Quando mi recai in Corea per la prima volta, a metà degli anni 1960, i coreani erano, nel loro intimo, molto religiosi. Avevano da poco superato un periodo storico difficile, quello dell’occupazione giapponese seguita da una guerra fratricida, e il loro spirito sentiva il bisogno delle consolazioni che poteva offrire una religione antica come lo sciamanesimo, in seguito messa al bando dal governo per un infelice opportunistico adeguamento dei costumi all’Occidente. |
L a principale sciamana (mudang La sacerdotessa dello sciamanesimo Kim Keum-Hwa Oggigiorno la sciamana più importante della Corea, Kim Keum-Hwa, che ha 77 anni ed è l’importante proprietà culturale intangibile numero 82, effettua rituali sciamanici ed esorcismi principalmente nel proprio istituto Geumhwadang ( Una vita di difficoltà estremeKim Keum-Hwa è cresciuta in una famiglia che viveva nella più nera miseria. Fatta sposare all’età di tredici anni, se ne tornò a casa dopo due anni quando non poteva più sopportare le costanti angherie e gli abusi fisici inflitti dalla suocera. Dopo essere stata considerata posseduta dagli spiriti, fu sottoposta alla giovane età di 16 anni al rito di iniziazione (naerim-gut Durante i viaggi compiuti nel paese per officiare le cerimonie sciamaniche (gut Come risultato delle sue esibizioni nel Concorso nazionale delle arti popolari, negli anni 1960 la sua fama si diffuse, tanto da spingere la regione Hwanghae-do a designarla custode degli antichi rituali sciamanici baeyeonsin-gut ( |
Quando le fu chiesto che cosa pensasse dell’immediato futuro della Corea, disse: «Tutto si sistemerà. Così dev’essere. Anche se riesco a vedere vari problemi all’orizzonte e che le aspettative della gente non riescono mai ad essere soddisfatte completamente, dobbiamo aver fiducia che tutto andrà bene. In fin dei conti, chi ben comincia è a metà dell’opera. Kim Keum-Hwa esegue il daedong-gut come parte del Seohaean Pungeoje, funzione che viene regolarmente condotta lungo la costa occidentale. Oltre al fatto di officiare rituali sciamanici, Kim Keum-Hwa è famosa come perfetta artista dello spettacolo, in grado di suscitare un’intera gamma di emozioni. Dal momento che la generosità comincia dal granaio, noi sciamane possiamo vivere una vita relativamente libera dalle preoccupazioni finché il paese è libero e prospero. Detto questo, però, non penso che l’economia migliorerà in modo drammatico nel breve termine. Comunque, tutto si sistemerà, tutto andrà bene.» Il ruolo originale di una sciamana tradizionale in Corea è stato non tanto quello di un indovino, ma più quello di un sacerdote o di un consigliere che cerca di assicurare il benessere della popolazione e di esorcizzare le sofferenze, i dolori e i risentimenti della gente. Nel passato, non vi era villaggio in Corea che non avesse la propria sciamana che consolava qualunque abitante del villaggio afflitto da difficoltà, incoraggiandolo a progredire nella propria vita. Tutte le volte che si avvicinava la stagione della semina, la sciamana faceva la propria parte nel prendersi cura dei campi, vivendo delle granaglie che gli abitanti del villaggio le donavano. Durante un periodo di crisi, la gente sarebbe ricorsa all’aiuto del mondo reale e anche all’intervento divino, quando fosse necessario. Il consiglio offerto da una sciamana, in tali occasioni, si può paragonare alla diagnosi fatta da un medico e alla prescrizione di una cura per l’indisposizione di un paziente. Effettivamente la parola di una sciamana può avere un effetto così importante da cambiare la vita di un individuo. Perciò la sciamana deve essere discreta nel suo pensiero e nelle sue parole quando consola qualche disperato, basandosi sulle proprie esperienze e tribolazioni per fornire un incoraggiamento che lo faccia guardare avanti e dargli dei suggerimenti pratici. Per la sciamana Kim, le grandi avversità della sua vita da giovane sono servite come un prezioso addestramento che le ha permesso di realizzare una tale eccezionale carriera da sciamana, instillando in lei un’acuta visione, utile ad alleviare le sofferenze e le angosce delle persone. Tutte le volte che un ospite viene a farmi visita, mi fa invariabilmente qualche domanda sugli indovini. Sono così esausta dal dovermi sempre preoccupare di chiarire qual è la mia funzione, che il mio cuore ha cominciato ad avvizzire. Sono sicura che se qualcuno mi aprisse troverebbe in me solo un nocciolo di carbone nero. Un giorno mio nipote mi ha derisa con uno sguardo di disprezzo. ‘Gli altri bambini mi prendono in giro perché io vengo da una famiglia di sciamane...’ Improvvisamente scoppiò in me una rabbia tremenda. Ricordo di aver pensato che una sciamana non è una criminale, un ammalato con una malattia contagiosa, o qualcuno che ha procurato dei danni ad altri. Non riuscivo a capire perché una mudang (sciamana) dovesse essere messa al bando dalla società.» (Tratto da Bidankkot Neomse Per Kim, che proviene originariamente dalla regione Hwanghae-do (attualmente in Nord Corea), le sofferenze che dovette sopportare durante la Guerra di Corea (1950-1953) furono estreme. «Gli scontri ripetuti fra le forze sudcoreane e quelle delle Nazioni Unite contro le truppe nordcoreane devastarono la mia città natale. Come sciamana del mio villaggio, dovevo personalmente prendermi cura di una tragedia e di un dolore senza fine. Per esempio, un giorno un soldato che era convinto che le sue recenti sofferenze fossero state causate da una mia impropria esecuzione della cerimonia sciamanica, mi rapì e mi portò in una sperduta area di montagna con l’intenzione di uccidermi. Alla fine fui salvata da mia madre che pregò il vendicativo soldato di uccidere invece lei, dal momento che lei era responsabile di aver dato i natali a una figlia sciamana.» Le lacrime scorrono negli occhi di Kim mentre ricorda le strazianti esperienze degli anni della sua gioventù. E tuttavia, grazie alla sua forza d’animo che le ha permesso di superare tali spaventose esperienze, è diventata oggi la sciamana rappresentativa della Corea. |
Le cerimonie sciamaniche nell’arena mondialeNel 1982, Kim debuttò nell’arena mondiale quando visitò gli Stati Uniti come membro di una delegazione culturale coreana che era stata mandata per commemorare il centesimo anniversario dell’istituzione delle relazioni diplomatiche fra la Corea e gli Stati Uniti. A quell’epoca i funzionari statunitensi erano preoccupati sul tipo di accoglienza che gli spettatori americani avrebbero riservato alle audaci rappresentazioni di Kim. A destra il manifesto di invito a una cerimonia sciamanica La cerimonia sciamanica non piacque ad alcuni degli spettatori, ma ciononostante fu molto apprezzata dalla maggior parte dei presenti che furono affascinati specialmente dal momento culminante della cerimonia, quando Kim cammina sulle lame di un trinciapaglia. Inoltre, l’uditorio partecipò entusiasticamente alla cerimonia successiva al rituale, che è prevista per creare un senso di armonia e di unità. Grazie al successo delle sue esecuzioni, fu chiesto alla sciamana Kim di ripetere altrove le sue rappresentazioni, per cui si fermò negli Stati Uniti ancora vari altri mesi. In tutto quel tempo, gli spettatori venivano ad acclamare le sue esecuzioni, condividendo con gioia la buona fortuna con questa sciamana che veniva da una terra lontana, senza le discriminazioni che lei aveva provato spesso nella società coreana. Kim attribuì questo fatto a un approccio più aperto verso la cultura da parte del popolo statunitense e alla loro natura generosa. Oggi Kim visita regolarmente varie nazioni in tutto il mondo per presentare cerimonie sciamaniche e per interagire con i residenti locali. Kim è fiera specialmente delle sue numerose figlie spirituali (sinttal Lo sciamanesimo è una delle religioni tradizionali della Corea. Benché sia stato pubblicamente soppresso, prima dalle autorità giapponesi durante l’epoca coloniale (1910-1945) e poi dal movimento progressista Saemaul ( «Quando mi fu chiesto di eseguire una cerimonia sciamanica, spiegai che ve ne erano vari tipi. Un professore dell’Università di Roma mi suggerì di tenere una cerimonia per far sì che il Papa entrasse in un luogo ideale. Alla conclusione della cerimonia tutti ebbero un sorso di vino. A quel