Corso di coreano
Lezione 11


Comincia il terzo e ultimo ciclo di cinque lezioni

Chi è arrivato fino a questo punto, studiando quanto è stato esposto e memorizzando i vocaboli, avrà già raggiunto un discreto livello di conoscenza della lingua coreana per quanto riguarda le regole grammaticali, ma non ancora un livello sufficiente alla sopravvivenza per quanto riguarda i vocaboli. Una qualunque lingua di cultura possiede all’incirca centomila parole e una discreta conoscenza della lingua parlata si ha quando si raggiunge un bagaglio di almeno tremila termini. Finora, negli elenchi dei vocaboli delle prime dieci lezioni abbiamo visto un totale di circa 500 voci, fra nomi, verbi, aggettivi, avverbi, desinenze, posposizioni, numerali, classificatori, pronomi e suffissi vari. Complessivamente, nelle prime 10 lezioni sono state presentate (con pronuncia e commenti dettagliati) 64 frasi.

Nelle liste di vocaboli le parti del discorso più numerose sono stati i nomi e i verbi, che costituiscono l’ossatura su cui il nostro cervello costruisce la comprensione della frase. Conoscere oltre 200 fra nomi e verbi è già un buon traguardo, ma occorre andare ancora un po’ più avanti.

Questa lezione e quella successiva saranno simili alle altre e serviranno a completare le principali forme grammaticali, mentre le ultime tre saranno prevalentemente dedicate al completamento del vocabolario minimo indispensabile. Una differenza rispetto ai precedenti due gruppi di cinque lezioni è qui data da una nuova sezione, chiamata «Situazioni», in cui saranno presentate delle frasi piuttosto semplici, utili in situazioni particolari. È un contenitore che ci permette di inserire altri vocaboli indispensabili a raggiungere il citato “livello minimo di sopravvivenza”.


Soluzione degli esercizi della lezione 10

La traduzione in coreano delle frasi della volta scorsa è la seguente:

  1. Sono italiano e non conosco bene il coreano.
    저는 이탈랴 사람이고 한국어를 잘 모릅니다.
     
  2. Al ristorante io ho mangiato pesce, ma mia moglie ha mangiato carne bovina.
    식당에는 내가 생선을 먹고 아내는 소 고기를 먹었어요.


UN PO’ DI GRAMMATICA

Promemoria

Prima che si prendano cattive abitudini, non sarà inutile ricordare ancora una volta che, nelle parole coreane, l’accento non si trova sulla penultima sillaba, come avviene per la maggior parte delle parole italiane, ma sull’ultima sillaba, come nei termini italiani “sarà”, “perché”, “così”, “andò”, “laggiù”.

Una curiosità: vari modi di chiamare la moglie

La parola “moglie” è un termine da usare con attenzione in coreano. Di solito tradizionalmente non si chiede a qualcuno come sta la moglie, perché si entrerebbe così nella sfera privata dell’individuo, e non si parla troppo neppure della propria moglie. (In questo la società coreana è ancora molto maschilista, anche se ultimamente sono stati fatti notevoli progressi verso la parità fra i sessi.)
Quando ci si rivolge direttamente alla moglie di una persona altolocata la si potrà chiamare 사모님 (師母님) samonim “signora”, termine molto rispettoso che indica propriamente la moglie di un 선생님 sŏnsaengnim “maestro, signore”. Oppure si può usare il termine 부인 (夫人) puin “signora”, ancora rispettoso, ma un po’ meno dell’altro.
Oltre a questi termini rispettosi, ci sono termini umili da usare quando si parla della propria moglie di fronte a superiori, come 아내 anae “moglie” (forse dal significato originario di “chi sta dentro casa”), oppure, ad un livello ancora più umile, 집사람 chipsaram “la persona di casa”, o infine, in modo molto familiare, 마누라 manura, termine da usare solo fra amici. Oggi si usa anche l’anglo-coreano 와이프 waip’ŭ, trascrizione dell’inglese “wife” per indicare la propria moglie.
Ci sono poi altri termini usati in un linguaggio più elevato, come (妻) ch’ŏ parola sino-coreana corrispondente al coreano puro 아내 anae, appena visto.

Avverbi creati dalle radici degli aggettivi

In italiano per creare avverbi dagli aggettivi di solito si aggiunge ~mente alla radice dell’aggettivo. In coreano la stessa operazione si fa aggiungendo alla radice dell’aggettivo la desinenza avverbiale ~이 ~i oppure ~게 ~ke / ~ge. Ad esempio, con la desinenza ~이 abbiamo 많이 manhi “molto” da 많다 mant’a “essere molto”, 없이 ŏpsi “senza” da 없다 ŏpta “non esserci”, 같이 kach’i [all’italiana caccì] “insieme” da 같다 kat’a “essere uguale”, mentre con la desinenza ~게 ~ke / ~ge abbiamo 쉽게 swipke “facilmente” da 쉽다 swipta “essere facile”, 싸게 ssage “a buon mercato” da 싸다 ssada “essere conveniente”, 예쁘게 yeppŭge “in modo bello” da 예쁘다 yeppŭda “essere bello”, 맛있게 masikke “gustosamente, con gusto” da 맛있다 masitta “essere gustoso”.

