Il timbro personale, un oggetto indispensabile

In mancanza di articoli interessanti sulle riviste che ultimamente arrivano dalla Corea, ho continuato a rovistare nei cassetti della mia scrivania alla ricerca di cose coreane curiose e tradizionali che vengono usate ancora oggi. Questa volta sono saltati fuori alcuni timbri con il loro cuscinetto per l'inchiostro rosso, tipico. Ho allora deciso di fotografare questi oggetti e di dedicare la pagina di questa settimana al sistema coreano di usare il timbro con il proprio nome al posto della firma.

Nota: Cliccando su un carattere cinese studiato nelle scuole medie ne viene visualizzata la scheda.



Il timbro personale che giaceva dimenticato in un cassetto della scrivania (altezza 5,6 cm - diametro 1,5 cm - peso 10 grammi).

I

coreani, così come gli stranieri che risiedono a lungo in Corea, non possono fare a meno di un piccolo oggetto leggero e tascabile, il timbro personale chiamato in coreano irŭm tojang (이름 도장 cioè “timbro del nome”), injang (인장 ) o più semplicemente tojang (도장 ).

Questo timbro, custodito di solito in un suo porta-timbri (detto tojang chumŏni 도장 주머니 o tojang chip 도장집), come quello che si vede in figura, viene usato al posto della nostra firma sulla ricevuta di una raccomandata che il postino ci ha consegnato, nel preparare una giustificazione per un figlio che si è assentato dalla scuola, per ritirare soldi in banca, o addirittura quando si fanno dei contratti, o si chiedono documenti negli uffici del Comune.

Per la maggior parte dei documenti pubblici un coreano può solo usare il proprio timbro. Come, ad esempio, per avere un certificato di residenza, per ottenere il passaporto o per far domanda di ammissione all’università.


Di solito i timbri che si usavano un tempo avevano queste forme. Il colore rossiccio che si vede nella parte inferiore del timbro trasparente dipende dal particolare inchiostro rosso di cui la base del timbro è impregnata.

Ovunque da noi serva la nostra firma, in Corea (e in Giappone) è necessario il timbro con il proprio nome. Perché il timbro personale abbia valore negli atti ufficiali più importanti, deve però essere registrato presso un apposito ufficio del comune.

La forma, semplice e pratica, dei timbri personali più tradizionali è quella che si vede in figura. Il pallino rosso sul timbro di simil-avorio o bianco su quello di materiale trasparente indica la parte anteriore del timbro e serve per posizionare correttamente la scritta quando la si imprime sul foglio. Oggi su Internet si vedono timbri con forme più “moderne”, più decorati esternamente, ma forse meno comodi e meno pratici da usare rispetto a quelli tradizionali.

I materiali usati erano un tempo l’avorio o una plastica particolarmente dura, che veniva incisa a mano da abili artigiani, specializzati nell’incidere sulla superficie del timbro qualunque carattere cinese in vari stili (font). Per il fatto che ogni timbro veniva creato a mano, ciascun timbro era un’opera di alto artigianato a sé stante, diversa da tutte le altre. Se creati artigianalmente a mano, due timbri con lo stesso nome risultano sicuramente distinguibili, come lo sono due firme fatte da persone diverse, anche se hanno lo stesso nome.


I caratteri cinesi del mio nome coreano incisi nella base del timbro. Il pallino rosso o bianco sta a indicare la posizione che deve avere il timbro quando viene impresso.
I prezzi dei timbri prodotti artigianalmente possono variare molto a seconda della fama e della capacità artistica dell’artigiano. Il tempo richiesto per l’esecuzione di caratteri particolarmente difficili può essere un altro fattore che ne fa lievitare il costo. Anche il materiale di cui è composto il timbro crea una certa differenza nel prezzo.

Ma, se si vuole il meglio, se si desidera avere un capolavoro creato appositamente per noi da un maestro insignito del titolo di “tesoro nazionale vivente” o di “importante proprietà culturale intangibile” per la sua arte, allora bisogna essere pronti a sborsare una somma non indifferente. Questo è il motivo per cui fra i miei timbri non ve ne è alcuno prodotto da un grande maestro incisore (fu con amarezza che mi vidi costretto a rinunciare quando venni a sapere quanto sarebbe venuto a costare).

Come si può notare dalla forma dei caratteri incisi sul mio timbro personale, gli ideogrammi cinesi usati in questo tipo di lavoro assumono una forma particolare, molto simile all’aspetto che questi caratteri avevano centinaia di anni fa. Anche questo fattore dà un sapore particolare alla forma che si imprime sul foglio quando si usa il proprio timbro personale


Il mio timbro personale appoggiato sul cuscinetto per timbri coreano: l'inchiostro rosso è una sostanza un po’ oleosa e appiccicaticcia che non asciuga mai del tutto (questo cuscinetto lo possiedo da quasi 40 anni, ma l’inchiostro non si è ancora seccato).

Il cuscinetto e l’inchiostro per timbri usati in Corea sono totalmente diversi dai nostri. Come si vede in figura, un tampone per timbri coreano (detto inju 인주 ) ha normalmente un colore rosso vivo e la superficie su cui si preme il timbro per inchiostrarlo ha una consistenza maggiore di quella dei nostri cuscinetti per timbri.

