Come si esprime il passato nei verbi
Si dice che il coreano sia una lingua agglutinante. Il termine significa che, specialmente nei verbi, per ottenere certe forme si inserisce una particella in una certa posizione. Il passato si ottiene con l’inserimento del suffisso 았 ass o 었 ŏss tra la radice verbale e la desinenza.
L’inserimento dell’una o dell’altra forma del suffisso del passato dipende dall’armonia vocalica. Come abbiamo visto nella seconda lezione, le vocali del coreano si dividono in chiare e scure. Fanno parte delle vocali «chiare» ㅏ [a] e ㅗ [o], mentre rientrano fra le vocali «scure» ㅓ [ʌ] e ㅜ [u]. Le vocali ㅡ [ɯ] e ㅣ [i] sono invece considerate neutre, ma preferiscono spesso essere considerate «scure». Dei due suffissi del passato, 았 ass è chiaro, mentre 었 ŏss è scuro.
Quando la radice verbale termina in consonante, per ottenere il passato si inserisce una sillaba grafica contenente la particella adatta (in base all’armonia fra le vocali), senza modifiche. Ad esempio, 먹 (“mangiare”) + 었 = 먹었~; 있 (“esserci”) + 었 = 있었~. Quando invece la radice verbale termina in vocale, la vocale del suffisso del passato si unisce quasi sempre con la vocale della radice verbale, formando un dittongo se le due vocali sono diverse (ad esempio 오 “venire” + 았 = 왔~, ma 두 “mettere” + 었 = 두었~), oppure fondendosi con essa se è uguale (come in 가 “andare” + 았 = 갔~).
Nel livello di cortesia medio (terminazione 요) che abbiamo visto finora, dopo il suffisso del passato la desinenza è sempre, invariabilmente, 어요 ŏyo. Ad esempio, 가요 kayo (vado) 갔어요 kassŏyo (sono andato), 와요 wayo (vengo) 왔어요 wassŏyo (sono venuto), 배워요 paewŏyo (imparo) 배웠어요 paewŏssŏyo (ho imparato), 먹어요 mŏgŏyo (mangio) 먹었어요 mŏgŏssŏyo (ho mangiato), 있어요 issŏyo (c’è) 있었어요 issŏssŏyo (c’era).
Il soggetto
Per mettere in evidenza una parola, finora si è usata la posposizione che abbiamo definito “del tema”: 는 (dopo vocale) o 은 (dopo consonante). Questa posposizione, però, non rappresenta propriamente il soggetto della frase, ma l’argomento di cui si parla.
Per il soggetto (il nominativo del latino) esiste un’altra posposizione che ha le due forme 가 (dopo vocale) e 이 (dopo consonante), che stranamente sono molto diverse fra loro. Ad esempio 여자가 yŏjaga (la donna), 학생이 haksaeng’i (lo studente).
Il gerundio nella forma progressiva
In coreano sono comunissime certe forme verbali che in italiano si traducono con il gerundio, ad esempio “sto andando”, “stiamo studiando”, eccetera. Queste forme, chiamate “progressive”, si rendono in coreano inserendo la particella ~고 dopo la radice del verbo e facendo seguire il tutto dal verbo 있다. Ad esempio, 가고 있어요 kago issŏyo “sto andando”, 보고 있어요 pogo issŏyo “sto vedendo”.
Questa forma in ~고 (che in italiano si rende col gerundio) si può anche utilizzare con un verbo diverso da 있다 come nel caso di 가방을 들고 가요 kabang’ŭl tŭlgo kayo che si può tradurre con “vado portando la borsa”, o semplicemente con “vado con la borsa” (si veda la settima frase, qui sotto).
Promemoria
Nell’ascoltare la lettura delle frasi, ricordiamoci di notare come l’accento delle parole sia sempre posto sull’ultima sillaba.
Consonanti finali di sillaba
In precedenza (nella prima lezione) abbiamo detto che, come finale della “sillaba grafica” (o “gruppo sillabico”) si possono avere, dopo la vocale, una o due consonanti. Ora precisiamo che, quando la consonante finale è una sola, questa può essere una delle seguenti 16 lettere: ㄱ,ㅋ,ㄲ,ㄴ,ㄷ,ㅌ,ㅅ,ㅈ,ㅊ,ㅎ,ㅆ,ㄹ,ㅁ,ㅂ,ㅍ,ㅇ. Quando invece si tratta di due consonanti finali, queste possono essere una delle seguenti 11 coppie: ㄳ,ㄵ,ㄶ,ㄺ,ㄻ,ㄼ,ㄽ,ㄾ,ㄿ,ㅀ,ㅄ.
