Seo Han-kyu
Specialista in oggetti artigianali di bambù

In Estremo Oriente il bambù ha molta importanza: viene usato per vari scopi, per costruire strutture e impalcature, per creare oggetti di uso domestico, oltre che nei giardini e in cucina. Il personaggio di cui parliamo in questa pagina è specializzato in oggetti artigianali di squisita fattura, frutto di grande perizia e di tanta pazienza.


L’

area di Tamyang (Damyang) della regione Chŏllanam-do, famosa da lungo tempo per la sua abbondanza di bambù, è nota come la foresta di bambù della penisola coreana. Per questo motivo, i cittadini di Tamyang hanno goduto della fama di creatori di oggetti artigianali di bambù di grande qualità fin dai tempi del periodo Chosŏn (1392-1910). Con oltre cinquecento anni di esperienza nella fabbricazione di oggetti in bambù, Tamyang è effettivamente il centro della cultura del bambù in Corea.

Per gli abitanti di Tamyang, circondati da tutte le parti da boschetti di bambù, è sempre stata una cosa del tutto naturale sviluppare le abilità che li hanno portati a produrre oggetti artigianali di squisita fattura servendosi di questo materiale. Come molti dei suoi vicini, anche Seo Han-kyu apprese fin da giovane le tecniche per fabbricare prodotti in bambù. In particolare, egli ha poi focalizzato i propri sforzi sulla creazione di gruppi di scatole di bambù, chiamate ch'aesang, che si dice costituiscano il meglio dell'arte artigianale in questo tipo di lavorazione. In effetti, grazie alla sua lunga dedizione a quest'arte, ha ottenuto l'ambito titolo di Maestro nell'arte del ch'aesang (Ch'aesangjang).

Una vita dedita al lavoro

Nato a Tamyang nel 1930, Seo Han-kyu era il secondo figlio di una famiglia contadina. Finita la scuola elementare nel 1944, restò in casa a lavorare nei campi con i propri genitori. A quel tempo, infatti, era usanza comune che una famiglia coreana media mantenesse agli studi solo il figlio maggiore, mentre gli altri figli dovevano dare una mano nel lavoro, appena finiti gli studi elementari.

“Avevo circa 16 anni quando ho cominciato a produrre manufatti di bambù.” – dice – “Quando cominciai, non avevo alcun sospetto che questo sarebbe diventato il mio destino. Ma suppongo che dovesse esserlo, dal momento che ho fatto oggetti di bambù per tutta la mia vita. A quel tempo nel mio villaggio vi erano un centinaio di famiglie e più di 70 di queste si dedicavano alla produzione di oggetti di bambù, oltre che alla coltivazione dei campi.”

Il giovane che aveva cominciato a fabbricare oggetti artigianali di bambù all'età di 16 anni è ora un anziano gentiluomo che si è dedicato alla creazione di questi prodotti per 60 anni. Nel 1987 Seo è stato designato “Importante proprietà culturale intangibile numero 53” dal governo coreano, onorificenza che comprende il titolo di Ch'aesangjang, maestro dell'arte del ch'aesang, l'onore più alto per un artigiano che si dedichi ai lavori in bambù.

Il termine “ch'aesang” si riferisce a un gruppo di scatole fatte con lunghe strisce di bambù, sottili come fogli di carta. Come forma più raffinata dei prodotti creati con il bambù, il ch'aesang richiede un intricato processo di produzione e abilità artigianali molto avanzate. Durante il periodo Chosŏn, le donne delle classi nobili (yangban) usavano queste scatole per riporvi abiti, preziosi e le cose necessarie per la casa, come aghi e fili. Siccome tutte le donne desideravano avere una di queste scatole tutta per loro, le madri spesso le usavano come bauletti per la dote, per riporvi gli oggetti di cui le loro figlie avrebbero avuto bisogno quando si fossero maritate.

Cimeli di famiglia

Una scatola ch'aesang ben fatta è così raffinata ed elegante che si stenta a credere che sia costituita effettivamente da bambù. Le scatole ch'aesang possono essere fatte con strisce di bambù di colore naturale o tinte. Di solito, per l'esterno della scatola vengono usate strisce naturali e strisce tinte, combinate assieme in modo da creare dei disegni decorativi. D'altra parte, quando vengono usate allo stato naturale, le sottili differenze di colore del bambù possono essere meglio apprezzate.

“Le canne di bambù più grandi sono le migliori per fare i ch'aesang.” – afferma Seo – “Siccome le strisce di bambù devono essere lustre, flessibili e resilienti, un bambù di tre anni cresciuto in un terreno fertile è l’ideale. I bambù più vecchi sono troppo rigidi e si spaccano facilmente, mentre quelli più giovani possono essere pieghevoli, ma non sono altrettanto elastici. I gambi di bambù tagliati attorno al solstizio invernale sono particolarmente adatti.”

Anche se Seo spesso pensa a quello che avrebbe fatto oggi se non fosse diventato un artigiano di questo settore, ricorda ancora di aver desiderato varie volte al giorno di fuggire quando all'inizio cominciò a lavorare con le strisce di bambù. A quell'epoca dev'essere stato molto difficile per un giovane normale come Seo perseguire l'arte dell'intreccio delle strisce di bambù, che la maggior parte della gente considerava un lavoro da donne. Inoltre, questa non era il tipo di carriera che gli avrebbe procurato ricchezze. E, pur essendosi sposato ed essendo riuscito a provvedere in qualche modo all'istruzione dei suoi sette figli, Seo ammette che non è stato facile vivere con i proventi del proprio lavoro.

