Kim Cheol-ju, mastro incisore

Nota: Cliccando su un carattere cinese studiato nelle scuole medie ne viene visualizzata la scheda.



Il mastro incisore Kim nel suo laboratorio

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eguendo le orme del padre, Kim Cheol-ju (김철주 ) porta avanti l'antica tradizione dell'incisione. All'età di 70 anni sta ancora incidendo il “Classico dei mille caratteri” (Ch'ŏnjamun 천자문 ), un testo che deve aver studiato da ragazzo. La schiena diritta e i capelli ben pettinati gli conferiscono l'aspetto di un letterato, ma le sue mani ruvide dimostrano che abbiamo a che fare con un artigiano di lunga esperienza.

Designato come detentore della “importante proprietà culturale intangibile numero 25” (un titolo simile al nostro “monumento nazionale”, ma assegnato alle persone), Kim Cheol-ju è un incisore. L'incisione è la tecnica usata per decorare una superficie metallica con l'uso di piccoli martelli e ceselli: dati i risultati eccelsi a cui si può arrivare anche in questo settore dell'artigianato, i professionisti di quest'arte decorativa sono spesso chiamati artisti incisori. Ma, a quando risale in Corea l'arte dell'incisione su oro, argento, bronzo o rame annerito?


Kim al lavoro con martello e cesello su un testo in caratteri cinesi

L'incisione comparve dapprima su reliquiari e su corone durante il periodo dei Tre Regni (I secolo a.C. - VII secolo d.C.). Durante il periodo Koryŏ (918-1392) fu usata principalmente per decorare oggetti di metallo laccati e in seguito per abbellire accessori metallici del mobilio. Secondo il testo Taejŏnhwet'ong (대전회통 ) o “Collezione completa dei codici nazionali” pubblicato nel 1865 durante l'ultima parte della dinastia Yi (Chosŏn), il Ministero dell'industria impiegava allora ben 255 artigiani di 55 tipi. Fra questi, 80 artigiani appartenenti a 12 categorie diverse lavoravano esclusivamente in campi che avevano a che fare con l'incisione, un chiaro indice di quanta importanza avesse allora questa forma d'arte.

A seconda della loro specializzazione, gli artigiani erano classificati come appartenenti alle categorie degli artigiani della giada (okchang 옥장 ), dell'inchiostro (mukchang 묵장 ), degli specchi (kyŏngjang 경장 ) o delle sculture (chogakchang 조각장 ).

Verso la fine del diciannovesimo secolo, le aree Chongno e Kwanggyo di Seul divennero un distretto di negozi di oggetti d'argento e si rivelarono una mecca per gli incisori, tradizione che continua ancora oggi. A seconda dell'importanza della loro produzione, i negozi di argenteria erano classificati in due categorie: grandi e piccoli. I negozi grandi producevano articoli di maggior valore, come scatole per il tabacco o per le sigarette, mentre quelli piccoli si limitavano alla produzione di spilloni per capelli e anelli da donna. Questi oggetti d'argento erano decorati con testi o disegni incisi da artigiani altamente qualificati.


Vaso da fiori d'argento, con intagli in legno di paulonia

La tradizione dei negozi di argenteria dell'ultima parte della dinastia Yi (Chosŏn) fu continuata da Kim Jeong-seop, un artigiano che aveva studiato pittura e calligrafia con Lee Haeng-won nella bottega d'arte della famiglia reale Yi fondata dal governo coloniale giapponese. Kim si guadagnò in questo campo una tale reputazione che alla fine fu designato detentore della “importante proprietà culturale intangibile numero 35” nel 1970.

Un'opera d'arte di Kim Jeong-seop chiamata Prajna-paramita sutra è ora appesa nello studio del figlio, Kim Cheol-ju, nel Centro delle proprietà culturali intangibili a Samsŏng-dong, Seul. Kim Cheol-ju mette in mostra i lavori per far conoscere l’opera del padre, da cui ha ereditato la posizione di “proprietà culturale umana” quando il vecchio Kim morì nel 1988.

Quali e quanti dei capolavori creati dal vecchio Kim siano giunti fino a noi superando il caos della guerra di Corea è difficile saperlo. “Siccome mio padre ha fatto soprattutto lavori in oro e in argento,” dice Kim, “non ho idea di quante delle sue opere siano rimaste, o dove queste si trovino ora. I collezionisti di opere d’arte sono riluttanti ad ammettere di possedere tali oggetti perché questi sono estremamente preziosi. Il mio unico scopo nel dedicare la mia vita a questo lavoro è stato quello di tenere alto il nome della mia famiglia.” Tali parole rivelano il cruccio che rattrista le giornate di questo artigiano-artista: Kim, infatti, non può fare a meno di sentirsi amareggiato quando pensa che suo figlio ha scelto di seguire nella vita una professione diversa dalla sua, trascurando così di portare avanti la tradizione di famiglia.


