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Comincia il terzo e ultimo ciclo di cinque lezioniChi è arrivato fino a questo punto, studiando quanto è stato esposto e memorizzando i vocaboli, avrà già raggiunto un discreto livello di conoscenza della lingua coreana per quanto riguarda le regole grammaticali, ma non ancora un livello sufficiente alla sopravvivenza per quanto riguarda i vocaboli. Una qualunque lingua di cultura possiede all’incirca centomila parole e una discreta conoscenza della lingua parlata si ha quando si raggiunge un bagaglio di almeno tremila termini. Finora, negli elenchi dei vocaboli delle prime dieci lezioni abbiamo visto un totale di circa 500 voci, fra nomi, verbi, aggettivi, avverbi, desinenze, posposizioni, numerali, classificatori, pronomi e suffissi vari. Complessivamente, nelle prime 10 lezioni sono state presentate (con pronuncia e commenti dettagliati) 64 frasi. Nelle liste di vocaboli le parti del discorso più numerose sono stati i nomi e i verbi, che costituiscono l’ossatura su cui il nostro cervello costruisce la comprensione della frase. Conoscere oltre 200 fra nomi e verbi è già un buon traguardo, ma occorre andare ancora un po’ più avanti. Questa lezione e quella successiva saranno simili alle altre e serviranno a completare le principali forme grammaticali, mentre le ultime tre saranno prevalentemente dedicate al completamento del vocabolario minimo indispensabile. Una differenza rispetto ai precedenti due gruppi di cinque lezioni è qui data da una nuova sezione, chiamata «Situazioni», in cui saranno presentate delle frasi piuttosto semplici, utili in situazioni particolari. È un contenitore che ci permette di inserire altri vocaboli indispensabili a raggiungere il citato “livello minimo di sopravvivenza”. | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Soluzione degli esercizi della lezione 10La traduzione in coreano delle frasi della volta scorsa è la seguente:
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UN PO’ DI GRAMMATICA | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
PromemoriaPrima che si prendano cattive abitudini, non sarà inutile ricordare ancora una volta che, nelle parole coreane, l’accento non si trova sulla penultima sillaba, come avviene per la maggior parte delle parole italiane, ma sull’ultima sillaba, come nei termini italiani “sarà”, “perché”, “così”, “andò”, “laggiù”. Una curiosità: vari modi di chiamare la moglieLa parola “moglie” è un termine da usare con attenzione in coreano. Di solito tradizionalmente non si chiede a qualcuno come sta la moglie, perché si entrerebbe così nella sfera privata dell’individuo, e non si parla troppo neppure della propria moglie. (In questo la società coreana è ancora molto maschilista, anche se ultimamente sono stati fatti notevoli progressi verso la parità fra i sessi.) Avverbi creati dalle radici degli aggettiviIn italiano per creare avverbi dagli aggettivi di solito si aggiunge ~mente alla radice dell’aggettivo. In coreano la stessa operazione si fa aggiungendo alla radice dell’aggettivo la desinenza avverbiale A parte ci sono gli avverbi che derivano da aggettivi composti da un sostantivo sino-coreano seguito dal verbo Confronti: Essere uguale / Essere diversoIn coreano “essere uguale” si esprime con l’aggettivo coniugabile Nel primo caso il coreano si serve della posposizione Nel secondo caso il coreano usa la posposizione In coreano, come si sarà notato, le due posposizioni, Come si traduce la congiunzione avversativa “ma”Per tradurre il nostro “ma”, il coreano si serve, nel livello di cortesia medio, della desinenza Naturalmente, la pronuncia della consonante affricata Come si traduce “volere”, “desiderare”, “sperare”I tre concetti di “volere”, “desiderare” e “sperare” risultano in italiano simili fra loro, ma forse in coreano risultano, rispetto ai nostri, ancora più vicini. Tutti e tre i verbi agiscono su un oggetto, che può essere un nome o un verbo. In particolare, quando l’oggetto è un verbo si esprimono rispettivamente:
Esempi ne sono:
Numeri dal 20 al 90Ad integrazione di quanto detto a proposito dei numeri “alla coreana” (lezioni 4 e 5), presentiamo qui il resto dei numeri esistenti in questa modalità, affiancati ai corrispondenti numeri alla cinese.
