Cucciolata: un famoso dipinto di Yi Am


I

l dipinto che viene presentato in questa pagina emana un'inconfondibile atmosfera di sentimentalità e di affettuosità. Fin dal passato, il cortile rivolto a sud della casa coreana è stato il regno dei cani della famiglia. Gli eventi importanti della casa, senza eccezioni, avevano luogo nel cortile che stava di fronte all'abitazione, dove invariabilmente i cani di casa stavano ad annusare qua e là. Prima dell'industrializzazione della Corea, i cani erano considerati parte della famiglia e praticamente in ogni casa vi erano almeno uno o due cani.

In ricordo di un cagnolino simpatico e sensibile (nota dell'autore del sito)
Durante uno degli ultimi miei soggiorni di una certa durata in Corea, credo nel 1970, abitavo in una casa in cui c'era una cagnetta che in quel periodo ebbe un cucciolo. Per partorire si era cacciata sotto il “maru”, il pavimento di legno dell'ingresso delle case coreane, sopraelevato rispetto al livello del cortile. Io ero quasi sempre fuori casa per studio o alla ricerca di libri e, quando nel tardo pomeriggio tornavo, mi fermavo a chiacchierare con la padrona di casa seduto proprio su quel pavimento di legno.
Il cagnolino appena nato evidentemente si abituò, da sotto il pavimento, a sentire la mia voce e a considerare i miei ritorni a casa come parte della sua vita. Quando la madre cagnetta lo portò finalmente fuori all’aperto, lui prese ad aspettarmi e, quando rientravo e mi sedevo con le gambe incrociate sul “maru” a chiacchierare, mi girava pian piano intorno. Io non gli badavo troppo, intento com’ero a raccontare alla padrona di casa quello che avevo fatto, mentre facevamo una tranquilla partita alle carte coreane “hwat'u” prima di cena. Ma quel cagnolino (che assomigliava moltissimo a quello che sta a cavalcioni sulla schiena della madre nel dipinto qui sotto) prese a considerarmi, chissà perché, un elemento essenziale della sua vita.
Quando poi me ne tornai in Italia, non avrei mai pensato di essere diventato così indispensabile a quella bestiola. Dopo non molto ricevetti dalla Corea una lettera in cui la padrona di casa mi diceva che il cagnolino, dopo la mia partenza, era rimasto ad aspettarmi rifiutandosi di mangiare e, dopo una settimana, era morto.


Ma riprendiamo il testo dell'articolo, dove si stava parlando del cortile delle case tradizionali coreane.

In quel cortile davanti alla casa, con i cani che giocavano fra loro con il naso lucido, annusando i profumi della primavera, si potevano trovare qua e là piantine appena spuntate, con i loro germogli verde pallido. E d'inverno, alla mattina, dopo aver sentito i cani lamentarsi nella notte, come se fossero irritati, si trovava il cortile coperto di neve.

Il dipinto che qui abbiamo chiamato “Cucciolata” rappresenta una cagnetta piuttosto matura con i suoi cuccioli che si cacciano impazienti sotto la madre per succhiare il latte, mentre uno dei piccoli insonnolito sonnecchia disteso sul dorso della madre. I cani stanno passando un momento di assoluta tranquillità all'ombra di fitte foglie che li riparano come se fossero un tetto.

Anche se non si riesce a capire quale sia la stagione, dal momento che per rappresentare le foglie è stato usato dell'inchiostro nero, basandoci sul verde pallido delle erbe che si slanciano ben al di sopra della base dell'albero, la scena sembra essere stata ripresa a metà di una giornata dell'inizio d'autunno. Negli occhi della madre non si vede traccia di diffidenza verso l'ambiente che la circonda, mentre il dolce affetto e l'innocenza dei cuccioli creano un'atmosfera di calore e di tranquillità.

Durante il periodo del regno coloniale del Giappone (1910-1945), gli studiosi giapponesi cercarono di definire il senso coreano della bellezza con un'espressione semplice e chiara. Ma gli sforzi per categorizzare le sensibilità storiche e culturali di una regione o di un popolo sono in gran parte un esercizio sulla futilità. Ciononostante, i giapponesi vennero fuori con espressioni quali “bellezza triste” (Yanagi Muneyoshi) e “temperamento peninsulare” (Sekino Tadasu). Simili sforzi per definire la bellezza coreana condotti da studiosi coreani portarono ad esempi quali “disinvoltura” (Goh Yu-seop) e “la bellezza della natura” (Kim Won-yong). In confronto alla controparte giapponese, gli studiosi coreani mettevano quindi l'accento sull'aspetto positivo della bellezza che poteva essere rappresentata attraverso l'espressione artistica.

In ogni caso, i sentimenti estetici di una popolazione o di una regione possono avere elementi stilistici comuni basati sulle tendenze prevalenti. Se l'arte è una finestra aperta sull'io più profondo, allora questo dipinto è indispensabile per qualunque discussione sulla psiche coreana, perché serve a rivelare una caratteristica innata del popolo coreano. Naturalmente, non tutti i coreani sono in grado di gustare una vita pacifica. Ma la sensibilità estetica del popolo coreano che è riflessa nell'arte coreana include invariabilmente tranquillità e calore, come quello che si prova nel crogiolarsi confortevolmente al sole dell'autunno appena iniziato. A causa della loro natura gioiosa e adorabile, i cani, che sembrano non essere diffidenti, né sospettosi, simboleggiano la disposizione d'animo del popolo coreano.

L'artista, Yi Am (1499 - ?), un diretto discendente della famiglia reale Yi, era famoso come il più importante pittore di animali del suo tempo. Dal momento che l'ambito dei soggetti di un artista è naturalmente influenzato dalle sue esperienze personali, sembra corretto pensare che i cani rappresentati in questo dipinto fossero quelli che ruzzavano nel cortile del palazzo reale. Questo lo si può dedurre dal collare della cagnolina madre, che è di un raro colore giallo-arancio usato dalla corte reale, e dalla presenza di un campanellino dorato attaccato al collare. In contrasto con i cuccioli che stanno cercando così impazienti il latte, l'espressione solenne della madre proietta intorno a sé un senso ben definito di calore e di magnanimità.


Tratto da “Mother Dog and Puppies”, in Koreana, vol.18, n.1, primavera 2004. Testo originale di Kim Seung-hee, curatore del Museo Nazionale della Corea. Pubblicato con autorizzazione della Korea Foundation, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Koreana.

Torna all'inizio della pagina
© Valerio Anselmo