Il pittore alcolizzato
Un film sulla solitudine di un pittore fuori dal comune

Nota: Cliccando su un carattere cinese studiato nelle scuole medie ne viene visualizzata la scheda.



L'attore Choi Min-sik interpreta la parte del pittore alcolizzato

C’

era un tempo un artista che amava bere e che non distingueva il giorno dalla notte. Quando lavorava teneva accanto a sé una bottiglia di liquore e insisteva che, dove c'è del liquore, ci deve essere anche una bella donna.

Questo artista era Chang Sŭng-ŏp (장승업 ), un pittore vissuto più di cent'anni fa, verso la fine del regno di Chosŏn. Di quest'artista eccentrico si conosce la data di nascita, il 1843, ma la sua morte resta avvolta nel mistero in quanto scomparve all'età di 54 anni e di lui non si seppe più nulla.

Il regista Im Kwŏn-taek, che ha diretto nel 2001 un famoso film sulla storia di Ch'unhyang, grande successo negli Stati Uniti e in Europa, aveva da tempo pensato alla realizzazione di un'opera su questo pittore. Le riprese, iniziate a marzo del 2001, sono terminate alla fine dell'inverno. Il 10 maggio il film, che in coreano è intitolato Ch'wihwasŏn, veniva presentato nelle sale cinematografiche in Corea.

Assieme a An Kyŏng e a Kim Hong-do, Chang Sŭng-ŏp fu uno dei tre principali pittori del periodo Chosŏn (1392-1910). Nato in un'epoca in cui la Corea stava soffrendo sempre più per la pressione dei paesi stranieri, Chang perse i genitori in tenera età. Povero e senza possibilità di trovare una casa, andò a servizio e imparò da autodidatta a dipingere. Benché fosse molto popolare ai suoi tempi, non dimostrò alcun interesse per la fama e le ricchezze: era uno spirito libero, che fuggiva di casa scavalcando il muro di cinta per andare a bere in qualche bettola anche quando il re lo chiamava a palazzo per dipingere.

Secondo i resoconti ufficiali, Chang scomparve nel 1897. A quel tempo un giornalista scrisse: “Chang è probabilmente salito sul monte Kŭmgang che non ha mai dipinto in vita, ed è diventato un immortale che beve mentre dipinge.” Di qui il titolo del film che significa “Un pittore immortale ubriaco”.


Nel film recitano alcuni dei migliori attori coreani, come An Sŏng-gi, qui durante la ripresa di una scena

Il regista Im scelse Chang come argomento del film perché attratto dalla vita di uno spirito così libero e romantico, che non si poneva alcuna restrizione. Fu anche stimolato dalle opinioni contrastanti sull'arte di Chang, dibattiti che continuano ancora oggi nei circoli artistici.

Chang è stato definito uno schiavo della pittura cinese, ma nello stesso tempo fu anche lodato per andare oltre le convenzioni dell'arte del suo tempo e avere aperto nuovi territori alla ricerca artistica. Ma per il regista, più che le varie opinioni sull'arte di Chang, a colpirlo fu l'intensità con cui l'artista combatté per andare oltre i limiti del suo tempo e per creare qualcosa di significativo.

Dice il regista Im: “L'arte di Chang è piuttosto barocca. Rappresentava un mondo fantastico, quale sarebbe quello abitato dagli immortali. In quel tempo il potere della nazione stava declinando, la vita era dura per la gente comune, le potenze straniere si stavano avvicinando ed era forte lo sfruttamento da parte dei funzionari statali. Mi pare che l'artista cercasse di offrire alla gente una sorta di consolazione attraverso i suoi dipinti. Per me la cosa che ha più valore è lo sforzo costante dell'artista per sviluppare il proprio lavoro, i suoi sforzi per migliorare.”

