Hong Kil-tong jŏn
famoso romanzo coreano pubblicato in italiano

Nota: Cliccando su un carattere cinese studiato nelle scuole medie ne viene visualizzata la scheda.



La prima pagina originale del romanzo
(tratta da “La storia di Hong Kil-tong”)

H

ong Kil-tong jŏn (홍길동전 ) è un romanzo avventuroso che, a differenza delle opere di quel periodo (fine del '500 - inizi del '600) che venivano scritte in cinese, fu pubblicato direttamente in alfabeto coreano (han'gŭl 한글). Questo ne permise un'ampia diffusione fra la gente comune che non aveva studiato il cinese. La facilità di lettura da parte di tutti, oltre al contenuto (ambiente tra il fantastico e il reale, avventure tipo Robin Hood, con un'aperta critica del comportamento della corte), lo rese famoso, specialmente fra le classi meno abbienti.

L'autore, Hŏ Kyun (허균 1569-1618), figlio di uno studioso confuciano e fratello di una nota poetessa, Hŏ Nan-sol hŏn (허난설헌 ), era un nobile ed ebbe incarichi molto importanti presso la corte, ma erano tempi difficili (invasione giapponese del 1592, forte corruzione nella corte, popolazione comune ridotta in miseria). Basti dire che, forse proprio a causa delle sue critiche al governo, nel decimo anno del re Kwanghae (광해군 ) Hŏ Kyun venne giustiziato. (Kwanghae fu un re malvagio, tanto che i coreani in seguito non gli attribuirono il titolo postumo di re [ ]).


Kim Hong-do, Arcieri in esercitazione (tratto da “La storia di Hong Kil-tong”)

Qui non si vuole che accennare brevemente alla trama del romanzo, tradotto in italiano e pubblicato di recente per i tipi di Rubbettino Editore. La storia è piuttosto semplice e, in un certo senso, ricalca storie simili apparse in Cina. Il tema principale è quello di un figlio illegittimo del re, di conseguenza senza alcuna opportunità di fare una carriera governativa, che tuttavia arriva a essere nominato a una posizione importante, come se fosse un figlio legittimo.
Un tema subordinato è quello della corruzione nel governo, mentre un terzo tema è quello del sogno di un paese perfetto, l'idea di fondare un regno su un'isola, in pace e in armonia sotto il governo del figlio illegittimo, ma ancora fedele al re di Corea.

Dall'introduzione del libro citato prendiamo il brano che segue.

Per delineare la figura di Hong Kil-tong, Hŏ Kyun ha sicuramente tenuto conto dell'esperienza di vita di uomini di un certo rango, ma figli illegittimi che si ribellavano alla sorte avversa, come i “sette saggi del boschetto di bambù”, che avevano inutilmente tentato di fare abrogare la norma sul divieto di accedere agli esami di stato, e delusi si erano rifugiati nei pressi del fiume Han cercando di organizzare un colpo di stato. Egli potrebbe anche essersi ispirato a personaggi realmente esistiti: briganti che vivevano tra le montagne e saccheggiavano il paese, vagabondi, poveri contadini ridotti in miseria, come, ad esempio, un bandito chiamato Hong Kil-tong, arrestato durante il regno di Yŏnsan-gun (1494-1506) che aveva terrorizzato il paese.

A causa delle critiche di natura sociale, il romanzo riesce inviso ai ceti dominanti dell'epoca, sostenitori di una società aristocratica fortemente classista. Dopo la condanna a morte dell'autore nel 1618, il semplice possesso della Storia di Hong Kil-tong o di qualcuna delle sue opere è considerato pericoloso e motivo di arresto e tortura.


La copertina del libro su
Hong Kil-tong

Oggi chiunque potrà gustare in italiano le avventure di questo Robin Hood coreano nel libro pubblicato di recente (dicembre 2003) presso l'editore Rubbettino (Hŏ Kyun, La storia di Hong Kil-tong, a cura di Sofia Teresa Scerbo, € 7,50), un libro bello anche dal punto di vista della stampa, molto curato e utile per capire non solo i coreani di allora, ma molto della stessa Corea di oggi. Un nutrito apparato di note serve a chiarire nei dettagli ogni più minuto particolare dell'ambiente e del pensiero degli abitanti del paese del calmo mattino.

La presentazione e la traduzione sono di Sofia Teresa Scerbo, mentre la dotta introduzione è di Andrea Porciello e Alberto Scerbo.

Sofia Teresa Scerbo, professore a contratto di Lingua e civiltà giapponese presso l'Istituto Universitario Linguistico Eurorientale di Reggio Calabria, è anche professore a contratto di Lingua e civiltà araba presso la Facoltà di Medicina dell'Università degli Studi “Magna Graecia” di Catanzaro, corso di laurea in Operatore dei servizi sociali. Oltre alla Storia di Hong Kiltong, ha pubblicato vari articoli, tra cui La narrativa tra il XVI ed il XVII secolo in Cina, Corea e Giappone (2004). Laureata in Lingue e Civiltà Orientali presso l'Istituto Universitario Orientale di Napoli, dove ha studiato, tra l'altro, Lingua e letteratura coreana, è stata borsista del Ministero degli Affari Esteri presso l'Università di Seul e docente di italiano presso l'Università di Pusan (Corea).

Alberto Scerbo è Professore associato di Filosofia del Diritto presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi “Magna Graecia” di Catanzaro, dove insegna anche Teoria e Tecnica della normazione e dell'interpretazione. È autore di alcune monografie, tra cui Tecnica e politica del diritto nella teoria del processo (2000) e Giustizia, sovranità, virtù (2004).

Andrea Porciello, già borsista di Filosofia del diritto, è dottorando di ricerca in Teoria generale del diritto presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi "Magna Graecia" di Catanzaro. È autore di alcuni saggi, tra cui Diritto e morale (2003), e di un volume, insieme a Stefano Bertea, dal titolo Introduzione alla logica e informatica giuridica (2003).


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© Valerio Anselmo