A parte ci sono gli avverbi che derivano da aggettivi composti da un sostantivo sino-coreano seguito dal verbo 하다 hada. In questo caso alcuni avverbi attaccano alla radice 하~ la solita desinenza ~게, come 복잡하게 pokchap’age “in modo complicato” da 복잡하다 pokchap’ada “essere complicato”, 간단하게 kandanhage “semplicemente” da 간단하다 kandanhada “essere semplice”, mentre altri preferiscono la desinenza avverbiale che deriva dall’unione della radice verbale di 하다 con la desinenza ~이 (하+이=히), come 안녕히 annyŏnghi ”tranquillamente, in pace“ da 안녕하다 annyŏnghada “essere in pace”, 편안히 p’yŏnanhi “confortevolmente, tranquillamente” da 편안하다 p’yŏnanhada “essere sicuro, tranquillo, confortevole”.

Confronti: Essere uguale / Essere diverso

In coreano “essere uguale” si esprime con l’aggettivo coniugabile 같다 o 똑같다, mentre “essere diverso” si traduce con 다르다. Questi due aggettivi coniugabili il cui significato è antitetico, nel confronto fra due termini utilizzano entrambi la stessa posposizione, 와/과 (la prima forma dopo vocale e la seconda dopo consonante), corrispondente alla nostra congiunzione “e”, oltre alla posposizione del tema 은/는 (la prima forma dopo consonante e la seconda dopo vocale). Questi aggettivi coniugabili si possono usare in due modi diversi: nel primo caso per indicare che i due termini a confronto, presi assieme, sono uguali oppure diversi fra loro, nel secondo caso per indicare che il primo dei due è uguale o diverso dall’altro.

Nel primo caso il coreano si serve della posposizione 와/과 per unire i due termini a confronto e della posposizione 은/는 dopo il gruppo dei due termini per evidenziare qual è il tema della frase, mentre l’italiano userà solo la congiunzione “e” fra i due termini. Esempi ne sono frasi come “Questo e quello sono uguali” (“이것 저것 똑같습니다”) o “Questo e quello sono diversi (fra loro)” (“이것 저것 다릅니다”), dove i due soggetti sono uniti dalla congiunzione. La posposizione 은/는 in questo caso mette in evidenza il gruppo dei due termini.

Nel secondo caso il coreano usa la posposizione 은/는 posta dopo il primo termine e 와/과 dopo il secondo dei termini a confronto, mentre in italiano si usa la preposizione “a” prima del secondo termine se i due termini sono uguali, ma la preposizione “da” se i due termini sono diversi. Esempi ne sono le frasi “Questo è uguale a quello” (“이것 저것 똑같습니다”) e “Questo è diverso da quello” (“이것 저것 다릅니다”). La posposizione 은/는 in questo caso mette in evidenza solo il primo dei due termini, mentre il secondo viene collegato al primo mediante la posposizione 와/과.

In coreano, come si sarà notato, le due posposizioni, 은/는 del tema e 와/과 congiunzione, nei due casi si sono scambiate di posto, ma non sono mutate, mentre l’italiano usa un metodo totalmente diverso, con l’impiego della congiunzione “e” nel primo caso e due preposizioni diverse, “a” o “da”, nel secondo caso, a seconda del verbo usato per il confronto.

Come si traduce la congiunzione avversativa “ma”

Per tradurre il nostro “ma”, il coreano si serve, nel livello di cortesia medio, della desinenza ~지만 che si unisce direttamente alla radice del verbo o dell’aggettivo coniugabile, mentre nel livello di cortesia elevato utilizza posposto al verbo coniugato. Ad esempio: 가지만 oppure 갑니다만 per dire “vado, ma”, 밥을 먹었지만 o 밥을 먹었습니다만 per “ho mangiato, ma”, 예쁘지만 o 예쁩니다만 per dire “è bello, ma”. Questa desinenza si può tradurre in italiano anche con la congiunzione concessiva “sebbene”, anteposta (“sebbene vada”, “sebbene abbia mangiato”, “sebbene sia bello”).

Naturalmente, la pronuncia della consonante affricata di ~지만 viene influenzata dal modo in cui termina la radice del verbo o dell’aggettivo. Avrà il suono della j (gi all’italiana) se la radice termina in vocale (가지만) o in nasale (참지만 “sopporto, ma”), avrà il suono di una intensiva (cci all’italiana) se la radice termina con un’occlusiva (ㅂ ㄷ ㄱ come in 먹지만 “mangio, ma”), mentre prenderà il suono di un’aspirata se la radice termina in (노랗지만 “è giallo, ma”).