Osservando questo schema, si capisce che, con questo tipo di numeri (alla coreana) si può arrivare a contare solo fino a 99. I numeri alla coreana sono molto meno usati di quelli alla cinese, ma il loro uso è obbligatorio in certi casi. Ad esempio, per indicare l’età, quando si usa il classificatore Onomatopee: i versi degli animaliLa lingua coreana è ricchissima di onomatopee, molte delle quali sono decisamente diverse dalle nostre. Come esempio, si elencano qui alcuni versi di animali come vengono uditi da un orecchio italiano e da un orecchio coreano. Anche se questa non è altro che una curiosità, è interessante notare che, nel caso delle rane (
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LE FRASI | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Nuove frasiIo ho compiuto 74 anni. I versi degli animali
I suoni che i coreani odono sono diversi da quelli che odono gli italiani.
Secondo gli italiani il verso che fa il cane è «bau bau», mentre secondo i coreani è «mŏng mŏng».
E poi, in coreano il gallo fa «kkokkio» e il canto delle rane fa «kaegul kaegul». Viene un ospite straniero
Signor Lee, entri prego. Si sieda qui confortevolmente sul cuscino.
Siccome a casa ci sediamo sul pavimento, abbiamo molti cuscini, ma non abbiamo sedie. È il momento dei saluti
La ringrazio molto per averci fatto visita. Vada in pace. Sì, grazie davvero! Stia in pace. Desideri, speranze...
Io amo quella ragazza. Desidero vederla presto. Spero di incontrarla subito.
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coreano | caratt. cinesi | trascrizione | significato | |
MCR | I.P.A. | |||
간단 | 簡單 | kandan | [kanˈdan] | semplicità |
간단하게 | 簡單- | kandanhage | [kandanaˈge] | semplicemente |
간단하다 | 簡單- | kandanhada | [kandanaˈda] | essere semplice |
같다 | kat’a | [kaˈtʰa] | essere uguale | |
개구리 | kaeguri | [kɛguˈɾi] | rana | |
개굴 | kaegul | [kɛˈgul] | cra (il verso delle rane) | |
~게 | ke/ge | [ke/ge] | desinenza avverbiale | |
꼬끼오 | kkokkio | [kkokkiˈo] | chicchiricchì | |
금방 | 今方 | kŭmbang | [kɯmˈbaŋ] | sùbito, immediatamente |
기와 | kiwa | [kiˈwa] | tegola | |
노랗다 | norat’a | [noɾaˈtʰa] | essere giallo | |
녹 | 祿 | nok | [nok] | stipendio, salario |
~는데 | nŭnde | [nɯnˈde] | desinenza verbale connettiva-sospensiva | |
~니 | ni | [ɲi] | desinenza interrogativa di livello basso | |
다르다 | tarŭda | [taɾɯˈda] | essere differente, differire | |
대단하다 | taedanhada | [tɛdanaˈda] | essere molto | |
대단히 | taedanhi | [tɛdaˈɲi] | molto | |
더위 | tŏwi | [tʌˈwi] | calura, il caldo | |
듣다 | tŭtta | [tɯˈtta] | udire | |
똑같다 | ttokkatt’a | [tokkatˈtʰa] | essere uguale | |
~라고 | rago | [ɾaˈgo] | così (dice / ha detto) (dopo parola in vocale) | |
마누라 | manura | [manuˈɾa] | moglie (termine da usare solo fra amici) | |
만 | man | [man] | soltanto | |
맛있게 | masikke | [masiˈkke] | gustosamente | |
멍멍 | mŏngmŏng | [mʌŋmʌŋ] | bau bau (l’abbaiare del cane) | |
목 | mok | [mok̚] | gola, collo | |
목소리 | moksori | [moksoˈɾi] | gola, collo | |
바닥 | padak | [padak̚] | pavimento | |
바라다 | parada | [paraˈda] | sperare | |
