L'Asia vista da Paul Jacoulet, artista francese

Una mostra tenuta a Seul dal 21 aprile al 4 giugno 2006 ci permette di presentare qui alcuni dei bellissimi lavori orientaleggianti di un artista francese, Paul Jacoulet, vissuto a lungo in Giappone nella prima metà del ventesimo secolo. Come si vede nelle poche immagini qui esposte, nel rappresentare soggetti coreani le sue opere risentono in modo marcato dell'influenza delle stampe giapponesi di quel periodo.
Cho Eun-jung, l'autore dell'articolo qui presentato sembra non gradire per nulla l'influenza giapponese che traspare dalle opere di Paul Jacoulet e, invece di ammirarne gli indubbi pregi, ne critica le minuzie, dimenticandosi che, comunque, si tratta di un grandissimo artista e che le sue stampe sono sicuramente delle grandi opere d'arte in assoluto, indipendentemente dai sentimenti anti-giapponesi di chi oggi di lui scrive.

Nota: Cliccando su un carattere cinese studiato nelle scuole medie ne viene visualizzata la scheda.


Nel 1899, alla fine del 19º secolo, Frederic Jacoulet lasciò la nativa Francia per il Giappone, con la moglie Jeanne e il figlioletto Paul di tre anni (1896-1960) per assumere il posto di professore presso l'Università di lingue estere di Tokyo. Come si vide in seguito, la famiglia Jacoulet rimase in Giappone più a lungo del previsto. Paul Jacoulet crebbe in Giappone, fondendo perciò la propria identità francese con una profonda familiarità con la cultura e la storia giapponese, oltre a ottenere un'ottima conoscenza della lingua giapponese.

Il nido, 1941. Le opere di Jacoulet trasmettono
un senso di compassione universale che
trascende la nazionalità

Nel 1920 Paul cominciò a lavorare all'Ambasciata francese di Tokyo. Attorno a questo periodo iniziò a ricevere lezioni sull'arte, che portarono allo sviluppo delle sue capacità artistiche. Nel 1921 moriva suo padre, Frederic Jacoulet. La vedova Jeanne restò in Giappone e in seguito si sposò con un medico giapponese. Il marito giapponese di Jeanne divenne poi professore di medicina all'Università Imperiale di Keijō ( com'era chiamata allora dai giapponesi la capitale della Corea), centro di studi che doveva poi diventare l'attuale Università Nazionale di Seul. La madre di Paul si trasferì quindi a Seul con suo marito, mentre Paul rimase a Tokyo.

Un occidentale in Asia orientale

Nel 1940, quando sua madre Jeanne morì, Paul Jacoulet aveva già visitato Seul cinque volte. Nel corso di una di queste visite, nel 1936, tenne in Corea una mostra personale delle proprie stampe. In quel periodo la Corea era una colonia del Giappone e, come risultato del tempo che egli passò là con sua madre, Paul sviluppò un forte attaccamento al paese, così come si era affezionato al Giappone. Grazie a questo suo attaccamento, le esperienze coreane gli fornirono un numero considerevole di ispirazioni per i suoi lavori a stampa. Ma non conobbe solo la Corea. Visitò anche la Micronesia per procurarsi esemplari di farfalle, e vi passò del tempo a osservare la popolazione locale. Anche se la Micronesia era geograficamente associata con l'Oriente, il suo clima e la sua popolazione differivano in modo marcato da quelli del Giappone, della Corea e della Cina. Come figlio di uno studioso che era stato invitato in Giappone a insegnare una lingua straniera e la civiltà dell'Occidente, Paul Jacoulet risiedeva in Giappone ed ebbe la possibilità di visitare, come cittadino giapponese, altre aree dell'Asia, fra cui la Corea, allora colonia del Giappone.

Il fatto che fosse un francese cresciuto in Giappone formò il suo modo di vedere le cose, che fu quello di un occidentale che osservava il Giappone e di un giapponese che osservava il proprio impero coloniale in Asia. Se questo modo di vedere le cose dell'Estremo Oriente è definito “orientalismo”, possiamo dire che Paul Jacoulet era chiaramente un espatriato che vedeva l'Oriente con gli occhi di un occidentale e che osservava i paesi vicini al Giappone attraverso un punto di vista giapponese, cioè del paese che era allora considerato una potenza superiore in Oriente. Per questo motivo l'orientalismo dilagante del suo tempo è immediatamente evidente nei suoi lavori.