Ordine delle consonanti nei dizionari
Per chi avesse consultato il glossario o un dizionario di coreano e si fosse trovato in difficoltà nel capire quale fosse l’ordine delle lettere, ecco due prospetti che potranno tornare utili.
Nella seconda lezione abbiamo visto quante siano effettivamente le lettere dell’alfabeto coreano, ma non è stato detto quale sia effettivamente l’ordine seguito nei dizionari, se non per le consonanti fondamentali il cui ordine era stato segnalato già nella prima lezione. Per le consonanti, in certi dizionari coreani di un tempo era possibile vedere le cinque consonanti intensive (ㄲ ㄸ ㅃ ㅆ ㅉ) mescolate assieme alle consonanti normali (ㄱ ㄷ ㅂ ㅅ ㅈ). Oggi, invece, le consonanti intensive vengono elencate a parte, subito dopo le relative consonanti normali (non aspirate), per cui l'ordine prevalente delle consonanti nei dizionari odierni (seguito anche in questo corso) risulta essere quello esposto nella seguente tabellina in cui le lettere sono accompagnate dalla relativa trascrizione McCune-Reischauer:
ㄱ | ㄲ | ㄴ | ㄷ | ㄸ | ㄹ | ㅁ | ㅂ | ㅃ | ㅅ | ㅆ | ㅇ | ㅈ | ㅉ | ㅊ | ㅋ | ㅌ | ㅍ | ㅎ |
k, g | kk | n | t, d | tt | r, l | m | p, b | pp | s | ss | - , ng | ch, j | tch | ch’ | k’ | t’ | p’ | h |
Ordine delle vocali e dei dittonghi nei dizionari
Per le vocali e i dittonghi che compaiono nella sillaba grafica, viene qui fornita la sequenza completa con la relativa trascrizione McCune-Reischauer:
ㅏ | ㅐ | ㅑ | ㅒ | ㅓ | ㅔ | ㅕ | ㅖ | ㅗ | ㅘ | ㅙ | ㅚ | ㅛ | ㅜ | ㅝ | ㅞ | ㅟ | ㅠ | ㅡ | ㅢ | ㅣ |
a | ae | ya | yae | ŏ | e | yŏ | ye | o | wa | wae | oe | yo | u | wŏ | we | wi | yu | ŭ | ŭi | i | |
Analisi della frase ➊ 자동차 타고 오셨어요? (Lei) è venuta in macchina?
자동차 타고 usando la macchina Se si considerano i caratteri cinesi 自動車 da cui è composta la parola sino-coreana 자동차, l’automobile è “un carro che si muove da solo”. La pronuncia coreana dei tre caratteri cinesi è chadongch’a [ʨadoŋˈʨʰa]. Qui, teoricamente, la parola “automobile” dovrebbe ricevere la posposizione del complemento oggetto, cioè dovrebbe risultare 자동차를, ma nel parlare comune molto spesso questa particella viene ignorata.
타고 è il gerundio del verbo 타다 t’ada (“prendere / usare un mezzo di trasporto”). Il tutto significa letteralmente “usando l’automobile”, che possiamo tradurre con l’espressione “in macchina”, più attuale.
오셨어요? (Lei) è venuto/a? Il verbo “venire” (오다 oda) l’abbiamo già visto nella seconda lezione e sappiamo che la sua radice verbale è 오 o. Nella prima lezione abbiamo anche visto la particella di cortesia 세 (se), il cui originale è in realtà 시 (si [ɕi], che si pronuncia come un leggero sci italiano). Aggiungendo a questo 시 il suffisso del passato, che dopo una sillaba terminante in i è 었 ŏss, si ottiene per fusione la sillaba 셨 syŏss. Avremo quindi la radice verbale 오 seguita dalla sillaba 셨 della forma di cortesia unita al suffisso del passato, seguita a sua volta dalla desinenza dell’indicativo che, in questo livello di cortesia, dopo la particella del passato è sempre 어요 ŏyo. Il tutto si pronuncia osyŏssŏyo [osjʌssʌˈjo] e significa, in modo molto rispettoso, “(Lei) è venuto.” Il punto interrogativo finale è necessario perché altrimenti la frase non sarebbe interrogativa, ma assertiva.
