Per quattro giorni, dal 23 al 26 gennaio 2006 il poeta Ko Un (Ko Ŭn | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Una vita vissuta intensamenteN ato nel 1933 nella regione Chŏlla-pukto, è probabilmente il più controverso e certamente il più prolifico degli scrittori coreani contemporanei. Ha pubblicato oltre cento volumi di poesie, romanzi, saggi, traduzioni e drammi. La sua poesia va dalle brevi liriche di due righe a vaste epiche, come quella dedicata al monte Paektu (Paektu-san) in sette volumi. Cresciuto in una famiglia molto povera quando la Corea si trovava sotto il dominio coloniale giapponese, studiò presto i classici cinesi e coltivò la propria lingua, istruito specialmente da suo nonno (allora nelle scuole i bambini coreani erano costretti a studiare e a parlare il giapponese). Le tristissime esperienze sofferte nel corso della guerra di Corea lo portarono in seguito a farsi monaco buddista, ma dopo dieci anni, disgustato dalla corruzione trovata in quell’ambiente, abbandonò la vita monastica e tornò nel mondo con un atteggiamento profondamente nichilista, culminato nel 1970 in un tentativo di suicidio. Divenuto poi uno dei principali portavoce degli artisti e degli studenti che si opponevano al regime dittatoriale allora vigente, fu arrestato varie volte attorno agli anni 1980 e soffrì il carcere. Nel 1982, all’età di 50 anni, si sposò e andò a vivere in campagna, lontano da Seul. | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un saggio della sua poesiaDal volume “Fiori d'un istante” presentiamo alcune brevi liriche che ci danno un assaggio della sua opera.
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© Valerio Anselmo