Le case tradizionali del villaggio Hahoe
(prima parte)

seconda parte

Chi, come lo scrivente, ha passato cinque o più anni della propria vita in una casa unifamiliare tradizionale coreana, con le pareti di legno e argilla, il tetto di tegole, un cortiletto cintato, l’ingresso col pavimento di legno e le camere col pavimento foderato di carta, trova che queste abitazioni isolano effettivamente dal mondo esterno e danno un senso di protezione che noi, nelle nostre case di mattoni o di cemento, non conosciamo. Ancora oggi, tornando in quella casa nei miei viaggi in Corea, provo la stessa sensazione di pace e di tranquillità che provavo un tempo.

Nota: Cliccando su un carattere cinese studiato nelle scuole medie ne viene visualizzata la scheda.



Una casa tradizionale del villaggio Hahoe col suo grande cortile

L

e case tradizionali della Corea (chiamate hanok 한옥 in coreano), sono un luogo dove si possono dimenticare tutti gli affanni del mondo moderno. Create per sopportare le intemperie del clima coreano, le hanok sono costruite con elementi naturali come alberi, argilla, pietre e carta. La casa offre ai visitatori l’opportunità di conoscere la storia e la cultura coreana, permettendo nel contempo di ricollegarsi con la natura.

Introduzione

Partendo dal lago Hwangji nella catena montuosa Taebaek, il fiume Nakdong serpeggia per circa 500 chilometri nella parte meridionale della Corea prima di sfociare nel Mare Meridionale. È il fiume più lungo del paese e scorre nella penisola da migliaia d’anni. Lungo questo gioiello della natura si trova un’altra importante parte del patrimonio della Corea: il villaggio folcloristico Hahoe (하회 ) di Andong, nella regione Gyeongsang del Nord.

Il nome Hahoe è una parola composta coreana che significa «giro del fiume» e in effetti il fiume gira letteralmente attorno al villaggio in una curva a S. Nella teoria divinatoria basata sulla topografia, un’area di questo tipo veniva definita «un fior di loto che galleggia sull’acqua» (in coreano yeonhwabusu 연화부수 ). Nella Corea antica la gente teneva conto di queste teorie quando decideva dove costruire un villaggio o una casa. Se una località era in armonia con le forze della natura, i suoi abitanti avrebbero avuto fortuna, mentre una casa costruita in modo contrario a queste forze avrebbe invece condotto a un disastro. Il villaggio Hahoe ospita molte abitazioni tradizionali col tetto di tegole perché è un’area favorevole secondo la teoria del feng shui (in coreano: pungsu 풍수 ), il sistema di geomanzia estremo-orientale.

Un’abitazione protettiva


Nel cortile interno di una casa tradizionale si vedono le giare in cui si conservano le salse fermentate.

Nel 1392, quando la dinastia Yi fondò lo stato Joseon, il funzionario statale Ryu Jong-hye (1433~1484) scelse Hahoe come sito originario del clan Ryu di Pungsan (풍산유씨 ). I fratelli Ryu Un-ryong (1539~1601), un noto letterato confuciano, e Ryu Seong-ryong (1542~1607), un primo ministro che aiutò il paese a respingere l’invasione giapponese nel 1592, provenivano entrambi da questo villaggio. Grazie al successo della famiglia Ryu il villaggio prosperò e cominciarono ad apparire ad Hahoe case col tetto di tegole, che erano tradizionalmente riservate all’aristocrazia. Oggi rimangono ancora 162 abitazioni tradizionali col tetto di tegole e vi sono ancora 211 case col tetto di paglia, che erano le case tradizionali della gente comune.

A parte le case tradizionali, nel villaggio vi sono anche 11 maschere di legno designate Tesoro nazionale numero 121. Le maschere sono usate nei drammi della danza delle maschere di Hahoe. Nel 1994 il governo coreano ha designato l’intero villaggio come uno dei più importanti tesori del patrimonio folcloristico, e nel 2010 l’UNESCO ha designato il villaggio come «sito patrimonio dell’umanità», mettendolo in evidenza in tutto il mondo.


Scarpe di gomma bianche sono poste di fronte alla porta di una casa tradizionale.

«Non è facile conservare e mantenere efficiente una grande casa col tetto di tegole», dice Ryu Se-ho, proprietario dell’edificio Hwagyeongdang nel villaggio Hahoe. «Ma vi sono tracce dei nostri antenati in ogni angolo della casa. Io non posso semplicemente ignorarle. Faccio questo per un senso del dovere».

I visitatori della Hwagyeongdang, una delle più note case tradizionali della Corea, si possono rendere conto della lunga storia dell’edificio. Ryu Sachun, uno degli antenati di Ryu Se-ho, costruì Hwagyeongdang nel 1797. Poi nel 1862 il suo pronipote Ryu Do-seong costruì degli edifici aggiuntivi per completarlo come abitazione della nobiltà. Hwagyeongdang è ora la più grande casa della città ed è elencata dal governo come «importante materiale folcloristico numero 84».

Una gita al villaggio Hahoe non è completa senza visitare anche le case tradizionali Yangjindang e Chunghyodang. Yangjindang è la casa del capo famiglia del clan Ryu di Pungsan: fu costruita da Ryu Jong-hye nel quindicesimo secolo ed ereditata dal suo nipote più anziano, Ryu Un-ryong. Chunghyodang fu la casa del primo ministro Ryu Seong-ryong e fu ereditata dal fratello minore di Ryu Un-ryong.

La zona più interna della casa riservata alle donne (anchae 안채 in coreano) e la zona riservata agli uomini (sarangchae 사랑채) hanno forma quadrata, tipica delle abitazioni della parte sud-orientale della Corea. Le due zone sono parallele fra loro e collegate da un paio di stanze su entrambi i lati. Chiudendo la porta interna alla zona riservata agli uomini si garantiva la riservatezza delle donne. Durante il periodo Joseon le donne delle classi nobili non potevano essere viste dagli estranei. Quando la moglie di un aristocratico andava da qualche parte fuori di casa, doveva viaggiare su una portantina chiusa trasportata da quattro persone. Se voleva camminare, doveva indossare una lunga cappa che le copriva tutto il corpo. Il termine coreano di quel tempo per descrivere una donna significava alla lettera «persona che passa il proprio tempo in casa». Gli uomini, invece, erano liberi di andare e venire a proprio piacimento.


Tratto da “Hanok where science meets art”, in Korea, Marzo 2011. Testo di Chung Dong-muk. Fotografie di Kim Nam-heon. L’articolo viene pubblicato in tre puntate. Questa è la prima delle tre parti. Pubblicato con autorizzazione del Korea Information Service, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Korea.net.

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© Valerio Anselmo