Traduzioni in italiano di classici coreani


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copo di questa sezione è quello di mettere a disposizione dei visitatori alcuni brani significativi della storia e della letteratura coreana tradotti in italiano. Sarà forzatamente una selezione limitata al massimo, ma che vuole comunque trasmettere qualche idea di quelle che sono le basi culturali del popolo coreano.

Cominciamo con la presentazione di due sezioni dell'opera Samguk yusa (Memorabilia dei Tre Regni) che riporta fra l'altro le origini mitologiche dei tre regni che dominarono dal 37 a.C. al 676 d.C. nella penisola coreana.

Il Wei Shu dice che duemila anni fa, quando in Cina regnava il saggio imperatore Yao, Tan'gun Wanggŏm scelse Asadal come propria capitale e fondò il paese di Chosŏn.
Le Vecchie Cronache notano che Hwanung, nipote del signore celeste Hwanin, desiderava scendere a vivere sulla Terra assieme agli umani. Hwanin scelse il monte T'aebaek [oggi chiamato Paektu] come il più adatto per Hwanung. Gli diede tre sigilli celesti e gli permise di regnare. Hwanung scese con tremila seguaci sulla cima del monte T'aebaek, sotto un albero di sandalo e chiamò questo posto “Città celeste”.
Governava i signori del vento, della pioggia e delle nuvole, e si assunse 360 aree di responsabilità, fra cui l'agricoltura, la lunghezza della vita, la malattia, la punizione, il bene e il male.
A quell'epoca un'orsa e una tigre che vivevano in una caverna desiderando diventare umani pregarono Hwanung di esaudire il loro desiderio. Il re diede loro un mazzetto di artemisia sacra e venti spicchi d'aglio e disse: «Se mangiate questo ed evitate di vedere la luce del sole per cento giorni, diventerete umani». Entrambi mangiarono le erbe. Dopo ventun giorni l'orsa diventò una donna, ma la tigre invece, non avendo rispettato il tabu, non fu trasformata in uomo. In seguito l'orsa, desiderando avere un figlio, pregò sotto l'albero di sandalo e allora Hwanung si trasformò, giacque con lei e ne nacque un figlio che fu chiamato Tan'gun Wanggŏm.
Nel quindicesimo anno di regno dell'imperatore Yao, Tan'gun scelse P'yŏngyang come capitale del suo regno chiamato Chosŏn e poi si portò ad Asadal dove regnò per 1500 anni. All'età di 1908 anni divenne dio della montagna.

(Si veda anche Storia - Gli inizi)

In passato Chin Han aveva sei villaggi, ognuno dei quali apparteneva a un clan separato il cui antenato si diceva che fosse disceso dal cielo. Il primo giorno del terzo mese del primo anno di Ti-chieh del precedente Han gli antenati dei sei villaggi assieme ai loro discendenti si radunarono sulle rive del fiume Al e convennero che, per evitare la dissolutezza nel popolo, avevano bisogno di un re saggio.
Quando salirono più in alto e guardarono in basso videro verso Sud una luce che emanava da un luogo del monte Yang vicino a cui si trovava un cavallo bianco che si era inginocchiato e faceva inchini.
Quando si avvicinarono trovarono un grosso uovo rosso, e il cavallo nitrì e salì al cielo. Aperto l'uovo vi scoprirono all'interno un bel bambino con un volto raggiante. Quando gli fecero il bagno nella Fonte dell'Est, questi emise luce. Anche la natura gioiva. Lo chiamarono Hyŏkkŏse, che significa luminoso, e lo nominarono re.
Dopo aver trovato il re, il popolo si disse che doveva trovargli una regina virtuosa come moglie. Quel giorno vicino al pozzo di Aryŏng nel distretto di Saryang comparve un drago-gallina che da sotto la sua costola sinistra produsse una bambina eccezionalmente bella, ma con la bocca a forma di becco. Quando però le fecero un bagno nel fiume del Nord a Wŏlsŏng, il becco le cadde.
Il popolo allora eresse un palazzo e allevò assieme i due meravigliosi bambini. Siccome il bambino era nato da una specie di zucca, che in coreano si dice pak, gli diedero il nome Pak, mentre alla bambina diedero il nome del pozzo vicino al quale era nata.
Quando i due raggiunsero i quindici anni di età, il ragazzo divenne re e la ragazza regina. Essi chiamarono il paese Sŏrabŏl e, a causa delle circostanze della nascita della regina, lo chiamarono anche Kyerim, che significa Foresta del gallo. In seguito il regno prese il nome di Silla.
Dopo sessantadue anni di regno, Hyŏkkŏse salì al cielo e dopo sette giorni i suoi resti caddero a terra. Si dice che la regina lo seguisse. La gente voleva seppellirli assieme nella stessa tomba, ma comparve un grosso serpente che glie lo impedì.
I loro corpi furono allora divisi in cinque parti e sepolti in cinque luoghi diversi chiamati le Cinque Tombe o le Tombe del Serpente.


