Kim Hoon è uno scrittore conosciutissimo in Corea. Oltre a essere famoso risulta anche simpatico per la sua assoluta indipendenza dalle cose troppo tecnologiche in un paese che sta conquistando il mondo con la sua tecnologia. I suoi romanzi scuotono il lettore, cercando di svegliarlo dal torpore causato da ciò che è troppo convenzionale. |
K im Hoon scrive a mano, con la matita. Ha lavorato come giornalista per oltre vent’anni prima di cominciare a pubblicare romanzi, ma, cosa veramente strana, non ha mai toccato la tastiera di una macchina da scrivere o un computer. In quest’era «digitale», lui insiste a scrivere in maniera «analogica». Kim ha sempre detto: “Quando scrivo con la matita, sento che il mio corpo sta spingendo in avanti la scrittura. Non sono in grado di scrivere neppure una riga senza questa sensazione.”
Kim Hoon si definisce un corridore ciclista. Non ha la patente, ma ha girato in lungo e in largo la parte più meridionale della penisola coreana con la sua bici soprannominata “ruote del vento” ( La gente lo considera un sostenitore degli spostamenti in bicicletta come parte dello stile di vita ecologico che oggi va di moda in Corea, ma Kim rigetta questa visione dicendo: “Uso la matita e la bicicletta non tanto perché sono fonti di orgoglio o perché sono delle mie fisime.” E prosegue affermando: “Non è che io respinga le macchine volontariamente, è semplicemente che le macchine tendono a rompersi non appena le tocco. In altre parole, io sono come un disabile, una persona handicappata che è rimasta indietro rispetto al progresso di questa civiltà tutta orientata verso le macchine.” Ma Kim è riuscito a trasformare la sua debolezza in forza. Nella società coreana vi è sempre stata la tendenza a equiparare gli scrittori a letterati fragili e pedanti. Kim, invece, con le sue matite e la sua bicicletta è stato riconosciuto come uno scrittore che scrive con il suo corpo, uno scrittore che ci colpisce come un duro guerriero, piuttosto che come uno studioso effemminato. Non è un caso che il suo lavoro più letto sia “Il canto della spada” ( “Il canto della spada” non solo ha venduto oltre un milione di copie in Corea, ma ha anche procurato al suo autore il prestigioso Premio letterario Dongin, un caso raro di un libro che ha ottenuto un grande successo sia di critica che di vendite. “Il canto della spada” è un romanzo storico ambientato sullo sfondo della guerra fra la Corea e il Giappone nel sedicesimo secolo. È stato tradotto in varie lingue in diversi paesi, fra cui la Francia, dove è stato pubblicato da Gallimard nella serie “Du Monde Entier”. |
Chi narra in prima persona le vicende de Il canto della spada è lo stesso ammiraglio Yi che, con una piccola flotta, difese il regno di Joseon contro la marina giapponese che veniva per invadere il paese. Il popolo coreano venera Yi Sun-sin come un eroe nazionale e su di lui sono stati scritti innumerevoli romanzi e girati un gran numero di film. Il suo racconto eroico può essere diventato però troppo convenzionale perfino per i coreani. Qual è allora la ragione del successo del romanzo di Kim Hoon nella Corea del ventunesimo secolo? ![]() Il romanzo «Il canto della spada» Primo, nello scrivere “Il canto della spada”, Kim Hoon ha scelto la forma del romanzo storico, ma ha adottato una costruzione e uno stile completamente differenti da quelli dei romanzi storici coreani che erano stati pubblicati prima. Kim ha classificato i romanzi storici delle generazioni precedenti in due tipi: i romanzi storici romantici ambientati nella corte reale e i romanzi storici populisti che si concentravano sulla popolazione comune, e ha cercato di superarli entrambi. Ha rigettato sia il romanzo storico romantico che incoraggiava nel lettore l’evasione dalla realtà attraverso le avventure romanzesche degli eroi storici, sia i romanzi storici populisti che facevano luce sulla vita della gente comune attraverso la prospettiva dell’ideologia sinistroide del ventesimo secolo. Invece di lasciare che fosse lo stesso autore del romanzo a narrare la storia delle persone del passato, Kim ha scelto la narrativa in prima persona, attraverso la quale una figura storica rivela le sue sensazioni e i suoi pensieri più interiori. Nel romanzo “Il canto della spada” l’ammiraglio Yi Sun-sin non è un superuomo straordinario o un eroe mitico, ma un individuo preso in un’agonia esistenziale nel bel mezzo di una guerra. La forza che lo trattiene a combattere in battaglia non è radicata nella sua lealtà allo stato o al re, o nel suo amore per la gente. Continua a combattere con tutte le sue forze perché è stato coinvolto in questa situazione chiamata guerra. La sua vita diventa una cosa sola con la sua spada, e la sua voce diventa il canto della spada. Siccome continua a combattere nonostante una premonizione che non ne uscirà vivo, il suo spirito non riesce a liberarsi da un senso di nichilismo. In effetti, Yi Sun-sin morì in combattimento durante la battaglia finale della guerra. Il nichilismo presente nel romanzo ha sollevato fra i critici una vivace controversia. Uno faceva notare che nel romanzo mancava la storicità richiesta perché questo potesse essere considerato un romanzo storico nel vero senso della parola, aggiungendo che era più vicino a un saggio e che proiettava le visioni nichilistiche dell’autore sulla storia e sul mondo. Per contro, un altro critico vedeva in senso positivo il nichilismo di Kim, mettendo l’accento sul fatto che tutti