In una delle strade principali di Seul, chiamata “Strada della campana”, si trova un padiglione che ospita una grande campana, tesoro nazionale numero 2, che centinaia di anni fa serviva a segnalare l’apertura e la chiusura delle porte della città. Le vicende sofferte da questa campana parlano della turbolenta storia coreana. La campana che oggi si ammira in quel luogo e il cui suono si può udire nelle più importanti celebrazioni è in realtà una copia costruita di recente, mentre quella originale, rovinata dal tempo, è stata portata nel Museo nazionale della Corea. La stessa campana che si trova nel museo, a sua volta, non è neppure quella inizialmente costruita oltre seicento anni fa e andata distrutta, con il suo padiglione, circa duecento anni dopo, durante le invasioni giapponesi. |
C on l’avvicinarsi della mezzanotte del 31 dicembre, i coreani salutano l’anno vecchio che se ne va e danno il benvenuto all’anno nuovo facendo risuonare le grandi campane cerimoniali. Una cerimonia molto popolare, trasmessa in diretta per televisione, si tiene in questa occasione al padiglione Bosingak (Posin’gak) di Jongno (“strada della campana”) a Seul con la partecipazione di varie celebrità e personaggi importanti. Il padiglione Bosingak a Jongno, Seul La campana che si trova nel suddetto padiglione (chiamata semplicemente “campana [di] Bosingak” perché priva di un proprio nome) è il tesoro nazionale numero 2 ed è stata a lungo il punto centrale di queste cerimonie in cui i coreani di tutte le classi sociali, nel sentire i suoi profondi rintocchi, pregano esprimendo buoni propositi per il nuovo anno. Questa campana è stata usata a tale scopo solo di recente, mentre, durante il regno della dinastia Yi del periodo Joseon (Chosŏn 1392-1910), veniva usata per segnalare l’apertura e la chiusura delle porte della capitale, chiamata allora Hanyang. Ma, prima ancora di quel tempo, questa stessa campana si trovava in un tempio buddista. |
Caratteristiche delle campane coreane
Una campana coreana tipica è stretta alle spalle e si allarga verso la Il significato ultimo del far risuonare le campane dei templi è spiegato nell’iscrizione della “campana divina” del re Seongdeok (nota anche con il nome di “campana Emille”). “Siccome il suono è come il ruggito di un drago, va in alto nel più alto dei cieli e in basso fino agli inferi, e la persona che la percuote loda la meraviglia del suono, mentre le persone che lo ascoltano ne vengono benedette.” In accordo con la credenza buddista, il suono della campana del tempio viene prodotto per offrire la redenzione a tutti gli esseri senzienti. La più antica campana esistente in Corea si trova a Sangwonsa, un tempio sul monte Odaesan, nella regione Gangwon-do. Risale all’anno 725 del periodo di Silla Unificato (676-935) e presenta le caratteristiche tipiche di una campana di tempio coreana. La campana Sangwonsa è stretta alle spalle e si allarga nella sezione mediana, con un affusolamento graduale verso il fondo. In cima vi è un gancio nella forma di un drago che si contorce, al quale è attaccato un tubo di risonanza. Caratteristica unica delle campane coreane, il tubo di risonanza, che è bucato e si estende nell’interno della campana, gioca un ruolo importante nell’esaltare la chiarezza e la vibrazione del suono. Il corpo della campana presenta bande di motivi decorativi nelle sezioni superiore e inferiore. Appena sotto la banda superiore vi sono nove sezioni quadrate con 36 immagini di fiori di loto, nove per sezione. Al di sopra della banda inferiore di motivi vi sono due punti, dalle parti opposte della campana, per indicare dove si può colpire con il grosso palo che funge da battacchio esterno. I lati, fra i punti dove si può colpire, sono di solito decorati con incisioni di fanciulle celesti (apsara), o con figure di persone che fanno offerte. Queste decorazioni sono caratteristiche delle campane dei templi coreani. |
La campana BosingakLa campana Bosingak fu prodotta in tempi molto più recenti rispetto alle campane più antiche, e precisamente nel 1468 durante il periodo Joseon. La campana del padiglione Bosingak possiede in alto Il corpo della campana comprende una linea in rilievo che corre attorno alla sezione superiore, tre linee lungo la sezione mediana e due linee attorno alla bocca. Tra la bocca e la sezione mediana vi è una lunga iscrizione, che elenca i nomi delle persone che hanno contribuito alla costruzione della campana, con il loro titolo e rango. A differenza di altre campane, i nomi non sono quelli dei membri della famiglia reale o di importanti funzionari della corte, ma per la maggior parte quelli degli impiegati degli uffici governativi. Il disegno del fior di loto che era una caratteristica comune delle campane del periodo Joseon non vi compare, ma vi sono invece deboli tracce dei resti di un Bodhisattva in quattro zone della parte superiore, il che sembra indicare che la campana sia stata in origine prodotta per un tempio.
