La Corea costruirà centrali nucleari negli Emirati Arabi

La necessità di avere energia a basso costo e di mantenere basse le emissioni di anidride carbonica spinge molte nazioni a decidere di affidarsi alla produzione di energia elettrica mediante centrali nucleari. Con il contratto stipulato con gli Emirati Arabi alla fine del 2009, la Repubblica di Corea si presenta nell’arena come fornitrice di tecnologia per centrali nucleari ad alto livello.


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uidata dal consorzio Korea Electric Power Corporation (KEPCO), la Corea ha vinto l’appalto per la costruzione e il funzionamento di quattro centrali nucleari negli Emirati Arabi per un valore di 40 miliardi di dollari USA. Per la Corea è il più grande accordo di questo tipo, circa sei volte tanto l’accordo concluso per la costruzione della seconda fase del canale libico negli anni 1980.


Centrali nucleari a Yeonggwang, nella regione Jeolla del Sud, in Corea del Sud

L’accordo per le centrali nucleari negli Emirati Arabi viene salutato come una miniera d’oro che solleverà il profilo nazionale del paese. Dopo aver posto in attività la sua prima centrale nucleare a Gori nel 1978, con l’aiuto della tecnologia statunitense, la Corea si troverà ad esportare per la prima volta una propria centrale nucleare (del tipo APR 1400), inaugurando un rinascimento nella produzione di energia elettrica di origine nucleare.

Il presidente coreano Lee Myung-bak ha detto che la Cina ha ora intenzione di costruire 100 centrali nucleari, seguite da altre 400 centrali entro il 2030 in tutto il mondo e circa altre 1.000 nel lungo termine. “La Corea si unisce alla pari nel gruppo degli esportatori di centrali nucleari, assieme agli Stati Uniti, al Giappone, alla Francia e alla Russia” ha detto Lee.

“Il presidente Sheikh Khalifa bin Zayed Al Nahyan e io abbiamo discusso la costituzione di una partnership ampia e strategica nella produzione di energia elettrica da fonti nucleari, oltre a quanto riguarda l’istruzione, le ultime tecnologie e la sicurezza”, ha aggiunto il presidente Lee. “Le nostre relazioni con gli Emirati Arabi dovrebbero portarci il secondo boom medio orientale. A differenza del passato, dovremmo far progressi nelle industrie ad alto valore aggiunto che gravitano attorno alle centrali.”

L’accordo con gli Emirati Arabi comprende la costruzione di un primo reattore da 1.400 megawatt entro il 2017 e un totale di quattro reattori nella capitale Abu Dhabi e a Sila, a 330 km a ovest, entro il 2020. Nell’arco dei prossimi 10 anni, il contratto di costruzione ammonterà a 20 miliardi di dollari USA, che equivale alla cifra prodotta esportando 1 milione di unità di berline di media grandezza oppure esportando 180 unità di petroliere da 300.000 tonnellate. Altri 20 miliardi di dollari USA saranno guadagnati nel corso dei 60 anni di vita dei reattori dal momento che la Corea sovrintenderà al loro funzionamento e rimpiazzerà le attrezzature a seconda delle necessità.

“L’ordinativo degli Emirati Arabi produrrà 110.000 posti di lavoro nel giro di 10 anni”, ha detto un funzionario della Casa Blu. “Considerando gli effetti che ne conseguono, in relazione con la costruzione, la produzione di attrezzature, l’architettura, il finanziamento e lo sviluppo della tecnologia nucleare, l’accordo avrà un impatto sull’economia della nazione nel suo complesso.”

Il presidente Khalifa degli Emirati Arabi ha espresso la speranza che si possa sviluppare una cooperazione con la Repubblica di Corea in vari campi. Mohamed Al Hammadi, CEO (Chief Executive Officer) della Corporazione per l’energia nucleare degli Emirati, ha detto, “Siamo rimasti favorevolmente impressionati dal livello di sicurezza di classe mondiale che il consorzio KEPCO ha presentato ed è per questo che l’abbiamo scelto.”

Al Hammadi, che sovrintenderà alla realizzazione del primo progetto di centrale nucleare del paese, ha aggiunto che l’accordo costituirà per gli Emirati Arabi un importante punto di partenza per l’industra di produzione di energia elettrica di origine nucleare, che continuerà a svilupparsi in futuro.

“Nell’offerta abbiamo considerato la sicurezza come il fattore più importante”, ha spiegato Al Hammadi. “Il consorzio KEPCO ha ricevuto dei voti superiori in fatto di sicurezza rispetto ai suoi competitori. Altri criteri importanti sono stati il fatto che l’azienda dominante del consorzio potesse essere ritenuta responsabile per la partecipazione dei suoi partner e il fatto che le aziende fossero in grado di rispettare la data di scadenza”, ha aggiunto. “Il consorzio ci ha convinti che era in grado di fornirci il know-how per 30 anni di funzionamento impeccabile delle centrali nucleari.”

