Nota: Cliccando su un carattere cinese studiato nelle scuole medie ne viene visualizzata la scheda. |
S ituato a Yongin nella regione del Kyŏnggi-do, il Museo coreano delle lampade a olio (chiamate tŭngjian ![]() Una tipica lampada a olio in ceramica con sostegno in legno Nel museo vi sono circa 400 preziosi dispositivi di illuminazione usati prima dell'avvento dell'elettricità: dalle lampade a olio di terracotta del periodo Silla, alle lampade con sostegno in legno, ad altre di ottone o di ferro, ai candelabri di ferro battuto e con inserti in argento, ai candelieri di bronzo, alle lampade di porcellana. Completano la mostra circa 700 antichi oggetti di uso comune. La zona di Yongin offre a chi risiede nelle città satellite dell'area della capitale molti luoghi adatti per una gita, come Everland, il villaggio folcloristico coreano, e un certo numero di parchi di divertimento. Uno sguardo più approfondito rivela che Yongin non è soltanto una simpatica meta per una gita familiare, ma anche la sede di musei che permettono ai bambini di imparare attraverso l'esperienza diretta. C'è, per esempio, il Museo dei trasporti Samsung (noto anche come “Carmily”), che illustra lo sviluppo dell'automobile, il Museo del commercio Shinsegae, che mette in mostra oggetti che hanno a che fare con il commercio e la distribuzione delle merci in Corea, il Museo Amore Pacific, dove si possono osservare i cosmetici e gli ornamenti tradizionali usati dalle donne coreane, il Museo delle pietre Sejoong, con una gran varietà di sculture tradizionali in pietra, e il Museo delle lampade a olio coreane, che conserva e fa conoscere la forma d'arte (che va rapidamente scomparendo) delle tŭngjan. Di tutti questi musei, quello delle lampade a olio è, per i coreani, quello più carico della fragranza della tradizione e ideale per lasciare memorie durature (il sito, in coreano, del museo si raggiunge in Internet all'indirizzo www.deungjan.or.kr). Lo stesso edificio del museo rappresenta un'opera architettonica caratteristica: creato sul modello delle torri della fortezza Hwasŏng ( ![]() L'idea di questa forma è stata suggerita dallo stesso curatore del museo, Kim Dong-hui. Cresciuto a Suwŏn, ha ora ricreato nel suo museo una parte della fortezza che era il suo terreno di gioco da bambino. L'elettricità è stata introdotta in Corea circa cent'anni fa ed è passata appena una generazione da quando i villaggi di montagna sono stati finalmente illuminati di notte con l'energia elettrica. In certi posti di campagna è ancora possibile trovare in un angolo vecchie lampade a olio, circondate da pareti macchiate dal fumo della lampada. Tranne che per gli ultimi decenni, le lampade a olio sono state, per i coreani, il centro della vita familiare per migliaia di anni. Anche se diverse nella forma e nei materiali, erano una parte importante del quotidiano di ognuno, sia che si trattasse di un membro della famiglia reale, sia che fosse un semplice contadino. Il Museo delle lampade a olio copre una superficie di circa 890 metri quadrati, con tre piani fuori terra e un piano sottoterra. Vi sono spazi per le esposizioni, aree per seminari e per manifestazioni, e un'area di esposizioni all'aperto. Le lampade a olio sono presentate negli spazi espositivi in base a un tema. ![]() Il curioso edificio del museo, che ricorda da vicino le torri della fortezza Hwasŏng di Suwŏn Vi sono prima quattro sale dedicate a “Le lampade a olio nella vita di tutti i giorni”, in cui le lampade sono presentate assieme a mobili e altri oggetti caratteristici di ciascuna area della casa, il che dà ai visitatori un'idea di come si svolgesse la vita nei tempi andati e come venissero usate le lampade. Fra le stanze in mostra vi sono una cucina, una stanza con il pavimento di legno, una camera degli ospiti (sarangbang Nella camera degli ospiti, che, nell'allestimento del museo, contiene un tavolino basso per la lettura, un piccolo scaffale per le carte e un kŏmun'go ( ![]() Una lampada per lettura e una bottiglia per l'olio, in porcellana La stanza con il pavimento di legno (maru Nella “camera interna”, dove le donne di campagna cucivano e rammendavano gli abiti, c'è una lampada di porcellana e una a kerosene, oltre a uno splendido candelabro in ottone con ornamenti a forma di farfalla, appartenuto probabilmente alla padrona di casa di una famiglia di aristocratici. Al secondo piano del museo vi è l'esposizione chiamata “Le lampade a olio nella storia”, che permette di vedere come la forma delle lampade sia cambiata nel tempo, dal periodo dei Tre Regni (1º sec. a.C. - 7º sec. d.C.) alla fine del periodo Chosŏn (terminato nel 20º secolo). Le lampade di terracotta del periodo dei Tre Regni, le lampade in bronzo del periodo Koryŏ (918-1392) e le lampade in ottone e in legno del periodo Chosŏn sono presentate raggruppate in base al periodo, al materiale, alla funzione e alla forma. La lampada con piede a terra (jwadŭng ![]() Una lampada di pietra nel giardino del museo Le lanterne (chojoktŭng), che illuminavano il cammino a chi le portava, erano usate dai poliziotti quando uscivano in perlustrazione di notte. Hanno una forma che ricorda una zucca, per cui venivano anche dette “lanterne-zucca”. Altro nome di questa lampada era “lanterna per i ladri” perché veniva usata per catturare i ladri. Una sua caratteristica è che la lampada può oscillare liberamente mentre chi la porta cammina, senza che il fuoco interno si spenga. Nella mostra “Le lampade a olio, esempi di bellezza”, al secondo piano, che presenta lampade dalle forme uniche e particolarmente belle, i visitatori possono apprezzare le qualità estetiche di una varietà di lampade a olio, dalle più semplici alle più elaborate. La sala presenta i pezzi più rappresentativi delle collezioni del museo, dalle più rozze lampade di legno a quelle più raffinate ed eleganti, ognuna di esse con una sua propria bellezza particolare. Qui sono anche messi in mostra oggetti di uso comune, come tutta una serie di porta-lampade di ottone, ferro, bronzo e vetro, oltre a sostegni decorati con preziosi disegni. Il dottor Kim, curatore del museo, si lamenta di chi ignora il vero valore di questi cimeli e valuta la preziosità di un'opera solo in base al suo costo, per cui invita i visitatori a non chiedere il prezzo degli oggetti esposti. Secondo lui, il valore dei pezzi in mostra è pari a quello dei lavori di un pittore famoso. “Osservando questi oggetti si deve capire quanta attenzione sia stata dedicata ai dettagli e percepire lo spirito artistico di chi ha creato queste opere” - aggiunge - “per comprendere quale fosse il modo di vivere dei nostri antenati.” Questo museo è anche diverso dagli altri per il fatto di non avere cartellini che spiegano ciascun oggetto. Vi è solo una breve frase su un muro all'ingresso: “Un museo dove si osserva e si pensa”. |
Tratto da “The Korean Deung-Jan Museum”, in Pictorial Korea, gennaio 2004. Testo di Park Eun-mong, fotografie di Lee Jae-kyu. Ricerche bibliografiche a cura dell'autore del sito. Pubblicato con autorizzazione del Korea Information Service, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Korea.net. |
Torna all'inizio della pagina
© Valerio Anselmo