I fiori aromatici della Corea

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uando si parla dei fiori della Corea, non si può fare a meno di menzionare anche i suoi fiori aromatici. In Occidente in generale si giudicano i fiori in base al fatto che possano essere usati come profumi. Gli occidentali coltivano anche piante ed erbe aromatiche principalmente per la loro fragranza.

Gli oli estratti dalle piante aromatiche vengono utilizzati nell'aromaterapia e non bisogna dimenticare che i fiori aromatici hanno contribuito al fiorire dell'odierna industria dei profumi. La coltivazione delle rose in Kazanluk, Bulgaria, e le grandi coltivazioni di rose in Francia sono direttamente collegate all'industria dei profumi, per cui non è una semplice coincidenza che Parigi sia diventato il centro globale dei più famosi profumi.

Anche la Corea ha un certo numero di fiori che possono essere usati per la fabbricazione dei profumi. Oltre a questi, una gran varietà di erbe, di fiori selvatici, di erbe medicinali e di piante usate per la tintura hanno una buona possibilità di diventare ingredienti per la fabbricazioni dei profumi.

Per esempio, fra i fiori selvatici che possono servire per i profumi vi sono la robbia, la menta dei boschi dalle foglie urticanti, il caprifoglio, il giglio magico, l'aster d'inverno, il crisantemo siberiano, il giglio delle valli, la genziana, il crisantemo selvatico e il noli me tangere. Anche l'acoro falso (iris), la menta coreana, il giglio piantaggine fragrante, il crisantemo Ullŭng, il cartamo e la gardenia hanno un buon potenziale. Alcune di queste piante vengono già usate per la produzione di profumi, di tinture leggere per capelli e di tè.

Il loto bianco e il tè di loto

Il loto bianco, o paengnyŏn (백련 ), nome scientifico Magnolia denudata, produce fiori con spessi petali bianchi che rilasciano un profumo sottile ma pungente. Non si sa quando il loto bianco abbia iniziato a crescere in Corea, ma, dal momento che è originario dell'India, molti sono convinti che sia stato portato in Corea con l'introduzione del buddismo. A differenza del loto rosso, che cresce comunemente negli stagni e nelle risaie in tutto il paese, il loto bianco è molto meno comune.

Il fiore del loto bianco

Cresce però rigoglioso nello “stagno dei loti bianchi” di Hoesan nella zona di Muan, regione Chŏlla-namdo, nello “stagno p'ihyangjŏng” nella città di Chŏngŭp, regione Chŏlla-pukto, e nello stagno del tempio Inchwisa nella città di Asan, regione Ch'ungch'ŏng-namdo. La sua fioritura va da luglio a settembre.

In Corea il loto bianco viene anche usato per preparare il tè di loto bianco (paengnyŏnch'a 백련차 ) e dà anche vita al “Festival del loto in fiore”. Il tè di fiori di loto è un tè di qualità preparato a mano dai boccioli di loto bianchi. Ha un profumo dolce, ma leggermente mordente, che ricorda l'odore dei templi buddisti. Si dice che sia così rinfrescante da poter bandire le cinque forme di avidità (denaro, sesso, cibo, onori, accidia) e le sette emozioni umane. Nella produzione di questo tè si deve fare un'attenzione estrema per non danneggiare neppure un singolo petalo e per non permettere che neppure un alito della sua fragranza possa andare perduto. I produttori del tè di loto bianco vivono praticamente con le piante di loto quando queste fioriscono. Sono maestri artigiani che, nella produzione di questo tè eccezionale, applicano le tecniche adatte a catturare la sottile essenza dei fiori di loto.

Dei vari festival dei fiori di loto, quello di Muan è il più famoso. Il festival ha luogo ogni anno alla fine di agosto presso lo stagno dei loti bianchi di Hoesan a Pogyong-ri, Illo-ŭp, nella zona di Muan. Questo stagno, che occupa un'area di 330.000 metri quadrati, è quasi interamente coperto di fiori di loto bianchi, il che lo rende il più grande habitat di loti bianchi in Asia.

Lo stagno dei loti bianchi di Hoesan fu creato quando un abitante di un villaggio vicino piantò 12 piante di loto bianco sulle rive dello stagno circa 60 anni fa. Si dice che quella notte quel contadino sognasse che 12 cicogne simili a boccioli di fiori di loto scendessero dal cielo. Ritenendo che il sogno fosse una cosa straordinaria, da allora, assieme ad altri abitanti del villaggio, si prese cura delle piante che hanno continuato a proliferare fino all'odierna colonia così cresciuta.

Ogni anno il festival attira più di un milione di persone da tutte le parti del paese. La vista di quella moltitudine di fiori di loto che si elevano eleganti fuori dall'acqua si imprime profondamente nella mente dei visitatori. Nel buddismo il loto simboleggia la liberazione dal male in quanto emerge dall'ambiente fangoso che lo circonda per fiorire. Da questo fiore i visitatori ne traggono un apprezzamento della purezza e la saggezza di cercare la felicità abbandonando i desideri terreni.

