LA CROCE ROSSA ITALIANA NELLA GUERRA DI COREA

Associazione per l'Amicizia Italo-Coreana Roma 1980
In copertina: Una veduta generale dell'ospedale della Croce Rossa Italiana. Sullo sfondo l'edificio scolastico distrutto da un incendio il 30 novembre 1952. |
LA CROCE ROSSA ITALIANA NELLA GUERRA DI COREA
Il 25 giugno 1950 scoppiava nella penisola coreana una guerra che doveva durare tre lunghi anni e concludersi con un armistizio firmato a Panmunjom dai rappresentanti delle parti contendenti: forze delle Nazioni Unite da una parte, nordcoreani e cinesi dall'altra. Il governo di Seul non figurò fra i firmatari dell'armistizio.
All'inizio i nordcoreani, superiori per mezzi bellici e numero di uomini, attraversarono il 38° parallelo occupando di sorpresa la capitale Seul e i maggiori capoluoghi della Corea centrale, cosa che provocò l'intervento delle Nazioni Unite a difesa dell'unico governo riconosciuto dalI'ONU, la Repubblica di Corea. In quell'occasione furono inviate truppe combattenti in appoggio alle forze governative da parte dei seguenti 16 paesi membri dell'ONU: Australia, Belgio, Canada, Columbia, Etiopia, Filippine, Francia, Gran Bretagna, Grecia, Lussemburgo, Nuova Zelanda, Olanda, Stati Uniti, Sud Africa, Tailandia e Turchia.
Con l'aiuto delle forze delle Nazioni Unite i nordcoreani furono respinti e inseguiti fino ai confini con la Cina, ma, in seguito all'entrata in campo di un ingente numero di combattenti cinesi, le sorti della guerra si capovolgevano. I nordcoreani e le truppe cinesi respingevano verso sud le forze governative e gli alleati dell'ONU costretti ad una ritirata strategica e Seul veniva nuovamente occupata; più tardi, con il sopraggiungere di altri rinforzi da parte delle Nazioni Unite, nordcoreani e cinesi venivano ancora una volta respinti verso nord e si attestavano a cavallo del 38° parallelo, lungo quella che in seguito doveva divenire la linea di demarcazione armistiziale.
La popolazione civile, sottoposta a queste alterne vicende belliche, fu presto ridotta in estreme condizioni di terrore, miseria e abbandono: la fame e le malattie contribuivano ad accrescere il numero delle vittime delle azioni belliche.
Di fronte a questa situazione la Croce Rossa Internazionale interveniva per cercare di portare un aiuto alla popolazione civile, che era completamente abbandonata a se stessa per quanto riguarda il soccorso e l'assistenza ospedaliera: nel corso della guerra, infatti, gli ospedali erano stati tutti requisiti per le truppe. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa, seguendo il principio della propria assoluta neutralità e imparzialità, inviò delegati nelle due parti in conflitto. Il governo di Seul diede immediatamente il suo gradimento per l'accettazione del delegato del Comitato, mentre i nordcoreani non diedero il proprio benestare all'ingresso della Croce Rossa nella parte di territorio da loro occupato.
Per il soccorso alla popolazione civile, come stabilito dalla Convenzione di Ginevra relativa alla protezione dei civili in tempo di guerra, la Croce Rossa Internazionale richiese l'intervento delle Croci Rosse dei vari paesi, fra cui l'Italia. Danimarca, India, Norvegia e Svezia inviavano unità ospedaliere. Il governo italiano nel gennaio 1951 autorizzò la Croce Rossa Italiana ad allestire un ospedale da campo di cento letti da inviare nella parte meridionale della penisola coreana per l'assistenza della popolazione civile. L'ospedale, contrassegnato con il numero 68 e comandato dal capitano medico dottor Luigi Coia, partì il 16 ottobre 1951 dal porto di Napoli e raggiunse Pusan un mese dopo. Era costituito da 71 elementi, fra ufficiali, infermiere volontarie, sottufficiali, graduati e militi (cf. sull'argomento anche G. L. Ragazzoni, Italia in Corea, Albenga 1954).
Da Pusan l'ospedale raggiunse Seul, dove venne accasermato in due edifici scolastici nei pressi della città. Per ordine del comando dell'Ottava armata americana, a cui fu aggregato quale unità medica, dovette assumere la responsabilità di tutta l'assistenza sanitaria per la popolazione civile del triangolo Inchon-Seul-Suwon.
