Libri cartacei con immagini in 3D
un'invenzione che ha fatto parlare il mondo

La tecnologia interessa la maggior parte della gente di questo pianeta e un’idea nuova è un qualcosa di inaspettato che promette sviluppi imprevedibili. La reazione del mondo all’annuncio dei libri con immagini tridimensionali inventati a Gwangju in Corea è stata quella di un grandissimo interesse, ma anche di estremo pressapochismo da parte di alcuni. Qui si vuole cercare di chiarire un po' di che si tratta.

NOTA: Nel corso di una revisione del testo, effettuata in data 4 settembre 2010, si è notato che il filmato della KBS non viene più visualizzato al link qui indicato a causa di una violazione di copyright, così come restano non più rispondenti agli originali alcuni degli altri link citati. Pertanto segnaliamo qui una delle pagine che ancora riportano la presentazione originale del libro di Gwangju. Anche la trasmissione della KBS (in coreano) si può ancora scaricare (molto lentamente...) cliccando qui.


N

ei primi mesi del 2010 si è notato un aumentato interesse per il 3D, grazie a una serie di film di successo come "Avatar" e "Alice in Wonderland". Come abbiamo visto nella pagina presentata due settimane fa, anche le aziende coreane hanno cominciato a mettere in vendita televisori tridimensionali e vari registi stanno prevedendo di girare film in 3D.

Dal 5 marzo 2010, quando è stata presentata dalla rete televisiva coreana KBS un’invenzione dell’Istituto di scienza e tecnologia di Gwangju chiamata in inglese “DigiLog Book”, la notizia è rimbalzata in Internet e ha fatto rapidamente il giro del mondo, interpretata in modo più o meno bizzarro dai vari siti web. La novità era che alcuni ricercatori coreani avevano inventato un metodo per pubblicare libri cartacei con immagini tridimensionali visibili con dei semplici occhialini, mentre le figure risultavano del tutto normali quando le si guardava a occhio nudo, tanto che il libro non si sarebbe particolarmente distinto dagli altri.

Uno dei siti web italiani che parlavano di questo, diceva testualmente: «In pratica, da un libro tradizionale saltano fuori personaggi e luoghi la cui animazione parte da una speciale “cordicella”. Le immagini sono supportate da pagine di carta e inserti di plastica e per la visione in 3D, grazie alla tecnologia e-ink, e per la visione occorrono comunque gli appositi occhialini.» Un altro sito web in italiano affermava che «le immagini appariranno su inserti trasparenti, saranno accompagnate da suoni e saranno visibili solo con gli occhiali 3D». Un altro sito ancora, questa volta in inglese, si è spinto a dire addirittura che «The digilog book is a next-generational e-book that allows readers to view content in 3D, in addition to being able to touch and smell the objects.» (“Il digilog book è un e-book della prossima generazione, che permette ai lettori di vedere il contenuto in 3D, oltre a essere in grado di toccare e odorare gli oggetti.”)

A questo punto, frastornati da tante notizie fantasiose, abbiamo sentito la necessità di chiarirci un po’ le idee.

Il filmato della presentazione KBS


Anche se il libro viene inclinato, la figurina resta attaccata alla pagina, come se vi fosse incollata

A vedere i filmati presentati su Internet, in particolare quello della trasmissione televisiva della KBS in coreano, nei due libri di fiabe presentati come prototipi (uno dei quali narra le avventure di Hong Kil-tong) le immagini si vedono come se fossero reali, con l’aggiunta del suono e di piccoli movimenti ripetuti incessantemente. Non si tratta quindi di semplici immagini su carta, come potrebbero essere quelle stampate a colori e chiamate “anaglifi” che si osservano con gli occhialini rossi e blu, e non si tratta neppure di oggetti in plastica o di disegni su inserti trasparenti come ipotizzavano i siti web italiani citati sopra. Nei testi ufficiali presentati dall’Istituto di Gwangju non si è neppure mai parlato della possibilità di toccare gli oggetti che compaiono o di sentirne gli odori.

Un’analisi ravvicinata ci fa capire che si tratta semplicemente di immagini generate dal computer, che creano figure visualizzate come “solide”, collegate a certi particolari delle normali illustrazioni presenti nel libro. È importante capire innanzitutto che le immagini non risiedono nel libro, ma nel software che viene fornito con quel libro. Piuttosto, il fatto notevole è che le figurine tridimensionali che si vedono risultino come incollate alle illustrazioni stampate nel libro. Un filmato tratto da YouTube ci lascia intuire come ciò possa essere stato ottenuto.

