A Verona un convegno sul Chikchi (Jikji)
La più antica stampa esistente di un testo effettuata con caratteri metallici mobili

La presentazione dei dati che provano che il Chikchi è effettivamente il più antico libro al mondo stampato con caratteri mobili metallici, tenuta a Verona dal direttore del Museo della Stampa Antica di Ch'ŏngju, è stata estremamente interessante per gli specialisti del settore, ma non spiegava il motivo per cui questo libro religioso fu redatto e stampato. Nel corso dell’incontro ci fu anche chi ipotizzò che forse questo manuale era stato stampato per far vedere agli stati vicini quanto fosse progredita la propria arte della stampa. Per cercare di chiarire il fatto che i coreani pubblicarono invece l’opera in questione per implorare l’aiuto del Budda in un momento particolarmente difficile, lo scrivente si è sentito in dovere di intervenire per parlare del periodo storico in cui quel libro fu creato, in base a quanto risulta dagli antichi testi storici coreani che trattano di quei tempi.

Nota: Cliccando su un carattere cinese studiato nelle scuole medie ne viene visualizzata la scheda.


I

l 9 luglio 2007 si è tenuto presso la Biblioteca Civica di Verona il convegno “Jikji 1377 - Il Primo Testo Stampato con i Caratteri Mobili di Metallo”. Hanno preso parte ai lavori illustri studiosi che hanno parlato sia della stampa con caratteri metallici mobili inventata in Corea, che della stampa con caratteri metallici mobili inventata in Europa (Gutenberg).

Lee Cheol-hee, direttore del Museo della stampa antica di Ch'ŏngju (Cheongju Early Printing Museum), ha presentato una serie di immagini con le prove che nel settembre del 2001 hanno permesso all'UNESCO di accertare che il Chikchi è il più antico libro al mondo, stampato con caratteri metallici mobili, che sia stato finora rinvenuto.

Sul Chikchi in questo sito si è già detto molto (Antichi documenti coreani designati dall'Unesco come “memorie del mondo”, I caratteri metallici mobili della Corea ...78 anni prima della Bibbia di Gutenberg, Ciò di cui la Corea si può giustamente vantare), ma non si è ancora accennato all'ambiente storico in cui nasceva quest'opera e al motivo per cui un tale testo buddista venisse composto e stampato. Con la breve relazione presentata al convegno, l'autore di questo sito cercava di colmare la lacuna, prendendo le cose un po' alla lontana e partendo addirittura da Marco Polo. Ecco, dunque, quella breve relazione (in nero il testo che mi ero preparato per iscritto, in blu le note aggiunte a voce nel corso dell’intervento).

“Corea” deriva da “Koryŏ” (), nome dello stato coreano ai tempi di Marco Polo (seconda metà del 1200), che ne “Il Milione” lo chiamò Cauli, alla cinese. E con Koryŏ ha a che fare il testo chiamato Chikchi, stampato nel 1377, quarto anno di regno del trentaduesimo sovrano di Koryŏ (re U ), che allora aveva 13 anni. Si era verso la fine del regno e l'atmosfera a corte era cupa, specie a causa delle turbolenze in atto in Cina, di cui Koryŏ era vassallo.

Lo stato di Koryŏ nel 1231 era diventato vassallo dei mongoli che avevano invaso e governato la Cina per oltre un secolo, assumendo il titolo dinastico di Yüan (). Nel 1377, all'epoca della stampa del Chikchi, in Cina i mongoli erano già stati respinti al Nord (1368) ed era sorta una nuova dinastia, Ming (). I mongoli, però continuavano a occupare la zona a Nord della Corea e a tormentare Koryŏ con continue richieste di tributi, mentre la corte coreana restava ancora pesantemente filo-mongola.

Il re precedente, Kongmin (), era stato assassinato, e lo stesso re U finì ucciso all'età di 23 anni da parte di uno dei suoi generali (Yi Sŏng-gye ) che doveva poi diventare il fondatore del successivo stato di Chosŏn ().

Nel 1388 una fortezza mongola posta sul confine settentrionale di Koryŏ fu occupata dalle forze cinesi dei Ming e questo fatto la corte filo-mongola di Koryŏ non lo poteva sopportare. Il generale Yi Sŏng-gye fu mandato a capo di una spedizione militare che avrebbe dovuto scacciare le forze Ming da quella fortezza, ma, per vari motivi, Yi Sŏng-gye sapeva che, se avesse attaccato le forze cinesi, sarebbe stato sconfitto con gravi conseguenze per la Corea. Decise quindi di rientrare alla capitale, dove sopraffece i difensori del re U e lo depose, impadronendosi del governo. Fece salire sul trono il figlio del re U, Ch'ang (), che aveva sette anni, e intanto, senza scalpore, il deposto re U veniva assassinato. Anche il nuovo re-bambino Ch'ang doveva fare la stessa fine dopo appena un anno.

