Kim Myŏng-guk, pittore del 1600
Capolavori con pennello e inchiostro di china

Chi ama la pittura resta affascinato dall'arte delle civiltà estremo-orientali. Esaminando i vari capolavori della pittura di quei luoghi, ci si può imbattere nel primo dipinto qui riportato che rappresenta il volto del monaco Bodhidharma, fondatore del buddismo Zen. Il pittore, un coreano vissuto nella prima metà del XVII secolo, con pochi tratti è riuscito a mettere in luce lo spirito di questo “barbaro dagli occhi azzurri” (), come veniva chiamato in Cina. Che questo monaco fosse un tipo simpaticamente balzano lo si evince dal suo comportamento, ampiamente descritto in numerose pagine su Internet (per un'introduzione, si veda la pagina di Wikipedia in inglese).

Nota: Cliccando su un carattere cinese studiato nelle scuole medie ne viene visualizzata la scheda.


K

im Myŏng-guk (김명국 ), nato attorno al 1600 e morto presumibilmente dopo il 1663, era un famoso pittore della metà del periodo Chosŏn (Joseon) (1392-1910). Noto per la sua personalità artistica caratterizzata da individualismo e ostinazione, anche se occupava la posizione di pittore di corte, fu un pioniere nel creare opere che manifestassero veramente la propria personalità e i propri sentimenti. Rappresentò così un nuovo tipo di artista, chiaramente distinto dai suoi contemporanei che, chi più chi meno, lavoravano da artigiani nel replicare gli stili più in voga. Il suo gusto per la vita si può anche notare in uno dei suoi soprannomi, Chwiong (취옹 ), che si può tradurre con “Vecchio signore ubriaco”.

Riverito in Giappone

In particolare, Kim Myŏng-guk divenne famoso per i suoi dipinti dei venerati monaci del monte Kŭmgangsan (Geumgangsan) e della regione del Kangwŏn-do (Gangwon-do). Era inoltre insuperabile nelle pitture di soggetti del buddismo Zen (Sŏn in coreano), chiamate in coreano sŏnjonghwa (선종화 ). Per questi dipinti religiosi Kim utilizzava due tipi di tecniche del pennello: la tecnica chiamata sumukpŏp (수묵법 ), con la quale l'inchiostro nero viene applicato con pennellate forzate e robuste, e la tecnica kamp'ilpŏp (감필법 ) che rappresenta una sorta di stile minimalista, con l'uso di appena tre o quattro tratti nel rappresentare le immagini. Grazie a queste due tecniche, i dipinti buddisti Zen di Kim riflettono la natura individualistica del suo stile.

Bodhidharma, 1643, inchiostro di china su carta,
83x58 cm, Museo Nazionale della Corea

Nam T'ae-ŭng (남태응 ) (1687-1740), il più importante critico d'arte della metà del periodo Chosŏn, scrisse: “Kim non seguì semplicemente i suoi predecessori. Fu un pittore ingegnoso che non fu mai limitato dalla formalità, ma che trascese gli stili esistenti grazie alla sua libera volontà”, affermando così che Kim Myŏng-guk aprì effettivamente un nuovo capitolo nella pittura del periodo Chosŏn.

L'apprezzamento dei dipinti di Kim in Corea si manifestò specialmente in seguito alla crescita della sua popolarità in Giappone. Kim, infatti, aveva visitato quel paese come membro di delegazioni ufficiali inviate dalla corte di Chosŏn. Come pittore di corte, egli fece parte della quarta (1636) e della quinta (1643) delegazione in visita a Edo, l'attuale Tokyo. La Corea aveva mandato le delegazioni in Giappone come apertura diplomatica al fine di promuovere relazioni amichevoli con il governo feudale militare giapponese. In Giappone i dipinti di Kim crearono una tale frenesia che gli ammiratori venivano a frotte da vicino e da lontano per ammirare e acquistare i suoi lavori. Secondo un resoconto storico, Kim fu colpito da un esaurimento a causa della folla di entusiasti desiderosi di acquistare le sue opere, che non gli lasciavano un momento di tranquillità. Nel 1643, quando la Corea si preparava a inviare in Giappone un'altra delegazione di corte, le autorità giapponesi inviarono un messaggio diplomatico che diceva: “Speriamo che un pittore come Kim Myŏng-guk visiti il Giappone.”

