Corso di coreano
Lezione 2


Soluzione degli esercizi della lezione 1

La traduzione in coreano delle piccole frasi della volta scorsa è la seguente:

  1. (Lei) va a casa?
    집에 가세요?
     
  2. Sì, vado a casa
    네, 집에 가요.

UN PO’ DI GRAMMATICA

Quante sono le lettere dell’alfabeto coreano?


Un dizionario coreano

Questa è una domanda che spesso ci si pone, dato che si tratta di una lingua orientale. Nella lezione precedente abbiamo visto un elenco di 14 consonanti e 14 vocali, che sono le lettere principali usate nei dizionari per stabilire l’ordinamento alfabetico dei lemmi. Le 14 consonanti si notano anche nelle indentazioni che separano le varie sezioni del dizionario per una più facile ricerca (immagine a destra).

In realtà le lettere dell’alfabeto coreano non sono 28, ma 40, suddivise in 8 vocali (ㅏ ㅓ ㅗ ㅜ ㅡ ㅣ ㅐ ㅔ), 13 dittonghi (ㅑ ㅕ ㅛ ㅠ ㅒ ㅖ ㅘ ㅙ ㅝ ㅞ ㅚ ㅟ ㅢ) e 19 consonanti (ㄱ ㄴ ㄷ ㄹ ㅁ ㅂ ㅅ ㅇ ㅈ ㅊ ㅋ ㅌ ㅍ ㅎ ㄲ ㄸ ㅃ ㅆ ㅉ). Per una presentazione di una sezione del sito dell’Istituto Nazionale della Lingua Coreana che tratta proprio di questo, vedere la pagina “I suoni corretti del coreano”. Collegandosi ai link indicati in quella pagina, si potranno ascoltare i suoni delle varie lettere e vedere gli speaker (un uomo e una donna, di fronte e di lato) mentre pronunciano le parole di esempio. Non mancate di passare un po’ di tempo facendo esercizio di pronuncia su quelle pagine.

Sillabe brevi e sillabe lunghe

L’alfabeto coreano non indica la distinzione fra le sillabe brevi (che sono la normalità) e le sillabe lunghe. La differenza fra i due tipi di sillaba è però distintiva, anche se non viene segnalata nella scrittura. Per un esempio di queste distinzioni, si vedano i fileQuarto esercizio - Il gioco delle parole” e seguenti che riportano alcune pagine di un testo della seconda elementare edito a Seul nel 1965.

Nell’elenco dei vocaboli delle varie lezioni le sillabe lunghe sono contraddistinte dal simbolo «ː» posposto alla vocale nella rappresentazione dei suoni secondo l’I.P.A. Esempi ne sono: che con vocale breve [mal] significa “cavallo”, mentre con vocale lunga [maːl] significa “parola, lingua”, che con vocale breve [pam] significa "notte", mentre con vocale lunga [paːm] significa "castagna", o ancora che con vocale breve [nun] significa “occhio”, mentre con vocale lunga [nuːn] significa “neve”.

NOTA
Si è detto che la lunghezza della vocale della sillaba non è indicata nella scrittura. Questo fatto ha portato a una certa trascuratezza nell’evidenziarne la differenza nella pronuncia, anche perché, di solito, il significato di una parola risulta sufficientemente chiaro dal contesto. È un po’ quello che succede in italiano per certe parole (come pèsca [frutto del pesco] e pésca [azione del pescare]) dove il fatto di non aver indicato nella scrittura la qualità (aperta o chiusa) della vocale porta in molte regioni a non segnalarne più la differenza nella pronuncia.

Come si rende il complemento oggetto

Il complemento oggetto (accusativo del latino) viene reso in coreano mediante la posposizione rŭl [ɾɯl] quando la sillaba grafica precedente termina in vocale, o con la posposizione ŭl [ɯl] quando invece termina in consonante. Esempi: 여자를 yŏjarŭl la donna, 밥을 pabŭl il riso bollito, il cibo.


LE FRASI

Alcune frasi da esaminare

이 여자는 지금 밥 먹어요

Questa donna adesso mangia.

아줌마, 안녕하세요?

Zietta, come sta? (saluto)

우리는 학교에서 한국말을 배워요

A scuola impariamo il coreano

그 아주머니는 밀라노에서 와요

Quella signora viene da Milano

Queste quattro frasi, scollegate fra loro, ci terranno occupati per un bel po’ di tempo, specialmente per quanto riguarda la pronuncia.