gli scrittori sono costretti ad assumere un punto di vista nichilistico per distanziarsi dagli eventi che illustrano, e che le vere scelte si possono fare solo in una situazione nichilistica. Kim Hoon, – continuava – ha aperto una nuova strada per il romanzo coreano grazie al suo coraggioso uso del nichilismo. Questa controversia, a dire il vero, era proprio quello che Kim intendeva suscitare. In effetti è vero che Kim voleva scrivere un romanzo moderno che scavasse profondamente nell’animo di un individuo, liberandosi dallo schema fisso del romanzo storico. In varie occasioni Kim ha anche manifestato apertamente la sua estetica basata sul nichilismo tragico. La sua insistenza sull’uso della matita per scrivere e della bicicletta per viaggiare è una forma di critica nichilistica della civiltà del ventunesimo secolo che enfatizza la comodità, la velocità e l’efficienza. Sotto questa prospettiva, il nichilismo di Kim non è un atteggiamento pessimistico, ma un atteggiamento esistenziale che rivela uno spirito di sfida contro la realtà odierna, e questa è una posizione che trova una risonanza in molti lettori. |
Dopo Il canto della spada Kim Hoon ha pubblicato altri due romanzi storici, uno dei quali è intitolato “La fortezza sul Monte Namhan” ( ![]() Un’altra foto di Kim Hoon. Sullo sfondo, appoggiata al muro, si vede la sua bicicletta. La fortezza sul Monte Namhan è ambientato durante la guerra che fu intrapresa nel diciassettesimo secolo fra il regno coreano di Joseon e la Cina Qing. A quel tempo, il regno di Joseon non poteva reggere il confronto con i manciù che avevano conquistato la Cina, sconfiggendo la dinastia Ming e cambiando il nome dello stato in Qing. Nonostante ciò, lo stato di Joseon continuò a rispettare la precedente dinastia Ming, con la quale aveva mantenuto relazioni tributarie, decidendo di ignorare l’autorità dei Qing, che erano diventati il nuovo potere supremo. Questo atteggiamento costò alla Corea un’invasione dei manciù, al che la famiglia reale di Joseon e i funzionari della Corte, per evitare di incontrarsi con le potenti forze Qing, furono costretti a rifugiarsi nella fortezza montana di Namhan-sanseong ( Questo romanzo mette il dito nella piaga delle vicende storiche del popolo coreano. In uno stile di prosa asciutto e denso, descrive come il re e i suoi sudditi, i soldati e la gente comune resistettero, lottarono e persero, completamente isolati all’interno della fortezza e circondati dal nemico. Le due potenze che mantengono vivo il conflitto per tutto il romanzo sono i fautori della pace e i sostenitori della guerra. I primi affermavano che si sarebbe dovuto conservare il regno attraverso la riconciliazione con la dinastia Qing, mentre gli altri sostenevano che si sarebbe dovuto combattere contro i manciù fino all’ultimo uomo. Il romanzo non si schiera né da una parte, né dall’altra, e invece ricrea vividamente la fortezza come uno spazio simbolico nella storia, lasciando liberi i lettori odierni di interpretare le vicende da un punto di vista contemporaneo. Uno storico ha notato che il romanzo di Kim riflette la ferita spirituale sofferta dal popolo coreano isolato in seguito alla crisi finanziaria della fine degli anni 1990. Un’altra interpretazione ha voluto vedere la relazione fra lo stato di Joseon, la Cina Ming e la dinastia Qing, la nuova superpotenza, come un riflesso della realtà geopolitica della Corea nell’Asia Nord-orientale nel ventunesimo secolo. |
![]() A sinistra «La fortezza sul Monte Namhan», a destra «Il canto della corda dell’arco» Alla pubblicazione del romanzo “La fortezza sul Monte Namhan”, Kim Hoon, cosciente delle letture politiche del suo lavoro, commentò dicendo: “La realtà umana non può essere costituita solo da amor proprio e gloria. Io credo che sia inevitabile che la vergogna e la sottomissione facciano anch’esse parte della vita e della storia.” E poi aggiunse con cautela: “Non so se i miei contemporanei concordino con l’idea che perfino quelli che sono stati inevitabilmente screditati per il loro desiderio di sopravvivere sono apprezzabili esattamente come qualunque altro. Io non sto né dalla parte dei sostenitori della pace, né dalla parte di quelli della guerra, ma dalla parte di chi soffre. Mi auguro che i lettori leggano questo romanzo semplicemente come un romanzo. ” Una cosa è chiara. I romanzi storici di Kim Hoon, come si leggono, hanno la capacità di ampliare le controversie perché sono riflessi nello specchio della realtà. D’altra parte molti critici ammettono che questa prosa cattura in modo brillante la bellezza tragica e sublime dell’umanità all’interno del regno delle realtà mondane, elevando lo stile estetico del romanzo ad altezze di poesia. Oltre a Il canto della spada e a La fortezza sul Monte Namhan, Kim Hoon ha scritto un altro romanzo storico, Il canto della corda dell’arco, e ha anche pubblicato una raccolta di racconti, intitolata Fiumi e monti senza fine, e varie opere non di narrativa. In questi giorni sta girando in bicicletta per i sobborghi di Insan nella regione Gyeonggi-do, dove sta scrivendo un nuovo romanzo, a matita. |
Il canto della spada è stato tradotto in: |
Tratto da “Kim Hoon, A Writer Who Writes with His Body”, in Korea, Gennaio 2009. Testo di Park Hae-hyun. Pubblicato con autorizzazione del Korea Culture and Information Service, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Korea.net. |
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© Valerio Anselmo