“Nonostante una vita di sforzi, pochi riescono a raggiungere qualcosa di veramente significativo. Si deve ammettere che pochi hanno davvero speso l'intera vita combattendo incessantemente per raggiungere un certo scopo. Ma, piuttosto di quelli che hanno realizzato ciò che si erano proposti di fare, quelli che attirano maggiormente l'attenzione sono quanti hanno vissuto intensamente alla ricerca di fini che non sono mai riusciti a realizzare. Sono queste persone che fanno risuonare una corda nel cuore degli altri.”


L'artista Kim Sŏn-du istruisce l'attore Choi Min-sik nell'arte della pittura

Ci sono pochissimi documenti che parlano di Chang Sŭng-ŏp. La maggior parte dei libri che trattano di arte coreana non scendono nei dettagli sulla sua pittura, e molto di quel poco che è stato scritto è negativo. Così il regista Im scartò l'idea di creare un quadro della vita di Chang basandosi sugli scarsi documenti disponibili e si rivolse invece al racconto dell'inevitabile duro lavoro e delle tribolazioni di un artista per scoprire e narrare l'essenza della sua vita.

Uno degli aspetti più interessanti da scoprire in questo film è fino a che punto riesca a rappresentare i dipinti di Chang sullo schermo. Il cinema fu inventato in Europa nel 1895, quando i film catturati su pellicola erano disposti orizzontalmente nella proporzione aurea di tre a quattro, secondo la tradizione pittorica occidentale. Per questo motivo risulta difficile catturare in un film con queste dimensioni i dipinti coreani, che sono tradizionalmente disposti in verticale o che si allungano molto in orizzontale.

Impossibilitata a catturare l'essenza di un dipinto in un unico taglio, la troupe incaricata della ripresa scelse di dividere il dipinto in sezioni da catturare in vari tagli. Questo metodo, tuttavia, ha dei limiti. Anche se un dipinto coreano può sembrare bello a distanza, quando se ne mette in evidenza solo una parte, questa può sembrare piuttosto rozza, come se fosse lasciata incompiuta. In termini di angolo di ripresa, il dipinto di un paesaggio richiede un angolo basso per la ripresa delle montagne in lontananza, un angolo a livello dell'occhio per la parte centrale del dipinto, e un angolo alto per un corso d'acqua sullo sfondo.


I colori del vestito da sposa spiccano brillanti in questa scena

Come si può, dunque, senza spostare la macchina da presa, trovare un angolo che riprenda il dipinto in modo adeguato, lasciando anche uno spazio di respiro? La troupe incaricata delle riprese fu costantemente impegnata a immaginare modi per armonizzare le parti meno importanti dei dipinti con il tutto. Come risultato dei loro sforzi, quei dipinti coreani, piatti e semplici, sono venuti alla vita sullo schermo. Sarà interessante vedere come gli spettatori stranieri, non abituati all'arte coreana, reagiranno alla vista di quei dipinti.

Durante le riprese di un film girato da Im Kwŏn-taek, è interessante notare come il regista, per una scena che non richieda particolari abilità di recitazione, scelga per comparsa qualunque membro dello staff che in quel momento non sia particolarmente impegnato. Qualcuno potrebbe pensare che porre questa persona davanti alla macchina da presa possa generare disarmonia con la scena generale, ma Im crede invece che i membri dello staff siano le migliori comparse perché sono già profondamente coinvolti nelle riprese.

Im chiede loro di pensare e di agire come se fossero le persone più importanti della scena. Mette in rilievo il fatto che quella comparsa non è lì per far da supporto all'attore principale, ma per rappresentare una parte essenziale del mondo che viene ripreso in quel momento. Perciò tutti coloro che prendono parte a un film di Im Kwŏn-taek sembrano avere un motivo chiaro per trovarsi in quel luogo e per comportarsi di conseguenza, diventando così una parte naturale dell'intera scena.