“C'è un vecchio adagio che dice che, benché un boschetto di bambù sia una miniera d'oro, la gente che crea prodotti con il bambù riesce a stento a tirare avanti decentemente. Ricordo di aver pensato che questo proverbio si adattava bene anche alla mia situazione. Sentii che dovevo fare qualcosa per superare questa difficoltà e così decisi di produrre oggetti di qualità superiore. Da quel momento in poi focalizzai i miei sforzi sulla produzione delle scatole ch'aesang.”

All'inizio degli anni 1970 Seo si imbatté in un oggetto che che avrebbe cambiato per sempre la sua vita. Era una piccola scatola ch'aesang, che apparteneva originariamente a sua nonna materna e che era stata in casa loro da tre generazioni. Ma, non conoscendo nessuno che potesse insegnargli come fabbricare una di queste scatole, Seo studiò attentamente quel tesoro di famiglia e imparò per tentativi le speciali tecniche da adottare.

Anche se Kim Dong-yeon (1897-1984), che era stato il primo a ricevere il titolo di Ch'aesangjang (maestro dell'arte del ch'aesang) nel 1975, viveva allora in un'altra zona dello stesso villaggio Tamyang, Seo non ebbe mai occasione di incontrarlo. E, a dispetto del titolo di Ch'aesangjang di Kim, Seo preferì condurre ricerche sul ch'aesang e sviluppare le relative tecniche da solo. Detto questo, fu una sfida senza pari per Seo riuscire a scoprire i trucchi più sottili nella creazione delle scatole ch'aesang tradizionali. Anche ora che si è distinto come il più importante maestro nella creazione dei ch'aesang tradizionali, Seo si meraviglia ancora delle complicatezze richieste dalla produzione di un ch'aesang come quello di sua nonna.

Gli attributi dei bambù

Nel passato le scatole ch'aesang erano tradizionalmente prodotte da coppie sposate, con il marito che preparava le sottili strisce di bambù e la moglie che tesseva le scatole. Ma nel caso di Seo, fino a quando la sua seconda figlia Seo Shin-jeong (nata nel 1960) non cominciò ad aiutarlo nella tessitura nel 1980, egli si occupò da solo di ogni singola operazione.

“La preparazione del materiale grezzo è una parte importante del lavoro. Il compito più difficile è quello di ottenere delle strisce il più possibile sottili. Il livello di raffinatezza raggiunto da un pezzo è in buona parte determinato dalla qualità delle strisce di bambù. I ch'aesang sono di solito formati da gruppi di tre, cinque o sette scatole, chiamate rispettivamente samhap, ohap e ch'irhap. Comunque, non vi sono regole assolute a proposito del numero di scatole che devono comporre un ch'aesang. E così vi possono essere ch'aesang composti da nove scatole (kuhap) o perfino da undici scatole (sibirhap).”

Un ch'aesang tradizionale è un gruppo di scatole di dimensione progressivamente inferiore, che si possono inserire l'una nell'altra. A causa della natura molto complicata del processo, la produzione di un ch'aesang di tre scatole richiede almeno 15 giorni di intenso lavoro. Da notare che tutto viene ancora fatto a mano, senza scorciatoie di alcun tipo.

La figlia di Seo di solito si occupa della tintura delle strisce di bambù e della pianificazione dello schema di colori e dei disegni decorativi. I colori e i motivi decorativi di Seo si sono diversificati grazie ai suggerimenti creativi di sua figlia. Inoltre, essa insiste nell'uso esclusivo di tinte naturali, e mai di colori sintetici. Grazie agli sforzi di Seo e di sua figlia nel rendere gli oggetti dell'artigianato del bambù più moderni e più diffusi, i ch'aesang, che stavano per diventare oggetti da museo, stanno ora guadagnando un riconoscimento internazionale come forma d'arte tipicamente coreana.

Come si crea artigianalmente un ch'aesang

Le principali operazioni seguite nella produzione di un ch'aesang sono:

  1. Dopo avere immerso in acqua le canne dei bambù per un giorno, il bambù asciutto viene spaccato in strisce.

  2. Le strisce di bambù vengono ridotte a uno spessore e una lunghezza uniforme.

  3. Le strisce di bambù vengono colorate con tinte naturali, come cartamo, semi di gardenia, o artemisia, in modo da poter creare disegni decorativi.

  4. Le strisce di bambù vengono tessute per produrre i disegni desiderati.

  5. Alla metà inferiore, di solito disadorna, viene data la dimensione appropriata perché possa adattarsi comodamente all'interno della copertura colorata.

  6. Quando la tessitura della copertura e del fondo è stata completata, le strisce di bambù in eccesso vengono spuntate.

  7. I bordi del coperchio e del fondo vengono rifiniti con tessuto di raso.

  8. La parte interna del fondo viene coperta con due strati di carta coreana tradizionale.


Tratto da “Seo Han-Kyu”, in Koreana, vol.20, n.1, primavera 2006. Testo originale di Park Ok-soon, fotografie di Seo Heun-kang. Ricerche bibliografiche a cura dell'autore del sito. Pubblicato con autorizzazione della Korea Foundation, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Koreana.

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© Valerio Anselmo