punto il professore spruzzò il vino in varie direzioni facendo il segno della croce. Un gut (cerimonia sciamanica) è un evento gioioso, un luogo per abbandonare i risentimenti e un modo tradizionale di esprimere rispetto per i nostri antenati. Una cerimonia sciamanica è un rituale attraverso il quale si condividono buona fortuna, armonia e cibo. Il rituale sciamanico è stato creato per insegnare alla gente dei modi di perdonare e di accettare, invece di cercare vendetta. La popolazione coreana è per sua natura di buon cuore. Anche se vengono feriti da altri, seppelliscono le cicatrici nel loro cuore e calmano il proprio animo fino a quando non si possa condurre una cerimonia sciamanica. La vendetta genera soltanto altre vendette, con un’intensificazione dei relativi danni.» |
Dalle sue umili origini come sciamana di un villaggio, Kim è diventata la principale mudang che dà ascolto alle tristezze della gente di tutta questa grande nazione che è la Corea. Esecuzione completa da parte di Kim Keum-Hwa della Inoltre, ha perfino conquistato una reputazione come sciamana globale, che offre consolazione a persone in tutto il mondo. Nella sua autobiografia ella scrive: «Anche se pregasse per la buona sorte degli altri e si curasse del benessere della gente per tutta la sua vita, è destino di una sciamana non ottenere riconoscenza per i suoi sforzi.» Fa notare che la gente si rivolge alla divinità e alla sciamana quando tutto il resto fallisce. Ma, non appena le cose riprendono il loro corso, non tornano più. Tuttavia Kim è impegnata ad eseguire di cuore le proprie cerimonie sciamaniche per alleviare il tormento delle persone e per fornire consolazione a chiunque si trovi in difficoltà, in Corea o all’estero. Una vita di riconoscenza e di condivisioneUno dei suoi più ardenti sostenitori fra la classe colta della Corea è Kim Yong-ok (pseudonimo letterario: Do-ol), un illustre filosofo e praticante di medicina orientale. Do-ol ricorda di essere stato molto colpito, tanto da scoppiare in lacrime, dopo aver partecipato all’inizio degli anni 1980 a una delle cerimonie sciamaniche di Kim Keum-Hwa. Per cui, quando la sciamana lasciò il palco dopo il drammatico punto culminante in cui cammina sulle lame di un trinciapaglia, egli istintivamente la abbracciò. Ma Kim, che era imbarazzata da questo gesto inaspettato, ricorda di essersi scostata per reazione. In seguito, dopo essere tornata da un giro di spettacoli in nazioni occidentali, capì che Do-ol aveva semplicemente voluto esprimerle di cuore il proprio entusiasmo per la sua intensa rappresentazione. Dopo di allora, fra i due si sviluppò una stretta amicizia che comprese la presentazione di lezioni tenute da Kim all’Università Korea, su invito di Do-ol, e la fornitura di una targa scritta dal filosofo che orna una parete dell’Istituto Geumhwadang. Do-ol ha anche composto una poesia per l’introduzione della di lei autobiografia. Nel frattempo, dopo aver pubblicato il suo romanzo Jang Gil San ( «TalvoIta mi sento triste e sola, perfino affranta. Comunque, anche se ho dovuto sopportare molte difficoltà e sofferenze personali, penso ancora di essere stata fortunata a trovarmi nel posto giusto al momento giusto. Una sciamana non deve mai porsi degli obiettivi o volere troppo. Deve essere semplicemente grata di trovarsi abbastanza in salute. Sono incondizionatamente grata per aver potuto in qualche modo essere di aiuto ad altre persone.» Improvvisamente nella stanza si diffonde un aroma. Lei si scusa imbarazzata dicendo che nella cucina sottostante si sta preparando uno stufato di pasta di fagioli fermentata (cheonggukjang Quando poi sono uscito dall’istituto Geumhwadang a stomaco pieno, si è alzata una fresca brezza, come per schiarire la mia mente. |
Tratto da “Kim Keum Hwa, Korea’s Foremost Shaman”, in Koreana, vol.22, n.3, autunno 2008. Testo originale di Cho Yong-ho. Fotografie di Ahn Hong-beom, Geumhwadang. Pubblicato con autorizzazione della Korea Foundation, che si riserva il copyright sull’intero contenuto della rivista. Riferimento: Koreana. |
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© Valerio Anselmo