Come si traduce “volere”, “desiderare”, “sperare”

I tre concetti di “volere”, “desiderare” e “sperare” risultano in italiano simili fra loro, ma forse in coreano risultano, rispetto ai nostri, ancora più vicini. Tutti e tre i verbi agiscono su un oggetto, che può essere un nome o un verbo. In particolare, quando l’oggetto è un verbo si esprimono rispettivamente:

  • con 원하다 (願-), “volere”, transitivo che usa l’infinito (in ~기) del verbo che ne è l’oggetto,
  • con 싶다, “desiderare”, che viene usato con la forma in ~고 del verbo che ne costituisce l’oggetto,
  • con 바라다, “sperare”, che richiede anch’esso l’infinito (in ~기) del verbo che ne forma l’oggetto.

Esempi ne sono:

  • 미국 가기를 원해요 “Voglio andare in America”,
  • 집에 가고 싶어요 “Desidero andare a casa”,
  • 빨리 비가 오기를 바랍니다 “Spero che piova presto”.

Numeri dal 20 al 90

Ad integrazione di quanto detto a proposito dei numeri “alla coreana” (lezioni 4 e 5), presentiamo qui il resto dei numeri esistenti in questa modalità, affiancati ai corrispondenti numeri alla cinese.
 

num.alla coreana (pronom. / appos.)alla cinesecaratt.
20스물 / 스무sŭmul /sŭmu이십isip二十
30서른sŏrŭn삼십samsip三十
40마흔mahŭn사십sasip四十
50swin오십osip五十
60예순yesun육십 yuksip六十
70일흔irhŭn칠십 ch’ilsip七十
80여든yŏdŭn팔십 p’alsip八十
90아흔ahŭn구십 kusip九十

Osservando questo schema, si capisce che, con questo tipo di numeri (alla coreana) si può arrivare a contare solo fino a 99. I numeri alla coreana sono molto meno usati di quelli alla cinese, ma il loro uso è obbligatorio in certi casi. Ad esempio, per indicare l’età, quando si usa il classificatore che significa “anni di età” è obbligatorio usare i numeri alla coreana (es.: 나는 일흔 네 살을 다 먹었어요 Io ho 74 anni compiuti). Risulta abbastanza facile quando si deve palesare la propria età da giovani, perché i numerali alla coreana dall’1 al 20 sono molto usati e si conoscono bene, ma diventa sempre più difficile man mano che cresce il numero degli anni, perché i nomi alla coreana delle decine oltre il 20 sono usati sempre meno man mano che si sale. Fortunatamente, per quanto riguarda il numero degli anni di età, si può anche usare il classificatore , che ha lo stesso significato e che facilita molto le cose perché accetta solo numeri alla cinese.

Onomatopee: i versi degli animali

La lingua coreana è ricchissima di onomatopee, molte delle quali sono decisamente diverse dalle nostre. Come esempio, si elencano qui alcuni versi di animali come vengono uditi da un orecchio italiano e da un orecchio coreano. Anche se questa non è altro che una curiosità, è interessante notare che, nel caso delle rane (개구리), il nome dell’animale corrisponde alla trascrizione in alfabeto del verso che questo emette, seguito da una che, in un certo senso, ne sostantivizza il nome.

animaleitalianocoreanosuono coreano
canebau bau멍멍mŏng mŏng
gattomiao야옹yaong
pulcinipio pio삐약 삐약ppiyak ppiyak
gallochicchirichì꼬끼오kkokkio
maialegrun grun꿀꿀kkul kkul
ranacra cra개굴 개굴kaegul kaegul

LE FRASI

Nuove frasi

나는 일흔 네살을 먹었어요.

Io ho compiuto 74 anni.

I versi degli animali

한국 사람이 듣는 소리와 이태리 사람이 듣는 소리는 다릅니다.

I suoni che i coreani odono sono diversi da quelli che odono gli italiani.

이태리 사람 생각에는 개가 하는 소리는 빠우 빠우라고 하는데, 한국 사람 생각에는 멍멍이라고 합니다.

Secondo gli italiani il verso che fa il cane è «bau bau», mentre secondo i coreani è «mŏng mŏng».

그리고, 한국어로는 수탉이 꼬끼오라고 하고, 개구리가 우는 것은 개굴개굴이라고 합니다.

E poi, in coreano il gallo fa «kkokkio» e il canto delle rane fa «kaegul kaegul».

Viene un ospite straniero

이 선생님 들어오세요. 여기서 편안히 방석에다가 앉으세요.

