La Corea, in passato una nazione di fortezze
(seconda parte)

prima parte

Fin dall’antichità la Corea ha subito invasioni e scorrerie provenienti dal nord e dal sud. Per difendere i centri abitati furono costruite molte fortezze con caratteristiche particolari. L’originale in inglese di questo articolo, pubblicato dal sito korea.net, si può consultare cliccando qui. L’articolo, troppo lungo per una sola pagina, è stato diviso in due parti. Questa è la seconda parte.

Nota: Cliccando su un carattere cinese studiato nelle scuole medie ne viene visualizzata la scheda.


( Tipi di fortezze coreane e loro caratteristiche - continua )

A differenza delle fortezze o delle mura delle città europee, che sono autoportanti e con mura in pietra su entrambi i lati, le mura coreane erano in effetti delle mura di contenimento. Non vi era alcun muro di pietra all’interno della merlatura. Un lato della collina naturale o della cresta della montagna veniva tagliata via in verticale sulla parte esterna del muro e la parte frontale veniva completata con pietre pesanti, che formavano un muro di contenimento. Così, il muro non avrebbe mai potuto essere abbattuto da un bombardamento di artiglieria, mentre questo punto costituiva una debolezza intrinseca delle fortezze e delle mura delle città europee dopo l’invenzione dell’artiglieria ad alta potenza.

Per esempio, durante il tentativo di invasione della Corea da parte dei francesi nel 1866 e degli americani nel 1871, entrambe queste forze militari superiori cercarono di catturare l’isola strategica di Ganghwado, ma non riuscirono ad abbattere con la loro potente artiglieria le mura dei bastioni costieri. La terra e la pietra ricavate dal taglio all’esterno erano spostate all’interno del muro per formare una rampa con un angolo di salita leggero che portava fino alle merlature, consentendo un movimento veloce ed efficiente di uomini, armi e munizioni alle posizioni più in alto delle mura, sia in su e in giù, che lateralmente.

Chiaramente, le mura di una fortezza erano costruite per ospitarvi una guarnigione militare. Oggi i visitatori di una fortezza di montagna possono vedere soltanto le mura di pietra e alcuni padiglioni di legno sopra le porte di pietra ad arco che penetrano in queste mura. Le strutture militari originariamente comprendevano da 20 a 70 edifici, alcuni dei quali contavano un piccolo palazzo reale di rifugio per i reali da usare come fortino in tempo di guerra. Le costruzioni comprendevano una grande gaeksa (객사 residenza ufficiale per gli ospiti) e altri edifici amministrativi, caserme, cucine, alloggi per gli ufficiali e magazzini. Alcune fortezze avevano sulle mura dei padiglioni di svago esteticamente molto belli, usati per il relax nei periodi di pace e come piattaforme di osservazione durante la guerra e le esercitazioni militari.

Le fortezze montane servivano sia per il ruolo difensivo che per quello offensivo. Come strutture difensive, controllavano i passaggi strategici e sorvegliavano importanti rotte di invasione e di approvvigionamento. Gli invasori potevano scegliere di ignorare le fortezze di montagna, ma lo facevano solo a proprio rischio e pericolo. Le guarnigioni della fortezza potevano sempre fare una sortita e tagliare le linee di rifornimento o di attacco dal di dietro.

Le fortezze di montagna servivano anche come rifugi sicuri per il re, i suoi alti funzionari e i civili in momenti di emergenza. L’ampia fortificazione di montagna di Namhansanseong (남한산성 ), situata appena a sud di Seul, aveva all’interno delle sue mura un piccolo palazzo temporaneo protetto che veniva usato come fortino reale (haenggung 행궁 ).

Le fortezze di montagna servivano come basi sicure anche per azioni offensive. Erano utili basi avanzate per espandere il proprio potere. Per esempio, l’imponente bastione della fortezza Samnyeon Sanseong (삼년산성 ) nella Corea centrale, costruito nel 470, fu utilizzato dal regno di Silla per lanciare attacchi contro i regni confinanti di Baekje e Goguryeo.

Oltre alle fortezze di montagna, l’altro grande tipo di architettura con mura fortificate che si trova in Corea era la città o il villaggio con mura, chiamato eupseong (읍성 letteralmente “città fortificata”). Nel periodo Joseon quasi tutte le grandi e le piccole città della Corea erano protette da mura. A partire dall’inizio del ventesimo secolo la maggior parte delle vecchie mura delle città sono state distrutte, anche se alcune, come ad esempio quelle dei villaggi Nagan Eupseong, Gochang Eupseong, e Haemi Eupseong, sono ancora ben conservate a ricordarci di come questi paesi dovevano essere stati. Una versione più grande dell’eupseong, il doseong (도성 letteralmente “metropoli fortificata”), circondava la capitale reale di Seul.