Una bellezza naturale

Kim dipinse il suo capolavoro del Bodhidharma, attualmente custodito nel Museo Nazionale della Corea, durante la sua visita in Giappone nel 1643. L'opera rimase in Giappone fino a quando fu acquistata dal Museo Nazionale della Corea. Si dice che questo particolare quadro del Bodhidharma sia il migliore del suo tipo, non solo in Corea, ma in tutta l'Asia Orientale. La data di nascita del monaco Bodhidharma non è nota, ma si sa che morì nel 526. Proveniva dalla parte meridionale dell'India e apparteneva alla classe dei bramini. Si recò nella Cina della dinastia Liang per propagare il buddismo Zen (in cinese Chan) e venne venerato come un'icona sacra. I ritratti di Bodhidharma venivano originariamente creati come immagini per la preghiera. I dipinti, che avevano un numero minimo di tratti pesanti, erano prodotti per essere apprezzati dai fedeli. A Edo il monaco Bodhidharma era venerato come una delle sette divinità della fortuna, chiamate in giapponese Shichi Fukujin (), e precisamente come il “Budda che ride” (Budai o Hotei .). Le immagini di Bodhidharma erano spesso colà rappresentate con caratteristiche bizzarre e maliziose.

Dalmajeolrodogangdo, rappresenta il Bodhidharma che attraversa
un fiume su una canna di bambù, inchiostro di china su carta,
97,6x48,2 cm, Museo Nazionale della Corea

In confronto alle immagini popolari giapponesi del Bodhidharma, il Bodhidharma di Kim Myŏng-guk si può facilmente distinguere per i tratti particolarmente spessi e pesanti del pennello usati per rappresentare i lineamenti dell'abito. La sicurezza dei tratti delle sue figure senza dubbio stuzzicava la curiosità dei visitatori giapponesi, lasciando in loro un'impressione durevole. Il volto è gentile, ma vividamente rappresentato con quello che sembra essere un unico tratto del pennello e con un drammatico contrasto di luci e ombre.

Kim espresse con efficacia la natura trascendente. La sua pittura a inchiostro di china ha in sé un'implicita bellezza, che manifesta l'essenza della pittura asiatica. Le pieghe del vestito e la forma generale del dipinto rivelano un'armonia fra il corpo e la mente dell'artista. Le sue opere erano evidentemente prodotte di getto, in un'unico movimento. L'artista realizza un concetto di unicità, un principio fondamentale della filosofia asiatica che si applica all'universo e all'individuo, oggettività e soggettività, mondo materiale e mondo spirituale, corpo e mente.

Con questa creatività e libertà artistica unica, Kim creò delle opere eccezionali senza essere limitato dalla forma o dalla tecnica. Questo approccio rappresenta il massimo della pittura a inchiostro di china. Kim Myŏng-guk ha sublimato la sua personalità dinamica in una forma d'arte raffinata, che si manifesta in tutta la sua magnificenza nel dipinto del Bodhidharma.

Una piccola aggiunta

Come curiosità, a corollario di questo articolo, si vuole qui citare la grandissima popolarità che la figura di Bodhidharma ha assunto in Giappone, dove viene oggi chiamato semplicemente “Daruma”. Chi va in Giappone non può fare a meno di comprare una delle figurine di Bodhidharma (sono poste in vendita anche su Internet: si veda ad esempio il sito “Japan forever”). Come si nota dall'immagine a lato, la figura è tondeggiante (senza gambe e senza braccia) e gli occhi non sono disegnati.

Questo soprammobile viene acquistato quando si desidera fortemente veder realizzato un proprio desiderio. Gli si dipinge poi un solo occhio (di solito il sinistro) in modo che cominci a vedere e in seguito, se il desiderio si realizza, gli si dipinge anche l'altro, quasi un ricatto per spingere la statuetta a collaborare affinché il desiderio si avveri.


Tratto da “Creating Masterful Paintings from Brush and Ink”, in Koreana, vol.21, n.1, primavera 2007. Testo di Hong Sun-pyo. Ricerche bibliografiche e piccola aggiunta a cura dell'autore del sito. Pubblicato con autorizzazione della Korea Foundation, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Koreana.

Torna all'inizio della pagina
© Valerio Anselmo