Signor Lee, entri prego. Si sieda qui confortevolmente sul cuscino.

집에서 우리는 방바닥에 앉으니까 방석은 많지만 의자는 없습니다.

Siccome a casa ci sediamo sul pavimento, abbiamo molti cuscini, ma non abbiamo sedie.

È il momento dei saluti

방문해 주셔서 대단히 감사합니다. 안녕히 가십시오.

La ringrazio molto per averci fatto visita. Vada in pace.

예, 정말 고맙습니다. 안녕히 계십시오.

Sì, grazie davvero! Stia in pace.

Desideri, speranze...

난 그 아가씨를 사랑해요. 빨리 보고 싶어요. 금방 만나기를 바랍니다.

Io amo quella ragazza. Desidero vederla presto. Spero di incontrarla subito.


Elenco dei vocaboli della lezione  (76 voci)

Nei glossari dei vocaboli delle varie lezioni, le trascrizioni adottate sono quella McCune-Reischauer (MCR) e quella dell’Alfabeto Fonetico Internazionale (I.P.A.) specifica per il coreano. Cliccando su un carattere cinese evidenziato in blu si aprirà la scheda di quel carattere, se questo fa parte dei 1800 caratteri fondamentali per la scuola media.

coreanocaratt.
cinesi
trascrizionesignificato
MCRI.P.A.
간단kandan[kanˈdan]semplicità
간단하게-kandanhage[kandanaˈge]semplicemente
간단하다-kandanhada[kandanaˈda]essere semplice
같다kat’a[kaˈtʰa]essere uguale
개구리kaeguri[kɛguˈɾi]rana
개굴kaegul[kɛˈgul]cra (il verso delle rane)
~게ke/ge[ke/ge]desinenza avverbiale
꼬끼오kkokkio[kkokkiˈo]chicchiricchì
금방kŭmbang[kɯmˈbaŋ]sùbito, immediatamente
기와kiwa[kiˈwa]tegola
노랗다norat’a[noɾaˈtʰa]essere giallo
nok[nok]stipendio, salario
~는데nŭnde[nɯnˈde]desinenza verbale connettiva-sospensiva
~니ni[ɲi]desinenza interrogativa di livello basso
다르다tarŭda[taɾɯˈda]essere differente, differire
대단하다taedanhada[tɛdanaˈda]essere molto
대단히taedanhi[tɛdaˈɲi]molto
더위tŏwi[tʌˈwi]calura, il caldo
듣다tŭtta[tɯˈtta]udire
똑같다ttokkatt’a[tokkatˈtʰa]essere uguale
~라고rago[ɾaˈgo]così (dice / ha detto) (dopo parola in vocale)
마누라manura[manuˈɾa]moglie (termine da usare solo fra amici)
man[man]soltanto
맛있게masikke[masiˈkke]gustosamente
멍멍mŏngmŏng[mʌŋmʌŋ]bau bau (l’abbaiare del cane)
mok[mok̚]gola, collo
목소리moksori[moksoˈɾi]gola, collo
바닥padak[padak̚]pavimento
바라다parada[paraˈda]sperare
방석pangsŏk[paŋˈsʌk̚]cuscino (per sedersi sul pavimento)
방문pangmun[paŋˈmun]visita
복잡poktchap[pokˈʧap̚]complicazione, complessità
복잡하게-poktchap’age[pokʧapʰaˈge]in modo complicato
복잡하다-poktchap’ada[pokʧapʰaˈda]essere complicato
부인puin[puˈin]moglie, signora
빨리ppalli[ppaʎˈʎi]presto, velocemente
사랑sarang[saˈɾaŋ]amore
사모님-samonim[samoˈɲim]signora (moglie di un 선생님)
sal[sal]anni (di età)
생각saenggak[sɛŋˈgak̚]pensiero; idea
se[se]anni (di età)
~세요/~셔요seyo / syŏyo[seˈjo/ɕjʌˈjo]esortativo gentile (dopo vocale)
소리sori[soˈɾi]rumore, il verso di un animale
수~su[su]maschio (di animale)
수소suso[suˈso]bue, toro
수캐suk’ae[suˈkʰɛ]cane maschio
수키와suk’iwa[sukʰiˈwa]tegola convessa (maschio)
수탉sut’ak[suˈtʰak]gallo
쉽게swipke[ɕwipˈkke]facilmente
쉽다swipta[ɕwipˈtta]essere facile
싶다sipt’a[sipˈtʰa]desiderare
싸게ssage[ssaˈge]a buon mercato
아가씨agassi[agaˈɕɕi]ragazza, giovane donna
아내anae[aˈnɛ]moglie
안녕하다-annyŏnghada[aɲɲjʌŋhaˈda]essere tranquillo, in pace
안녕히-annyŏnghi[aɲɲjʌŋˈhi]tranquillamente, in pace
앉다antta[anˈtta]sedersi
암~am[am]femmina (di animale)
암소amso[amˈso]mucca
암캐amk’ae[amˈkʰɛ]cagna
암키와amk’iwa[amkʰiˈwa]tegola concava (femmina)
암탉amt’ak[amˈtʰak]gallina
야옹yaong[jaˈoŋ]miao (il miagolìo del gatto)
예쁘게yeppŭge[jeppɯˈge]in modo bello
와이프waip’ŭ[waiˈpʰɯ]moglie (anglo-americano)
의자ŭija[ɯiˈʥa]sedia
~이i[i]desinenza avverbiale
i, yi[i]Yi, Lee (cognome)
~이라고irago[iɾaˈgo]così (dice / ha detto) (dopo parola in consonante)
정말-chŏngmal[ʨʌŋˈmal]davvero
~지만chiman[ʨiˈman]ma, sebbene
집사람chipsaram[ʨipssaˈɾam]moglie
찾다ch’atta[ʨʰaˈtta]cercare
ch’ŏ[ʨʰʌ]moglie
편안하다便-p’yŏnhanhada[pʰjʌnanhaˈda]essere sicuro, confortevole, tranquillo
편안히便-p’yŏnhanhi[pʰjʌnaˈɲi]confortevolmente, tranquillamente