Nel luglio 1952 venne inviato a dirigere l'ospedale il maggiore medico prof. Fabio Pennacchi e, con il nuovo direttore, arrivarono all'ospedale anche due specialisti chirurghi.
Intanto la guerra continuava e sempre più intenso diveniva l'afflusso della popolazione civile nelle corsie e negli ambulatori dell'ospedale. Per far fronte agli accresciuti compiti fu istituito un vasto poliambulatorio e i posti letto furono portati a 120. Particolarmente grave era la condizione di molti bambini abbandonati, per cui si istituì anche un attrezzato reparto pediatrico per accoglierli.
Il personale dell'ospedale italiano veniva spesso anche chiamato ad intervenire nell'occorrenza di gravi incidenti. Il 17 settembre 1952, in occasione di un disastro ferroviario avvenuto sulla linea Inchon-Seul, l'ospedale italiano, accorso subito sul luogo dell'incidente, trasportò con i propri automezzi tutti i 160 infortunati, procedendo a lavorare di emergenza in camera operatoria per 48 ore consecutive.
Non mancarono i momenti difficili. Il 30 novembre 1952 un incendio distrusse l'edificio dell'ospedale. Furono però salvati tutti i degenti, malgrado la violenza delle fiamme. Furono messe in salvo anche le principali attrezzature, cosicché ben presto ripresero a funzionare i vari ambulatori, la farmacia e il laboratorio analisi. Con gli aiuti che giunsero in seguito dall'Italia e dal governo americano l'ospedale fu presto ricostruito più grande e più efficiente e portato a 200 posti letto con una disposizione più razionale dei reparti. |

Una delle corsie dell'ospedale durante una visita ufficiale del primo ministro coreano. A destra del gruppo il maggiore Pennacchi e la capo gruppo delle infermiere sorella Anna Maria Rosi.

Civili coreani in attesa di essere visitati presso uno dei dispensari dell'ospedale. La sorella Anna Maria Rosi, che ha prestato servizio dal primo all'ultimo giorno nell'ospedale, sta parlando con una donna. |
A questo punto l'ospedale aveva il seguente organico: otto ufficiali medici (un maggiore medico direttore, due capitani medici chirurghi, due tenenti medici generici, un tenente medico oculista ed anestesista, un tenente medico pediatra, un sottotenente medico radiologo), un ufficiale di amministrazione, un ufficiale commissario, un ufficiale farmacista e laboratorista, un ufficiale cappellano, sei infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana, sei sottufficiali (infermieri e di amministrazione), 47 graduati e militi (infermieri e addetti ai servizi vari).
Dopo la ricostruzione l'ospedale si componeva di: una sala accettazione, una camera operatoria con la più moderna attrezzatura, due gabinetti radiologici, un gabinetto d'analisi, due reparti di chirurgia, due di medicina generale e uno pediatrico. Inoltre vi erano un pronto soccorso e gli ambulatori di medicina generale, chirurgia generale, ortopedia, oculistica, ginecologia, neuropsichiatria, pediatria, otorinolaringoiatria.
Divennero intensi i rapporti tra l'ospedale italiano e la Croce Rossa Coreana, l'ambiente scientifico medico dell'Università di Seul e soprattutto i contatti con le unità sanitarie americane dislocate nei vari centri della Corea.
Il lavoro dell'ospedale italiano ricevette già in questo periodo, prima della conclusione della guerra, numerosi riconoscimenti da parte delle autorità civili e militari, sia coreane, che delle altre nazioni allora presenti nella Repubblica di Corea. Da ricordare le visite del Presidente Syngman Rhee, del primo ministro e di vari altri ministri della Repubblica di Corea, del sindaco di Seul, del sottosegretario italiano agli esteri, on. Giuseppe Brusasca, dei generali Clark e Taylor e di altri generali americani, di vari ambasciatori delle Nazioni Unite, di comandanti dei vari reparti dell'ONU, del delegato apostolico, nonché del cardinale Spellman, che per ben tre anni consecutivi volle poi trascorrere il Natale nell'ospedale italiano.
Molto numerosi gli attestati di benemerenza da parte delle autorità coreane, a cominciare dalla « Presidential Unit Citation » del 6.10.1952 con cui il presidente Syngman Rhee volle premiare l'attività dell'ospedale italiano a favore del suo popolo, e il conferimento della cittadinanza onoraria al personale ospedaliero.
