Kayagŭm, la tipica cetra coreana

Nota: Cliccando su un carattere cinese studiato nelle scuole medie ne viene visualizzata la scheda.



Membri dell'orchestra di musica tradizionale della KBS eseguono un brano per kayagŭm

I

l kayagŭm (가야금 伽倻 cetra a 12 corde) è probabilmente lo strumento tradizionale coreano più noto in Corea, benché, fuori dalla Corea, siano pochi quelli che ne hanno mai sentito parlare. Ma anche molti coreani oggi non conoscono la differenza fra un kayagŭm e un kŏmungo (거문고 cetra a 6 corde), anche se sono forse in grado di dire che, dei due, il kayagŭm è quello che ha un suono più femminile. Resta comunque il fatto che, per i coreani, far conoscere il kayagŭm al resto del mondo si è dimostrato un compito piuttosto difficile. Eccone i motivi.

Quando la musica cinese e giapponese e i suoi strumenti musicali venivano fatti conoscere all'estero nella prima metà del secolo scorso, la Corea non esisteva neppure come nazione per quanto concerneva il resto del mondo, dal momento che risultava annessa al Giappone. Così all'estero vi fu una relativa scarsità di informazioni sulla musica coreana. Non solo, ma anche nella stessa Corea, a causa della popolarità della musica classica occidentale, le notizie sulla musica locale tradizionale stentarono a diffondersi.

In Occidente la musica per kayagŭm era allora classificata fra la musica giapponese, mentre in patria era rinnegata e in Cina era considerata una musica cinese di minoranza. Oggi, benché le controparti est-asiatiche del kayagŭm, in particolare il cinese zheng e il giapponese koto (こと) entrino ormai a far parte del panorama musicale di molte nazioni, il silenzio sul kayagŭm rispecchia la sua storia complicata, legata alla storia della stessa nazione coreana.


Il kayagŭm è prodotto interamente a mano, dalla tavola di legno alle corde di seta. Qui vediamo al lavoro Goh Heung-gon, un artigiano costruttore di kayagŭm designato Proprietà culturale intangibile numero 42.

Il motivo per cui il kayagŭm è entrato tardi sulla scena musicale mondiale è stato il fraintendimento della sua identità. Siccome le tre cetre estremo-orientali si assomigliano, la gente presume che la musica, i suoni e le tecniche di esecuzione siano le stesse, concludendo che i tre strumenti sono in pratica identici.

In effetti, il kayagŭm è collegato sia allo zheng, che al koto. La versione sinocentrica della leggendaria nascita del kayagŭm narra come vi fosse un re cinese che aveva due figlie che volevano ereditare un “se” a 25 corde (il se è una cetra a ponticelli, con un doppio gruppo di ponticelli mobili, un antico parente dello zheng, del kayagŭm e del koto). Nella loro lotta per fuggire con lo strumento, le principesse lo ruppero accidentalmente in due parti, l'una con 13 corde e l'altra con 12.


La parte dello strumento che poggia a terra e che serve a tendere le corde

A causa della loro rivalità, le due principesse furono in seguito bandite dal regno: la più giovane andò in Corea dove la sua parte a 12 corde dello strumento diventò il kayagŭm, mentre la più anziana andò in Giappone, dove la sua parte a 13 corde dello strumento divenne il koto. Ma anche se non si prende in considerazione la leggenda, è comunque chiaro che fra questi strumenti vi è una notevole somiglianza strutturale. Così come è altrettanto chiaro che, nei mille e passa anni trascorsi, ciascuno strumento ha seguito un percorso culturale suo proprio, quasi senza successive interazioni. Questo portò a tre tradizioni musicali completamente separate.

I coreani generalmente fanno risalire la storia del kayagŭm al 551 d.C., quando U Rŭk (우륵 ), un rifugiato dell'ormai caduto regno di Kaya (가야 伽倻), fuggì a Silla e offrì al re Chinhŭng (진흥 r. 540-576) il kayagŭm, che era un nuovo strumento di Kaya, probabilmente inventato dal re Kasil (가실 ) di quel regno sul modello della cetra cinese zheng.