Opere di Yun Sŏn-do

Oltre al già citato “Canto della pioggia estiva”, Yun Sŏn-do (윤선도 1587-1671), forse il più celebre poeta di poesie brevi (sijo), compose una quantità di altre liriche, che descrivono la vita campestre, ma tutte con un secondo significato nascosto fra le righe. Il poeta infatti si trova a vivere in campagna non per propria scelta, ma perché mandato in esilio in seguito a complotti orditi contro di lui da alcuni cortigiani. Facendo pervenire al re le proprie liriche, in cui c'è tutto un gioco di allusioni appena accennate, voleva far conoscere al sovrano quanto desiderasse tornare a corte.

Nella poesia che segue il poeta descrive se stesso intento a costruire una capanna di frasche “fra monti e acque”, deriso dai villici del luogo che credono che sia uno straccione.

Si noti come la visione parta da un panorama molto ampio (“monti e acque”), per restringersi gradatamente sul grande masso ai piedi del quale egli sta costruendo la capanna. Il poeta in questo modo si inserisce direttamente nella natura, ne è circondato ed entra a farne parte, mettendosi sullo stesso piano dei rozzi abitanti del luogo: l'allontanamento dalla corte gli pesa molto e con queste poche righe fa capire come il senso di nostalgia che prova, che potrebbe venir mitigato dall'essere immerso nella natura, sia invece accentuato dal fatto di essere circondato da persone incolte con le quali non riesce a comunicare.

Il concetto di incomunicabilità con le persone del posto viene ancora ribadito nella poesia che segue. La prima parte è felice ed esprime la gioia di riprendere in mano uno strumento musicale dimenticato e di farne scaturire dei suoni che ricordano i bei tempi passati. Ma ecco che, subito dopo, a questo godimento estetico si contrappone l'amarezza che nasce dal non poter condividere il piacere dell'ascolto con qualcuno in grado di apprezzarne la raffinata eleganza.


Lo strumento citato dal poeta è il kayagŭm, una sorta di arpa orizzontale usata ancora oggi nell'esecuzione della musica tradizionale coreana.

Le biblioteche di coreanistica in Italia

La principale biblioteca pubblica di coreanistica in Italia è quella dell'Istituto Universitario Orientale di Napoli, seguita dalla piccola biblioteca dell'Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (Is.I.A.O.), già Istituto per il Medio ed Estremo Oriente (Is.M.E.O.), a Roma e a Milano. C'è poi la biblioteca dell'Università Ca' Foscari di Venezia dove sono da non molto iniziati corsi di coreano. Molti fondi coreani si trovano inoltre nella Biblioteca del Vaticano e in biblioteche di Istituti religiosi. Anche l'Università La Sapienza di Roma, che ha iniziato i corsi di coreano dal 1º novembre 2000, si è dotata di una sezione di libri sulla Corea.

Esistono poi alcune biblioteche private molto ricche di volumi e riviste in coreano, ma non accessibili al grosso pubblico.


Titoli in italiano sulla Corea

In attesa di poter qui riportare una bibliografia adeguata, si segnalano intanto le pubblicazioni sulla Corea a cura della casa editrice ObarraO.

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© Valerio Anselmo