due o tre stanze, un cortile privato oltre a un bagno caldo all’aria aperta. Dopo La Gung, Jo ha lavorato ad un altro hotel in stile tradizionale, a una biblioteca hanok e una galleria d’arte hanok. Ma l’architetto dice che è più ispirato dagli edifici residenziali e cita una casa tradizionale che si trova a Gahoe-dong chiamata Seoneumjae come uno dei suoi progetti più memorabili. |
![]() Anche il primo albergo di classe in stile tradizionale è opera di Jo. “La Gung incorpora le qualità che differenziano Jo dagli altri architetti che si interessanto di hanok, perché mantiene una forma tradizionale con un che di moderno Costruita nel 1934, la casa fu in pericolo di essere demolita, con il proprietario che, come molti altri prima di lui, era tentato da una cospicua offerta da parte di un’impresa edile. Ma Jo sentì parlare di Seoneumjae e del suo valore storico e convinse il proprietario a optare invece per una ristrutturazione. “Pensai a quale fosse la casa tradizionale che avevo rinnovato meglio. E questa era, in effetti, la mia casa. Ero vissuto in una hanok a partire dal 2003, ma non l’avevo rinnovata troppo. Quello fu il momento in cui mi resi conto che, quando si tratta di rinnovare una casa tradizionale, meno si fa, meglio è.” Anche se Jo si è concentrato nel mantenere la struttura originaria e l’ambiente di Seoneumjae, vi ha aggiunto degli elementi per accontentare il proprietario e rendervi la vita più facile, come una sala di musica. Inoltre Jo si accertò che il retaggio di 70 anni dell’edificio fosse mantenuto per quanto possibile intatto. Questo è forse il motivo per cui, assieme a un modello della ultracentenaria residenza tradizionale del precedente presidente della Corea Yun Po-sun a Insa-dong, nel centro di Seul, una miniatura di Seoneumjae sia stata scelta per essere messa in mostra a Washington, presso l’Ambasciata di Corea. Laureatosi in architettura alla prestigiosa Università Nazionale di Seul, Jo aprì il suo primo ufficio, Guga Architects, nel 2000. Quello fu anche il momento in cui iniziò ciò che chiama “l’ispezione del mercoledì”. Ogni mercoledì esce di casa per esaminare e documentare gli edifici, le strade e altre strutture urbane nell’area di Seodaemun-gu. Finora ha effettuato più di 460 ispezioni e ha completato nove album dettagliati. Esaminandoli oggi, si resta colpiti dalla costanza di Jo, quasi un’ostinazione. Ma per la strada, dice Jo, ha imparato molto di più sulla vita che sull’architettura. Questo architetto quarantatreenne dice che, grazie a queste ispezioni, è riuscito a capire meglio il modo in cui la gente vive e a rendersi conto che Seul è una città storica, ma in continuo cambiamento. “Gente diversa vive in modo diverso, secondo le proprie condizioni di vita, le possibilità finanziarie e altro. Alcuni dei luoghi possono sembrare scuri, senza spazio per muoversi e vecchi, ma tuttavia costituiscono un ambiente prezioso per la vita di qualcuno, proprio come qualunque altro luogo. Una buona città è una in cui gente diversa può vivere in armonia.” |
Tratto da “Architect Preserves, Resurrects Korea’s Traditional Lifestyles”, in Korea, Dicembre 2009. Testo di Kim Hyung-eun. Pubblicato con autorizzazione del Korea Culture and Information Service, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Korea.net. |
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© Valerio Anselmo