Vi sono però alcune evidenze che, prima della defezione a Silla di U Rŭk nel 551, in Corea fosse già in uso un'altra cetra diversa dal kayagŭm, cioè il kŏmungo, una cetra a 6 corde con sbarrette trasversali sollevate (o tasti). Un ben noto coperchio di pentola a vapore di ceramica, decorato con quello che sembra essere un rito sciamanico della fertilità e risalente a un periodo che si ritiene essere antecedente al 551, illustra una donna incinta che suona uno strumento che assomiglia a un kayagŭm accanto a un uomo e una donna rappresentati in un'unione sessuale, con un serpente che morde una rana, vari uccelli, anatre e tartarughe. Basandosi sull'evidenza incorporata in questo artefatto in ceramica, gli studiosi pensano che la cetra fosse già in uso nelle classi sociali più basse dei regni di Silla e di Kaya ancor prima della fuga di U Rŭk a Silla nel 551.


Un duetto di violino e kayagŭm. Il suono chiaro e vivace del violino e quello dolce e semplice del kayagŭm si completano a vicenda.

Il kayagŭm che conosciamo oggi non è cambiato molto dai tempi di U Rŭk. Ha ancora 12 corde di seta ritorta, che vengono pizzicate senza il plettro, ed esiste in due forme: il kayagŭm di corte, o chŏngak kayagŭm (정악 가야금 伽倻 che dovrebbe essere quello che suonava U Rŭk), e uno strumento più piccolo chiamato sanjo kayagŭm (산조 가야금 調 伽倻), che fu sviluppato nel 19º secolo, con le corde più ravvicinate fra loro per permettere passaggi più rapidi nel genere strumentale per assolo, chiamato kayagŭm sanjo. Il chŏngak kayagŭm è ricavato da un unico pezzo di legno di pawlonia, ha la parte sottostante aperta e presenta un motivo a corna di montone all'estremità inferiore, caratteristica che si dice lo ricolleghi a uno strumento usato dalle sciamane.

NOTA DELL'AUTORE DEL SITO
Il kayagŭm è uno strumento musicale tipicamente femminile. Oggi nei concerti viene sollevato da terra con un sostegno per permettere alla musicista di suonare sedendosi su una sedia, alla maniera occidentale. Questo sostegno, però, lo snatura orribilmente come si vede nella foto, facendogli così perdere gran parte del suo fascino. Fino a pochi anni fa, invece, veniva sempre suonato nel modo più tradizionale, anche a teatro, con la musicista che stava seduta sul pavimento e appoggiava lo strumento da una parte sulla propria gonna e dall'altra direttamente a terra.

Il sanjo kayagŭm è composto da due o più pezzi di legno e presenta tre fori per il rinforzo del suono nella parte posteriore, di legno duro: un foro a forma di luna crescente, uno a forma di luna piena e uno grande rettangolare, che viene usato anche per trasportare lo strumento. Oggi vi sono kayagŭm con 13, 17, 18, 21, 22 e 25 corde. Vi sono anche kayagŭm con corde di metallo o di nylon, ma lo strumento con 12 corde di seta resta quello più popolare.


Una ragazza, vestita con l'abito da cerimonia tipico coreano, suona il kayagŭm alla maniera tradizionale

Le corde del kayagŭm sono tese su un insieme di ponticelli mobili chiamati anjok (안족 ) o kirŏgibal (기러기발), definizione che significa “zampe di oca selvatica”, a causa della loro forma. Questi ponticelli sono usati per accordare lo strumento. Per suonare, il musicista si siede a gambe incrociate sul pavimento con il kayagŭm posto sulle ginocchia e pizzica le corde di seta alla destra dei ponticelli, mentre manipola il suono con la mano sinistra spingendo sulle corde dalla parte opposta dei ponticelli, aggiungendo il vibrato e altri ornamenti tipici della musica tradizionale coreana.

Nelle moderne orchestre tradizionali e per l'esecuzione delle nuove forme musicali, specialmente nel caso in cui i brani comprendano anche l'impiego di strumenti orchestrali occidentali, viene usato un sostegno pieghevole, un po' come uno stendibiancheria, per sollevare la parte più bassa dello strumento. Così la musicista può star seduta su una sedia. Alcune suonatrici usano anche un panchettino per chitarra per sollevare leggermente il ginocchio destro: tutte cose che non rientrano certamente nella tradizione coreana e che sono state pensate soprattutto per far accettare lo strumento in Occidente. Fortunatamente, però, il sanjo kayagŭm viene sempre suonato ancora alla maniera tradizionale.

