Questo articolo mi richiama alla memoria una gita autunnale, piuttosto avventurosa, al monte Seoraksan effettuata nel 1967. Ora siamo nel 2008 e quindi sono passati 41 anni da allora. Qua e là, troverete che il testo di questo articolo sarà inframmezzato dai ricordi di quella gita ormai lontana nel tempo. |
O gni anno, all’incirca a quest’epoca, in Corea gli alberi delle montagne e quelli lungo le strade acquistano tutta la bellezza dei colori dell’autunno, con rossi e gialli brillanti. Fra i vari luoghi in cui si può meglio apprezzare l’autunno, si sa da tempo che il miglior posto è il monte Seoraksan ( La posizione di Sokcho e del Parco nazionale di Seoraksan Come monte più alto della catena Taebaeksan, talvolta chiamata “spina dorsale della penisola coreana”, Seoraksan è, in altezza, la terza montagna della Corea del Sud, dopo il monte Hallasan (2.744 m) nell’isola di Jejudo e il monte Jirisan (1.950 m) nella regione Jeollanam-do. Il picco Daecheongbong di Seoraksan raggiunge i 1.708 metri. |
I picchi più alti del monte Seoraksan Di Sokcho, più che la città, ricordo un ristorante all’aperto, in riva al mare, in cui mi è successo per la prima volta di mangiare dei molluschi vivi, che si contorcevano in bocca quando li si masticava, una sensazione impressionante. Torna alla memoria la consistenza di quegli animaletti che, anche se erano stati già tagliati a pezzi, quando venivano morsicati si irrigidivano a difesa, per impedire che li si sminuzzasse. Si veda in proposito la pagina “Esperienze alimentari estreme” alla sezione “Molluschi vivi”. |
Il picco Daecheongbong A distanza di decenni non ricordo le cascate, che certamente avrò ammirato (dal momento che le ho fotografate), mentre mi rammento invece benissimo del grosso masso che oscilla quando lo si spinge. (Il nome heundeulbawi |
Ai gitanti piacciono i colori Secondo le previsioni del servizio meteorologico, si stima che quest’anno il momento migliore per ammirare i colori autunnali delle foglie sarà il 20 ottobre prossimo. Per maggiori informazioni (in inglese) sul parco, cliccare qui. |
Per evitare che le cose si bagnassero, bisognava Ricordo vividamente quel viaggio e gli innumerevoli danni che la strada sterrata, dal fondo irregolare, provocò alla grande auto su cui viaggiavamo. La vettura non era adatta ad attraversare torrenti e fiumi a guado e, tutte le volte che ne trovavamo uno, bisognava scaricare tutta la roba, far passare la macchina dall’altra parte, e poi trasportare borse e borsoni a mano attraversando il fiume con i piedi nell’acqua. Ho ancora tutto un rullino di fotografie che documentano l'avventura vissuta con l’amico proprietario dell'auto e la sua famiglia che mi avevano invitato. Alcune di quelle foto mostrano la nostra macchina che cercava di attraversare un corso d’acqua e che si era fermata nel bel mezzo del torrente perché era entrata acqua nel motore. Inutili i nostri sforzi per spingerla fuori a causa delle grosse pietre presenti nel letto del fiume. Alla fine ci diede una mano, tirandoci fuori, una provvidenziale camionetta militare capitata lì per caso. Ecco la sequenza del guado, naturalmente in bianco e nero. Nella terza foto, quello con la camicia a scacchi a sinistra sono io.
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Tratto da “Sea of Autumn Colors — Seoraksan National Park”, in Korea, Ottobre 2008. Testo originale di Lee Ji-yoon. Sono stati inseriti vari ricordi da parte dell'autore del sito. Pubblicato con autorizzazione del Korea Culture and Information Service, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Korea.net. |
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© Valerio Anselmo