Al Hammadi ha poi detto che ENEC (Emirates Nuclear Energy Corporation) e KEPCO (Korea Electric Power Corporation) formeranno una joint venture per il funzionamento delle centrali nucleari degli Emirati, aggiungendo: “Le due compagnie saranno in grado di creare altre joint venture in aree come quella della fornitura di carburanti. Stiamo anche considerando la possibilità di inviare del nostro personale nelle università o negli istituti coreani per sviluppare la nostra tecnologia nucleare. Gli Emirati Arabi stanno cercando di ridurre le emissioni di anidride carbonica e di usare l’energia nucleare per scopi pacifici al fine di ottenere una crescita sostenibile.” Al Hammadi ha concluso dicendo: “Ci aspettiamo che i due paesi mantengano una relazione a lungo termine.”


UNA NUOVA TECNOLOGIA PER I REATTORI NUCLEARI


Inaugurazione (febbraio 2009) di una nuovissima centrale nucleare a Gori, in Corea

L’APR 1400, il reattore nucleare da costruire negli Emirati Arabi, è frutto di uno sviluppo a lungo termine di centrali nucleari in Corea. È un reattore di terza generazione ad acqua leggera (light-water) basato sul disegno, la costruzione e il funzionamento dell’OPR 1000, lo standard coreano per le centrali nucleari.

Per produrre l’APR 1400, il governo sudcoreano ha lanciato nel 1992 un progetto per lo sviluppo della tecnologia di un reattore nucleare della generazione successiva. Nel 1999 il progetto base era stato completato e venne scelto il nome APR 1400. Nel 2002 ottenne la certificazione nazionale e, cinque anni dopo, lo standard fu applicato ai reattori nucleari presenti in Corea del Sud.

L’unità da 1,4 milioni di KW ha una vita operativa di 60 anni e può essere costruita in 54 mesi. Si dice che questo reattore possa avere meno di un danneggiamento del nucleo per milione di anni. Ha vantaggi di sicurezza ed economici di 10 volte superiori rispetto all’OPR 1000. In termini di economicità, fra i reattori della terza generazione basati sull’OPR 1000, l’APR 1400 ha un costo per kilowatt nelle 24 ore (overnight cost per kilowatt) di 2.300 dollari USA. In confronto, i dati per il reattore francese (EPR) si posizionano a 2.900 dollari USA, mentre quelli dei modelli giapponese (ABWR) e statunitense (AP 1000) sono rispettivamente di 2.900 e di 3.582 dollari USA.

È anche conveniente nel funzionamento e nella manutenzione. Vi è inoltre il doppio del tempo a disposizione — fino a otto ore, rispetto a quattro ore — per rispondere al fermo delle operazioni, mentre è stata ridotta la quantità di tempo in cui i lavoratori sono sottoposti alle radiazioni. È stato pure istituito un sistema più conveniente per effettuare le manutenzioni e le ispezioni. Attualmente sono in corso in Corea i lavori di costruzione di reattori APR 1400 per i primi reattori commerciali, i New Gori numeri 3 e 4 e i New Uljin numeri 1 e 2. È in sviluppo un nuovo modello di APR 1400 per il mercato europeo e la Corea sta anche cercando di ottenere il certificato di design statunitense per poter entrare nel mercato americano.


L’ALBA DELL’ETÀ NUCLEARE


Il presidente sudcoreano Lee Myung-bak e il presidente degli Emirati Arabi Khalifa bin Zayed Al Nahyan annunciano i risultati dell’accordo il 27 dicembre 2009

Si pensa che il mercato globale dei reattori nucleari raddoppi nel corso dei prossimi due decenni. Oggi 31 nazioni hanno in funzione 436 reattori. Ci si aspetta che, entro il 2030, vengano costruiti altri 430 reattori. Gli Stati Uniti riprenderanno la costruzione di reattori dopo un intervallo trentennale. L’Italia, che ha smesso di costruire reattori dopo un referendum del 1980, tornerà a far parte del gruppo nel 2013. La Francia, uno dei principali stati nuclearizzati, si avvarrà del nucleare per il 78 per cento dei suoi fabbisogni di elettricità. Anche il Giappone sta cercando di espandere il numero dei propri reattori.

La Cina, il più grande emettitore di gas serra al mondo, è in testa a tutti gli altri per quanto riguarda la costruzione delle centrali nucleari. Ha in programma di aumentare la propria produzione di energia elettrica di origine nucleare fino a 40 gigawatt entro il 2020, in modo che fino al 6 per cento del suo fabbisogno di elettricità provenga dalle centrali nucleari.