Sanjo (del termine sanjo kayagŭm) significa “modalità sparse”, sia dal punto di vista ritmico che da quello melodico. È un tipo di musica molto simile al raga indiano in quanto si suppone che l'esecutore improvvisi in tutti e due i tipi di modalità (melodica e ritmica), ma oggi le diverse tecniche di sanjo vengono perlopiù memorizzate. Un'esecuzione di sanjo può durare da 10 minuti a oltre un'ora. Nel sanjo, tutti gli schemi ritmici, a eccezione di due, sono in un ritmo triplo (tre quarti).


Studenti stranieri imparano a suonare il kayagŭm nei corsi per stranieri tenuti presso il Centro nazionale per le arti tradizionali coreane.

Il ritmo coreano è unico in Asia. In Cina e in Giappone la maggior parte dei ritmi sono simmetrici: tempi ottupli (4 + 4), quadrupli e doppi. In Corea, invece, tendono a essere asimmetrici: tempi ottupli (5 + 3), quintupli (3 + 2), tripli e doppi. Questi tipi di metri tripli hanno probabilmente portato allo sviluppo della tecnica di diteggiatura del sanjo kayagŭm che, nella maggior parte dei casi, usa solo il pollice e due dita. I passaggi più rapidi sono spesso eseguiti “pizzico-colpetto-colpetto, pizzico-colpetto-colpetto”, creando un ritmo triplo.

Può essere utile spendere ancora qualche attimo per parlare dei modelli di ritmi tradizionali coreani, chiamati changdan (장단 “lungo e breve”, composti da più di due tipi di metro), dal momento che questi stanno alla base di tutta la musica tradizionale coreana. In effetti, il kayagŭm praticamente non esiste a sé stante nelle esecuzioni, ma è quasi sempre accompagnato da un tamburo, di solito un changgu (장구), che è un tamburo a forma di clessidra. Il suonatore di tamburo batte i ritmi sul centro e sui bordi del tamburo in un dialogo a tempo rubato con il suonatore di kayagŭm che improvvisa su certi modelli a seconda della densità delle melodie.


Le abili mani dell'artigiano specializzato apportano gli ultimi ritocchi nel completamento di un kayagŭm

Come per lo stesso kayagŭm, i modelli di ritmo si dividono in ritmi di corte e ritmi popolari. I ritmi di corte hanno un tempo molto lento e non sono facilmente riconoscibili da parte di un orecchio non iniziato a causa della lentezza. I ritmi sanjo o popolari, invece, sono più veloci e di solito sono ordinati in un modo “non ritmico”, da lento a veloce, da rado a denso. In molti dei modelli ritmici vi sono accenti sulla prima e sulla nona battuta. Nel genere narrativo operistico coreano, chiamato p'ansori (판소리), per evocare vari stati d'animo vengono impiegati diversi modelli ritmici: i lenti e radi chinyangjo e chungmori accompagnano un canto o una musica che descrive una scena o uno stato d'animo lirico; il più fitto chungjungmori viene usato per accompagnare canti o musica che descrivono stati d'animo gioiosi o tristi (a seconda della modalità melodica), il più rapido chajinmori accompagna di solito scene violente o agitate, il rapidissimo hwimori è per le scene o gli stati d'animo urgenti, mentre il ritmo ŏnmori a 10 battute viene impiegato per accompagnare canti che parlano di un essere soprannaturale.

Una cetra non è altro che una tavola di legno con delle corde tese su di essa. Il suono tipico del kayagŭm e la sua musica, le sue modalità e i suoi ritmi sono stati però plasmati per più di mille anni in modo autonomo dalla cultura e dalla storia coreana. E questa è la principale differenza fra il kayagŭm e le cetre usate nei paesi vicini.


Tratto da “The Gayageum - The Sound of Korean Spirit”, in Pictorial Korea, novembre 2001. Testo originale di Jocelyn Clark, fotografie di Kuk Soo-yong. Ricerche storiche e bibliografiche dell'autore del sito. Pubblicato con autorizzazione del Korea Information Service, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Korea.net.

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