Free Trade Agreement,
un must della politica commerciale coreana
dalla newsletter di gennaio 2012


C

ontinua la politica sudcoreana di ampliamento dei suoi mercati di attività attraverso la ratifica di accordi di libero scambio con i Paesi o i blocchi geografici di particolare interesse per la sua economia.

Allo stato attuale la Corea ha all’attivo FTA (Free Trade Agreement) con il Cile, Singapore, i quattro Paesi del blocco EFTA, ASEAN, Perù e India ma, senza dubbio, quelli di maggiore rilevanza sia per impatto economico che per numero di individui coinvolti sono quelli con l’Unione Europea e, da ultimo, con gli Stati Uniti ratificato dall’Assemblea Nazionale coreana lo scorso novembre.

Continuando in questa direzione - che ha portato la Corea a celebrare il raggiungimento dei mille miliardi di USD di commercio estero assieme a USA, Germania, Italia, Francia, Regno Unito, Paesi Bassi, Cina e Giappone - il Presidente coreano Lee Myong Bak ha annunciato nel corso del vertice da lui avuto la scorsa settimana con il suo omologo cinese a Pechino, l’intenzione di iniziare le trattative per la ratifica di un FTA con il gigante asiatico. È stata in questo modo data chiara priorità rispetto all’accordo con il Giappone che viene pertanto rinviato a data da destinarsi. Fra le motivazioni di questa scelta, è plausibile ci siano anche quelle legate alla chiara influenza che la Cina ha sempre avuto sul regime della Corea del Nord che potrebbe vedersi accresciuta dopo la morte del “caro leader” Kim Jeong Il al cui posto è salito al potere il figlio minore, il ventisettenne Kim Jong-un.

Per quanto più ci riguarda, è ancora presto riuscire a valutare in concreto gli effetti del trattato con l’Unione Europea; secondo il Korea Customs Service (KCS) l’interscambio fra le due aree ha avuto un incremento del 17,4% solo nelle due prime settimane di funzionamento dell’FTA. L’export coreano ha infatti avuto un incremento di 1,5 miliardi USD (+19%) a fronte di un incremento, nella direzione opposta, del 16% (1,6 miliardi USD).

Sempre secondo il KCS, nello stesso periodo ben il 55% delle merci coreane esportate ha beneficiato delle tariffe agevolate contro il 13% delle merci europee.

Tale dato, tuttavia, ha subito un buon ridimensionamento già un paio di mesi dopo, essendo legato in gran parte al posticipo a luglio delle spedizioni generalmente fatte in primavera, per poter così beneficiare delle riduzioni doganali.

Per quanto riguarda il settore automobilistico, infatti, la ratifica del trattato ha sicuramente contribuito all’incremento del 44% di esportazioni registratosi in tutto il 2011 (rispetto all’anno precedente) verso la UE, contro un +14,6% verso gli USA e +34,5% verso l’Asia. Aumentato, per contro, di circa il 30% il flusso nella direzione opposta, con i brands tedeschi a farla da padrone (Mercedes Benz, Volkswagen e Audi).

Il settore del vino, da parte sua, ha avuto un incremento globale di circa il 18%, pur scontando un regime di tassazione non particolarmente favorevole (che al 15% di imposta doganale venuta meno con l’FTA, aggiunge un 30% di liquor tax, 30% di education tax e 10% di IVA) ed un sistema distributivo che impone ricarichi che possono arrivare fino a sei/sette volte il prezzo CIF.

Cogliamo l’occasione per ricordare che, per usufruire dell’esenzione doganale derivante dall’FTA l’azienda esportatrice deve dotarsi del “certificato di esportatore autorizzato” rilasciato dalle Dogane geograficamente competenti. I dati in nostro possesso dimostrano che purtroppo il nostro Paese, contrariamente a quanto accade per alcuni nostri diretti competitors quali Francia e Germania, è fra quelli con il minor numero di certificati rilasciati pagando, in questo modo, un ritardo competitivo nei confronti dei diretti concorrenti.


Tratto dalla Newsletter del mese di gennaio 2012 dell’ICE - Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane., sede di Seul

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© Valerio Anselmo