Il mondo si sta volgendo verso questa risorsa perché le energie rinnovabili alternative (fra cui è compresa l’energia nucleare) sono state assicurate e nessun’altra forma di combustibile può efficacemente ridurre i gas serra. Anche se l’energia prodotta dal nucleare rappresenta oggi solo il 15 per cento della produzione di elettricità, questa potrà solo aumentare d’ora in avanti dal momento che i paesi continuano a espandere le proprie industrie.

Anche considerando i massicci costi di costruzione, i rischi di incidenti e di contaminazione da radiazioni e i problemi con lo smaltimento dei rifiuti nucleari, non c’è dubbio che l’energia prodotta dal nucleare — senza emissioni di anidride carbonica — sostituirà in futuro il petrolio e il carbone come fonte principale di energia. La tecnologia dei reattori nucleari ha raggiunto un punto in cui i pericoli possono essere controllati e la “neutralità dell’anidride carbonica” è emersa come il nuovo valore per tutte le nazioni.

Molti paesi sono in dura competizione per ottenere contratti di costruzione di reattori. Per costruire reattori in Vietnam, il Giappone per vent’anni ha fatto pressioni sul governo e sui civili. Per trovare un compenso per la propria perdita sull’accordo con gli Emirati Arabi, la Francia cercherà in tutti i modi di avere l’ordinativo dal Vietnam. Si dice anche che la Francia abbia detto al Kenya che vorrebbe aggregarsi alla costruzione del primo reattore del paese africano entro cinque anni.

La Russia è nota per aver firmato accordi o per essere in trattative per accordi con paesi come il Vietnam, l’Egitto, il Marocco, la Malesia, la Cina, il Brasile e l’Algeria a proposito della costruzione di reattori nucleari o per esportazioni di uranio. Il Canada e l’India hanno di recente completato negoziati con Trinidad e Tobago sulla cooperazione per le centrali nucleari e stanno finalizzando un accordo.

Il mercato dei reattori nucleari è competitivo e le strategie nazionali e il supporto saranno gli elementi chiave determinanti. In un tentativo di far crescere la propria competitività in un mercato sempre più difficile, il governo coreano intende investire circa 350 milioni di dollari entro il 2017 per fare della costruzione delle centrali nucleari una nuova industria di esportazioni.

Servendosi dell’accordo con gli Emirati Arabi come gradino di lancio, la Corea ha intenzione di sviluppare questa industria di nicchia e di portarla alla pari dei semiconduttori, delle costruzioni navali e delle autovetture, le principali industrie di esportazione del paese. Il governo punta a esportare 10 reattori entro il 2012 e 80 entro il 2030, appropriandosi del 20 per cento del mercato globale delle costruzioni delle centrali nucleari.

Gli ulteriori 80 reattori avrebbero un valore di 400 miliardi di dollari USA. Quello è più dell’intero livello di esportazioni dello scorso anno 2009, che è stato di 363 miliardi di dollari USA. La costruzione di queste centrali creerebbe 75.000 posti di lavoro all’anno per un totale di 1,56 milioni di nuovi posti di lavoro. I guadagni delle piccole e medie imprese che sono in relazione con le attrezzature delle centrali nucleari potrebbero raggiungere più di 24 miliardi di dollari USA. Se la Corea riuscisse a raggiungere questi obiettivi, diventerebbe uno dei tre principali esportatori di centrali nucleari.

Oggi la Francia, gli Stati Uniti e il Giappone sono i primi tre. Westinghouse ed GE hanno il 28 e il 20 per cento del mercato, mentre la francese Areva, che ha cercato di procurarsi accordi per vari anni in passato, ha una quota del 24 per cento. Il Giappone si è gettato nella mischia quando Toshiba ha rilevato la Westinghouse nel 2006.

Per sviluppare questo settore facendolo diventare un’industria per l’esportazione, il governo coreano si concentrerà sulle seguenti aree: personalizzare le esportazioni e spingersi in modo aggressivo sui mercati per il funzionamento e la manutenzione di centrali nucleari; rendere indipendente la tecnologia e promuovere la competitività globale; allevare tecnici esperti; assicurare il combustibile per le centrali elettriche; sostenere le capacità di esportazione di materiali del nucleo (core) e di attrezzature; e potenziare l’industrializzazione delle esportazioni.

“Mediante la formazione di strategie per far diventare la costruzione di centrali nucleari un’industria per l’espostazione, abbiamo posto le fondamenta per ciò che ci nutrirà per i prossimi 50 anni”, ha detto Choi Kyung-hwan, Ministro dell’Economia della Conoscenza. “Concentreremo i nostri sforzi sulla costante innovazione tecnologica e sul coltivare nuovi talenti.”


Tratto da “Korea to build Nuclear Power Plants in the UAE”, in Korea, Febbraio 2010. Testo di Kwon Kyeong-hui. Pubblicato con autorizzazione del Korea Culture and Information Service, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Korea.net.

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