ANALISI

Analisi della frase
나는 일흔 네살을 먹었어요.

Io ho compiuto 74 anni.

나는 일흔 네살을 Io settantaquattro anni
Dopo il tema della frase, espresso dal pronome personale na (“io”), viene il numero degli anni () espresso con i numerali in coreano puro. è la forma appositiva del numero 4, la cui forma pronominale è .

먹었어요. ho compiuto. (letteralmente: ho mangiato.)
Anche per esprimere gli anni d’età si può usare il verbo 먹다 mŏkta “mangiare” (“ho mangiato gli anni”). Il verbo 먹다 l’abbiamo già visto utilizzato anche per indicare i significati di “bere” (물을 먹다) e “fumare” (담배를 먹다), ma si usa anche in molti altri casi, come ad esempio in 더위를 먹다 “soffrire il caldo” (letteralmente “mangiare il caldo”), 녹을 먹다 “ricevere uno stipendio” (letteralmente “mangiare lo stipendio”), 마음을 먹다 “prendere una decisione” (letteralmente “mangiare l’animo”) e molti altri ancora.

Le onomatopee

Analisi della frase
한국 사람이 듣는 소리와 이태리 사람이 듣는 소리는 다릅니다.

I suoni che i coreani odono sono diversi da quelli che odono gli italiani.

한국 사람이 듣는 소리와 I suoni che i coreani odono e
I due termini, 한국 hanguk “Corea” e 사람 saram “persona”, sono già stati considerati altrove (rispettivamente nella seconda e nella sesta lezione). Come si ricorderà, è la posposizione del soggetto da usare dopo consonante (si tratta del soggetto della frase relativa).
듣는 è il participio presente del verbo 듣다 “udire”. La congiunzione unisce le due frasi relative.

이태리 사람이 듣는 소리는 i suoni che gli italiani odono
Frase relativa legata alla precedente. La posposizione (di 소리는) indica il tema (vedere la parte grammaticale per le spiegazioni).

다릅니다. sono diversi.
Quando l’aggettivo coniugabile 다르다 usa la desinenza dell’indicativo nel livello di cortesia medio (~어요/~아요), perde la di e raddoppia la , diventando 달라요 (다르+아요=다ㄹ+ㄹㅏ요=달라요).

Analisi della frase
이태리 사람 생각에는 개가 하는 소리는 빠우 빠우라고 하는데, 한국 사람 생각에는 멍멍이라고 합니다.

Secondo gli italiani il verso che fa il cane è «bau bau», mentre secondo i coreani è «mŏng mŏng».

이태리 사람 생각에는 Secondo gli italiani
Qui la parola nuova è 생각 che significa “pensiero”. 내 생각에는, letteralmente “nel mio pensiero”, traduce la nostra espressione “secondo me”.

개가 하는 소리는 il verso che fa il cane
Il termine 소리 indica “rumore, suono”. Per indicare la “voce” si usa invece la parola composta 목소리, composta da “gola, collo” e “suono”.

빠우 빠우라고 하는데, è «bau bau», mentre
La lingua coreana non possiede consonanti occlusive sonore come iniziali di parola. Per riprodurre il suono della nostra “b” come iniziale di parola si ricorre all’uso della consonante intensiva che non è sonora, ma è più simile alla nostra b perché almeno non è aspirata e sembra quindi più simile alla consonante iniziale di «bau». Le altre due consonanti occlusive bilabiali coreane (ㅂ ㅍ) sono invece rispettivamente poco aspirata la prima e molto aspirata la seconda.