Brucia-incenso d'argento

Quando gli viene chiesto quale delle molte tecniche di incisione specifiche sia la più difficile, Kim risponde: “Nessuna di esse è facile, ma il compito più complicato è probabilmente il lavoro di intarsio su bottiglie a forma di zucca o sui brucia-incenso.” L'intarsio è la tecnica di inserimento di fili d'oro o d'argento in scanalature incise su una superficie di rame o di un altro metallo. A partire dalla metà del periodo Chosŏn sono anche stati usati fili di acciaio.

Sul tavolo da lavoro dove Kim sta intagliando caratteri cinesi su una lastra di alluminio placcato si trova una serie di ceselli lunghi ognuno circa 5 centimetri. Per scopi altamente specializzati vengono usati circa 250 ceselli di varia forma e misura. Oltre a ciò, il laboratorio è pieno di strumenti per levigare, compassi, piccoli martelli, cornici per l'intaglio e centinaia di altri attrezzi.


Due tazze da tè con piattino, finemente incise

Tenendo un cesello nella sinistra e un piccolo martello fra il pollice e l'indice della destra, Kim cesella arabeschi (tangch'o 당초 ), caratteri cinesi di lunga vita e felicità (subok 수복 ) e le Quattro piante gentili (susino, orchidea, crisantemo e bambù). La qualità dell'incisione dipende dal livello di raffinatezza dell'artigiano e dalla sua abilità nel maneggiare il cesello, specialmente nel farlo ruotare nel modo giusto.

L'incisione include molte tecniche diverse oltre al summenzionato intarsio. Per incidere delle linee si usa una tecnica chiamata ch'otchŏng, mentre la tecnica impiegata per tracciare disegni di fiori è detta tajiryŏng. Altri metodi comprendono il kogak, usato per creare anelli o cinture d'argento, il tugak, utile per forare, e il yukkak, che viene impiegato per lavori a sbalzo. Anche se questi nomi coreani per noi italiani non significano nulla, servono però a farci capire che le molte tecniche di questa difficile professione sono state codificate da centinaia d'anni.

Una volta che l'incisione è stata fatta, si ricorre a un cesello da brunitura per rendere lucida la superficie, o a un sabbiatore (moraematch'i) per dargli una finitura opaca.


Reliquiari decorati con disegni in rilievo

Ma il punto che Kim desidera mettere in chiaro è soprattutto che in questo lavoro quel che conta è la perfezione: non si può sbagliare. E aggiunge: “Basta anche un solo piccolo errore, che tutto il pezzo perde valore. Per focalizzare la propria attenzione solo sul proprio lavoro occorre una concentrazione totale. Questo è l'aspetto più difficile del lavoro.”

Quando gli si chiede che cosa ha scoperto, quali vette ha raggiunto come maestro, Kim risponde di avere ancora molta strada da percorrere per raggiungere la perfezione. Per quanto riguarda il numero di opere che è in grado di completare in un anno, risponde di non poterlo dire. “Dipende dal lavoro.”, soggiunge, ”Per esempio, per fare un reliquiario composto da tre pezzi, di solito un artigiano impiega da cinque a sei mesi.”

Kim e la sua arte hanno avuto di recente un breve momento di gloria quando un set di stoviglie da tavola in ottone con sette contenitori per i contorni, creati da Kim e da Lee Bong-ju (detentore del titolo di Importante proprietà culturale intangibile numero 77), sono comparsi in un dramma trasmesso per televisione.

Restarsene seduto a lungo a incidere lettere e disegni nel metallo senza sbagliare è un compito che sarebbe impossibile da sopportare senza una straordinaria dose di pazienza. Tempo permettendo, Kim fa talvolta delle gite per alleviare lo stress e ricuperare le energie. Ama anche bere un bicchiere chiacchierando con Park Yong-gi, un vecchio amico che si è specializzato nella produzione di accessori tradizionali, come coltelli e foderi, anche se ultimamente i due non si incontrano più tanto spesso a causa di problemi di salute.

Kim ha attualmente otto studenti e apprendisti che si stanno specializzando sotto la sua guida. Oltre a seguirli nel lavoro, l'insegnamento principale che impartisce loro è che, per ottenere buoni risultati in una professione come questa che richiede assoluta esattezza senza il minimo errore, occorre dedicarsi completamente alla propria arte, dimenticando tutto il resto.

Pannello inciso con la figura di due tigri. Si noti
come la direzione delle minuscole incisioni sulla
lastra di metallo permetta di ottenere un senso
di tridimensionalità quando la luce batte sulle figure.

Gli anni sono passati e Kim ha sempre lottato per onorare la tradizione della propria famiglia. Nel corso degli anni ha partecipato a varie mostre collettive, ma non ha mai avuto una sua personale. Ora spera di riuscire a organizzare una mostra delle proprie opere e di quelle di suo padre per il 2004 e già nei circoli artistici del paese si comincia a parlare di questa manifestazione che non mancherà di riscuotere un grande successo.


Basato su “Kim Cheol-ju, Carrying on the Engraver's Art”, in Koreana, vol.17, n.1, primavera 2003. Testo originale di Choi Tae-won, foto di Choi Hang-young. Pubblicato con autorizzazione della Korea Foundation, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Koreana.

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© Valerio Anselmo