Vento del nord, 1953. Le stampe di Jacoulet
presentavano tutti gli elementi orientali che l'Occidente
richiedeva: scene esotiche e colori chiari, disegno
elegante e persone vestite con l'abito tradizionale.

Nel corso della Seconda Guerra Mondiale provò tutte le difficoltà a cui erano sottoposti gli stranieri in Giappone, ma, quando la guerra finì nel 1945 fu in grado di presentare una mostra personale grazie all'aiuto dell'amministrazione militare del generale statunitense MacArthur in Giappone. In tal modo i suoi lavori finirono nelle mani del generale Douglas MacArthur, del generale Matthew Bunker Ridgway e perfino della regina Elisabetta II, cosicché le sue opere divennero note non solo fra gli stranieri che visitavano l'Estremo Oriente, ma anche nell'intero mondo occidentale. Fino alla sua morte, avvenuta per diabete nel 1960, Paul Jacoulet fu universalmente rispettato come rinomato artista xilografo.

Una produzione sistematizzata

Allora, com'è che Il Museo Nazionale della Corea è venuto in possesso dei lavori di Paul Jacoulet? Questo è capitato grazie a un coreano che era stato da lui assunto per gestire il suo studio di produzione delle stampe. Jacoulet, che non aveva una propria famiglia, in Giappone divenne amico di un coreano di cui adottò la figlia. Questa ragazza fu da lui considerata come la propria figlia e a lei lasciò le sue proprietà. La figlia adottiva lasciò in seguito 160 delle stampe di Jacoulet al Museo Nazionale della Corea. Come parte delle attività intese a festeggiare il 120º anniversario dello stabilimento di relazioni diplomatiche con la Francia, la Corea ha, come si è detto, organizzato una mostra delle stampe di Jacoulet, offrendo una rara opportunità di ammirare l'opera di un artista che era stato in precedenza solo vagamente conosciuto come artista straniero che aveva occasionalmente visitato la Corea nell'era moderna.

Farfalle tropicali, 1939. Paul Jacoulet, che passò la maggior
parte della propria vita in Asia, visitò anche la Micronesia per
raccogliere esemplari di farfalle.
Fantastica l’invenzione delle farfalle che escono dal quadro.

Il talento di Paul Jacoulet per l'arte fu riconosciuto già quand'era appena undicenne. Nel 1931, all'età di 35 anni, apprese l'arte della stampa dall'artista xilografo Shizuya Fujikake. E poi, nel 1933, fondò un istituto in cui stampava i propri lavori. L'istituto fu in effetti un laboratorio di produzione in cui pubblicò in continuazione collezioni dei propri lavori, come la serie Arcobaleno del 1934. La produzione del laboratorio era altamente sistematizzata, per cui egli tracciava le immagini e le colorava ad acquerello, poi le faceva convertire in xilografie a più colori per la stampa. Questo sistema di collaborazione, che comprendeva il contributo specializzato dei più abili artigiani, diede come risultato la produzione di stampe di qualità tecnica superiore e di colori squisiti.

Inoltre, secondo il sistema di Jacoulet, l'intagliatore e lo stampatore incidevano i propri nomi sul margine dei blocchi di legno, registrando così la partecipazione di singoli collaboratori. Dopo aver tracciato vari schizzi, aver raffinato le immagini e applicato la tinta ad acquerello, Jacoulet passava il suo dipinto all'incisore (in giapponese horishi) per la creazione della matrice di legno, che era usata dallo stampatore (in giapponese surishi) per fare le stampe su carta. Poi ogni stampa di prova era attentamente controllata e, come forma di controllo della qualità, Jacoulet firmava e stampava solo quelle stampe che ottenevano la sua approvazione.

Gioielli, 1940. Jacoulet sviluppò un affetto particolare
per la Corea, dove sua madre aveva vissuto dopo
essersi risposata, e così creò una serie di lavori
che presentavano soggetti coreani.