Intanto le parti contendenti si accordavano per la cessazione delle ostilità. Il 27 luglio 1953 il comandante dell'ospedale italiano, maggiore Pennacchi, in rappresentanza del governo italiano assisteva alla cerimonia della firma dell'armistizio fra le forze dell'ONU e quelle sino-nordcoreane a Panmunjom.
Nonostante fosse stato firmato l'armistizio, a causa delle gravi condizioni generali del paese permaneva l'impossibilità di assistenza alla popolazione civile da parte degli ospedali coreani. Pertanto l'ospedale italiano della Croce Rossa continuò a funzionare fino alla fine del 1954. In tale periodo, oltre a svolgere l'usuale intensa attività ospedaliera, poté portare i propri soccorsi in occasione del grave disastro ferroviario di Osan del 31 gennaio 1954. Quasi tutti gli infortunati del terribile incidente affluirono all'ospedale italiano: furono ricoverati 55 feriti, vennero effettuati 14 interventi operatori gravi, 26 apparecchi gessati, 40 trasfusioni di sangue, oltre a moltissime altre medicazioni.
Proseguendo nella sua missione l'ospedale della C.R.I. svolse fino al 31 dicembre 1954 un'attività ininterrotta ed intensa, come documentano i seguenti dati statistici relativi al periodo che va dal 12.12.1951 al 31.12.1954.
a) | Prestazioni ambulatoriali nei reparti di medicina, chirurgia, oculistica, antitubercolare e pronto soccorso | | n. | 229.885 |
b) | Prestazioni gabinetto odontoiatrico | | n. | 1.155 |
c) | Prestazioni gabinetto radiologico | scopie | n. | 4.124 |
| | grafie | n. | 12.991 |
d) | Prestazioni gabinetto analisi | | n. | 8.444 |
e) | Interventi chirurgici | | n. | 3.297 |
f) | Giornate di degenza | | n. | 131.513 |
g) | Numero dei pazienti ricoverati | | n. | 7.041 |
Nel quadro delle relazioni culturali la direzione dell'ospedale collaborò all'apertura di un corso di italiano presso l'Università di Seul e il direttore dell'ospedale, maggiore Pennacchi, tenne corsi di neuropsichiatria presso la facoltà medica dell'Università di Seul, oltre a partecipare a vari congressi medici coreani.
Il 18 agosto 1954 venne concessa al direttore dell'ospedale e alla capo gruppo delle infermiere volontarie l'onorificenza coreana Chungmu, rispettivamente con stella d'oro e stella d'argento. Il 30 dicembre 1954 veniva concessa per la seconda volta da parte del Presidente della Repubblica di Corea la « Presidential Unit Citation » all'ospedale italiano.
Nel dicembre 1954 il Consiglio dei Ministri del governo italiano decideva di donare tutta l'attrezzatura dell'ospedale al governo della Repubblica di Corea, disponendo il rientro in Italia del personale della Croce Rossa e la consegna dell'attrezzatura ospedaliera alle autorità coreane.
Durante l'attività dell'ospedale, fra i ricoverati di medicina furono curate specialmente malattie dell'apparato digerente, dell'apparato cardiovascolare, di quello respiratorio e di quello locomotore. Frequenti le malattie del sangue e la malaria. Abbastanza comuni nelle forme a carico del sistema nervoso i disturbi nei soggetti dediti agli stupefacenti, in particolar modo il morfinismo con le sue varie manifestazioni. Tra le tossicosi cerebrali, comune quella alcoolica. Diffusissima allora in Corea la parassitosi intestinale presente in quasi tutti i pazienti, anche se ricoverati per malattie più gravi, con i segni di un deperimento organico molto notevole.
I reparti di chirurgia, oltre ai numerosissimi interventi di elezione per varie forme morbose spesso trascurate per anni, furono chiamati a svolgere assistenza chirurgica d'urgenza dovuta principalmente a feriti per incidenti automobilistici e ferroviari. Il laboratorio di analisi funzionò per i numerosissimi esami delle feci, delle urine, dell'espettorato, parassitologico del sangue, ecc., mentre il reparto radiologia svolse un lavoro molto importante quale ausilio sia per la chirurgia, che per la medicina, in particolar modo nei riguardi della malattia tubercolare notevolmente diffusa.