Elenco dei vocaboli della lezione  (32 voci)

Nei glossari dei vocaboli delle varie lezioni, le trascrizioni adottate sono quella McCune-Reischauer (MCR) e quella dell’Alfabeto Fonetico Internazionale (I.P.A.) specifica per il coreano. Cliccando su un carattere cinese evidenziato in blu si aprirà la scheda di quel carattere, se questo fa parte dei 1800 caratteri fondamentali per la scuola media.

coreanocaratt.
cinesi
trascrizionesignificato
MCRI.P.A.
[kɯ]quello, codesto
(ciò di cui parliamo)
나라nara[naˈɾa]paese, nazione
남편便namp’yŏn[namˈpʰjʌn]marito
nun[nuːn]neve (vocale lunga)
nun[nun]occhio
~를rŭl[ɾɯl]posposizione dell’oggetto
(dopo vocale)
mal[maːl]lingua, parola (vocale lunga)
mal[mal]cavallo
먹다mŏkta[mʌkˈta]mangiare
밀라노millano[millano]Milano
pam[paːm]castagna (vocale lunga)
pam[pam]notte
pap[pap̚]riso bollito, cibo
배우다paeuda[pɛuˈda]imparare
~아요ayo[aˈjo]desinenza verbale
dopo vocale chiara
아주머니ajumŏni[aʥumʌˈɲi]zia, signora
아줌마ajumma[aʥumˈma]zietta, signora (confidenziale)
안녕annyŏng[aɲˈɲjʌŋ]pace, tranquillità
yang[jaŋ]Yang (principio maschile)
~어요ŏyo[ʌˈjo]desinenza verbale
dopo vocale scura
~에서esŏ[eˈsʌ]pospos. del moto da luogo;
pospos. dell’azione in luogo
여자yŏja[jʌˈʥa]donna
오다oda[oˈda]venire
우리uri[uˈɾi]noi, nostro
~을ŭl[ɯl]posposizione dell’oggetto
(dopo consonante)
ŭm[ɯm]Yin (principio femminile)
i[i]questo, questa
지금chigŭm[ʨiˈgɯm]adesso, ora
하다hada[haˈda]fare
학교hakkyo[haˈkkjo]scuola
한국han’guk[haːnˈguk]Corea (Corea del Sud)
(la prima sillaba è lunga)
한국말han’gungmal[haːnˈguŋmal]il coreano, la lingua coreana

ANALISI

Analisi della frase
이 여자는 지금 밥 먹어요

Quella donna adesso mangia

이 여자는 Questa donna
La prima parte della frase significa “Questa donna”. La pronuncia è i yŏjanŭn [ijʌʥaˈnɯn] e si può tradurre semplicemente come è indicato qui sopra. Nella pronuncia, l’aggettivo dimostrativo i (“questo/a”) si unisce alla parola 여자 yŏja (“donna”) che segue. La posposizione del tema nŭn in questo caso si potrebbe anche omettere.

지금 adesso
L’avverbio 지금, che si pronuncia chigŭm [ʨiˈgɯm] e che significa adesso, ora, è un termine sino-coreano e risulta dalla pronuncia coreana dei due caratteri cinesi .

밥 먹어요 mangia (il riso bollito)
Il riso bollito, o meglio, cotto a vapore, bap [pap̚], sta alla base dell’alimentazione dei coreani, come da noi il pane. Il verbo “mangiare” non si usa quasi mai da solo. Di solito è accompagnato (preceduto) dall’oggetto che viene mangiato. Nella forma più comune, che noi tradurremmo in italiano col solo verbo “mangiare”, si dice “mangiare il riso bollito” e, nella lingua parlata, molto spesso la posposizione del complemento oggetto (che qui dovrebbe essere , 밥을) viene omessa.

Visto che ci siamo già occupati del riso bollito ( pap), sinonimo di “cibo”, diciamo ora due parole sul verbo “mangiare”, la cui radice è mŏk [mʌk]. Questo è un verbo comune, caratterizzato da un livello di cortesia piuttosto basso, da usare quando si parla di se stessi, di persona di livello inferiore o uguale, di bambini o di animali.

Nell’elenco dei vocaboli della lezione il verbo “mangiare” l’abbiamo indicato come 먹다 mŏkta. Come si è già visto nella prima lezione, la sillaba finale è la desinenza che viene aggiunta direttamente alla radice verbale nei dizionari coreani (è una desinenza verbale in un livello di cortesia molto basso).

Vocali eufoniche e armonia vocalica

Già sappiamo che la desinenza verbale dell’indicativo nel livello di cortesia medio è yo . Ci resta quindi solo da capire perché fra la radice verbale e la desinenza è comparsa quella sillaba ŏ [ʌ] ().

