"Donne di conforto", schiave coreane dei soldati giapponesi


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l tema trattato in questa pagina riguarda parte dei crimini compiuti dalle truppe giapponesi nella seconda guerra mondiale. Per quanto riguarda la Corea, si stima che oltre cento mila ragazze e giovani donne siano state allora prelevate con la forza o ingannate con promesse di lavoro come operaie o infermiere. Poi, una volta reclutate, venivano portate, contro la loro volontà, nei cosiddetti "centri di conforto" nei paesi in cui avanzavano i soldati giapponesi (Manciuria, Cina) per diventare schiave del sesso per i militari. Si dice che fossero costrette ad avere molteplici incontri al giorno (50 o più).


Ragazze coreane schiave dei militari giapponesi liberate dagli americani nello Yunnan il 3 settembre 1945 e protette

La maggior parte di queste giovani, sottoposte a violenze sessuali assurde da parte dei militari giapponesi, morirono e non tornarono più al loro paese dopo la sconfitta del Giappone, nel 1945. Più dei tre quarti delle donne in questione morì e la maggior parte delle sopravvissute perse la fertilità a causa dei traumi e delle malattie che furono loro trasmesse. Venivano sistematicamente picchiate e violentate giorno e notte e, se rimanevano incinte, erano costrette ad abortire. Un soldato giapponese disse: «Le donne piangevano, ma a noi non importava se vivevano o morivano.»

Un film intitolato "Tornare a casa (귀향 歸鄕)" del regista Cho Jung-rae sulle sofferenze di quelle donne ha di recente avuto un grande successo in Corea e ha molto commosso gli spettatori. Il solo pensiero delle loro sofferenze rattrista moltissimo e si pensa che ci dovrebbero essere in Internet più pagine che descrivono la loro vita.

Si veda anche Arirang Special "Comfort Women" One Last Cry
Un elenco di fotografie sulle "donne di conforto" si apre cliccando qui.

Ma sembra che oggi il governo sudcoreano pensi solo a sfruttare quel crimine del Giappone per farsi compensare finanziariamente dal quel paese. Come si noterà, la controversia attuale di cui parla l'articolo che segue (pubblicato il 22 marzo 2016 da Voice of America) si riduce a una questione di soldi relativa a un accordo fra la Corea e il Giappone gestita da funzionari governativi sudcoreani, che non tengono conto dei sentimenti e delle sofferenze allora patite delle donne coinvolte. Ecco dunque il titolo dell'articolo.

La Corea del Sud ancora in attesa della risoluzione da parte del Giappone sul problema delle 'donne di conforto' (Comfort Women)

La Corea del Sud e il Giappone hanno tenuto colloqui martedì 22 marzo 2016 per attuare i punti, ora fermi, dell'accordo dello scorso anno circa la controversia decennale a proposito della schiavitù sessuale di donne coreane da parte del Giappone durante la seconda guerra mondiale.

I ministri degli esteri di Giappone e Corea del Sud hanno raggiunto verso la fine di dicembre 2015 un importante accordo, che comprendeva le scuse scritte dal Primo Ministro giapponese Shinzo Abe e un impegno da parte di Tokyo a fornire 8,9 milioni di dollari per una fondazione che dovrà essere stabilita da Seul per sostenere le vittime, ex "donne di conforto", sopravvissute.

La sistemazione del problema allevia il Giappone da ulteriori responsabilità e obbligazioni per tutte le possibili rimostranze della guerra del passato.

L'accordo

Tuttavia, il denaro deve ancora essere versato e l'incontro di martedì 22 marzo è la prima volta, da quando è stato firmato l'accordo, che i due ministri degli esteri si sono riuniti per risolvere le rimanenti differenze.

"Stiamo costantemente lavorando sulla preparazione dell'istituzione di una fondazione discutendo a stretto contatto con il Ministero della parità di genere e della famiglia, che è l'istituzione di supporto per le donne di conforto", ha detto Cho June-hyuck, portavoce del ministero degli Esteri della Corea del Sud.

Polemica sulla statua

Nell'accordo, Tokyo ha anche chiesto che sia rimossa la statua "donna di conforto" che si trova di fronte all'ambasciata giapponese a Seul. La statua controversa è stata posta nel luogo dove ex "donne di conforto" sostenitrici hanno tenuto per anni una manifestazione di protesta settimanale chiedendo le scuse ufficiali del Giappone e il finanziamento concordato.

Il ritardo del finanziamento ha portato alla speculazione che Tokyo si rifiuti di rispettare l'accordo fino a che Seul non rimuova la statua, anche se entrambe le parti hanno negato ciò.

Opposizione da parte delle ex donne di conforto

Un altro motivo per il ritardo del pagamento è che alcune delle donne di conforto sopravvissute si sono opposte con veemenza e pubblicamente all'affare.

Si stima che oltre 200.000 donne in tutta la regione del Pacifico siano state costrette a prostituirsi dai militari giapponesi durante la seconda guerra mondiale e durante la colonizzazione dell'Asia da parte del Giappone.

In Corea del Sud, sono tuttora vive solo 44 delle 238 donne che sono tornate dopo la guerra, e la loro età media è di 89 anni.

Alcune di loro hanno esplicitamente criticato sia il primo ministro giapponese che la presidente sudcoreana Park Geun-hye per aver negoziato questo accordo per loro conto, ma senza il loro consenso.

Dopo che l'accordo fu annunciato, Lee Yong-soo parlò ad una manifestazione di protesta di fronte all'ambasciata giapponese a Seul condannando l'accordo e dicendo che il governo della Corea del Sud si era di nuovo arreso al Giappone.

Mancanza di responsabilità

I critici dell'accordo negoziato dicono che manca la sincerità e la responsabilità ufficiale.

Le scuse di Abe hanno offerto rimorso per "le esperienze incommensurabili e dolorose", ma non hanno riconosciuto la misura del coinvolgimento militare giapponese ufficiale nel programma di prostituzione forzata, né hanno dettagliato le atrocità specifiche commesse dai militari giapponesi.

Altre ex "donne di conforto" hanno pubblicamente criticato i funzionari sudcoreani che hanno cercato di spiegare l'ímpegno della presidente Park per raggiungere l'accordo di compromesso prima che le vittime anziane morissero.

Anche i leader di un gruppo che rappresenta le vittime, il "Consiglio coreano per le donne arruolate alla schiavitù sessuale militare da parte del Giappone", di recente si sono incontrati con Ban Ki-moon, segretario generale delle Nazioni Unite. Però, Ban Ki-moon, che è coreano, ha espresso simpatia per le vittime, ma ha elogiato l'accordo tra Corea del Sud e Giappone, quando è stato annunciato nel mese di dicembre dello scorso anno.

L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Zeid Hussein, tuttavia, ha criticato l'accordo, dicendo a proposito delle lamentele delle ex donne di conforto che, "in ultima analisi, solo loro possono giudicare se hanno ricevuto un risarcimento adeguato."

La Corea del Sud è tutt'oggi ancora in attesa del risarcimento dal Giappone.


Tratto da “South Korea Still Waiting for Japan’s ‘Comfort Women’ Settlement”, pubblicato da Voice of America, 22 Marzo 2016.

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© Valerio Anselmo