La mia esperienza coreana
pubblicato su “Forum Corea” - aprile 2005

Il 14 gennaio 1965 arrivavo all'aeroporto di Kimpo, a Seul. Era l'inizio della mia avventura coreana che doveva durare cinque anni. Oggi a distanza di quarant'anni quei giorni mi tornano alla memoria e rivivo le prime emozioni. Ricordo chiaramente come il clima freddo e il cielo alto e azzurro di quel giorno fossero come quelli della mia regione di origine, il Piemonte. Questo lo presi come un segno di buon auspicio.

A quei tempi Seul era una città “a misura d'uomo”. La maggior parte delle case di abitazione avevano solo il pian terreno ed erano circondate da un alto muro con sopra il filo spinato. Come mezzi di trasporto c'erano solo gli autobus con posti in piedi e le strade erano praticamente tutte di terra battuta. Io ero giovane e la vita era bella. Per me tutto aveva un sapore nuovo: vedevo la diversità dell'Oriente in ogni cosa, nel piccolo gong che veniva picchiato dal venditore di dolci per la strada, nei vestiti della gente, nella bellezza delle ragazze con gli occhi che ridevano, nei ristorantini che ti aprivano la porta e ti gridavano il loro benvenuto, nei cavallini che tiravano i carretti stracarichi di merci.

Mi abituai molto presto alla città, anche se per abituarmi al vitto ci volle un po' più di tempo. Andavo a mangiare in un ristorantino, ma il cibo era così piccante che bastavano poche cucchiaiate e non avevo già più appetito: letteralmente non riuscivo più a mandar giù nulla. Naturalmente, dopo due ore avevo di nuovo fame. Ma non era che l'inizio. Mi ci volle un po' di più per abituarmi alla lingua. Finalmente un giorno, dopo circa tre mesi, cominciai a capire il senso generale di quello che la gente mi diceva in coreano: fu per me una grande soddisfazione. Dopo di allora, appoggiandomi alle parole che avevo imparato, riuscii a capire sempre meglio ciò che mi veniva detto e io stesso cominciai a parlare.

Tutto quello che successe dopo, i molti amici che mi feci, fra gli studenti del corso di italiano dove insegnavo e fra i colleghi di studio al corso di linguistica coreana che ho poi frequentato, mi sono rimasti impressi come una parte importante della mia vita, un periodo che non ho più dimenticato e che ricordo sempre con piacere. La Corea divenne allora parte di me, così tanto da farmi pensare di essere diventato io stesso coreano. Fatto sta che, quando qualcuno sull'autobus si rivolgeva a me in inglese pensando che non capissi il coreano, io mi chiedevo come mai non mi parlasse in coreano. Io mi sentivo coreano, parlavo e pensavo in coreano. L'Italia era lontana e ormai del tutto dimenticata.

Il tempo correva veloce e con alterne vicende: prima come “lecturer” di italiano presso l'Università di lingue estere Hankuk, poi con funzioni di addetto culturale presso l'Ambasciata italiana, poi come semplice studente dell'Università nazionale di Seul. Sempre affascinato dall'ambiente, dalla lingua, dalla cultura coreana, dalle cose interessanti che vedevo in giro.

Nel 2000, dopo tanto tempo, ho deciso di far conoscere anche agli italiani la Corea che ho amato, la sua cultura, la sua antica civiltà creando un sito web: www.corea.it. Molti italiani comprano oggi i prodotti coreani ma non immaginano che Samsung, Hyundai, LG, Daewoo, Kia sono industrie coreane. Quello che sanno della Corea è che la squadra italiana è stata battuta due volte dai coreani ai mondiali di calcio, prima dal Nord Corea nel 1966 e poi dal Sud Corea nel 2002. Le nuove tecnologie e Internet sono i libri del futuro e grazie a loro sarà possibile rimettere le cose a posto facendo conoscere a questi italiani quanto di importante ha fatto la Corea anche nel passato e quanto grande sia stata la sua antica civiltà. Il sito www.corea.it ha ora superato le 450 pagine. Visitatelo e fatelo conoscere ai vostri amici italiani!

Valerio Anselmo

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© Valerio Anselmo