Vi sono due motivi: il primo è che, mentre la radice verbale ka di 가요 kayo (“vado”), visto nella prima lezione, terminava in vocale, qui la radice verbale mŏk di 먹어요 mŏgŏyo (“mangia”) termina in consonante. Fra una radice verbale che termina in consonante e la desinenza verbale yo di solito si inserisce una intera sillaba grafica contenente una vocale eufonica. Quando, invece, la radice verbale termina in vocale, la vocale eufonica che si aggiunge non forma una sillaba grafica a parte, ma si unisce alla vocale della radice, scomparendo se le due vocali sono uguali, o dando luogo a un dittongo se le due vocali non sono identiche. Nel caso di 가요 kayo visto in precedenza, la vocale eufonica era a, identica alla lettera finale della radice, e di conseguenza si era fusa con essa (가 +ㅏ+요=가요).

La seconda ragione è che in coreano deve essere rispettata una concordanza (detta «armonia vocalica») fra le vocali di certi suffissi o desinenze e la vocale della sillaba a cui si uniscono. La vocale della radice verbale mŏk (“mangiare”) è una ŏ, mentre quella di ka (“andare”) è una a. Secondo la filosofia estremo-orientale che classifica tutto in due realtà contrapposte, Yin e Yang (in coreano ŭm e yang ), la [a] è una vocale chiara (o Yang), mentre la [ʌ] è una vocale scura (o Yin). Di conseguenza la vocale eufonica che si deve inserire dopo mŏk è diversa da quella che si deve inserire nell’altro caso. Fra le due possibilità che la desinenza verbale offre, () (a)yo adatta per radici con ultima vocale chiara e () (ŏ)yo adatta per radici con ultima vocale scura, sceglieremo la seconda che segue le leggi della concordanza fra le vocali.

Nasalizzazione delle occlusive non aspirate e dell’affricata non aspirata

Questo della vocale eufonica è un punto che ha, senza dubbio, il suo peso, ma il fenomeno più importante da considerare in questo caso è la trasformazione della pronuncia della (p) finale della parola pap (“riso bollito”), che qui diventa una m perché è seguita da una nasale (anch’essa una m ) in prima posizione nella sillaba seguente.

Attenzione: la pronuncia di diventa una m non perché la consonante che segue è anch’essa una m, ma perché la p è un’occlusiva bilabiale e, nella trasformazione in nasale, non muta il luogo di articolazione (restando quindi bilabiale). A questo fenomeno si era già accennato nella prima lezione quando è stata presentata la tabella delle principali lettere dell’alfabeto.

Ne risulta che la pronuncia di questa parte di frase, che significa “mangia” si legge pammŏgŏyo [pammʌgʌˈjo], naturalmente con l’accento sull’ultima sillaba.

Questo fenomeno interessa le occlusive non aspirate ㄱ ㄷ ㅂ e l’affricata non aspirata quando si trovano in posizione finale di sillaba grafica e sono seguite da una delle nasali ㄴ ㅁ. In quelle circostanze l’occlusiva velare [k] diventa nella pronuncia una nasale velare [ŋ], l’occlusiva alveolare [t] e l’affricata alveolare [ʨ] diventano una nasale alveolare [n], mentre l’occlusiva bilabiale [p] diventa una nasale bilabiale [m].

Analisi della frase
아줌마, 안녕하세요?

Zietta, come sta?

아줌마, zietta, signora
Questa parola è un appellativo con cui ci si rivolge a una donna di una certa età, con la quale si sia in confidenza. Si pronuncia ajumma [aʥumˈma] (come l’italiano agiummà) e si può tradurre con “zietta”. Il termine deriva infatti da 아주머니 che si pronuncia ajumŏni [aʥumʌˈɲi] (come l’italiano agiumŏgnì) e significa zia (in origine, “moglie del fratello minore del proprio padre”).

안녕하세요? come sta?
안녕 하세요? annyŏng haseyo? è il saluto confidenziale più diffuso in Corea, un po’ come il nostro “Buongiorno!”, o “Buonasera!”, o meglio come il nostro “Come va?”. L’intonazione della frase è interrogativa, e qui l’abbiamo scritta con il punto di domanda, un’usanza recente che scimmiotta l’americano e le altre lingue occidentali. 안녕하세요? si pronuncia annyŏnghaseyo? [aɲɲjʌŋɦaseˈjo?] ed è formato da una prima parte, 안녕 annyŏng [aɲˈɲjʌŋ], già vista nell’elenco dei nuovi vocaboli di questa lezione, che significa «pace, tranquillità». Questa è una parola sino-coreana, cioè di origine cinese ma pronunciata alla coreana, e annyŏng è appunto la pronuncia coreana dei due caratteri cinesi .

