Piogge torrenziali provocano decine di morti in Corea

Nota: Cliccando su un carattere cinese studiato nelle scuole medie ne viene visualizzata la scheda.



Un addetto al soccorso controlla un blocco di appartamenti dopo che una colata di fango e detriti ha colpito l’edificio che si trova nella parte meridionale di Seul
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uante persone siano morte per le piogge torrenziali che hanno colpito la Corea tra martedì 26 e mercoledì 27 non è ancora certo, ma è possibile che il conteggio finale dei danni provocati da questa coda del monsone possa risultare molto pesante.

Le piogge torrenziali che hanno colpito tutta la Corea il 26 e il 27 luglio 2011 sono state le più violente da quando la Corea ha iniziato a registrare i dati meteorologici nel 1907. Nella sola capitale Seul si sono avuti 40 morti e una dozzina di dispersi, oltre 600 persone hanno perso la casa, mentre circa 70.000 famiglie sono rimaste senza energia elettrica e 700 abitazioni sono state inondate. Anche il servizio di comunicazione dei telefonini si è interrotto perché alcune delle stazioni di ripetizione dei segnali si sono danneggiate.

Le strade sono state invase dall’acqua che in certe zone superava l’altezza di un metro e alcune linee della metropolitana sono state allagate, per non parlare dei sottopassaggi cittadini. Il traffico su alcuni dei ponti che attraversano il fiume Han è stato bloccato per sicurezza. Oltre 150 dei semafori di Seul hanno mostrato anomalie di funzionamento, il che ha peggiorato la situazione del traffico già caotico.

Uno degli episodi più toccanti è avvenuto nella zona di Chuncheon dove nella notte fra martedì 26 e mercoledì 27 una colata di fango ha sorpreso nel sonno, uccidendoli, 10 studenti dell’Università Inha di Incheon che si trovavano sul posto per svolgere un’attività di volontariato in una vicina scuola elementare.


Veicoli sommersi dalle acque nell’intersezione Daechi a Gangnam, Seul

Un uomo di 57 anni sopravvissuto a Chuncheon ha detto di essere stato svegliato da un fortissimo rumore e di essere scappato fuori assieme gli altri. Dopo pochi secondi tutto l’alberghetto in cui si trovavano veniva inghiottito dal fango.

Altre frane alla base del monte Umyeon hanno fatto 18 morti in un sobborgo nella parte meridionale di Seul (vedi immagine in alto), mentre nel resto del paese vi sono stati qua e là altri morti a causa di alcuni fiumi che hanno superato gli argini.

Il presidente della repubblica ha dichiarato lo stato di calamità nazionale e il governo ha fatto intervenire un gran numero di soldati in aiuto alle forze di polizia per soccorrere la popolazione delle zone più colpite.

Mine anti-uomo

La forte pioggia ha anche fatto riemergere un problema militare mai risolto. Il Ministero della difesa sudcoreano ha infatti detto che la forte pioggia può aver fatto scivolare in basso delle mine anti-uomo poste negli anni 1960 attorno a una postazione per la difesa aerea sul monte Umyeon nella parte meridionale di Seul. Fra il 1999 e il 2006 molte delle mine erano state individuate e tirate fuori dal terreno, ma dieci di queste non si sono più trovate. Varie centinaia di persone, fra vigili del fuoco, funzionari di polizia e soldati muniti di metal detector sono stati impiegati alla base della montagna per la ricerca delle mine mancanti.

Le tre colate di fango sul monte Umyeon a cui si è accennato prima è possibile che siano state provocate proprio da quelle mine anti-uomo, il cui peso può aver dato l’avvio alle frane. Però per ora non si può ancora affermare che le tre colate di fango siano state causate dalle mine disperse, smosse dalla pioggia eccezionale di quei due giorni.

Oltre alle mine anti-uomo sul monte Umyeon, altre mine stanno preoccupando i sudcoreani. Parti di mine anti-uomo nordcoreane smosse dalle piogge torrenziali sono infatti scivolate in questi giorni di piogge torrenziali nella Corea del Sud attraversando il confine col Nord Corea, cosa che ha fatto iniziare una ricerca di altre armi nella zona. Due contenitori di mine nordcoreane sono stati infatti trovati martedì 26 luglio  in una cisterna vicino al fiume Hantan nella contea di Cheolwon, appena a sud del confine. Nella zona sono stati posti degli striscioni per avvisare gli eventuali gitanti della possibile presenza di mine vaganti. Nel 2010 queste mine hanno ucciso una persona e ne hanno ferito un’altra.