In coreano oggi non ci sono dittonghi discendenti

Un’altra considerazione interessante è che in coreano non esiste il dittongo “au”, per cui il suono “bau” lo si è dovuto qui trascrivere con due sillabe, 빠우, e ciò non dipende tanto dal fatto che e non si possono usare assieme perché non vanno d’accordo secondo l’armonia vocalica o perché la loro forma non permette di unirle, ma perché nella lingua coreana questo suono oggi non esiste proprio (anche se nel set di caratteri Batang usato dai computer troviamo, in un gruppo di stranissimi simboli alfabetici coreani, anche il digramma , che sembrerebbe trascrivere quel suono). E non esiste neppure il dittongo “ŏu”, che non violerebbe le regole dell’armonia vocalica. L’unico dittongo che termina in “u” in coreano è yu (), che, secondo i grammatici, è definito “ascendente”, cioè formato da una semivocale e una vocale (come la nostra “iù” di “più”). In coreano oggi non esistono dittonghi “discendenti”, come i nostri àu, ài, òi, èi, ùi, che sono formati da una vocale e una semivocale, ma solo dittonghi “ascendenti” (come i nostri , , eccetera).
È quasi certo, però, che al momento della creazione dell’alfabeto esistessero invece due dittonghi discendenti, pronunciati allora ài e òi (formati rispettivamente da ㅏ+ㅣ=ㅐ e ㅓ+ㅣ=ㅔ), la cui pronuncia è oggi diventata [ɛ] e [ʌ], come è ben noto. Il fatto che graficamente certe lettere dell’alfabeto coreano, come, appunto, a e u , non si possano unire in un unico grafema, fa pensare che ciò sia stato voluto appositamente dal momento che non esiste nella pronuncia il dittongo corrispondente. Ciò mette ancor più in luce il grande lavoro che deve essere stato fatto dal re Sejong e dai suoi collaboratori letterati per trovare la combinazione esatta di simboli grafici adatti per rappresentare i suoni della lingua e per impedire nel contempo che si potessero rappresentare suoni che erano estranei al coreano.

한국 사람 생각에는 secondo i coreani
Abbiamo visto qui sopra che 생각에는 significa “secondo ...”, per cui questo spezzone di frase significa “secondo i coreani”.

멍멍이라고 합니다. è «mŏng mŏng».
Per noi è certamente curioso che il verso del cane sia riprodotto in questo modo, ma le onomatopee ci fanno veramente capire quanto possa essere diversa la percezione e la decodifica dei suoni a seconda della lingua delle varie popolazioni.

Analisi della frase
그리고, 한국어로는 수탉이 꼬끼오라고 하고, 개구리가 우는 것은 개굴개굴이라고 합니다.

E poi, in coreano il gallo fa «kkokkio» e il canto delle rane fa «kaegul kaegul».

그리고, 한국어로는 수탉이 E poi, in coreano il gallo
Il termine significa “pollame”. La distinzione tra il maschio e la femmina degli animali si ottiene mediante i prefissi “maschio” e “femmina”. Così, il “gallo” viene detto 수탉 e la “gallina” 암탉. E, tenendo presente che è un bovino, 수소 vorrà dire “bue” o “toro” e 암소 “mucca” e, posto che sta per “cane”, 수캐 starà per “cane maschio” e 암캐 per “cagna”, e così via. Si sarà notato che le occlusive iniziali di parola diventano aspirate quando sono precedute dai prefissi del sesso. Questi prefissi per indicare il sesso non vengono usati solo per gli animali, ma in certi casi anche per oggetti inanimati, come ad esempio per le tegole (기와), che possono essere “tegole maschio” (수키와) se sono convesse e “tegole femmina” (암키와) se sono concave.

꼬끼오라고 하고 fa «kkokkio» e
Il suono onomatopeico “kkokkio” è quello che i coreani sentono quando il gallo canta. Ci sarebbe anche da chiedersi perché gli italiani sentano invece “chicchirichì”...

개구리가 우는것 il canto delle rane
Il verbo che di solito si usa in coreano per indicare che un animale emette un grido è 울다, che letteralmente significa “piangere”. Qui abbiamo la forma del participio presente, 우는, dove si nota che la radice verbale seguita dalla desinenza ha perso la consonante finale . Il verbo 울다 (piangere) è stato tradotto con “cantare”, perché secondo gli italiani le rane non piangono, ma cantano. Il nome coreano delle rane è 개구리.

개굴개굴이라고 합니다. fanno «kaegul kaegul».
Altra onomatopea curiosa. Il verso che fanno le rane ha anche dato il nome a questi animali. In italiano, di solito, si dice che le rane facciano “cra cra” (o “gre gre” secondo il Pascoli).