Come le fortezze di montagna, le mura delle città erano di pietra. Di solito venivano costruite servendosi di lavoro forzato, spesso reperito dalle aree circostanti. Le mura delle città avevano una ulteriore e importante funzione di controllo della popolazione, specialmente per tenere fuori dalla città dopo il tramonto persone indesiderabili, come ladri e briganti locali. Ogni città con le mura aveva una grande campana, solitamente appesa alla porta del sud, che veniva suonata al tramonto per annunciare la chiusura delle porte della città. Una volta che le porte della città erano chiuse, nessuno poteva entrare, fino al mattino, nel sancta sanctorum del recinto delle mura. Quegli sfortunati che arrivavano troppo tardi per entrare in città dovevano trovare una sistemazione alternativa al di fuori delle mura, cosa che dava luogo alla creazione di un mercato eccellente per tante piccole locande situate in posizione strategica vicino alle porte della città, fuori dalle mura.

Le mura erano anche cruciali per la pianificazione urbana, in quanto definivano i limiti della città. Gli edifici amministrativi erano posti al nord, mentre i mercati erano collocati al sud. La strada principale della città spesso collegava la porta orientale con quella occidentale delle mura. Questo si può vedere nel modo più evidente nella più spettacolare delle antiche città fortificate della Corea, Seul, dove punti di riferimento attuali come il palazzo Gyeongbokgung (e l’attuale palazzo presidenziale Cheong Wa Dae) e l’arteria trafficata di Jongno aderiscono ancora a questa disposizione di base.

Hanyang Doseong: le mura della città di Seul


Le mura della città di Seul sul monte Naksan

Le più interessanti delle mura urbane del periodo Joseon sono le mura della città di Seul, note in coreano come Hanyang Doseong (한양도성 ). Originariamente lunghe 18 km, le mura della città (designate sito storico numero 10) un tempo circondavano la capitale nella sua interezza, correndo su e giù per i crinali delle cime che la circondano e fiancheggiando le basse valli. Oggi restano ancora circa 12 chilometri delle mura, per lo più nelle zone di montagna. In effetti, parti delle fortificazioni funzionano ancora nella loro capacità originale. L’architetto Hwang Doojin afferma che in alcune parti, come il monte Bugaksan e il monte Inwangsan, le mura sono ancora vive come struttura militare, parte del sistema di difesa di Seul, qualificandosi pertanto come il più antico monumento storico ancora utilizzato per la sua funzione originaria.

La storia delle mura della città di Seul è lunga quanto quella della stessa capitale. I lavori sulla fortificazione iniziarono nel 1395, quasi subito dopo che il re Taejo, fondatore dello stato di Joseon, spostò a Seul la capitale del nuovo regno. Per costruire le mura furono arruolati circa 197.400 uomini che sorprendentemente impiegarono solo 98 giorni a costruirle. Nel 2012, la Corea ha presentato le mura all’UNESCO per l’iscrizione nella Lista dei patrimoni mondiali. I funzionari sperano che la registrazione possa essere completata entro il 2015.

Tipiche delle fortezze coreane, le mura della città di Seul aderiscono strettamente alla topografia locale. Seul fu scelta dal re Taejo per le sue eccezionali proprietà pungsu (풍수 , sistema di geomanzia estremo-orientale, meglio noto in Occidente come feng shui), con montagne di protezione al nord e il fiume Hangang a sud. Le mura della città furono progettate per integrarsi in questo ambiente. Seguono i contorni della città, snodandosi su e giù per i crinali delle quattro montagne che la circondano.

L’accesso in ingresso e in uscita dalla fortezza, e quindi dalla capitale, era regolato da quattro porte principali e da quattro porte minori. Le quattro porte principali furono costruite in conformità con le quattro direzioni cardinali e posizionate secondo i principi del pungsu. Questi portali erano formati da una base in pietra con una porta ad arco e sormontate da una sovrastruttura a forma di padiglione in legno. Tre di queste porte sono ancora esistenti, mentre una — la vecchia Donuimun (돈의문 “Porta della giustizia generosa”), nota anche come Porta occidentale, fu demolita dai giapponesi nel 1915, apparentemente per costruire una linea tranviaria. Attualmente, la meglio conservata delle porte è la Heunginjimun (흥인지문 “Porta della benevolenza crescente”), più conosciuta come Grande porta orientale (Dongdaemun 동대문 ), che risale a una ricostruzione del 1869. La vecchia Porta Meridionale, Sungnyemun (숭례문 ), meglio nota come Namdaemun (남대문 ), era stata l’edificio più antico di Seul e tesoro nazionale numero 1 (la cui costruzione lignea originale risaliva al 1479) fino a quando la sua infrastruttura in legno fu demolita e ricostruita nel 1962 e di nuovo distrutta da un incendio doloso nel 2008. È attualmente in fase finale la ricostruzione durata cinque anni che si dovrebbe completare nell’aprile del 2013.