방석 | 方席 | pangsŏk | [paŋˈsʌk̚] | cuscino (per sedersi sul pavimento) |
방문 | 訪問 | pangmun | [paŋˈmun] | visita |
복잡 | 複雜 | poktchap | [pokˈʧap̚] | complicazione, complessità |
복잡하게 | 複雜- | poktchap’age | [pokʧapʰaˈge] | in modo complicato |
복잡하다 | 複雜- | poktchap’ada | [pokʧapʰaˈda] | essere complicato |
부인 | 夫人 | puin | [puˈin] | moglie, signora |
빨리 | ppalli | [ppaʎˈʎi] | presto, velocemente | |
사랑 | sarang | [saˈɾaŋ] | amore | |
사모님 | 師母- | samonim | [samoˈɲim] | signora (moglie di un |
살 | sal | [sal] | anni (di età) | |
생각 | saenggak | [sɛŋˈgak̚] | pensiero; idea | |
세 | se | [se] | anni (di età) | |
~세요/~셔요 | seyo / syŏyo | [seˈjo/ɕjʌˈjo] | esortativo gentile (dopo vocale) | |
소리 | sori | [soˈɾi] | rumore, il verso di un animale | |
수~ | su | [su] | maschio (di animale) | |
수소 | suso | [suˈso] | bue, toro | |
수캐 | suk’ae | [suˈkʰɛ] | cane maschio | |
수키와 | suk’iwa | [sukʰiˈwa] | tegola convessa (maschio) | |
수탉 | sut’ak | [suˈtʰak] | gallo | |
쉽게 | swipke | [ɕwipˈkke] | facilmente | |
쉽다 | swipta | [ɕwipˈtta] | essere facile | |
싶다 | sipt’a | [sipˈtʰa] | desiderare | |
싸게 | ssage | [ssaˈge] | a buon mercato | |
아가씨 | agassi | [agaˈɕɕi] | ragazza, giovane donna | |
아내 | anae | [aˈnɛ] | moglie | |
안녕하다 | annyŏnghada | [aɲɲjʌŋhaˈda] | essere tranquillo, in pace | |
안녕히 | annyŏnghi | [aɲɲjʌŋˈhi] | tranquillamente, in pace | |
앉다 | antta | [anˈtta] | sedersi | |
암~ | am | [am] | femmina (di animale) | |
암소 | amso | [amˈso] | mucca | |
암캐 | amk’ae | [amˈkʰɛ] | cagna | |
암키와 | amk’iwa | [amkʰiˈwa] | tegola concava (femmina) | |
암탉 | amt’ak | [amˈtʰak] | gallina | |
야옹 | yaong | [jaˈoŋ] | miao (il miagolìo del gatto) | |
예쁘게 | yeppŭge | [jeppɯˈge] | in modo bello | |
와이프 | waip’ŭ | [waiˈpʰɯ] | moglie (anglo-americano) | |
의자 | 椅子 | ŭija | [ɯiˈʥa] | sedia |
~이 | i | [i] | desinenza avverbiale | |
이 | 李 | i, yi | [i] | Yi, Lee (cognome) |
~이라고 | irago | [iɾaˈgo] | così (dice / ha detto) (dopo parola in consonante) | |
정말 | 正- | chŏngmal | [ʨʌŋˈmal] | davvero |
~지만 | chiman | [ʨiˈman] | ma, sebbene | |
집사람 | chipsaram | [ʨipssaˈɾam] | moglie | |
찾다 | ch’atta | [ʨʰaˈtta] | cercare | |
처 | 妻 | ch’ŏ | [ʨʰʌ] | moglie |
편안하다 | 便安- | p’yŏnhanhada | [pʰjʌnanhaˈda] | essere sicuro, confortevole, tranquillo |
편안히 | 便安- | p’yŏnhanhi | [pʰjʌnaˈɲi] | confortevolmente, tranquillamente |
나는 일흔 네살을 Io settantaquattro anni
Dopo il tema della frase, espresso dal pronome personale 나 na (“io”), viene il numero degli anni (살) espresso con i numerali in coreano puro. 네 è la forma appositiva del numero 4, la cui forma pronominale è 넷.
먹었어요. ho compiuto. (letteralmente: ho mangiato.)
Anche per esprimere gli anni d’età si può usare il verbo 먹다 mŏkta “mangiare” (“ho mangiato gli anni”). Il verbo 먹다 l’abbiamo già visto utilizzato anche per indicare i significati di “bere” (물을 먹다) e “fumare” (담배를 먹다), ma si usa anche in molti altri casi, come ad esempio in 더위를 먹다 “soffrire il caldo” (letteralmente “mangiare il caldo”), 녹을 먹다 “ricevere uno stipendio” (letteralmente “mangiare lo stipendio”), 마음을 먹다 “prendere una decisione” (letteralmente “mangiare l’animo”) e molti altri ancora.
