Importanza del “Classico dei mille caratteri” per la Corea

Nota: Cliccando su un carattere cinese studiato nelle scuole medie ne viene visualizzata la scheda.


I

l Classico dei mille caratteri è un poema cinese usato come libro di testo per l'insegnamento dei caratteri cinesi. Contiene esattamente mille caratteri diversi. Si dice che l'imperatore Wu ( [량무제]) della dinastia cinese Liang (r. 502-549) abbia ordinato a Zhou Xingsi ( [주흥사] 470-521) di comporre il poema per permettere a suo figlio il principe di far pratica di calligrafia.

La copertina di una vecchia copia del Classico dei mille caratteri
La fotografia è tratta da http://hyangto.pe.kr/L18-T21.htm

Questo testo fu usato nel corso di molti secoli in tutto l'Estremo Oriente per l'insegnamento degli ideogrammi. Non si conosce con certezza la data della sua introduzione in Corea, ma si pensa che possa essere stato introdotto nello stato di Paekche (18 a.C. - 660 d.C.) molto presto dopo la sua stesura.

Il Classico dei mille caratteri era considerato dagli antichi coreani come un libro di testo completo, molto importante per la maturazione del carattere di una persona, e fu quindi uno dei principali stimoli all'introduzione dei caratteri cinesi nella lingua coreana (cf. Thousand Character Classic in Wikipedia). L'altra ragione è stata l'introduzione del Buddismo in Corea. Come si sa, il sistema di scrittura coreano (cioè l'alfabeto ancora usato oggigiorno) fu inventato solo nel quindicesimo secolo dal re Sejong il Grande (세종대왕 r. 1418-1450). Fino a quel momento i coreani parlavano in coreano (una lingua del gruppo altaico, affine al mongolo), ma non avevano altro modo di scrivere che quello di “tradurre” in cinese (cioè in una lingua completamente diversa) i loro pensieri e scriverli usando gli ideogrammi. Anche dopo l'invenzione dell'alfabeto (considerato allora dai letterati coreani come una scrittura “da donne”, cioè di poca importanza), molti studiosi coreani e tutti i funzionari governativi, fieri della propria cultura cinese classica, continuarono a scrivere esclusivamente in caratteri cinesi fino ai primi anni del ventesimo secolo.

Il Classico dei mille caratteri è composto da 125 frasi di senso compiuto, ciascuna formata da 2 gruppi di quattro caratteri. Le fonti storiche ci dicono che l'uso del Classico dei mille caratteri come testo scolastico per l'insegnamento della scrittura ai bambini iniziò nel 1583, quando il re Sŏnjo (선조 r. 1568-1608) ordinò al famoso calligrafo Han Ho (한호 1544-1605, di cui nel 2005 si è celebrato il quarto centenario della morte) di incidere il testo su tavole da stampa lignee. Nelle scuole tradizionali coreane questo manuale viene ancora oggi utilizzato come testo base per l'insegnamento dei caratteri cinesi.

Come si vede dalla prima pagina del testo riprodotto qui a sinistra, i caratteri sono scritti dall'alto al basso in colonne che vanno da destra verso sinistra, come si usava allora per il cinese, e sotto ciascun carattere del poema (che nella figura inizia nella terza colonna da destra) sono indicati il significato con una parola originaria coreana di una o più sillabe (hun ) e la pronuncia coreanizzata composta da una sola sillaba (ŭm ), entrambi scritti in alfabeto coreano (in orizzontale, da destra a sinistra).

Su Internet si trovano varie edizioni di questo testo, con alcune differenze dovute probabilmente a errori di battuta o alla mancanza di un certo carattere nei font usati in Internet. Uno dei testi che si presentano meglio è quello proposto da http://deungdae.hihome.com/chunjamun.htm che, oltre alla pronuncia in coreano moderno, presenta anche la traduzione di ogni gruppo di 4 caratteri (sempre in coreano). Il tutto è scritto in orizzontale, da sinistra a destra, come si usa oggi. Un'altra pagina che porta l'elenco completo dei mille caratteri, senza commenti, si trova all'indirizzo http://www.chinapage.org/1000wrd.html. Traduzioni in lingue occidentali dell'intero poema ve ne sono, ma sono poco attendibili data la grande difficoltà di interpretazione.

La traduzione del poema richiede grandi conoscenze linguistiche e una certa fantasia per arrivare a capirne il senso.

Altre due pagine del Classico dei mille caratteri

Ad esempio, traducendo letteralmente carattere per carattere la prima frase avremo: il cielo () la terra () scuro () giallo (), lo spazio () l'universo () vasto () deserto (). Interpretando questi otto termini si arriva a comporre una frase che può voler dire: “Il cielo (era) scuro e la terra gialla; l'universo (era) vasto e deserto“. Ma le interpretazioni possono essere molte e diverse l'una dall'altra a seconda della preparazione e dell'intuito dello studioso che ne affronta la traduzione. Chi si volesse accingere a provare da solo a dare la soluzione di questa prima frase, può cliccare su ognuno dei caratteri riportati qui sopra tra parentesi per visualizzarne la scheda relativa tratta dal corso di caratteri cinesi offerto in questo sito.

Un'ultima nota riguarda la pronuncia: chi conosca un po' il coreano avrà notato che la scrittura in alfabeto coreano posta sotto ciascun carattere nelle pagine di testo visualizzate riporta alcune lettere strane: si tratta della forma grafica originale di alcune lettere dell'alfabeto che, poi, si è man mano adeguata alla pronuncia corrente, per arrivare infine alla forma odierna che differisce in qualche misura dalla scrittura del quindicesimo secolo.


Tratto da varie fonti trovate su Internet, citate nel testo dell'articolo.

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© Valerio Anselmo