Una delle strade del villaggio ricreato a Yangsuri

Il regista Im è famoso per la sua rappresentazione di paesaggi coreani essenziali. Anche per questo suo ultimo film è andato alla ricerca di belle scene in tutta la Corea. Oltre a ciò, nel complesso statale per le riprese cinematografiche di Yangsuri è stato costruito un villaggio tradizionale completo su un'area di 165 per 56 metri. Il villaggio comprende 26 case col tetto di tegole e 35 capanne col tetto di paglia. Ciascuna struttura è una casa completamente funzionante, con vere camere, pavimenti, giardini e muri di cinta, ricreati meticolosamente.

Per creare il vero aspetto delle abitazioni degli ultimi anni del periodo Chosŏn, il dipartimento artistico è andato in giro per il paese alla ricerca di case dell’epoca Chosŏn, fotografandole accuratamente come riferimento. In particolare, volevano creare una scena di strada che trasmettesse immediatamente agli spettatori il senso della desolazione.

Volevano catturare la sensazione che era prevalente verso la fine della dinastia Chosŏn, quando il potere della nazione stava svanendo. Il risultato è una scena di strada che trasmette un senso di tristezza anche in una bella giornata. Non appena inizia il film, gli spettatori si trovano immersi in questa atmosfera triste e desolata.

Mentre si gira la maggior parte dei film, si effettuano molti cambiamenti, revisioni e modifiche, tanto che l'ordine degli eventi nella storia può cambiare. Questo si è dimostrato particolarmente vero per questo film. Fin dall'inizio delle riprese, sono stati apportati molti cambiamenti ai dialoghi, e molte parti della sceneggiatura sono state riviste e ampliate. Così, anche quando mancava da girare solo un trenta per cento del film, nessuno sapeva come sarebbe finito. Fu solo a gennaio del 2002, l'ultimo mese delle riprese, che si decise la scena finale: il suicidio di Chang Sŭng-ŏp.


Un'altra bella inquadratura del film

In altri film il regista Im si era servito principalmente di tecniche tradizionali, ma nella storia di Ch'unhyang introdusse la musica narrativa tradizionale coreana, il pansori, creando così un nuovo linguaggio cinematografico.

Questa volta, con la vita del pittore Chang, Im ha creato ancora un altro tipo di film usando la pittura tradizionale coreana come mezzo espressivo. Attraverso l’incontro dell’arte cinematografica con un’altra arte, Im continua a sperimentare: resta da vedere come gli appassionati di cinema reagiranno ai suoi sforzi. Un curatore del Festival cinematografico di Cannes che ha assistito alle riprese e alla postproduzione del film ha detto che, anche se molto coreano come contenuto, è tuttavia estremamente attuale.

Il 26 maggio 2002 alla cerimonia di chiusura del 55º Festival Cinematografico di Cannes il regista Im Kwŏn-taek è stato insignito del premio al miglior regista. È la prima volta che un un film sudcoreano viene premiato al Festival di Cannes.

Ch'wihwasŏn è il 98º film girato dal regista Im che era già stato nominato a Cannes per il suo lavoro sulla storia di Ch'unhyang. Con “Mandala” (1981), che era arrivato a competere nel Festival Internazionale di Berlino, “The surrogate woman” (1986), acclamato al festival, e “Ch'unhyang” (2000), Im è stato il primo autore cinematografico coreano a ricevere l'attenzione della critica internazionale.

Ha ricevuto dal proprio Paese una decorazione per il suo contributo allo sviluppo dell'industria cinematografica coreana. Ha anche ricevuto il Premio Fukuoka per la cultura asiatica nel 1997 e il Premio Akira Kurosawa nel 1998 al Festival Internazionale del Film a San Francisco.


Tratto da “Chwihwaseon”, in Pictorial Korea, febbraio 2002 (testo di Kim Soo-mi, fotografie di Kim Jae-young) e da “Fading Beauty ”, in Korea Now, Volume 31, n. 11, 1º giugno 2002 (testo di Kim Jin). Pubblicato con autorizzazione del Korea Information Service, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Korea.net.

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