La seconda parte del saluto appena visto è la forma verbale 하세요 haseyo che deriva dal verbo 하다 hada la cui traduzione è di solito indicata con «fare». Nell’aspetto, questa forma verbale è molto simile al 가세요 kaseyo (“[Lei] va”) che abbiamo visto nella prima lezione. Cambia solo la radice verbale. Il verbo 하다 hada ha molti significati, un po’ come il “do” dell’inglese. In questo caso 안녕하다 annyŏng-hada significa “essere tranquilli, in pace”. Nella pronuncia normale la fricativa sorda iniziale h di 하세요 praticamente quasi scompare, o resta molto ridotta e sonorizzata [ɦ].

La frase 아줌마, 안녕하세요? ha un sapore confidenziale, di amicizia e insieme di rispetto. È un saluto rivolto a una donna di una certa età, che si conosce da tempo.

Analisi della frase
우리는 학교에서 한국말을 배워요

A scuola impariamo il coreano

우리는 noi
Pronunciato urinŭn [uriˈnɯn] significa noi, oppure in quanto a noi, o per quanto ci riguarda. La prima parola, 우리, è il pronome “noi” che viene usato moltissimo in coreano. Noi italiani siamo piuttosto individualisti e faziosi e non usiamo troppo l’aggettivo “nostro” e il pronome “noi”. I coreani, al contrario, usano moltissimo il corrispondente termine 우리 che vuol dire “noi” o anche “nostro”. In Corea tutto è “nostro”. Si dice 우리 나라 “il nostro paese”, 우리 집 “casa nostra”, 우리 학교 “la nostra scuola”, e una donna sposata dice addirittura 우리 남편 “nostro marito” (ma il marito non dice “nostra moglie”). Si veda, a questo proposito, anche la pagina “Italia e Corea: modi di pensare diversi”.

La posposizione del tema, , invece, è già stata analizzata nella prima lezione.

학교에서 a scuola
Il bisillabo 학교 si pronuncia hakkyo [hakˈkjo] con l’iniziale fortemente aspirata, significa «scuola» ed è un termine sino-coreano, pronuncia coreana dei due caratteri cinesi .

La posposizione 에서, pronunciata esŏ [eˈsʌ], indica “azione in luogo”, oppure “moto da luogo”. Studiare e imparare è un’azione, per cui è corretto l’uso di questa posposizione, invece di e, visto nella prima lezione, che esprimerebbe un semplice stato in luogo. Nella pronuncia e nella scrittura le posposizioni si uniscono alla parola che le precede, per cui 학교에서 si pronuncerà [hakkjoeˈsʌ].

한국말을 il coreano
I coreani chiamano han’guk [hanˈguk] il proprio paese. Il nome è la pronuncia dei due caratteri cinesi . La trascrizione MCR presenta qui un apostrofo che serve a separare la nasale alveolare n dall’occlusiva velare g, e ciò per evitare che si possa pensare che le due lettere “ng” trascrivano invece la nasale velare [ŋ].

La pronuncia delle occlusive , , e dell’affricata in posizione finale di sillaba seguita da pausa è implosiva. La k finale della parola 한국, che si trova seguita da una nasale m nella sillaba seguente (), cambia invece suono e si trasforma da occlusiva in nasale. Siccome la [k] è una occlusiva velare, nasalizzandosi diventa una nasale [ŋ] velare, perché, nella nasalizzazione, il luogo di articolazione della consonante non cambia. La pronuncia di 한국 seguito da diventa [hanguŋˈmal]

ŭl [ɯl] è la posposizione del complemento oggetto, come l’accusativo del latino, e in questa forma viene usata dopo parole che terminano in consonante. Dopo parole che terminano in vocale, invece, si usa rŭl [ɾɯl].

La pronuncia delle ultime due sillabe grafiche (말을) è marŭl [maˈɾɯl]. Ricordiamo che la lettera , quando si trova in posizione finale di sillaba grafica ed è seguita da pausa, si pronuncia come una nostra elle (l). Quando è seguita da vocale, invece, diventa una erre monovibrante [ɾ].

