Preziose ceramiche di Goryeo ricuperate dal mare

L’intuizione di un pescatore che ha avvertito le autorità dopo aver catturato un polpo con una ceramica stretta fra i tentacoli ha permesso il ricupero di un buon numero di preziosi “celadon” verde-azzurri dalle acque del mare lungo le coste occidentali della Corea. Il progetto di ricupero è ancora in corso, ma quanto è venuto finora alla luce fornisce nuove informazioni su come avvenivano, molti secoli fa, le spedizioni di prodotti commerciali per mare fra le varie zone della Corea.


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igliaia di pezzi di ceramica celadon risalenti al periodo Goryeo (918-1392) sono stati di recente ricuperati dal mare al largo della costa occidentale della Corea. Questo progetto di scavi è iniziato dopo che un pescatore locale ha catturato un polpo membranoso (octopus membranaceus) che aveva un piattino di ceramica verde-azzurra (celadon) avvolto nei suoi tentacoli. Questa scoperta accidentale portò alla fine al rinvenimento di una miniera d’oro: una nave da trasporto Goryeo affondata, con il suo prezioso carico di ceramiche ancora quasi intatto.

Vasi e piatti di ceramica come sono stati trovati sul fondale marino

Il 18 maggio 2007 un pescatore, Kim Yong-cheol, si diresse verso le acque al largo dell’isola di Daeseom, non lontano dalla zona di Taean della regione Chungcheongnam-do, alla ricerca di polpi membranosi. Quel giorno fu molto sorpreso quando tirò su un polpo membranoso che aveva stretto fra i suoi tentacoli un bel piattino di ceramica verde-azzurra tipico del periodo Goryeo. Tornato al porto, Kim informò della scoperta l’ufficio della circoscrizione di Taean.

Il polpo membranoso durante la stagione riproduttiva di primavera si afferra a conchiglie vuote per offrire protezione alle proprie uova. Ma, in questo caso particolare, aveva invece avvolto i propri tentacoli attorno a un piattino di ceramica celadon risalente a vari secoli prima.

L’archeologia sottomarina si occupa dello studio di artefatti umani raccolti dai fondali marini, dagli alvei dei fiumi e dalle aree di marea. Lo scavo sottomarino richiede metodi scientifici specializzati e tecnologie completamente diverse da quelle impiegate sulla terraferma.

Verso la fine del mese di maggio 2007 la divisione Scavi sottomarini del Museo marittimo nazionale lanciò un’investigazione preliminare urgente al fine di ottenere una migliore comprensione delle condizioni effettive attorno all’area del progetto proposto, prima di iniziare gli scavi veri e propri. Questa investigazione preliminare portò al ricupero di nove pezzi di ceramica Goryeo, assieme alla scoperta che vi erano numerose ceramiche sparse sul fondo marino a una profondità di circa 12 metri.

Per proteggere il luogo del progetto, l’Amministrazione del patrimonio culturale designò la zona come area culturale riservata in cui qualunque attività di pesca e di immersione era proibita. Dopo di che furono condotti sistematicamente gli scavi da luglio a ottobre 2007. Questo periodo dell’anno fu scelto per le condizioni ottimali, fra cui correnti favorevoli, azione delle maree compatibili, visibilità e temperatura dell’acqua.

Lo scavo cominciò con la raccolta dei resti sparsi sul fondo del mare, così da impedire che questi venissero portati via dalle correnti o coperti da sedimenti. Il terzo giorno un sommozzatore portò su un grosso contenitore di ceramica, che era comunemente usato nelle cucine dei vascelli che andavano per mare. Salito a bordo della nave appoggio del progetto, il sommozzatore annunciò di avere scoperto una nave da trasporto di Goryeo affondata con un carico di porcellane verde-azzurre.

Una fase delle operazioni di pulizia degli oggetti ricuperati

La dimensione originale della nave è stata difficile da accertare perché sul fondo del mare restava solo l’area principale di stivaggio del carico. Soprattutto, siccome il carico era stato accuratamente imballato per il viaggio, la maggior parte degli oggetti di ceramica risultavano in perfette condizioni. Per la maggior parte, fra l’uno e l’altro dei pezzi era stata inserita della paglia, e questi erano poi stati posti in casse di legno legate con corde. Il gruppo di scavo manipolò ciascun pezzo con grande cura, pulendoli dai sedimenti e imballandoli con attenzione prima di spedirli al Museo marittimo nazionale per una valutazione e per la conservazione.

La zona attorno all’isola di Daeseom, dove è affondata la nave da carico di Goryeo, era da tempo nota come “via marina dalle correnti turbinose” a causa delle molte navi quivi affondate per la forza delle correnti traditrici. Durante i periodi di Goryeo e della prima parte di Joseon si cercò di costruire un canale marino alternativo per ridurre il numero degli incidenti. Questa realtà è confermata sia dalle registrazioni storiche, che dal gran numero di naufragi.

Il fatto che il ritrovamento di questo immenso carico di ceramiche antiche fosse dovuto a un polpo che teneva stretto fra i suoi tentacoli un piattino verde-azzurro suscitò una grandissima curiosità popolare sui giornali e in tutti i mezzi di comunicazione. Soprattutto, questa scoperta ha gettato nuova luce sulla produzione, la spedizione e la richiesta di ceramiche durante l’epoca Goryeo.

La maggior parte degli oggetti venuti alla luce sono articoli di un certo pregio in ceramica verde-azzurra, ma non mancano gli oggetti di uso comune. Anche se, fra l’uno e l’altro, esistono variazioni di modelli e di colori, si pensa che tutti i lavori in celadon siano stati creati nella metà del dodicesimo secolo a Gangjin-gun, nella regione Jeollanam-do, che a quell’epoca era il centro per la produzione della ceramica Goryeo. I pezzi scavati sono di qualità eccellente, il che suggerisce che fossero prodotti per la corte reale o per gli aristocratici.

Fra gli oggetti trovati vi è un certo numero di pezzi unici, come un vaso a forma di melone, una pietra-calamaio modellata a guisa di rospo e un brucia-incenso che ricorda un leone. Sono state anche trovate numerose ciotole per il riso dal fondo piatto (dette barittae 바릿태) usate nei monasteri, che ci permettono di dare uno sguardo allo stile di vita dei monaci e valutare l’influenza esercitata dai templi buddisti durante il periodo Goryeo.

Altra cosa importante da notare sono le etichette di legno con le scritte in inchiostro di china (dette mokgan) trovate sulla nave. Sono state le prime etichette del periodo Goryeo rinvenute sott’acqua. Le scritte su queste etichette di legno indicavano che il carico veniva spedito da Tamjin (attuale Gangjin) a Gaegyeong (la capitale di Goryeo, attuale Gaeseong). Vi era anche un messaggio che indicava la quantità di merce spedita e la firma dello spedizioniere.

L’unica parte della nave che può essere ricuperata è la stiva di carico, mentre tutte le altre parti sono state disperse dalle correnti dell’oceano. All’inizio del processo di scavo è stato necessario porre dei sacchi di sabbia sul fondo della stiva di carico per immobilizzarne la struttura. Si sta ora pensando di portare alla luce anche questa parte della nave, se possibile.


Tratto in parte da “Treasure Trove of Goryeo Celadon Recovered from the Sea”, in Koreana, vol.22, n.1, primavera 2008. Testo originale di Moon Whan-suk (direttore della divisione Scavi sottomarini del Museo marittimo nazionale), fotografie di Ahn Hong-beom. Pubblicato con autorizzazione della Korea Foundation, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Koreana.

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© Valerio Anselmo