Come risultato secondario, ma non minore, dell'attività dell'ospedale italiano in Corea, si deve annoverare il fatto che l'ingresso dell'Italia nel consesso delle Nazioni Unite, avvenuto il 14 dicembre 1955, fu senza dubbio favorito dalla partecipazione della Croce Rossa Italiana alla guerra di Corea. |

Due piccoli pazienti vengono visitati nel reparto pediatrico. A causa dell'affollamento, spesso in un solo letto venivano sistemati due bambini, come si può vedere. |
APPENDICE
traduzione REPUBBLICA DI COREA
Ufficio del Presidente | 6 ottobre 1952 |
ENCOMIO PRESIDENZIALE ALL'UNITÀ Il Presidente della Repubblica di Corea con sommo piacere encomia per l'insigne ed eccellente adempimento del dovere durante il periodo dal 16 dicembre 1951 ad oggi
L'OSPEDALE N. 68 DELLA CROCE ROSSA ITALIANA
L'ospedale n. 68 della Croce Rossa Italiana si è distinto per la condotta eccezionalmente meritoria tenuta nell'adempimento di straordinari servizi svolti a sostegno del lavoro delle Nazioni Unite in Corea. Durante ìl periodo di servizio qui svolto, l'unità ha assistito sia il personale militare delle Nazioni Unite, che la popolazione coreana. L'unità ha portato a termine il lavoro assegnatole con un basso tasso di mortalità, indice dell'efficienza con la quale sia gli ufficiali che il personale hanno svolto i loro compiti. Lo spirito di corpo dell'unità è rimasto alto durante l'intera operazione e questo primato riflette il più alto livello di comando e di abilità amministrativa del personale dell'unità, l'eccellente disciplina, l'attaccamento al dovere e l'abilità di tutto il personale dell'organizzazione.
L'unità ha dato mostra di un eccellente grado di efficienza nel portare a termine la missione assegnatale. La sua attività ha contribuito materialmente al benessere fisico dei mutilati e dei feriti delle Forze delle Nazioni Unite. I servizi sanitari al personale coreano furono resi senza alcuna ricompensa. La Croce Rossa Italiana ha sovvenzionato completamente le spese della propria unità. Anche se a volte l'unità è stata costretta ad operare in situazioni difficilissime, il suo servizio umanitario nel portare soccorso ai malati, ai feriti e ai mutilati, è continuato senza proteste.
L'attività dell'Ospedale ha portato un grande contributo per il raggiungimento dell'obiettivo (che ci siamo proposti), che è quello di vincere questa guerra e salvare vite umane, sia delle Nazioni Unite, che della Repubblica di Corea, e riflette anche i grandi meriti dell'unità ospedaliera, della Croce Rossa Italiana, del Governo Italiano e degli Italiani stessi.
Questo encomio dà il diritto ad ogni membro dell'Ospedale n. 68 della Croce Rossa Italiana, che ha prestato servizio in Corea nel suddetto periodo, di portare il nastro decorativo presidenziale.
Firmato: Syngman Rhee |
traduzione
REPUBBLICA DI COREA
Ufficio del Ministro della Difesa Nazionale | 10 giugno 1954 |
ENCOMIO
Ho il piacere di conferire, in conformità ai poteri a me delegati dall'Ordine Presidenziale n. 2,
L'ORDINE DEL MERITO MILITARE CHUNGMU CON STELLA D'ORO al Maggiore FABIO PENNACCHI 744/IV, Corpo Sanitario, Esercito Italiano,
in riconoscimento ed apprezzamento del suo servizio eccezionalmente meritorio.
Il Maggiore Fabio Pennacchi è qui encomiato per la condotta eccezionalmente meritoria tenuta nell'adempimento di straordinari servizi in relazione all'attività sanitaria in Corea durante il periodo 16 novembre 1951 - 31 maggio 1954.
Per tutto il periodo egli si è costantemente adoperato come direttore del 68° Ospedale della Croce Rossa Italiana per migliorare il funzionamento dell'ospedale con insolita abilità professionale, ampia conoscenza medica, ammirevole comando, pur nelle più avverse condizioni. Il suo instancabile sforzo e il suo attaccamento disinteressato ai propri nobili doveri hanno contribuito moltissimo all'ampliamento dell'ospedale con un maggior numero di servizi e di letti, cosa che ha quindi permesso all'unità di offrire una grande quantità di cure mediche ad un innumerevole numero di feriti.
Specialmente in occasione dell'incidente ferroviario di Kurori del 17 settembre 1952, uno dei più tragici nel suo genere nella storia mondiale, della famosa catastrofica collisione di Osan del 31 gennaio 1954 e di altri innumerevoli incidenti, tutto il personale, sotto il Suo abile comando, ha contribuito, con un aiuto d'emergenza disinteressato, a far guarire molti feriti.