Un’iscrizione sulla campana del padiglione Bosingak elenca La campana Bosingak è particolare a causa del suo allontanarsi dalle caratteristiche comuni delle campane coreane del periodo Joseon. Ciò risulta evidente quando la si mette a confronto con altri lavori commissionati dalla corte reale, come la campana del tempio Heungcheonsa, prodotta nel 1462, e la campana del tempio Bongseonsa. In effetti, ha in sé elementi dello stile delle campane cinesi. Un nuovo stile di campane fu introdotto in Corea nel 1346, durante la seconda parte del periodo Goryeo (918-1392), quando un artigiano cinese produsse per il tempio Yeonboksa di Gaeseong una campana che, apparentemente, servì da modello per il disegno della campana Bosingak. |
La ricerca di una sistemazione definitivaCome è avvenuto anche per altre campane, la campana Bosingak è stata trasferita in luoghi diversi in più di un’occasione. Il padiglione Bosingak, da cui la campana ha preso il nome, era originariamente chiamato Jongnu (Padiglione della campana): questa vi fu appesa nel 1395 allo scopo di far sentire i suoi rintocchi al mattino e alla sera. La campana e il padiglione furono distrutti da un incendio nel 1597, durante le invasioni giapponesi della Corea. In seguito, quando il padiglione fu ricostruito, vi fu appesa una campana sostitutiva che proveniva dal tempio Wongaksa. Il padiglione fu rinominato Bosingak nel 1895 e la campana, da allora in poi fu conosciuta come “campana Bosingak”.
La sera dell’ultimo dell’anno al padiglione Il testo Donggungmunheonbigo (Compilazione di riferimento di note sulla Corea), un libro enciclopedico di riferimento sulla società Joseon, e il testo Yuhanjamnok del funzionario-studioso Sim Su-gyeong citano il fatto che la campana si trovava prima nella sala di un tempio presso la tomba della regina consorte Sindeok, moglie di Yi Seong-gye, il fondatore della dinastia Yi del periodo Joseon. In seguito la campana fu portata nel tempio Wongaksa. Si dice che il re Seonjo (r. 1567-1608) abbia trasferito la campana nel luogo in cui si trova ora quando la sede del governo tornò a Seul, dopo che l’invasione giapponese dell’ultima parte del sedicesimo secolo fu respinta. Esiste però una discrepanza fra le due registrazioni, perché la prima si riferisce alla campana come proveniente dal tempio Heungcheonsa, mentre la seconda parla del tempio Wongaksa. Ma la campana del tempio Heungcheonsa fu prodotta quattro anni prima di quella del padiglione Bosingak e si trova ora nel palazzo Deoksugung a Seul. Dal momento che la campana non aveva un suo nome, sembra probabile che la persona incaricata della registrazione abbia erroneamente pensato che il tempio Heungcheonsa, che era stato eretto per pregare per la vita oltretomba della regina consorte Sindeok, fosse il tempio che si trovava accanto alla sua tomba. A partire dalla fondazione della Repubblica di Corea nel 1948, la campana Bosingak è stata protetta come Tesoro nazionale numero 2. Ciononostante, a causa delle condizioni di deterioramento dell’opera, che presentava delle crepe e danni accumulati a causa delle ripetute percussioni, è stata portata in un’area di esposizione all’aperto nel Museo Nazionale della Corea, mentre nel padiglione Bosingak è stata posta una riproduzione funzionante della campana originale. |
Basato su “Bosingak Bell - Enduring Symbol of the Joseon Dynasty”, in Koreana, vol.21, n.4, inverno 2007, e integrato con ricerche storiche da parte dell'autore del sito. Testo originale di Choi Eung Chon (direttore del dipartimento di Arte asiatica del Museo nazionale della Corea), fotografie di Seo Heun-kang. Pubblicato con autorizzazione della Korea Foundation, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Koreana. |
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© Valerio Anselmo