Oltre ai loti bianchi, in Corea crescono vari altri tipi di loto, fra cui il loto rosso, il giglio d'acqua e la genziana d'acqua. Sono fra loro diversi nell'aspetto e variano anche per il loro valore ornamentale e la gamma degli usi a cui sono destinati. Ma nessuno degli altri fiori può competere con il loto bianco per fragranza, un profumo sottile e coinvolgente. Il loto bianco è davvero una risorsa aromatica di gran valore.

I gigli okchamhwa e il profumo Nogodan

I boccioli di giglio piantaggine, detto okchamhwa (옥잠화 ), nome scientifico Hosta plantaginea, cominciano ad aprirsi all'incirca quando il sole estivo inizia a tramontare all'orizzonte e poi fioriscono con bianchi fiori brillanti che assomigliano a gemme bianche quando scende l'oscurità. Il nome, che significa letteralmente “fiore spillone di giada per capelli”, è dovuto alla sua somiglianza con il corrispondente accessorio ornamentale (per una foto degli spilloni di giada cliccare qui). Fiorisce come un giglio alla luce della luna e diffonde attorno a sé un profumo meravigliosamente dolce. I fiori continuano a fiorire di notte per tutta l'estate.

Il giglio piantaggine

A differenza dell'okchamhwa, il giglio selvatico, o sanokchamhwa (산옥잠화 ), nome scientifico Hosta logissima, ha fiori color lavanda. Cresce selvatico nelle vicinanze di Nogodan sul monte Chirisan. Associato a questo fiore esiste il seguente mito popolare.

Una volta uno studioso di impeccabile virtù e conoscenza stava suonando un piffero di bambù al chiarore della luna piena in un padiglione nel suo giardino. Smise di suonare quando percepì una delicata fragranza e notò un leggero movimento: in quell'istante si rese conto che una bella fata si trovava lì vicino e gli sorrideva. La fata gli disse che era scesa dal cielo attirata dal suono della sua musica e gli chiese di continuare, al che egli ricominciò a suonare. Dimentico del tempo che passava, lo studioso continuò a suonare per tutta la notte finché, al canto del gallo, la fata si alzò e si preparò a tornare al cielo. Rattristato, lo studioso, che nel frattempo si era invaghito della fanciulla celeste, chiese alla fata di lasciargli qualcosa come suo ricordo. La fata si tolse uno spillone di giada dai capelli e glie lo diede, ma per la meraviglia e il timore lui lo lasciò cadere a terra dove si trasformò immediatamente in una pianta di okchanhwa, che produsse fiori di un bianco accecante che fiorivano non appena si faceva notte.

In passato era possibile trovare questi fiori solo nei giardini dei funzionari governativi di alto rango, ma oggi sono in molti a coltivare questi gigli a casa propria. È ritenuto un fiore prezioso a causa del suo aspetto delicato e della sua deliziosa fragranza. Oggi questo fiore selvatico viene usato per produrre un raffinato profumo chiamato Nogodan.

Una boccetta di Nogodan, il profumo tratto dai fiori di giglio selvatico

Il materiale fragrante che sta alla base di questo che è il più popolare profumo della Corea viene estratto dai fiori di giglio piantaggine. Il profumo viene venduto nei negozi di souvenir nei pressi del monte Chirisan e in varie profumerie a Seul. Le donne che lo usano dicono che la sottile fragranza rinfrescante del Nogodan le rende più attraenti.

Anche sul marchio di fabbrica Nogodan c'è una storia. Nogodan, che significa “altare della vecchia suocera” , si riferisce al sito in cui vengono celebrati i riti in memoria della madre di Pak Hyŏkkŏse, il fondatore del regno di Silla (57 a.C. - 935 d.C.). Si dice che al profumo fu dato questo nome perché il fiore del giglio selvatico cresce rigoglioso a Nogodan e si presume che la madre del re amasse questo profumo usato anche dalla nuora. Il profumo porta alla mente le immagini maestose del monte Chirisan e di questo fiore così intimamente collegato con la vita dei coreani, oggi come nel lontano passato.

Il ravizzone e il profumo Cheju

I fiori di ravizzone segnalano l'arrivo della primavera nell'isola di Chejudo. Chi visita l'isola nei mesi di aprile e maggio rimane inevitabilmente incantato dai fiori di ravizzone che trasformano in un giallo brillante vaste zone di terreno, creando un effetto che abbaglia e stordisce. Nell'isola si possono vedere i cavallini pony che giocano accanto ai campi di ravizzone. Dietro di loro vi sono dei muriccioli di pietra serpeggianti e dietro di questi si vedono delle case con i tetti di paglia. Davanti e dietro le case crescono alberi di mandarini.

Campi di fiori di ravizzone a Chejudo

A Chejudo crescono praticamente tutte le piante di ravizzone della Corea (il 98 per cento). Più che per scopi alimentari, queste piante vengono lasciate crescere come attrazione per i turisti. I fiori di un giallo brillante sono diventati un simbolo di quest'isola posta all'estremità meridionale della Corea. Le foglie vengono mangiate a primavera quando gli altri vegetali scarseggiano e vengono anche usate come ingrediente nella preparazione del kimch'i. Da notare che questi innumerevoli fiori di ravizzone attirano le api che producono un miele dal profumo particolare.