L’alfabeto coreano è morfo-fonematico

Considerando queste due sillabe e la loro pronuncia, notiamo che la pronuncia differisce dalla scrittura in quanto nella scrittura abbiamo le sillabe grafiche 말을 mar-ŭl, mentre le sillabe fonetiche risultano essere effettivamente ma-rŭl. Se il coreano seguisse nella scrittura la suddivisione sillabica fonetica, dovremmo qui avere 마를, cosa che invece non avviene. La scrittura coreana volutamente non segue la suddivisione sillabica per sillabe fonetiche perché, evidentemente, lo scopo che il suo creatore voleva raggiungere era un altro.
Infatti, con questo artificio riesce a mantenere uniti tutti i fonemi che costituiscono una parola (in questo caso ㅁ ㅏ ㄹ), mentre separa e mantiene chiaramente distinti i morfemi, qui rappresentati dalla posposizione dell’oggetto (costituita a sua volta dai fonemi, o meglio dalle lettere ㅇ ㅡ ㄹ). Si capisce così perché si sia sentito il bisogno di creare una consonante muta (la in posizione iniziale di sillaba grafica), che in quella posizione non può essere definita un fonema. La necessità di mantenere uniti gli elementi che costituiscono una parola ha costretto il creatore dell’alfabeto a ricorrere a questo stratagemma, che soddisfaceva il principio secondo cui tutte le sillabe grafiche dovevano iniziare per consonante, permettendo nello stesso tempo di separare la scrittura dal suono quando ciò fosse stato necessario.
Ricordiamo che i fonemi sono le unità elementari nel sistema dei suoni, mentre i morfemi sono le unità elementari nel sistema delle forme grammaticali, di cui fanno parte i suffissi.

한국말을 [hanguŋmaˈɾɯl] è quindi non solo difficile da pronunciare, ma è anche piuttosto difficile da spiegare.

배워요 impariamo
Abbiamo visto in precedenza che la desinenza dell’indicativo nel livello di cortesia medio è yo [jo] e abbiamo anche saputo che, quando la radice del verbo termina in vocale, questa desinenza si fonde con la vocale della radice verbale rispettando le regole dell’armonia vocalica.

La radice verbale del verbo imparare è 배우 [pɛˈu] e la vocale u dell’ultima sillaba è considerata scura. La vocale u della radice verbale si fonderà quindi con la vocale iniziale (eufonica) ŏ della desinenza ~어요, adatta in questo caso, dando luogo al dittongo []. Ed ecco spiegato perché questo verbo, nel ricevere la desinenza verbale yo, cambia da un ipotetico 배우요 paeuyo a 배워요 paewŏyo.

Analisi della frase
그 아주머니는 밀라노에서 와요

Quella signora viene da Milano

그 아주머니는 Quella signora
Le parole qui esposte sono già state analizzate prima. Sappiamo che si pronunciano [kɯ aʥumʌɲiˈnɯn] e che significano “quella zia”, o di solito, in modo confidenziale, “quella signora”. Il trattare una donna come se fosse un membro della nostra famiglia è una forma di cortesia, perché avviciniamo a noi quella persona, ma è una forma che non si può usare per donne di alto rango perché le si abbasserebbe al nostro livello.

밀라노에서 da Milano
Sappiamo già che 에서 esprime anche il complemento di “moto da luogo”, che traduciamo con “da”. La parola che precede questa posposizione si legge millano, con due elle, ma non potrà che indicare la città di Milano. Per indicare la elle all’interno di una parola si ricorre a questo artifizio: si fa terminare la sillaba grafica precedente con una lettera e si fa iniziare la sillaba grafica seguente con la stessa lettera. Due consonanti consecutive si pronunciano infatti come una doppia elle. Se si scrivesse con una sola , come 미라노, la parola si leggerebbe mirano. In coreano mancano alcuni suoni, come la nostra effe (f), la vu (v), la zeta (z), le occlusive sonore iniziali di parola “b, d, g” e altro, per cui, nel trascrivere i nomi italiani il coreano si trova in difficoltà. Ma questo lo approfondiremo più avanti.

와요 viene
La radice verbale significa venire. La vocale è una vocale chiara, per cui la desinenza giusta di livello medio per questa radice verbale è ~아요. La fusione di (o) con (a) dà luogo al dittongo che si pronuncia wa.

Uso di “andare” e “venire”

Non sempre i verbi andare e venire si traducono in coreano allo stesso modo. Ad esempio, se due amici si incontrassero e decidessero di studiare assieme una certa materia a casa dell’uno o dell’altro, un ragazzo italiano direbbe: «D’accordo, allora vengo io a casa tua», ma un coreano direbbe «D’accordo, allora vado io a casa tua». Il che, tutto sommato, non è sbagliato.


Esercizi

Usando i vocaboli forniti in questa lezione e in quella precedente, provate a tradurre in coreano le seguenti frasi:

  1. La zia mangia le castagne.
  2. Noi impariamo il coreano a Milano.
  3. Quella donna viene dal nostro paese.
  4. Il maestro va a scuola.
  5. Mio marito va in Corea.

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© Valerio Anselmo