Visite

Analisi della frase
이 선생님 들어오세요. 여기서 편안히 방석에다가 앉으세요.

Signor Lee, entri prego. Si sieda qui confortevolmente sul cuscino.

이 선생님 들어오세요. Signor Lee, entri prego.
Uno dei più diffusi cognomi della Corea è , che in caratteri latini viene reso generalmente con Yi o Lee (quest’ultimo un cognome diffuso già da molto tempo anche negli Stati Uniti). Il signor Lee che è venuto a far visita potrebbe quindi essere un americano.
In coreano il nostro verbo “entrare” assume normalmente due forme: 들어오다 “entrare-venire”, composto da 들다 “entrare” e 오다 “venire”, usato da chi si trova in una stanza e invita un ospite a entrare, e 들어가다 “entrare-andare”, composto da 들다 “entrare” e 가다 “andare”, usato da chi si trova fuori dalla stanza e invita un ospite a entrare.

여기서 편안히 Qui confortevolmente
L’avverbio di luogo 여기 “qui” è seguito dalla posposizione che significa “in” e che è un’abbreviazione di 에서. Il successivo avverbio 편안히 deriva dall’aggettivo coniugabile sino-coreano 편안하다 “essere confortevole”.

방석에다가 앉으세요. si sieda sul cuscino.
Di solito i coreani tradizionali si siedono direttamente sul pavimento incrociando le gambe (gli uomini) o piegando le gambe (le donne). Il termine sino-coreano 방석 indica il cuscino che viene offerto a un ospite per farlo sedere in modo più confortevole sul pavimento. La posposizione di luogo indica lo stato in luogo, mentre il 다가, come abbiamo già avuto modo di vedere nella lezione 10, è un rafforzativo delle posposizioni di luogo. Subito dopo abbiamo il verbo 앉다 che significa “sedersi”. La desinenza 으세요 è un esortativo, nella forma usata dopo radice verbale in consonante.

Analisi della frase
집에서 우리는 방바닥에 앉으니까 방석은 많지만 의자는 없습니다.

Siccome a casa ci sediamo sul pavimento, ci sono molti cuscini, ma non abbiamo sedie.

집에서 우리는 A casa noi
Le parole qui presenti sono già note.

방바닥에 앉으니까 siccome ci sediamo sul pavimento,
Il termine significa “camera, stanza” e 바닥 “terreno, superficie”. Tenendo presente che la parola che precede specifica quella che segue, 방바닥 significa, dunque, “pavimento”. Il verbo che segue, 앉다, significa “sedersi” e la desinenza 으니까 significa “poiché, siccome” e viene usata dopo una radice verbale che termina in consonante.

방석은 많지만 abbiamo molti cuscini, ma (letteralmente: “i cuscini sono molti, ma”)
Il termine 방석 cuscino l’abbiamo appena visto. L’aggettivo coniugabile 많다 significa “essere molti”. Come abbiamo visto nella parte dedicata alla grammatica, la desinenza ~지만 si può tradurre in italiano con “... ma”, posposto, oppure con “sebbene ...” anteposto. A causa della finale della radice, 많지만 si pronuncia come se fosse scritto 만치만.

의자는 없습니다. non abbiamo sedie. (letteralmente: “non ci sono sedie”)
Il termine sino-coreano 의자 significa “sedia” e, come si ricorderà, il verbo 없다 significa “non esserci” o “non avere”.

Analisi della frase
방문해 주셔서 대단히 감사합니다. 안녕히 가십시오.

La ringrazio molto per averci fatto visita. Vada in pace.

방문해 주셔서 Per averci fatto visita
Il termine sino-coreano 방문 (訪問) significa “visita”. La desinenza da 하다 “fare”, seguita dal verbo 주다 “dare a un inferiore”, rinforzata dal suffisso di rispetto manifesta una grande cortesia in quanto chi parla si pone più in basso nella scala sociale con l’uso del verbo 주다, umile verso se stesso, e con l’impiego del suffisso dichiara che l’interlocutore sta più in alto.

대단히 감사합니다. (la) ringrazio molto.
L’aggettivo coniugabile 대단하다 significa “essere molto, molti”. La forma 대단히 è l’avverbio “molto”, derivato da quell’aggettivo. Il termine sino-coreano 감사 (感謝) significa “ringraziamenti, gratitudine” e, con l’aggiunta di 하다 “fare”, diventa il verbo “ringraziare”.

안녕히 가십시오. Vada in pace
Questo è il saluto formale rivolto da parte di chi resta a chi va via. Si ricorda che 가다 significa “andare” e che il suffisso manifesta rispetto verso l’interlocutore.

Analisi della frase
예, 정말 고맙습니다. 안녕히 계십시오.

Sì, grazie davvero! Stia in pace.