L’indeterminazione del genere (maschile o femminile) è solo una parte dell’indeterminazione delle forme verbali coreane, perché questa incertezza si può estendere anche al numero (singolare o plurale): questa parola può infatti voler dire in italiano tanto “Lei è venuto”, quanto “Lei è venuta”, sia “Voi siete venuti”, che “Voi siete venute”, o ancora “Loro sono venuti” oppure “Loro sono venute”.
Analisi della frase ➋ 아니오, 기차 타고 왔어요 No, sono venuta in treno
아니오, no La negazione 아니오 pronunciata anio [aɲiˈo] ha un’intonazione curiosa. È sempre pronunciata facendo salire la voce nella sillaba finale, quasi come se fosse un’interrogativa, anche se vuol dire “no” in modo assertivo.
Uso del sì e del no nelle risposte a domande negative
Come si era già accennato nella prima lezione, nel rispondere a una domanda negativa, l’uso del sì e del no è un po’ diverso dal nostro. In pratica, la risposta “no” si riferisce al contenuto della domanda che ci è stata rivolta. Per esempio, alla domanda: «Tu non sei uno studente, vero?», uno studente italiano risponderebbe: «Sì, sono uno studente», mentre uno studente coreano risponderebbe: «No, sono uno studente». E, per contro, nel caso di uno che effettivamente non fosse studente, l’italiano risponderebbe probabilmente: «No, non sono uno studente», mentre il coreano risponderebbe certamente: “Sì, non sono uno studente”.
기차 타고 왔어요 sono venuto/a in treno Per indicare il treno, in Corea si usa la parola 기차, kich’a [kiˈʨʰa], un termine sino-coreano formato da due sillabe che sono la pronuncia coreana dei caratteri cinesi
汽車 che in origine significano “carro a vapore”.
Le parole successive di questa frase si dovrebbero già conoscere. L’unica cosa da tener ben presente è che, anche se la domanda che ci è stata rivolta era molto cortese (오셨어요 osyŏssŏyo), non possiamo usare quel verbo nella stessa forma rispettosa quando parliamo di noi stessi. Noi useremo, naturalmente, la forma normale del passato, 왔어요 wassŏyo (senza il suffisso di cortesia 시 si).
Analisi della frase ➌ 누가 책을 보고 있어요 Chi sta leggendo il libro?
누가 chi Questa frase coreana contiene un pronome interrogativo, 누 nu [nu], che è un’abbreviazione di 누구 nugu [nuˈgu] che significa “chi?”. Qui lo troviamo seguito dalla posposizione 가 ga del soggetto.
Questo pronome potrebbe però anche significare “qualcuno”.
책을 il libro
책 è una parola sino-coreana (冊) pronunciata ch’aek [ʨʰɛk̚], che significa “libro”. La vediamo seguita dalla posposizione 을 dell’oggetto, nella forma che assume quando la sillaba precedente termina per consonante. La pronuncia è [ʨʰɛˈgɯl]
In coreano non ci sono gli articoli e le parole non hanno né genere, né numero
Il termine 책 ch’aek qui l’abbiamo tradotto con “il libro”, ma in realtà lo si potrebbe tradurre con “un libro”, o anche con “i libri” o con “dei libri”. In coreano non esistono gli articoli e le parole non hanno un genere (non sono né femminili, né maschili) e non hanno neppure un numero (non sono né singolari, né plurali). Per i coreani, quando studiano l’italiano, risulta molto difficile capire quale sia l’articolo più corretto da usare in certe situazioni e trovano curioso che parole come “nave” e “automobile” debbano essere femminili, mentre “problema” e “teorema” sono maschili.
보고 있어요 sta leggendo? Il verbo 보다 poda, con radice verbale 보 po~, significa “vedere”, “guardare”, ma anche “leggere” se si tratta di “guardare un libro”. Una radice verbale seguita da ~고 diventa un gerundio, per cui 보고 있어요 avrà il senso di “sta vedendo”, o “sta guardando”, o di “sta leggendo”.
Siccome questa frase contiene già un pronome interrogativo (누가), ci sembra inutile terminare con un punto interrogativo, anche per non trarre in inganno chi la deve pronunciare.
Attenzione all’intonazione
Per far sì ché questa frase significhi quello che si legge nella traduzione italiana, la si deve pronunciare con l’accento principale sulla posposizione 가 che sale anche di tono (누가 책을 보고 있어요). Se la
frase fosse scritta con il punto interrogativo finale e se si pronunciasse con l’accento principale sulla sillaba 요 finale e con la voce che sale in quel punto, significherebbe: “Qualcuno sta (forse) leggendo un libro?”.