Oggigiorno è possibile fare escursioni per tutta la lunghezza delle mura. Non è un percorso facile: sezioni del muro richiedono salite ripide, e gli escursionisti devono aspettarsi di impiegare almeno dieci ore per completare l’intero percorso. Per renderlo più attraente, il distretto di Jongno-gu sta distribuendo insegne commemorative agli escursionisti che raccolgono tutti i timbri per il completamento di ciascuna sezione del muro. Ma anche senza le insegne, una passeggiata lungo le mura può essere un’esperienza stimolante. “Un’altra bellezza della fortezza è che, trattandosi di un cerchio chiuso, ti riporta esattamente dove si è iniziato”, dice l’architetto Hwang. “Il mio punto preferito è la Porta di Dongdaemun. Se si inizia il giro da quel punto la mattina presto, camminando attorno alla fortezza in senso orario, il sole ti segue per gran parte della giornata, illuminando le parti di Seul che vuoi vedere, come un gigantesco faro celeste. Si tratta di un’esperienza così rara e speciale in cui tu, la città e tutto l’universo diventate una cosa sola.”

La fortezza di Suwon Hwaseong

Suwon Hwaseong è, in breve, un capolavoro coreano di tecnica. Le mura furono costruite per una combinazione di scopi: per proteggere un grande presidio militare, inoltre come muro protettivo della città e del centro di governo e ancora per la protezione di un raffinato palazzo reale di campagna. Suwon Hwaseong è il gioiello della corona di Silhak, un movimento intellettuale all’interno del confucianesimo del tardo periodo Joseon che dava la priorità alla scienza e all’apprendimento pratico. Costruito per volere del re riformista Jeongjo fra il 1794 e il 1796, l’imponente cinta muraria utilizzava le ultime tecniche di ingegneria e di fortificazione del suo tempo, comprese idee importate dall’Occidente attraverso la Cina. Le mura della città, che circondano quasi 6 chilometri del cuore della moderna città di Suwon, sono oggi in buono stato. Nel 1997, la fortezza fu registrata dall’UNESCO come sito Patrimonio mondiale dell’umanità.

L’architetto principale del progetto fu “Dasan” Jeong Yak-yong, il più grande di tutti i pensatori Silhak. Non solo egli redasse il progetto per la stessa muratura in pietra della fortezza, ma progettò anche alcune delle complesse pulegge e delle gru utilizzate nella sua costruzione. Jeong documentò il processo di costruzione in modo così dettagliato che la documentazione del diciottesimo secolo ha permesso alle autorità di restaurare con precisione la fortezza al suo stato originale dopo che era stata gravemente danneggiata durante la Guerra di Corea. Eccezionalmente, la fortezza fu costruita da lavoratori stipendiati, invece che da lavoro forzato.

Per i visitatori, Suwon Hwaseong emana un’atmosfera molto esotica, quasi occidentale. La struttura incorpora architettura militare sia orientale che occidentale: feritoie nelle pareti con torri, posti di comando, bastioni e merli che potevano permettere ai difensori di far piovere fuoco sui possibili assedianti. Le sue massicce porte, quella settentrionale e quella meridionale, alcune delle più grandi porte di città in Corea, sono protette da ulteriori fortificazioni a mezza luna. Alla maniera coreana, le mura sfruttavano bene la topografia naturale, seguendo i crinali e permettendo all’acqua di scorrere naturalmente dentro e fuori.

Lungo le mura si trovano diversi padiglioni raffinati ed esteticamente gradevoli arroccati in cima alle mura. Questi servivano come padiglioni di svago per ammirare il bel paesaggio, come sedi per le riunioni della nobiltà e degli ufficiali militari, e come posti di osservazione durante la battaglia e le esercitazioni di difesa. Il padiglione Dongbukgangnu (동북각루 ) è particolarmente squisito come fattura: si affaccia su un bellissimo laghetto di loti posto ad arte al fondo delle mura della fortezza e nasconde in modo discreto una piccola caserma e postazioni di artiglieria sotto il pavimento.

Il palazzo indipendente (ristrutturato nel 2003) rappresenta un apice nell’architettura dei palazzi in Corea: veniva usato dal re Jeongjo quando faceva visita alla vicina tomba di suo padre e anche come residenza estiva. Qui vi sono dei bellissimi paraventi dipinti, il più famoso dei quali risale al 1795, per la festa di compleanno della madre del re, la signora Hong di Hyegyeong.


Tratto da “Korea’s fortresses are monuments to both the past and Koreans’ respect for the environment”, in Korea, Aprile 2013. Testo di Peter Bartholomew. Note linguistiche e caratteri cinesi dell’autore del sito. L’articolo viene pubblicato in due puntate. Questa è la seconda delle due parti.

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© Valerio Anselmo