Si vedano i seguenti video attualmente su Internet:

Questa grave notizia ha risvegliato in me un ricordo lontano

Un’esperienza di pioggia torrenziale ebbi modo di farla a Seul nel 1969. Nei giorni in cui si presumeva stessero per arrivare le piogge monsoniche, ricevetti dall'allora ambasciatore italiano a Seul un invito per una colazione alle 13.

Io allora abitavo in periferia e ricordo di aver osservato con una certa preoccupazione il cielo che si stava rannuvolando, prima di prendere l’autobus con soli posti in piedi che mi avrebbe portato in centro, alla residenza dell’ambasciatore.

Dopo una mezz’oretta potevamo essere arrivati a metà strada quando, improvvisamente, cominciò a diluviare. Non era una pioggia come quella di un temporale, ma sembrava piuttosto una cascata. In pochi minuti la strada, che allora era ancora in terra battuta, diventò un fiume in piena. Tutto il traffico si bloccò. I tassì salivano sui marciapiedi per non essere sommersi dall’acqua giallastra. Erano fermi anche gli autocarri militari. Tutto era bloccato.

All’interno dell’autobus, che era di un modello vecchio, senza sedili, con le ruote molto alte e il pianale a una bella distanza da terra, non si correva pericolo, ma intanto i minuti passavano e mi andavo convincendo che non sarei mai arrivato in tempo all’appuntamento. Allora non c’erano i telefonini e avrei potuto avvertire l’ambasciatore solo andando a cercare un telefono da uno dei venditori di merci varie ai lati della strada, ma non si poteva pensare di uscire dall’autobus perché ci sarebbe stato veramente il pericolo di essere travolti dalla corrente.


Le baracche di assi e cartone costruite negli anni 1960 lungo il canale Cheonggyecheon che attraversava Seul

Dopo quasi un’ora di diluvio, la pioggia cominciò a scemare e, visto che il traffico era ancora tutto bloccato, gli altri viaggiatori che erano con me sull’autobus si preparavano a scendere nell’acqua togliendosi scarpe e calze e riparandosi la testa con la giacca. Ormai era passato da un bel po’ l’orario dell’appuntamento e sentivo di dover avvertire l’ambasciatore di quanto era successo. Seguii anch’io lo stesso metodo e, tolte scarpe e calze e arrotolati i pantaloni oltre il ginocchio, mi accinsi a guadare quel torrente di acqua limacciosa per andare a chiedere ai negozietti che si trovavano lungo la strada se mi permettevano di fare una telefonata. Ma tutte le linee telefoniche erano saltate e i telefoni non funzionavano più.

Non mi restava che comprare a poco prezzo un ombrello di bambù e plastica, tornare indietro e dirigermi verso casa a piedi, chiedendo qua e là se il telefono aveva ripreso a funzionare. Dopo un altro tempo infinito, finalmente riuscii a telefonare all’ambasciatore che era furente. Ce l’aveva con me perché sapeva che io vivevo alla coreana e che, invece di prendere il tassì, viaggiavo in autobus come tutti gli altri. Mi chiese perché non avessi preso il tassì e io gli risposi che, in quel frangente, si sarebbe potuti proseguire solo con una barca. Sbattè giù il telefono e da allora non ebbi più con lui altri contatti.

Quel giorno a Seul morirono oltre cento persone, la maggior parte delle quali fra quanti avevano costruito una capanna lungo il Cheonggyecheon (청계천 ), il canale che attraversava la città e sulle cui rive la povera gente che veniva dalla campagna a cercar fortuna a Seul costruiva su palafitte la propria capanna di legno e cartoni. Con quel diluvio di acqua che era venuto giù, il fiumiciattolo si era improvvisamente ingrossato in modo abnorme, trascinando via tutto, capanne e abitanti.


Tratto dai molti articoli che descrivevano il fenomeno atmosferico e le sue conseguenze, comparsi in Internet nei giorni 26 luglio-2 agosto 2011.

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© Valerio Anselmo