Ultimi anni del regno di Chosŏn

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Il re Kojong (1852-1919)

G

li ultimi anni della dinastia Yi furono molto turbolenti. Questo periodo è ben descritto nel libro The Passing of Korea di Homer B. Hulbert, pubblicato nel 1906. Hulbert, un americano che visse in Corea per 21 anni (dal 1886 al 1907) fu molte cose: missionario, educatore, editore, linguista, pubblicista e diplomatico.

Era amico del re Kojong, l'ultimo re di Corea, e sostenne fermamente l'indipendenza della nazione contro l'invasione giapponese. Le notizie che fornisce Hulbert sono quindi di prima mano e molto documentate. Tutte le immagini riprodotte in questa pagina sono tratte dal libro di Hulbert.

Il re Kojong (고종 ) visse dal 1852 al 1919, salì al trono all'età di 12 anni e regnò per 43 anni, dal 1864 al 1907.

Era figlio del principe Hŭng-sŏn (흥선 ), meglio noto con il titolo di Taewŏn'gun (대원군 ), che fu un uomo con una forte personalità e una grande forza di volontà, forse l'ultimo “uomo forte” della dinastia Yi.


Il reggente Taewŏn'gun
(1821-1898)

Taewŏn'gun fu reggente al posto del figlio e, durante il periodo in cui ebbe il potere, volle realizzare, fra l'altro, due obiettivi: sradicare con la forza il cattolicesimo che era penetrato nel paese e impedire l'apertura della Corea agli stranieri. Di conseguenza si ebbe la grande persecuzione del 1866 contro i preti cattolici, che vennero regolarmente decapitati e i cui corpi vennero poi bruciati.

Per una pagina sulla commemorazione del bicentenario dei primi martiri coreani, cliccare su questa scritta.

A dimostrazione del suo spirito xenofobo, si ebbe l'episodio della nave americana General Sherman che, nel settembre del 1866, risaliva il fiume Taedong per dirigersi verso Pyongyang: la nave venne incendiata e l'equipaggio fu massacrato non appena toccò le rive.

Ma non è tutto. Nel 1895 Taewŏngun non era più reggente, ma era ancora molto potente. Siccome la nuora, la regina Min, sosteneva l'indipendenza della Corea contro l'intrusione nipponica, manovrò in modo da farla assassinare con la complicità dei giapponesi, o perlomeno non vi si oppose. L'assalto al palazzo reale avvenne alle 3 di notte e anche il re fu in pericolo di vita.


Alcuni condannati alla gogna

Queste premesse fanno capire in quale ambiente vivesse il re Kojong, tacciato poi di vigliaccheria da parte degli storici posteriori. Che in seguito a questi episodi egli temesse a sua volta di essere assassinato e si rifugiasse per un anno nella legazione russa risulta comprensibile, come risulta comprensibile che, per timore di essere avvelenato, consumasse solo i pasti che gli mandava una missione americana.

Kojong era un mite. Non appena il padre si ritirò dalla reggenza, prese alcuni provvedimenti che, visti con gli occhi di allora, potevano essere considerati “umanitari”. Per esempio abolì la decapitazione sostituendola con lo strangolamento in carcere, che evitava la pubblicità che veniva prima data all'esecuzione in pubblico, e le pene furono mitigate.

Circondato da ministri e funzionari favorevoli al Giappone, il re Kojong non poté, però, organizzare in modo efficace una qualunque azione tendente a mantenere l'indipendenza del paese.

Nel frattempo le grandi potenze occidentali se ne lavavano le mani e davano il loro sostegno al Giappone che, nel 1905, impose con la forza il suo protettorato sulla Corea.

Il principe Min Yŏng-hwan

Alcuni dignitari fedeli al re manifestarono la loro protesta suicidandosi. Fra questi il principe generale Min Yŏng-hwan (민영환 ), qui a destra fotografato in abito di gala.

Cominciava così un periodo molto brutto per gli abitanti della penisola, che venivano in pratica cancellati come nazione. Qualunque protesta veniva soffocata nel sangue, con la fucilazione o, più sbrigativamente, con una sciabolata.

A sinistra tre coreani condannati a morte per
aver effettuato azioni di sabotaggio e fucilati
da un plotone d’esecuzione giapponese.

La monarchia del regno Chosŏn finiva nel 1907, quando il re Kojong fu in pratica costretto ad abdicare.


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© Valerio Anselmo