Come si sarà notato osservando il filmato della trasmissione della KBS, non viene resa tridimensionale tutta la pagina, ma solo alcune parti della figura presente in una certa pagina. Gli oggetti tridimensionali sono anche provvisti di un’ombra fissa che, quando si fa ruotare la pagina, gira restando sempre sullo stesso punto del foglio, come se fosse prodotta da una fonte di luce fissa nello spazio della scena virtuale. L’ombra va anche fuori dal foglio quando si fa ruotare il libro o lo si inclina, come si nota nella figura presentata qui sopra, dove l’ombra dell’insegna alla sinistra del pupazzo va a finire fuori dal libro.


Un ragazzo osserva il libro indossando il grosso visore chiaramente collegato a un computer esterno

Per quanto riguarda il metodo di visualizzazione, quello che si vede indossato dal ragazzo che lo sta provando non è un paio di semplici “occhialini”, ma un visore, per ora, sembra, molto ingombrante e pesante. Come si vede in figura, il prototipo del visore è legato alla testa con una cinghia piuttosto robusta. (Però non si capisce bene perché il ragazzo che indossava l’apparato dovesse indossare anche una tuta bianca con tanto di cappuccio).

Nella figura si intravede che il visore, oltre ai fori per i due occhi, ha in mezzo un altro foro per una piccola telecamera che serve evidentemente a far riconoscere al computer il disegno. Sembra altamente probabile che, oltre a un computer collegato al visore, o a un microprocessore apposito che dovrà essere incorporato negli stessi occhiali, i futuri indispensabili “occhialini”, per funzionare, richiederanno l’impiego di una scheda, che sarà venduta abbinata a ogni libro e che conterrà il software necessario a far comparire le figurine con i loro movimenti e suoni. I costi per la produzione di questi strumenti e del software relativo influiranno indubbiamente sul prezzo dell’oggetto-libro e ciò non faciliterà le vendite delle prime copie dei “DigiLog Book”.

Il filmato presente su YouTube ci fa vedere immagini che “saltano fuori” dal testo, che si possono osservare da tutti i lati ruotando o inclinando il libro e che restano sempre attaccate alla pagina, come se vi fossero incollate.

I problemi che sono stati affrontati

Cerchiamo ora di capire quali problemi sono stati affrontati e risolti (si parla di tre anni di lavoro da parte del gruppo di studiosi che hanno partecipato al progetto). Una delle difficoltà da superare era quella del riconoscimento della figura nella pagina e della visualizzazione delle relative immagini tridimensionali in modo che restassero legate al disegno presente nel libro e allineate alla posizione della pagina del libro cartaceo (nel senso che, spostando la pagina, si spostino anche gli oggetti tridimensionali che si trovano su di essa).

I problemi che ancora restano da superare (in particolare la creazione di un visore che si avvicini di più a un paio di occhiali, sia come peso che come forma, e che non costi troppo) richiederanno parecchio tempo per essere risolti.


La figura in tre dimensioni di un’altra pagina del racconto di Hong Kil-tong

Per ora i due libri di favole prodotti sono indirizzati a un pubblico infantile. Il fatto che le immagini ripetano sempre le brevi sequenze con gli stessi gesti e producano gli stessi rumori ripetuti può impressionare e stupire lì per lì, ma dopo un po’ di tempo stufa e il bambino dimenticherà presto quel libro, così come abbandonerebbe qualunque fumetto poco interessante.

Tecnicamente questa è un’invenzione molto interessante accentrata su un oggetto, come il libro di carta, che gode ancora di grandissima popolarità. Potrà certamente essere utile in qualche caso particolare, come per le guide elettroniche dei musei o per la compilazione di manuali tecnici in cui, ad esempio, si possa far vedere nello spazio la forma effettiva delle varie parti di un oggetto meccanico e come queste debbano essere assemblate, ma forse non è tanto adatto ai libri per l’infanzia.

Al di là della sorpresa del momento, bisogna ammettere che vedere quei pupazzetti semoventi e rumoreggianti non fa che tarpare le ali all’immaginazione e alla fantasia del lettore. Insomma, forse la scelta di un paio di libri di favole come prototipi non è stata la più indovinata. Non è con questa invenzione che un racconto per bambini potrà diventare più istruttivo o poetico. Per un bambino quel libro resterà sempre soltanto un giocattolo.


Si è tratto spunto da varie fonti su Internet, citate nel testo.

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© Valerio Anselmo