Quando i fiori appassiscono, le piante producono un frutto che viene usato per produrre olio. L'olio di ravizzone viene usato sia per cucinare che per condire l'insalata. Viene anche usato come ingrediente per la margarina, il burro, la mayonnaise e per i dolci. Ma il ravizzone che cresce a Chejudo non è adatto a questi usi e perciò non viene molto usato per la produzione dell'olio.

Invece, i fiori di ravizzone vengono usati per produrre un profumo. Il profumo di fiori di ravizzone dell'isola di Chejudo si può acquistare nei negozi per turisti e nei duty free dell'aeroporto di Cheju. Si dice che il profumo possa reggere il confronto con marchi famosi quali Chanel e Yves Saint-Laurent, sia come qualità del profumo che come forma della boccetta. Ha un colore giallo molto attraente, che gli deriva dall'uso dei fiori di ravizzone e di quelli di arancio.

La boccetta del profumo di fiori di ravizzone

La maggior parte dei fiori che crescono in Corea hanno una sottile fragranza, così come i fiori di ravizzone dell'isola di Chejudo. Una fragranza che combina il profumo fresco dei nuovi boccioli che spuntano sui rami in primavera con il dolce profumo dei fiori selvatici senza nome.

Non si sa quando i fiori di ravizzone abbiano cominciato a crescere in Corea: vengono menzionati in un documento pubblicato nel 1643, per cui si pensa che siano stati introdotti nella penisola coreana prima di quella data.

Ch'angp'o, ch'ŏn'gung e Tano

L'iris, o ch'angp'o (창포 ), nome scientifico Acorus asiaticus, ha fiori giallognoli che sono persino troppo delicati per esser chiamati fiori. Nel passato le donne ne facevano una lavanda per capelli immergendone le foglie e i gambi in acqua. Talvolta, quando l'iris non era disponibile si usava una varietà di filipendula, chiamata in coreano ch'ŏn'gung (천궁 ), nome scientifico Cnidium officinale, nota come erba medicinale, ma con una lunga storia di utilizzo a fini cosmetici.

Donne che partecipano a un evento
culturale e si lavano i capelli in acqua di iris

Per mantenere i loro capelli neri e lucenti, le donne coreane li lavavano in acqua di iris nel giorno del Tano, quinto giorno del quinto mese lunare, e anche nel terzo giorno del terzo mese lunare e nel quindicesimo giorno del sesto mese.

L’iris ha un profumo che attira i coreani, il tipo di fragranza rinfrescante che si può sentire nelle foreste incontaminate o lungo le rive dei fiumi. Alcuni lo paragonano al profumo della biancheria che è stata asciugata al sole. Questo è il motivo per cui le persone che si imbattono nel profumo dell’iris lo trovano in un certo senso familiare.

Nei tempi andati le donne coreane non usavano l'iris solo per lavarsi i capelli. Lo aggiungevano anche all'acqua del bagno e usavano le radici scolpite per farsene degli spilloni fermacapelli che mantenevano il profumo a lungo. La gente usava anche appendere foglie di iris sotto le gronde delle case nella convinzione che avrebbero allontanato la sfortuna.

L'iris o acoro asiatico

Il ch'ŏn'gung era ampiamente usato nella regione del Kangwŏndo. È una pianta ricca di foglie, come il rafano. Quando si passa vicino ai campi di questa pianta, si sentono chiaramente ondate di profumo. È una risorsa aromatica preziosa. Anche le foglie del ch'ŏn'gung venivano tagliate e immerse in acqua per farne lavande per i capelli, mentre le sue radici venivano intagliate e utilizzate come spilloni fermacapelli.

In passato, quando le donne coreane stavano per sposarsi o per andare in una nuova casa, impacchettavano assieme alle loro cose anche radici di iris o di ch'ŏn'gung. Così nella nuova casa avrebbero piantato queste piante vicino al pozzo o nella zona in cui ci si lavava per poterle usare il giorno della festa di Tano.

Piante di ch'ŏn'gung

Oggi, però, l'iris e il ch'ŏn'gung sono caduti in disuso, un numero sempre maggiore di persone non celebra più il giorno del Tano e per lavarsi i capelli usa invece shampoo e saponi prodotti commercialmente. Fortunatamente molta gente che vive in appartamenti coltiva ancora queste piante in vaso. L'iris è particolarmente richiesto da chi ne amava il profumo in passato: lo piantano nel giardino o lo mettono nella veranda per goderne la rinfrescante fragranza. L'iris è anche popolare a scopo paesaggistico e per arricchire le composizioni floreali.


Basato su “Korea's Aromatic Flowers”, in Koreana, vol.16, n.2, estate 2002. Testo originale di Park Chung-kon. Pubblicato con autorizzazione della Korea Foundation, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Koreana.

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© Valerio Anselmo