Un fenomeno analogo si era già fatto notare nella prima lezione a proposito dell’avverbio 어디 ŏdi che, a seconda dell’intonazione, poteva significare “dove?” oppure “da qualche parte”.
Analisi della frase ➍ 학생이 책을 보고 있어요 Gli studenti stanno leggendo il libro
학생이 gli studenti La risposta all’interrogativa precedente avrà un soggetto, che sappiamo essere indicato dalla posposizione 가 ga se la sillaba precedente termina per vocale, oppure da 이 i se la sillaba precedente termina per consonante. La parola “studente” è resa con il termine 학생 (學生) che termina per consonante.
Uso del plurale
Come si è accennato sopra, i coreani, originariamente, prima dell’inquinamento linguistico degli ultimi 30-40 anni da parte dell’anglo-americano, usavano pochissimo il plurale. Per questo motivo, nel coreano più puro, il numero di studenti indicato dalla parola 학생 haksaeng risulta indeterminato. Qui lo possiamo quindi tranquillamente tradurre con il plurale “studenti”. Lo stesso fenomeno, d’altronde, si verifica anche in giapponese.
A dire il vero, esiste un suffisso, 들 tŭl, che si dice sia un suffisso del plurale, ma questo viene usato in modo totalmente diverso dal nostro plurale. Alcuni esempi serviranno a chiarirne l’ambito di utilizzo. La prima è una frase che ho udito nelle campagne coreane nel 1967, rivolta a noi studenti che ci stavamo allontanando da un villaggio. Si trattava del saluto 잘들 가세요 chaldŭl kaseyo che letteralmente significa “Andate bene-plurale!”, ma che si potrebbe tradurre con “Fate buon viaggio, voi!”. Da notare come il suffisso del plurale sia stato posto dopo l’avverbio 잘 chal che significa “bene”. Un esame di questa frase fa pensare che il 들 non sia altro che un rafforzativo del “voi”, un qualcosa che si potrebbe rendere con “il vostro gruppo”, o simili.
Altri esempi, tratti questa volta dal dizionario Minjung’s Essence Korean-English Dictionary, quarta edizione, stampato nel 2000, sono: 이리들 오세요 iridŭl oseyo “Venite di qua, voi”, con il 들 dŭl inserito dopo 이리 iri che significa “da questa parte”, 먹기에들 바뻐요 mŏkkiedŭl pappŏyo “Sono affaccendati a mangiare, loro”, dove 들 dŭl viene posto dopo 먹기에 mŏkkie che corrisponde a “nel mangiare”. Come si può notare, il significato di questo suffisso è normalmente “voi”, “loro”, o simili, e lo si può trovare collegato ad avverbi, a posposizioni o altro, ma si capisce che di solito indica un gruppo di persone (diverse dal “nostro” gruppo di persone, che di solito viene invece indicato con 우리). Ne consegue che non lo si dovrebbe usare direttamente collegato a un qualunque sostantivo per farne il plurale.
Ultimamente, però, a causa del grande deleterio influsso dell’anglo-americano, il suo uso è andato, purtroppo, aumentando fra i giovani che lo impiegano sempre più per fare il plurale dei sostantivi (학생들 haksaengdŭl “studenti”, 책들 ch’aektŭl “libri”, 자동차들 chadongch’adŭl “automobili” e così via), dove il senso originale di “voi” o “loro” scompare del tutto.
책을 보고 있어요 stanno leggendo il libro Le spiegazioni per questa parte della frase sono già state riportate qui sopra.
Analisi della frase ➎ 나는 내 책이 있어요. 그 학생도 자기 책을 가지고 있어요. Io ho il mio libro. Anche quello studente ha il suo libro.
나는 내 책이 있어요 Io ho il mio libro
Questa frase è stata inserita per spiegare un altro importante significato del verbo 있다, quello di “avere, possedere”. Le altre parole sono già state trattate prima, tranne 내 nae che vuol dire “mio”. Si noti che la parola “libro” (책 ch’aek) qui ha la posposizione del soggetto (이 i). Prendendola alla lettera, questa frase vuol dire “In quanto a me, il
mio libro c’è” e, come tale, ha come “tema” io (나는) e come “soggetto” il libro (책이). In italiano, invece, io è il soggetto e il libro l’oggetto.
그 학생도 Anche quello studente
L’avverbio 도 to (che qui si sonorizza in do), che significa “anche”, si unisce, sia nella pronuncia che nella scrittura, alla parola a cui si riferisce.
자기 책을 가지고 있어요. ha il suo libro.