Le stampe che furono prodotte con questo sistema raggiungevano sempre un alto livello di eccellenza tecnica. Ma ciò che questo sistema di produzione non poteva superare erano i sentimenti innati dei singoli incisori e stampatori. Fin dall'inizio Jacoulet aveva imparato lo stile di stampa tradizionale giapponese chiamato ukiyo-e (). E, dal momento che il suo sistema di produzione dipendeva dall'abilità degli artigiani che erano stati addestrati anche nella tradizione ukiyo-e, le linee e i colori delle sue stampe riflettevano naturalmente una chiara sensibilità giapponese. Come tali, a parte il fatto che il soggetto unico era l'Oriente visto dal di fuori e che l'aspetto innaturale delle persone asiatiche dipendeva dalla prospettiva occidentale, nelle tecniche di incisione e di stampa dei lavori di Jacoulet c'è poco che permetta di distinguerli dagli ukiyo-e giapponesi. Anche se Jacoulet effettuò la supervisione di ciascun passo nel sistema di produzione, la natura inerente al sistema di produzione serviva a travisare i suoi lavori.

Sentimenti coreani confusi

Le stampe di Paul Jacoulet contenevano tutte le carattaristiche orientali che l'Occidente chiedeva: scene esotiche, colori brillanti, un disegno elegante e persone addobbate con gli abiti tradizionali. Alla luce del fatto che vi sono così pochi lavori artistici di argomento coreano, in confronto ai ritratti di Cina e Giappone, le stampe di Jacoulet forniscono un'introspezione preziosa per capire l'arte moderna della Corea.

Danza Okesa, 1952. Le stampe di Jacoulet
sono state fortemente influenzate dalle
tecniche di stampa giapponesi.

Inoltre, a causa del fatto che egli soggiornò per qualche tempo in Corea, Jacoulet può essere stato un conoscitore dell'aspetto della popolazione coreana migliore di altri artisti stranieri. Ma i coreani nelle sue stampe sembrano dei causasici col naso prominente, con occhi incavati e doppie palpebre, o giapponesi dalla faccia sottile con occhi stretti, il che riflette un'apparente mancanza di comprensione delle caratteristiche fisiche della popolazione coreana.

Secondo Jacoulet la Corea era il paese di un vecchio signore dalla faccia gentile che nutriva una giovane rondine (Il nido, 1941), o il luogo in cui la pietà filiale poteva essere notata nel modo in cui i bambini mandavano lettere ai propri genitori. Era dove belle donne si avventuravano fuori casa con le camicette che palpitavano nella brezza (Vento del nord, 1953), o dove la gente si rilassava in casa stirandosi (Tempio del cuore, 1948). Ma queste figure di Jacoulet non rivelano la vera identità dei coreani, perché le sue immagini della Corea e del suo popolo sono state ritratte attraverso gli occhi del Giappone.

Per esempio, egli ha creato un paio di stampe intitolate “La sposa” e “Lo sposo”. Una copia della cartolina su cui la stampa si è basata è stata conservata. Nella fotografia in bianco e nero della cartolina la donna che si atteggia a sposa sta seduta nel suo vestito da matrimonio con la corona cerimoniale in testa. Ma la donna ritratta nella cartolina non è una giovane sposa, ma una kisaeng (), o ragazza di compagnia. In quegli anni i giapponesi avevano prodotto varie cartoline e diversi manifesti che rappresentavano delle kisaeng come modelle, per promuovere il turismo in Corea.

Paul Jacoulet al lavoro su un nuovo soggetto

Dal momento che Jacoulet usò una di queste cartoline per creare la stampa “La sposa”, risulta chiaro che questa immagine femminile della Corea è il prodotto del suo background culturale distorto. Nonostante l'eccellenza tecnica dei suoi lavori di stampa, i ritratti di anziani, donne e scapoli di campagna che assomigliano più a persone dell'Asia Sud-orientale, mostrano quanto Jacoulet fosse influenzato dal diffuso Orientalismo della sua epoca. E tuttavia i coreani restano invariabilmente commossi dalla magnifica composizione artistica, dalla rappresentazione dettagliata dei particolari e dall'abbondante impiego di colori tipicamente coreani.

Nota dell'autore del sito: Su Internet si trovano molti siti che parlano di questo grande artista e sono ancora in vendita varie sue stampe, molte delle quali risultano essere di soggetto coreano, il che prova che le sue opere suscitano ancora oggi, a quasi mezzo secolo dalla sua scomparsa, l'ammirazione degli intenditori.


Tratto da “French Woodcut Artist Paul Jacoulet's Interpretation of Asia”, in Koreana, vol.20, n.3, autunno 2006. Testo di Cho Eun-jung. Fotografie del Museo Nazionale di Corea. Ricerche bibliografiche a cura dell'autore del sito. Pubblicato con autorizzazione della Korea Foundation, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Koreana.

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© Valerio Anselmo