예, 정말 고맙습니다. Sì, grazie davvero!
Un modo deferente di dire “sì” è ye, come si è già detto nella lezione 6. La nostra espressione “davvero” corrisponde al coreano 정말, un bisillabo formato da una sillaba di origine cinese e l’altra in puro coreano. La prima sillaba, (正) chŏng, significa “giusto, corretto” e la seconda, mal, “parola”. La parola 고맙습니다 deriva dal termine in puro coreano 고맙다 “essere grato”.

안녕히 계십시오. Stia in pace.
Questo è il saluto più corretto dato a chi resta da parte di chi se ne va. Può anche essere tradotto con “Arrivederci!”, ma il vero significato è quello indicato qui sopra. Come si ricorderà, 계시다 è una forma onorifica di 있다 “stare, esserci”.

Analisi della frase
난 그 아가씨를 사랑해요. 빨리 보고 싶어요. 금방 만나기를 바랍니다.

Io amo quella ragazza. Desidero vederla presto. Spero di incontrarla subito.

난 그 아가씨를 사랑해요. Io amo quella ragazza.
Il termine in puro coreano 아가씨 significa “giovane donna, signorina, ragazza” ed è una parola gentile e cortese. Il verbo 사랑하다 “amare” è formato dalla parola 사랑 “amore” più l’ausiliare 하다 “fare”.

빨리 보고 싶어요. Desidero vederla presto.
L’avverbio 빨리 deriva dall’aggettivo coniugabile 빠르다 “essere veloce”. 보고 싶다 significa “desiderar vedere” (cf. la parte grammaticale).

금방 만나기를 바랍니다. Spero di incontrarla subito.
Il termine sino-coreano 금방 significa “subito, immediatamente”. Come si è detto, il verbo “sperare” (바라다) regge come oggetto l’infinito del verbo. Qui il verbo retto è “incontrare” (만나다), che è quindi diventato 만나기를 (infinito + posposizione dell’oggetto).


SITUAZIONI

In queste “Situazioni” le frasi esposte non sono accompagnate dalla pronuncia, né da spiegazioni troppo approfondite. Il significato dei vocaboli nuovi è riportato sotto le singole situazioni e nel glossario generale, mentre le particolarità di interpretazione, se necessarie, sono aggiunte fra parentesi accanto alla traduzione.

Saluti 인사

안녕 Ciao! (fra amici)안녕 Ciao! (fra amici)
어디 가니? Ciao! (letteralmente: Vai da qualche parte?)응, 어디 가. Ciao! (letteralmente: Sì, vado da qualche parte.)
안녕해요? Salve! (verso pari grado o inferiori)
박명문이에요 Sono Pak Myŏng-mun
안녕하세요? Come sta? Buon giorno! (saluto rispettoso)
저는 김민자예요 Io sono Kim Min-ja
반가워요. Lieto! (di incontrarla, di conoscerla, ecc.)만나서 반갑습니다. Lieto di averla incontrata! (oppure)
처음 뵙겠습니다 (letteralmente: La incontro per la prima volta)
안녕히 가세요. Arrivederci! (detto da chi resta a chi va via)네, 안녕히 계세요. Arrivederci! (detto da chi se ne va a chi resta)
Vocaboli
인사 () saluti — uhm (è un suono emesso a bocca chiusa, un cenno di aver sentito, da usare solo fra amici) — 반갑다 essere lieto — 처음 per la prima volta — 뵙다 essere presentato (In realtà 뵙다, come si vedrà più avanti, è la forma umile di 보다 “vedere”)

Ringraziamenti 감사

고마워요 Grazie!아니에요. Prego! (letteralmente: “Non è nulla!”)
고맙습니다 Grazie!천만예요 Prego! (letteralmente “Sono dieci milioni...” [abbreviazione della riga seguente])
대단히 감사합니다 Molte grazie!천만의 말씀입니다 Prego! (letteralmente: “Sono dieci milioni di parole!”)
Vocaboli
감사 () ringraziamenti — 고맙다 essere grato — 천만 mille volte diecimila (usato rispondere al “grazie!”) — 말씀 parola (forma rispettosa)

Scuse 사과

미안해요. Chiedo scusa!괜찮아요. Non importa!
죄송합니다. Chiedo scusa! Sono spiacente.괜찮습니다. Non fa niente!
실례합니다. Chiedo scusa!걱정 마세요. Non si preoccupi!
Vocaboli
사과 () scuse — 괜찮다 essere passabile, andare abbastanza bene — 걱정 preoccupazione

Esercizi

Usando i vocaboli forniti in questa lezione e in quelle precedenti, provate a tradurre in coreano le seguenti frasi:

  1. Domani voglio andare al mercato a comprare dei fiori.
  2. Oggi pomeriggio incontrerò il professor Feltri.

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© Valerio Anselmo