L’idea del possesso si può esprimere anche con il verbo 가지다, che significa “avere, possedere”. Questo verbo si comporta esattamente come il nostro “avere” e viene comunemente usato nella forma del gerundio 가지고 kajigo
seguito da 있다 itta.
Il termine 자기 chagi (pronunciato ciaghì all’italiana) significa “sé stesso”, ma sta anche per “suo, di sé”. Come si vede, adesso il libro (책) ha assunto regolarmente la posposizione 을 ŭl dell’oggetto.
Analisi della frase ➏ 내가 책을 책상 위에 두었어요 Io ho messo il libro sulla scrivania.
내가 Io Pronunciato naega [nɛˈga] rende l’idea di “Sono stato io a ...” e, in questo caso, risponde alla domanda “Chi ha messo il libro sulla scrivania?”. Si differenzia da 나는, visto prima, in quanto quest’ultimo, che ha il senso di “Per quanto mi riguarda ...”, non è direttamente il soggetto di un’azione.
책을 il libro Termine già considerato sopra.
책상 위에 sulla scrivania La parola “scrivania” 책상 è un termine sino-coreano. La pronuncia ch’aeksang è la lettura coreana dei due caratteri cinesi 冊床 che significano “tavolo per libri”. La forma classica della scrivania coreana usata in casa è molto diversa dalla nostra. In Corea ci si siede tradizionalmente sul pavimento, per cui i tavoli sono dei tavolini bassi e anche la scrivania è un tavolino della stessa altezza, con il piano all’incirca a 40 centimetri da terra. Per una pagina sui tavolini coreani, detti 소반, cliccare qui.
La parola successiva, 위 wi, che in italiano si traduce con un avverbio (“sopra”), in coreano è un sostantivo. Il termine 위, infatti, significa “parte superiore” e la presenza della posposizione dello stato in luogo 에 ne conferma la natura. Tenendo presente che ciò che precede specifica ciò che segue, questo spezzone di frase si potrebbe tradurre letteralmente con “nella parte superiore della scrivania”, che significa, in pratica, “sopra la scrivania”.
두었어요 ho messo Forma del passato del verbo 두다 “mettere”. Per radici verbali terminanti in ㅜ, l’aggiunta del suffisso 었 del passato può dar luogo al dittongo ㅝ wŏ (두+었=뒀) o all’aggiunta di una sillaba grafica separata (두+었=두었). Per i verbi con radice monosillabica in ㅜ u è frequente l’uso di una sillaba grafica separata per il suffisso del passato, forse per mettere meglio in evidenza la funzione di questo suffisso che, altrimenti, nella fusione in un dittongo tenderebbe a essere poco notato.
Considerato l’uso della posposizione del soggetto 가, che fa pensare che sia stato prima chiesto chi avesse messo il libro sulla scrivania, la frase 내가 책을 책상 위에 뒀어요 si potrebbe tradurre anche con: “Sono io che ho messo il libro sulla scrivania”.
Analisi della frase ➐ 그가 가방을 들고 시장에 갔어요 Lei è andata al mercato con la borsa
그가 Lei / Quella Nel discorso comune, l’aggettivo dimostrativo 그 (quello / quella) può essere usato come un pronome, come succede anche in italiano. L’unica differenza è che in coreano non viene indicato il genere (si può trattare di un uomo o di una donna). Il 가 che segue è la solita posposizione del soggetto. Qui l’abbiamo tradotto con “Lei” perché di solito sono le donne che vanno a fare la spesa al mercato. 그가 non è una forma molto cortese (come non lo è in italiano “quella”).
가방을 들고 con la borsa Il termine 가방 è una parola di coreano puro (non deriva dal cinese), si pronuncia kabang [kabaŋ] e significa “borsa”. La posposizione 을 è quella del complemento oggetto, mentre 들고, che è il gerundio del verbo 들다 (portare), si può tradurre con “portando”, o ancor meglio usando un semplice “con”. 가방을 들고 in italiano si può, quindi, tradurre come abbiamo fatto qui sopra.
Come variante, in questa frase si potrebbe usare il verbo 가지다 kajida “avere, possedere” visto prima e sostituire la parola 들고 tŭlgo con 가지고 kajigo, mantenendo in pratica lo stesso significato.
시장에 갔어요 è andata al mercato Il significato di 시장 sappiamo già che è “mercato”, 에 è la posposizione del “moto a luogo” e 갔어요 è il passato del verbo 가다, “andare”. 시장에 갔어요 vorrà quindi dire “è andato / andata al mercato”, detto in forma normale, non particolarmente cortese.
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