Le onomatopee
한국 사람이 듣는 소리와 I suoni che i coreani odono e
I due termini, 한국 hanguk “Corea” e 사람 saram “persona”, sono già stati considerati altrove (rispettivamente nella seconda e nella sesta lezione). Come si ricorderà, 이 è la posposizione del soggetto da usare dopo consonante (si tratta del soggetto della frase relativa).듣는 è il participio presente del verbo 듣다 “udire”. La congiunzione 와 unisce le due frasi relative.
이태리 사람이 듣는 소리는 i suoni che gli italiani odono
Frase relativa legata alla precedente. La posposizione 는 (di 소리는) indica il tema (vedere la parte grammaticale per le spiegazioni).
다릅니다. sono diversi.
Quando l’aggettivo coniugabile 다르다 usa la desinenza dell’indicativo nel livello di cortesia medio (~어요/~아요), perde la ㅡ di 르 e raddoppia la ㄹ, diventando 달라요 (다르+아요=다ㄹ+ㄹㅏ요=달라요).
이태리 사람 생각에는 Secondo gli italiani
Qui la parola nuova è 생각 che significa “pensiero”. 내 생각에는, letteralmente “nel mio pensiero”, traduce la nostra espressione “secondo me”.
개가 하는 소리는 il verso che fa il cane
Il termine 소리 indica “rumore, suono”. Per indicare la “voce” si usa invece la parola composta 목소리, composta da 목 “gola, collo” e “suono”.
빠우 빠우라고 하는데, è «bau bau», mentre
La lingua coreana non possiede consonanti occlusive sonore come iniziali di parola. Per riprodurre il suono della nostra “b” come iniziale di parola si ricorre all’uso della consonante intensiva ㅃ che non è sonora, ma è più simile alla nostra b perché almeno non è aspirata e sembra quindi più simile alla consonante iniziale di «bau». Le altre due consonanti occlusive bilabiali coreane (ㅂ ㅍ) sono invece rispettivamente poco aspirata la prima e molto aspirata la seconda.
Un’altra considerazione interessante è che in coreano non esiste il dittongo “au”, per cui il suono “bau” lo si è dovuto qui trascrivere con due sillabe, 빠우, e ciò non dipende tanto dal fatto che ㅏ e ㅜ non si possono usare assieme perché non vanno d’accordo secondo l’armonia vocalica o perché la loro forma non permette di unirle, ma perché nella lingua coreana questo suono oggi non esiste proprio (anche se nel set di caratteri Batang usato dai computer troviamo, in un gruppo di stranissimi simboli alfabetici coreani, anche il digramma ᅷ, che sembrerebbe trascrivere quel suono). E non esiste neppure il dittongo “ŏu”, che non violerebbe le regole dell’armonia vocalica. L’unico dittongo che termina in “u” in coreano è yu (ㅠ), che, secondo i grammatici, è definito “ascendente”, cioè formato da una semivocale e una vocale (come la nostra “iù” di “più”). In coreano oggi non esistono dittonghi “discendenti”, come i nostri àu, ài, òi, èi, ùi, che sono formati da una vocale e una semivocale, ma solo dittonghi “ascendenti” (come i nostri iù, iè, ià eccetera).
È quasi certo, però, che al momento della creazione dell’alfabeto esistessero invece due dittonghi discendenti, pronunciati allora ài e òi (formati rispettivamente da ㅏ+ㅣ=ㅐ e ㅓ+ㅣ=ㅔ), la cui pronuncia è oggi diventata [ɛ] e [ʌ], come è ben noto. Il fatto che graficamente certe lettere dell’alfabeto coreano, come, appunto, a ㅏ e u ㅜ, non si possano unire in un unico grafema, fa pensare che ciò sia stato voluto appositamente dal momento che non esiste nella pronuncia il dittongo corrispondente. Ciò mette ancor più in luce il grande lavoro che deve essere stato fatto dal re Sejong e dai suoi collaboratori letterati per trovare la combinazione esatta di simboli grafici adatti per rappresentare i suoni della lingua e per impedire nel contempo che si potessero rappresentare suoni che erano estranei al coreano.
한국 사람 생각에는 secondo i coreani
Abbiamo visto qui sopra che 생각에는 significa “secondo ...”, per cui questo spezzone di frase significa “secondo i coreani”.