L’inchiostro rosso non è in realtà un inchiostro come i nostri. È una sostanza appiccicaticcia dall’aspetto un po’ oleoso. Quando si preme il timbro sul cuscinetto, una certa quantità di quella sostanza si appiccica al timbro e, anche se poi lo si usa una volta, ne resta ancora a sufficienza per almeno un’altra timbratura, anche in assenza del cuscinetto per timbri. Di solito, si inumidisce la base del timbro alitandovi sopra e poi si schiaccia il timbro sul foglio: normalmente si ottiene ancora un risultato passabile per un certo numero di volte.

Ma passiamo ora all’analisi di un altro tipo di timbri personali. Si tratta di timbri che non si portano con sé, ma che si tengono invece sulla propria scrivania, o in un cassetto in casa, sia perché si potrebbero rompere portandoli in giro, sia per il peso non indifferente.

Un timbro che usavo come ex-libris per i miei testi coreani (altezza 7,4 cm - lato 2,3 cm - peso 145 g).

La scritta incisa sul fianco riporta i caratteri cinesi seguenti:
乙卯末伏  
伊太利白山先生雅屬
希彦刻

(을묘말복   위
이태리백산선생아속
희언각)

L’altro timbro scoperto nei cassetti è quello presentato a destra. Si tratta di un timbro molto più pesante dell’altro (145 grammi rispetto ai 10 grammi di quello visto prima), fatto di marmo e quindi soggetto a rompersi se dovesse cadere.

Come si nota, l’incisore ha voluto lasciarmi una dedica su uno dei lati. La scritta in caratteri cinesi, molto tradizionale (con i caratteri che si leggono dall’alto in basso e con le righe che si susseguono da destra a sinistra), viene qui proposta con la pronuncia coreana tra parentesi e con la traduzione. Per maggior chiarezza i caratteri cinesi sono stati ingranditi.

  (을묘말복  위
    Fatto nell’ultimo periodo del cane dell’anno ŭl-myo

(이태리 백산 선생 아속)
    per l’illustre signor Paek-san dell’Italia

(희언각)
    Hŭi-ŏn incise

Ora non sarà inutile qualche spiegazione linguistica un poco più approfondita.


La parte inferiore, incisa, del timbro per i libri.

L’indicazione dell’anno e del periodo dell’anno in cui il timbro è stato inciso è data alla maniera tradizionale, come è stato spiegato nella sezione “Calendario lunare e zodiaco” della pagina “Di che anno sei?”. Secondo il calendario lunare, l’anno viene indicato da due caratteri cinesi in un ciclo sessantennale. I primi due caratteri () di quella scritta indicano gli anni 1915, 1975, 2035 e così via, che si presentano tutti a intervalli di 60 anni. Quindi l’anno in cui questo timbro è stato creato era il 1975, quando andai in Corea per una conferenza dell’AKSE (Association for Korean Studies in Europe).

I due caratteri successivi () indicano il periodo dell’anno e, in particolare, l’ultimo dei tre “periodi del cane”, che sono i periodi più caldi dell’estate.

I primi tre caratteri della riga seguente () sono il nome dell’Italia pronunciato alla maniera coreana (It’aeri). Segue il mio pseudonimo letterario (), la parola rispettosa “signore” (), e una coppia di caratteri () che si possono rendere con “d’animo nobile” o semplicemente con “illustre”.

Questo tipo di timbro di un certo pregio non possiede il pallino che indica la posizione che deve avere il timbro quando viene impresso sulla carta, per cui, sulla parte superiore, è stato inciso un carattere cinese ( dal significato di buona fortuna), che deve essere visto in modo corretto per essere certi di imprimere correttamente il timbro.

Per fugare ogni dubbio, è necessario che io dia qui una spiegazione del mio pseudonimo, che significa “Monte Bianco”. La scelta di questo nome non voleva essere, come potrebbe forse sembrare, segno di superbia, ma intendeva esprimere il profondo legame che un piemontese (rappresentato dal Monte Bianco) sentiva con la Corea (che venera il monte Paektu-san 백두산 “Monte dalla testa bianca”), legame rinforzato dal fatto che nel mio nome coreano (An Sŏl-mo 안설모 ) c’è il carattere sŏl (설 ) che significa “neve”. Insomma, si vede che in quel momento, dopo anni di Corea, sentivo una forte nostalgia per la mia terra natale, il Piemonte... Ma torniamo all’analisi del testo.

I primi due caratteri della terza riga, che si leggono Hŭi-ŏn () sono lo pseudonimo letterario dell’incisore, che ha voluto così onorarmi consegnandomi un’opera firmata. Il terzo carattere () della riga significa “incidere” e conclude la dedica.

L’ultimo carattere inciso sulla superficie esterna maneggiabile del timbro è quello che indica come lo si deve tenere quando si imprime la scritta sulla carta. Il carattere scelto è un simbolo di buon augurio dal significato di “buona sorte” () ed è come se, ogni volta che si preme il timbro, si facesse aumentare la propria fortuna. Il contenuto del timbro sarà correttamente impresso sulla carta quando l’esecutore leggerà correttamente il carattere inciso nella parte superiore.


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© Valerio Anselmo