L’immagine di un abito trapuntato è stata fornita nel 2000 nella sezione Abbigliamento tradizionale della pagina “Mostra dell’artigianato artistico coreano”, mentre alla signora Kim Hae-ja, specializzata in questi lavori, si è già accennato nel 2001. Non sarà inutile, a sette anni di distanza, parlare ancora, e più diffusamente, di questa artigiana-artista detentrice del prestigioso titolo di “tesoro nazionale vivente” per l’incredibile perfezione dei suoi lavori e per la dedizione di tutta la vita a una forma di artigianato tipico che andava scomparendo in Corea. |
I vestiti imbottiti, così come l’impuntura, cioè la tecnica di cucitura impiegata per la loro creazione, sono chiamati in coreano “nubi” ( |
Storia degli abiti imbottiti della Corea
Gli abiti imbottiti si dividono grosso modo in vestiti contro il freddo, armature protettive e indumenti religiosi. Nelle opere del pittore di stile folcloristico Sin Yun-bok ( Un esempio notevole di abito protettivo trapuntato è l’armatura indossata da un personaggio che si vede rappresentato in una pittura murale della tomba di Gamsinchong ( |
L’apprendistato e il successo di Kim Hae-jaNata a Gimcheon (
L’insegnante di cucito di Hwang era una monaca buddista chiamata Seonbok ( Mossa dal desiderio di creare nuovi abiti trapuntati, Kim iniziò a confezionare vestiti coreani tradizionali imbottiti, oltre ad abiti formali trapuntati che furono presentati in una mostra. Con pochi esempi esistenti da cui imparare, i suoi sforzi nel riprodurre gli indumenti tradizionali procedettero per tentativi. Visitò tutti i musei in cui fossero in mostra abiti trapuntati per studiarne le tecniche tradizionali. E, così facendo, fece una notevole scoperta: scoprì infatti una tecnica, chiamata in coreano oltwigigi ( “L’impuntura non riguarda tanto la creazione di abiti funzionali, quanto piuttosto un’espressione dei sentimenti del popolo coreano. È un’arte che richiede grande tenacia e perseveranza, ed è inoltre pura e diretta. Per eseguire questi lavori, si deve per prima cosa liberare la mente da qualunque preoccupazione e poi concentrarsi completamente.”, fa notare Kim. Grazie alla sua completa dedizione, gli sforzi di Kim furono ricompensati alla 17ª Mostra artistica degli oggetti di artigianato coreano, tenuta nel 1992. Kim presentò un abito trapuntato con punti cuciti a intervalli di 0,3 millimetri, che ricevette il Premio del Primo Ministro, oltre a rivelare al pubblico le qualità artistiche dell’impuntura tradizionale coreana. In seguito, nel 1996, Kim Hae-ja fu riconosciuta come maestra di cucito della Corea, per cui ricevette il titolo di Importante bene culturale intangibile numero 107, a cui si è accennato prima. |
Come si confeziona un abito trapuntato
Per fare un vestito, il tessuto tinto viene tagliato in sezioni e si tracciano delle linee per segnare dove si dovranno cucire i punti. Il tracciamento delle linee non è necessario per un abito tradizionale coreano (hanbok) o per un vestito formale occidentale, ma per un abito trapuntato è utile per delineare la spaziatura fra le linee. Le linee sono poi cucite, un punto alla volta, tutto a mano. I tipi di abiti trapuntati si possono classificare in base alla spaziatura fra le linee: un intervallo di 5 millimetri-1 centimetro è usato per la cucitura fine (jannubi In questo processo si applica la tecnica oltwigigi: si tira via un filo dalla fine e poi il tessuto viene cucito lungo quella linea. In passato Kim tracciava essa stessa le linee, ma, quando riuscì a far rivivere questo metodo che era stato dimenticato per 100 anni, tutti cominciarono ad adottare questa tecnica per la sua comodità e accuratezza. Poi il tessuto viene tagliato per adattarlo a chi lo indossa, lungo le sezioni che dovranno essere imbottite di cotone. La quantità di cotone per l’imbottitura è regolata a seconda dello spessore desiderato per il vestito completo. “Poi viene la cucitura definitiva. Per prima cosa imbastisco le aree che saranno imbottite. In tal modo le linee risulteranno diritte e spaziate a intervalli regolari.” afferma Kim. Dopo l’imbastitura inizia la vera impuntura. Ogni linea viene cucita tre volte, a cominciare con punti ampi lungo le linee imbastite. Viene poi ancora cucita e le altre parti completate in accordo con la funzione che l’abito deve soddisfare. “L’impuntura con cucitura a mano è più calda e ha una miglior circolazione dell’aria rispetto agli abiti cuciti a macchina.” nota Kim. “È così robusta che i fili non si scuciono facilmente. In passato, i coreani mettevano molta cura nel confezionare gli abiti trapuntati per gli anziani che compivano i 60 anni, per i neonati, per i giovani che affrontavano gli esami di stato e per i soldati che venivano mandati in guerra. In questo senso un indumento trapuntato è molto di più di qualcosa da indossare, è una testimonianza dei sentimenti di chi lo confeziona.” |
Una tradizione che si perpetua
La caratteristica più notevole dell’arte dell’impuntura tradizionale coreana è la sua combinazione di tecnica e di praticità. La pazienza e la perseveranza necessarie a fare degli abiti imbottiti sono anche un riflesso della più tipica caratteristica del popolo coreano. Ultimamente gli abiti trapuntati della Corea hanno ottenuto notevoli riconoscimenti sulla scena internazionale. Al Gran festival internazionale degli abiti trapuntati, che si è tenuto a Tokyo nel 2002, i lavori di Kim hanno ricevuto grandi riconoscimenti per i colori sorprendenti e per il loro tessuto delicato. Inoltre, al Salone della moda e del tessuto, che si è tenuto a Wuxi ( È un sogno di Kim quello di promuovere sempre più quest’arte sulla scena culturale internazionale. A questo scopo tiene lezioni in varie università e insegna anche individualmente nel suo atelier. Convinta che sia una sua responsabilità la conservazione di questo aspetto del patrimonio culturale coreano, ha anche creato un istituto specializzato in questo campo. “Voglio rendere nota l’impuntura tradizionale a quante più persone possibile.” – dice Kim Hae-ja – “Per confezionare un abito trapuntato si deve fare il vuoto nella propria mente e cucire ciascun punto con la massima concentrazione, cosa che contribuisce molto al proprio rasserenamento interiore. Desidero vivamente far conoscere ai giovani quest’arte, che può insegnar loro ad assumere un’attitudine più positiva verso la vita.” |
Tratto da “Kim Hae-ja - Each and Every Stitch Must be Perfect”, in Koreana, vol.22, n.1, primavera 2008. Testo di Lee Min-young, fotografie di Joo Byoung-soo. Ricerche bibliografiche e su Internet a cura dell'autore del sito. Pubblicato con autorizzazione della Korea Foundation, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Koreana. |
Torna all'inizio della pagina
© Valerio Anselmo