Argomenti compresi in questa pagina:Altre pagine di informazioni che hanno attinenza con l'argomento “cinema e teatro” si possono raggiungere selezionando uno dei titoli seguenti.I film coreani raggiungono il mondo Cubix, un successo nei film di animazione Chang Sŭng-ŏp, il pittore alcolizzato Oasis, film premiato al 59º Festival del cinema di Venezia Il nuovo teatro all'aperto Haneul di Seul La Compagnia del Teatro nazionale di Corea Kim Ki-duk, miglior regista al 61º Festival del Cinema di Venezia Il suono della campanella Successo dei drammi storici coreani Un comico, ora regista e produttore, cerca il consenso mondiale Kim Ki-duk riceve il premio "Un certain regard" a Cannes Leafie, storia di una gallina coraggiosa Settanta film classici coreani in linea dall’Archivio del cinema coreano Leone d’oro a Kim Ki-duk per il film “Pietà” 'Late Spring' premiato come miglior film al MIFF La lista nera è come una cappa sugli artisti della Corea del Sud |
CinemaNel 1889 un viaggiatore americano, Burton Holmes, fu il primo a portare in Corea una piccola cinepresa e un proiettore: i filmati da lui girati sono i primi documentari sulla Corea. La cosa provocò grande sensazione a Seul e anche la famiglia reale fu molto interessata, tanto da invitare a palazzo Holmes e il suo gruppo per uno spettacolo di proiezioni. Il cinema coreano si sviluppò durante il periodo dell'occupazione giapponese (1910-1945). Ai primi drammi, fra cui ricordiamo Uirijok Poksu (Una giusta vendetta) del 1919, seguirono altri film che man mano assunsero un aspetto più attuale. Kukkyong (Il confine), del 1923, si può considerare il primo film “moderno”, che si distacca dalla tradizione. Nel dopoguerra il cinema coreano rifiorì grazie a due capolavori: Ch'unhyangjon (Il racconto di Ch'unhyang) di Yi Kyu-hwan, del 1955, e Chayubuin (Signora Libertà) di Han Hyong-mo, del 1956, il primo basato su un noto racconto confuciano d'amore e di devozione verso il marito, il secondo basato invece su un romanzo a puntate, che rappresentava la vita scandalosa della moglie di un professore. Quest'ultimo film suscitò una controversia fra gli intellettuali coreani a causa del suo contrasto con la morale confuciana. I film prodotti dalla metà degli anni '50 fino alla fine degli anni '60 furono soprattutto del tipo “strappalacrime”, e si rivolgevano essenzialmente a un pubblico femminile. Questi lavori tendevano a mostrare la tristezza della situazione femminile sotto il regime patriarcale neoconfuciano: Miwodo tashihanbon (Anche se ti odio, ancora una volta) del 1968 è un buon esempio di questo genere. Un altro film fondamentale fu Sarangbang sonnimgwa omoni (L'ospite e mia madre) di Shin Sang-ok, del 1961. Anche questo è rivolto specialmente a un pubblico femminile, ma tratta di un argomento più delicato: il ruolo delle vedove nella società coreana. Nonostante la grande attrazione che si sviluppa tra lei e un pittore amico del defunto marito, l'eroina (Ch'oe Un-hui) non consuma la relazione citando i tradizionali precetti confuciani contro il matrimonio delle donne rimaste vedove. Gli autori
(foto Korean Overseas Information Service) Altro autore famoso è Im Kwon-taek, con il suo Mandala (1980). Appartenenti alla “New Wave” del cinema coreano abbiamo Park Kwang-su e Chang Son-woo. Uno dei produttori più famosi e controversi resta Shin Sang-ok. I suoi capolavori Yijo yoinui chanhoksa (Storia crudele delle donne della dinastia Yi) e il già citato “L'ospite e mia madre” criticano il confucianesimo. Ultimamente c'è la tendenza a usare il mezzo cinematografico come sollievo dalla pressione della modernizzazione. I giovani registi sono sempre più portati a delineare visioni personali della vita, staccate dalla politica. E Seul è diventata il centro del cinema coreano, fatto ben rappresentato dal film “Il giorno che il maiale cadde nel pozzo”, un lavoro di Hong Sang-su del 1996, che ha avuto una buona accoglienza anche all'estero. |
TeatroNei teatri di Seul rappresentazioni per bambini Seul, 6 gennaio 2001Una serie di spettacoli per bambini allietano il primo mese dell'anno 2001, offrendo ampie opportunità all'intera famiglia di spendere in attività culturali parte delle vacanze invernali.
Scene dal Principe rana, a sinistra, e dal Racconto di Kongji e Patchi Il teatro Sadari, specializzato in rappresentazioni per bambini, presenta dal 4 al 28 gennaio il musical “Il principe rana”, mentre al Teatro Nazionale dal 20 gennaio al 4 febbraio viene proposta un'altra opera musicale, “La cyber fata”. |
Torna all'inizio della pagina
© Valerio Anselmo