S iamo nei primi giorni di dicembre 2012 e il freddo dell’inverno ha cominciato a mordere forte. Tutti sono preoccupati per il pagamento delle tasse, IMU in testa, e il nostro parlamento sta discutendo sul decreto anticorruzione.
Questo indice, che dà un voto alle varie nazioni (da 0, molto corrotto, a 100, molto pulito) è una lettura interessante. Elenca 176 paesi, due terzi dei quali hanno ricevuto un punteggio al di sotto del 50, dimostrando che le istituzioni pubbliche devono essere più trasparenti. Le nazioni più pulite secondo questo elenco sono la Danimarca, la Finlandia e la Nuova Zelanda, tutte e tre con un punteggio di 90, mentre le ultime sono l’Afghanistan, la Corea del Nord e la Somalia, che raggiungono appena un punteggio di 8. Quello che qui ci interessa è quale posizione occupi il nostro paese, l’Italia, rispetto alla Corea. Posto che nessun paese al mondo è perfetto (cioè, nessuno raggiunge il 100), si nota che l’Italia sta in un certo senso in una posizione intermedia fra la Corea del Sud (più pulita di noi) e la Corea del Nord (in penultima posizione, fra le più corrotte). Fra i 176 paesi elencati, la Corea del Sud si trova nella 45ª posizione con un punteggio di 56 (appena sopra il 50), l’Italia si trova nella 72ª posizione (alla pari della Bosnia) con un punteggio di 42 (ben al di sotto del 50) e la Corea del Nord, come abbiamo visto, si trova nella 175ª posizione con un punteggio poco al di sopra dello zero. Considerando le nazioni europee che, come l’Italia, hanno problemi con lo spread, stanno meglio di noi, da questo punto di vista, l’Irlanda (in 25ª posizione), la Spagna (in 30ª posizione) e il Portogallo (in 33ª posizione), ma molto peggio di noi la Grecia (in 94ª posizione). La posizione della Corea del Sud conferma il risanamento del paese che, una quarantina d’anni fa, si trovava, per quanto riguarda la corruzione, in una posizione peggiore di quella odierna dell’Italia. Segno che tale risanamento è possibile e che gli ultimi governi sudcoreani hanno fatto un buon lavoro. |
Tratto da Transparency International, in data 6 dicembre 2012. |
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© Valerio Anselmo