All'esterno la Corea aveva dei grossi problemi per le incursioni dei pirati giapponesi, mentre non molto tempo prima orde di briganti cinesi, i “Turbanti rossi”, avevano invaso il paese non risparmiando nessuno quando conquistavano le città.

Dopo avere assediato a lungo una città, si facevano aprire le porte e quindi procedevano ad esecuzioni sommarie, decapitando gli uomini. Le cronache storiche parlano di "colline di teste". Si parla anche di efferati episodi di cannibalismo effettuati sulle donne.

All'interno del paese, poi, non mancavano le rivalità fra i possidenti terrieri, oltre che fra i monaci buddisti e i confuciani. Insomma, un periodo difficile, di grande instabilità.

Nello stato di Koryŏ era molto importante il buddismo e i templi buddisti avevano grande influenza e potere. Nel successivo stato di Chosŏn ebbero maggiore importanza i confuciani e il confucianesimo sostituì il buddismo come religione di stato.

Il re U, figlio adottivo del re Kongmin, era salito al trono nel 1374 all'età di 10 anni e non può essere certo attribuita a lui la creazione dei caratteri di stampa metallici mobili usati per l'edizione del Chikchi giunta fino a noi. È molto più probabile che il suddetto metodo di stampa fosse noto da tempo: le fonti storiche coreane, infatti, ne fanno risalire l'invenzione a ben 140 anni prima, alla prima metà del XIII secolo (precisamente nel 1234), ma non ne restano prove certe alla pari del Chikchi.

Esistono registrazioni storiche che parlano di stampe con caratteri metallici mobili effettuate nel 1234 e altre che farebbero risalire l'invenzione al 1200. Nel Museo della stampa antica di Ch'ŏngju è conservato un carattere metallico mobile che si dice risalga a quell'epoca.

Senza andare però troppo indietro nel tempo, è possibile che il perfezionamento di questo tipo di caratteri di stampa sia stato voluto dal colto re Kongmin, pittore e letterato, o, meglio ancora, che sia stato invece opera di Sin Ton (), un monaco buddista figlio di uno schiavo, che divenne molto importante presso la corte di Koryŏ (ricordiamo che il Chikchi è un testo buddista e che fu stampato nel tempio Hŭngdŏk () di Ch'ŏngju da cui proveniva il monaco Sin Ton). (Tra parentesi, sembra che questo Sin Ton fosse anche il padre naturale del re U, figlio avuto da una schiava concubina.)

Il nome originale del re U era Monino (牟尼). Il fatto che il figlio di questo monaco sia stato adottato dal re Kongmin dimostra quanto Sin Ton fosse potente presso la corte. Nel 1369 arrivò addirittura a proporre lo spostamento della capitale da Kaesŏng a Ch'ŏngju, dove si trovava il suo tempio.

Anche a causa delle turbolenze della fine del periodo storico, le poche copie del Chikchi originale si presume che siano andate distrutte negli incendi dei templi e per la brutalità delle bande che si combattevano fra di loro.

Lo scopo della pubblicazione del Chikchi potrebbe essere stato quello di ingraziarsi il Budda e ottenere l'allontanamento dei pericoli imminenti in quel periodo così travagliato. Già in precedenza era successo che un'immensa collezione di testi buddisti intagliati su 80.000 tavole di legno (il Tripitaka Koreana esistente ancora oggi in perfette condizioni) venisse preparata per assicurarsi la protezione del Budda contro i pericoli, allora costituiti dagli invasori mongoli.

Collin de Plancy, un addetto dell'ambasciata francese a Seul che verso il 1897 acquistò l'unica copia (incompleta) finora nota del Chikchi stampato con caratteri metallici mobili, forse non immaginava di essere entrato in possesso di un tesoro unico al mondo. Maurice Courant, studioso di lingue orientali, nel 1901 lo aveva elencato nel suo "Supplement à la Bibliographie Coréenne", ma non si sapeva dove questo libro si trovasse.

Conservato nella Biblioteca Nazionale di Parigi fra i fondi cinesi, fu riscoperto da una ricercatrice, la dottoressa Pak Pyŏng-sŏn (), che riuscì a provare che si trattava veramente di un testo coreano stampato con caratteri metallici mobili. Una scoperta sensazionale che ha portato all'attenzione del mondo la vivacità intellettuale di un paese che nel recente passato è stato troppo spesso trascurato.

Sull’argomento “Chikchi (Jikji)” si vedano in questo sito anche le pagine Indicate qui sotto, preparate in seguito:


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© Valerio Anselmo