I servizi meritori resi dal Maggiore Pennacchi per il benessere del popolo coreano gli hanno meritato il profondo rispetto di quest'ultimo e riflettono su di lui e sull'Esercito Italiano grandi meriti.
Won Yil Sohn Ministro della Difesa
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Una visita medica nella corsia degli adulti

Il presidente della Repubblica di Corea Syngman Rhee in visita all'ospedale italiano. Alla sua destra il maggiore Pennacchi.

Il ministro coreano della difesa consegna la seconda decorazione alla bandiera dell'ospedale il 30 dicembre 1954. |
ELENCO DEL PERSONALE DELL'OSPEDALE C.R.I. N. 68
Direttori: Cap. Med. Dott. Luigi Coia (dall'ottobre 1951 al luglio 1952), Magg. Med. Prof. Dott. Fabio Pennacchi (dal luglio 1952 al dicembre 1954).
Ufficiali (in ordine alfabetico): Carlo Argenti, Federico Bonaccina, Enrico Bosetti, Gerardo Chianura, Carmine Fusco, Giovanni Galbani, Emerico Lucchetti, Cesare Novello, Ugo Pasquali, Giovanni Perticucci, Pietro Poloni, Mario Ponti, Ugo Puntieri, Gian Luigi Ragazzoni, Marcello Randaccio, Armando Ricchiardi, Vittorio Rossi, Matteo Saggese.
Sottufficiali e graduati (in ordine alfabetico): Giulio Ansovino, Agostino Apolloni, Pietro Armigeri, Domenico Aversa, Enzo Benassai, Mario Bolognesi, Attilio Brighenti, Mario Campana, Giovanni Canali, Serafino Canulli, Vincenzo Capaccio, Mariano Cappa, Piero Capurso, Marcello Carboni, Tullio Carlesso, Pietro Caschera, Giuseppe Cataldo, Antonio Ceccacci, Nicola Cellamare, Enrico Ciolfi, Vincenzo Cirillo, Aldo Colella, Carlo Conca, Nicomede Coppini, Francesco Crieco, Gottardo Crielesi, Silvio Cutelli, Savino Dantone, Marco De Luca, Antonio De Tullio, Emilio Donatoni, Cesare Ercoletti, Giuseppe Faiola, Aldo Fedi,
Antonio Femino, Michele Ferraro, Pasquale Ferrazzano, Augusto Fontana, Vincenzo Fiaschetti, Giorgio Gamberini, Giovanni Gariner, Vito Gherardi, Giuseppe Gilli, Armando Gismondi, Primo Giuliani, Domenico Gorgone, Domenico Guastaroba, Giuseppe Gubbiotti, Giovanni Iacurto, Ederiggio Ionta, Fausto Isabella, Teofilo Lupini, Tommaso Macale, Giuseppe Madonia, Giacomo Marcangelo, Raffaele Marino, Enrico Materazzi, Franco Matucci, Giulio Mazzuccato, Giovanni Medicina, Vincenzo Mendozza, Ferdinando Miceri, Antonio Modena, Filippo Morana, Angelo Moretti, Alessandro Murso, Luciano Negri, Carlo Alberto Nicoli,
Pietro Nisi, Pasquale Palacino, Pasquale Pagano, Angelo Perna, Romano Pianesani, Mario Pistoia, Gino Piva, Perseo Pizzoni, Benedetto Placidi, Italo Poli, Renato Puglisi, Aurelio Raso, Francesco Reale, Renato Reali, Tommaso Repetto, Giovanni Riboldi, Giovanni Rorai, Spartaco Rosa, Vincenzo Rutigliano, Isoliero Sanetti, Antonio Santoro, Marcello Sclafani, Ferdinando Silvestri, Luigi Solitari, Giovanni Sorrentino, Mario Testa, Carlo Tinaburri, Ercole Toni, Vincenzo Tullo, Rosario Vicari, Alessandro Vottero, Agostino Zanetti.
Infermiere volontarie C.R.I. (in ordine alfabetico) Caterina Aimini, Maria Luisa Corsi di Bosnasco, Jolanda D'Odorico, Celestina Franceschi, Angiola Gnavi, Amalia Iodice, Angela Mastromarino, Antonietta Mojana, Dina Pantaleoni, Alma Pascutto, Anna Maria Rosi. | |