멍멍이라고 합니다. è «mŏng mŏng».
Per noi è certamente curioso che il verso del cane sia riprodotto in questo modo, ma le onomatopee ci fanno veramente capire quanto possa essere diversa la percezione e la decodifica dei suoni a seconda della lingua delle varie popolazioni.
그리고, 한국어로는 수탉이 E poi, in coreano il gallo
Il termine 닭 significa “pollame”. La distinzione tra il maschio e la femmina degli animali si ottiene mediante i prefissi 수 “maschio” e 암 “femmina”. Così, il “gallo” viene detto 수탉 e la “gallina” 암탉. E, tenendo presente che 소 è un bovino, 수소 vorrà dire “bue” o “toro” e 암소 “mucca” e, posto che 개 sta per “cane”, 수캐 starà per “cane maschio” e 암캐 per “cagna”, e così via. Si sarà notato che le occlusive iniziali di parola diventano aspirate quando sono precedute dai prefissi del sesso. Questi prefissi per indicare il sesso non vengono usati solo per gli animali, ma in certi casi anche per oggetti inanimati, come ad esempio per le tegole (기와), che possono essere “tegole maschio” (수키와) se sono convesse e “tegole femmina” (암키와) se sono concave.
꼬끼오라고 하고 fa «kkokkio» e
Il suono onomatopeico “kkokkio” è quello che i coreani sentono quando il gallo canta. Ci sarebbe anche da chiedersi perché gli italiani sentano invece “chicchirichì”...
개구리가 우는것 il canto delle rane
Il verbo che di solito si usa in coreano per indicare che un animale emette un grido è 울다, che letteralmente significa “piangere”. Qui abbiamo la forma del participio presente, 우는, dove si nota che la radice verbale 울 seguita dalla desinenza 는 ha perso la consonante finale ㄹ. Il verbo 울다 (piangere) è stato tradotto con “cantare”, perché secondo gli italiani le rane non piangono, ma cantano. Il nome coreano delle rane è 개구리.
개굴개굴이라고 합니다. fanno «kaegul kaegul».
Altra onomatopea curiosa. Il verso che fanno le rane ha anche dato il nome a questi animali. In italiano, di solito, si dice che le rane facciano “cra cra” (o “gre gre” secondo il Pascoli).
Visite
이 선생님 들어오세요. Signor Lee, entri prego.
Uno dei più diffusi cognomi della Corea è 이 李, che in caratteri latini viene reso generalmente con Yi o Lee (quest’ultimo un cognome diffuso già da molto tempo anche negli Stati Uniti). Il signor Lee che è venuto a far visita potrebbe quindi essere un americano.
In coreano il nostro verbo “entrare” assume normalmente due forme: 들어오다 “entrare-venire”, composto da 들다 “entrare” e 오다 “venire”, usato da chi si trova in una stanza e invita un ospite a entrare, e 들어가다 “entrare-andare”, composto da 들다 “entrare” e 가다 “andare”, usato da chi si trova fuori dalla stanza e invita un ospite a entrare.
여기서 편안히 Qui confortevolmente
L’avverbio di luogo 여기 “qui” è seguito dalla posposizione 서 che significa “in” e che è un’abbreviazione di 에서. Il successivo avverbio 편안히 deriva dall’aggettivo coniugabile sino-coreano 편안하다 “essere confortevole”.
방석에다가 앉으세요. si sieda sul cuscino.
Di solito i coreani tradizionali si siedono direttamente sul pavimento incrociando le gambe (gli uomini) o piegando le gambe (le donne). Il termine sino-coreano 방석 indica il cuscino che viene offerto a un ospite per farlo sedere in modo più confortevole sul pavimento. La posposizione di luogo 에 indica lo stato in luogo, mentre il 다가, come abbiamo già avuto modo di vedere nella lezione 10, è un rafforzativo delle posposizioni di luogo. Subito dopo abbiamo il verbo 앉다 che significa “sedersi”. La desinenza 으세요 è un esortativo, nella forma usata dopo radice verbale in consonante.
집에서 우리는 A casa noi
Le parole qui presenti sono già note.
