L’economia coreana all’inizio del 2011
dalla newsletter di febbraio 2011


N

el momento in cui la maggior parte delle economie sviluppate fanno ancora fatica ad individuare gli strumenti più idonei per recuperare i danni inflitti della recente crisi economica, la Corea del Sud ha chiuso il 2010 registrando una crescita del 5,9 % su base annua.

Tale performance appare ancora più significativa se si considera che la composizione di tale incremento è in parte dovuta ad un rafforzamento del settore privato che ha positivamente risposto agli interventi di stimolo messi in campo dal governo coreano per fronteggiare la crisi.

Motore trainante dell’economia coreana si confermano essere, ancora una volta, le esportazioni che nei primi 9 mesi del 2010 sono cresciute del 30,5% a fronte di una crescita complessiva del 2009 pari al 13,9%.

Tale sviluppo ha reso possibile, ad esempio, un’ulteriore spinta da parte del governo coreano negli investimenti per le infrastrutture ed ha comportato per le imprese private - chaebol in testa – un notevole aumento dei profitti con relativo aumento dei dividendi per gli azionisti e salari per i dipendenti.

Questo rapido sviluppo potrebbe facilmente portare ad un risvegliarsi del fenomeno inflattivo e per questo motivo la Banca Centrale coreana ha da pochi giorni deciso di innalzare il tasso di interesse di un ulteriore 0,25%, fino all’attuale 2,75%.

In effetti la notevole crescita economica (5,9% nel 2010) che ha visto aumentare, di pari passo, il prezzo del petrolio, dei cereali e di alcuni tipi di alimenti fondamentali per il consumatore coreano (in primis il cavolo con cui viene preparato il celeberrimo Kimchi, onnipresente sulle tavole coreane un po’ come il pane per gli italiani) ha cominciato a preoccupare la Banca centrale coreana che per ben sedici mesi aveva mantenuto i tassi di interesse ad un minimo storico del 2%.

Peraltro lo stesso Presidente sudcoreano Lee Myung-bak è personalmente intervenuto caldeggiando misure di contenimento dei prezzi di beni e servizi di largo consumo quali, ad esempio, l’energia e i trasporti, i servizi postali, le spese universitarie o anche beni di prima necessità quali caffé, farina, ecc.

La Banca di Corea prevede che l’inflazione crescerà del 3,5% nel 2011, dal 2,9% dello scorso anno, e si impegna nel mantenerla al 3%, con un margine di 1 punto percentuale tra il 2010 e il 2012. Anche il Governo intende adoperarsi a questo proposito, prevedendo di realizzare contemporaneamente una crescita economica del 5%.

Tali misure, sono anche volte a mantenere ad un buon livello la domanda interna, in un Paese in cui l’economia resta decisamente export oriented e che, pertanto, potrebbe rivelarsi nel lungo periodo una rischiosa debolezza strutturale.

Il tasso di dipendenza dal commercio estero dell’economia coreana, infatti, si è assestato nel 2010 intorno all’85% superando l’80% per il terzo anno consecutivo: ciò rende l’economia locale particolarmente sensibile alle fluttuazioni tipiche dell’economia internazionale.

In ogni caso, i relativi dati per il Governo sono andati anche oltre le aspettative: nel 2010 le esportazioni coreane hanno raggiunto i 467,3 miliardi USD, registrando un surplus commerciale di 41,7 miliardi USD: il secondo più alto mai realizzato.

Stesso discorso vale per gli investimenti stranieri diretti che hanno raggiunto il valore di 12,9 miliardi USD, performance, questa, che è plausibile possa ripetersi anche nel corso del 2011.


Tratto dalla Newsletter del mese di febbraio 2011 dell’Istituto Nazionale per il Commercio Estero, sede di Seul

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© Valerio Anselmo