Dell'arte del ricamo ne abbiamo già parlato in un'altra pagina di questo sito. Qui approfondiremo l'argomento illustrando il lavoro di una grande artista di questo umile mestiere che si serve di uno degli strumenti più piccoli e primitivi: l'ago. |
M ettiamo indietro l'orologio di un centinaio d'anni, all'incirca verso la fine del regno di Chosŏn ![]() Borsette ricamate portate da una novella sposa Ora rimettiamo l'orologio a posto, riportandolo al presente. In un negozietto di ricami nel centro commerciale di un complesso di appartamenti a Seul possiamo vedere una giovane studentessa che sta ricamando il nome del suo innamorato sulla cinghietta di un telefonino. Nonostante la differenza di 100 anni fra queste due scene, esse dimostrano come il ricamo sia stato e sia tuttora parte della vita di ogni giorno in Corea. |
La “maestra” di ricamo al lavoro C'è una famosa storia che riguarda una certa signora Yu dell'epoca del re Sunjo di Chosŏn. Un giorno questa signora stava cucendo nella sua stanza quando le si ruppe l'ago. Rattristatasi profondamente, scrisse un
Qui a destra una borsetta ricamata “Quando trapunto, impuntisco, cucio a sopraggitto, cucio in modo normale, cucio con punti ciechi – scriveva – io infilo l'ago con filo doppio...”. Solo quando si sono apprese queste tecniche fondamentali, si può considerare “il tessuto come la tela di un quadro, il filo come pittura e l'ago come un pennello” per iniziare la creazione di un lavoro di ricamo. |
Parti di pannelli di due diversi paraventi ricamati: a sinistra con fiori e uccelli, a destra con i simboli della longevità Nel periodo Koryŏ (918-1392) furono prodotti molti lavori religiosi realistici sotto l'influenza della cultura buddista. Nel successivo periodo Chosŏn modelli ricamati furono impiegati su elementi decorativi o cerimoniali ed esisteva un funzionario governativo chiamato hwaajang ( |
A sinistra una tasca indossata dalle donne sotto i vestiti La sessantacinquenne Han Sang-soo, designata nel 1984 “importante proprietà culturale intangibile numero 80”, come altre donne della sua età imparò fin da bambina i lavori femminili, fra cui il cucito e il ricamo, svolgendo i piccoli lavori quotidiani. Il ricamo era qualcosa che lei pensava di dover assolutamente imparare. Oggi si prodiga per accertarsi che questa tradizione venga trasmessa alle generazioni future. |
Nel 1945, quando frequentava la scuola elementare nell'isola di Cheju-do, Han ricamò Il vestito da sposa, completamente ricamato, Il suo lavoro fu accettato nella sezione artigianato alla Mostra nazionale del 1952. Circa in quell'epoca ella cominciò a chiedersi in che cosa il vero ricamo tradizionale coreano si distinguesse da quello giapponese e da quello occidentale. Visitò vari musei e studiò collezioni personali, oltre a raccogliere diversi lavori lei stessa. |
Come risultato dei suoi sforzi di ricerca, nel 1974 scoprì un testo di riferimento sul ricamo tradizionale intitolato Ijo chasu ( |
E non solo questo. Han ha lavorato alla restaurazione di lavori di ricamo tradizionali ed è riuscita a restaurare alcuni pezzi buddisti preziosi, come la copertura di un sutra del periodo Koryŏ proveniente dal tempio Naesosa e
Disegni per i pettorali delle uniformi ufficiali Assieme a sua figlia, Kim Yeong-ran che ha ottenuto un dottorato in ricerche sui ricami e sta lavorando su una storia dei tessuti antichi, Han sta raccogliendo materiali per stabilire una teoria del ricamo tradizionale coreano. Una mostra tenuta presso il Centro Culturale Coreano a New York nel 2000 presentava 66 oggetti, fra cui molto apprezzati sono stati il hwarot ( Ultimamente Han crea e presenta i propri lavori alla sala “Human Cultural Property Handicraft Hall” a Cheongdam-dong a Seul, e a Surimwon. I paraventi pieghevoli che essa produce vanno da due a otto pannelli, i pettorali chiamati hyungbae ( |
Tratto da “Embroidery Master Han Sang-soo”, in Pictorial Korea, novembre 2002. Testo originale di Jo Won-mi, fotografie di Suh Hun-kang. Pubblicato con autorizzazione del Korea Information Service, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Korea.net. |
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© Valerio Anselmo