방바닥에 앉으니까 siccome ci sediamo sul pavimento,
Il termine 방 significa “camera, stanza” e 바닥 “terreno, superficie”. Tenendo presente che la parola che precede specifica quella che segue, 방바닥 significa, dunque, “pavimento”. Il verbo che segue, 앉다, significa “sedersi” e la desinenza 으니까 significa “poiché, siccome” e viene usata dopo una radice verbale che termina in consonante.
방석은 많지만 abbiamo molti cuscini, ma (letteralmente: “i cuscini sono molti, ma”)
Il termine 방석 cuscino l’abbiamo appena visto. L’aggettivo coniugabile 많다 significa “essere molti”. Come abbiamo visto nella parte dedicata alla grammatica, la desinenza ~지만 si può tradurre in italiano con “... ma”, posposto, oppure con “sebbene ...” anteposto. A causa della ㅎ finale della radice, 많지만 si pronuncia come se fosse scritto 만치만.
의자는 없습니다. non abbiamo sedie. (letteralmente: “non ci sono sedie”)
Il termine sino-coreano 의자 significa “sedia” e, come si ricorderà, il verbo 없다 significa “non esserci” o “non avere”.
방문해 주셔서 Per averci fatto visita
Il termine sino-coreano 방문 (訪問) significa “visita”. La desinenza 해 da 하다 “fare”, seguita dal verbo 주다 “dare a un inferiore”, rinforzata dal suffisso di rispetto 시 manifesta una grande cortesia in quanto chi parla si pone più in basso nella scala sociale con l’uso del verbo 주다, umile verso se stesso, e con l’impiego del suffisso 시 dichiara che l’interlocutore sta più in alto.
대단히 감사합니다. (la) ringrazio molto.
L’aggettivo coniugabile 대단하다 significa “essere molto, molti”. La forma 대단히 è l’avverbio “molto”, derivato da quell’aggettivo. Il termine sino-coreano 감사 (感謝) significa “ringraziamenti, gratitudine” e, con l’aggiunta di 하다 “fare”, diventa il verbo “ringraziare”.
안녕히 가십시오. Vada in pace
Questo è il saluto formale rivolto da parte di chi resta a chi va via. Si ricorda che 가다 significa “andare” e che il suffisso 시 manifesta rispetto verso l’interlocutore.
예, 정말 고맙습니다. Sì, grazie davvero!
Un modo deferente di dire “sì” è 예 ye, come si è già detto nella lezione 6. La nostra espressione “davvero” corrisponde al coreano 정말, un bisillabo formato da una sillaba di origine cinese e l’altra in puro coreano. La prima sillaba, 정 (正) chŏng, significa “giusto, corretto” e la seconda, 말 mal, “parola”. La parola 고맙습니다 deriva dal termine in puro coreano 고맙다 “essere grato”.
안녕히 계십시오. Stia in pace.
Questo è il saluto più corretto dato a chi resta da parte di chi se ne va. Può anche essere tradotto con “Arrivederci!”, ma il vero significato è quello indicato qui sopra. Come si ricorderà, 계시다 è una forma onorifica di 있다 “stare, esserci”.
난 그 아가씨를 사랑해요. Io amo quella ragazza.
Il termine in puro coreano 아가씨 significa “giovane donna, signorina, ragazza” ed è una parola gentile e cortese. Il verbo 사랑하다 “amare” è formato dalla parola 사랑 “amore” più l’ausiliare 하다 “fare”.
빨리 보고 싶어요. Desidero vederla presto.
L’avverbio 빨리 deriva dall’aggettivo coniugabile 빠르다 “essere veloce”. 보고 싶다 significa “desiderar vedere” (cf. la parte grammaticale).
금방 만나기를 바랍니다. Spero di incontrarla subito.
Il termine sino-coreano 금방 significa “subito, immediatamente”. Come si è detto, il verbo “sperare” (바라다) regge come oggetto l’infinito del verbo. Qui il verbo retto è “incontrare” (만나다), che è quindi diventato 만나기를 (infinito + posposizione dell’oggetto).
In queste “Situazioni” le frasi esposte non sono accompagnate dalla pronuncia, né da spiegazioni troppo approfondite. Il significato dei vocaboli nuovi è riportato sotto le singole situazioni e nel glossario generale, mentre le particolarità di interpretazione, se necessarie, sono aggiunte fra parentesi accanto alla traduzione.
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Usando i vocaboli forniti in questa lezione e in quelle precedenti, provate a tradurre in coreano le seguenti frasi:
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© Valerio Anselmo