Come si traduce l’ausiliare “dovere”
Per tradurre una frase con il verbo ausiliare “dovere” si aggiunge la terminazione 아야/어야 aya/ŏya alla radice del verbo in accordo con l’armonia vocalica (come abbiamo già visto nella terza lezione per il suffisso del passato), seguita dal verbo 되다 toeda, oppure dal verbo 하다 hada. Nella lingua parlata la forma con il verbo 되다 è la più comune. Ad esempio, per dire «devo andare» si dice «가야 돼요» kaya twaeyo [kajadwɛˈjo], per dire «devi mangiare» si dice «밥 먹어야 돼요» pammŏgŏya twaeyo [pammʌgʌjadwɛˈjo]. L’ausiliare 되다 significa praticamente “andar bene”.
Come si traduce “per”, “al fine di”, “allo scopo di”
Per rendere il significato di “per” seguito da un verbo, si usa la desinenza «(으)러». Per esempio, per dire “vado a comprare ...” si dice “... 사러가요” ... sarŏ kayo. La vocale “으”, qui sopra indicata fra parentesi, si usa dopo una sillaba che termina in consonante, come ad esempio “sono venuto per mangiare” 밥 먹으러 왔어요 pammŏgŭrŏ wassŏyo. Ricordiamoci sempre che l’accento va sull’ultima sillaba.
Il complemento di termine in coreano
Il complemento di termine (dativo del latino), che in italiano corrisponde alla preposizione “a”, “allo”, “alla”, ecc., si traduce in coreano con la posposizione ~에게 ege (pronunciato eghé in italiano). Questa posposizione si riferisce sempre a persone. Esiste poi anche la posposizione 한테 hant’ae, che può essere, invece, usata sia per persone, che per animali. Esempi ne sono 여자에게 yŏja-ege “alla donna”, 말한테 marant’e “al cavallo”. (La ㅎ iniziale di 한테 nell’incontro con la ㄹ finale della parola 말 diventa molto leggera e, in tali circostanze, quasi sempre scompare.)
Una desinenza verbale più formale
Finora abbiamo considerato la desinenza verbale più comune nel discorso parlato, cioè (아/어)요. In questa lezione si dà un primo accenno a una desinenza verbale di una forma più elevata, più formale, usata per rivolgersi con deferenza a una persona di un certo rango o a uno sconosciuto col quale si vuole essere cortesi, mantenendo una certa distanza. Questa desinenza, per ora presentata nella forma dell’indicativo, è ~ㅂ니다 ~mnida se viene dopo vocale e ~습니다 ~sŭmnida se è usata dopo consonante. Si aggiunge direttamente alla radice del verbo. Esempi: 보~ (vedere) + ~ㅂ니다 = 봅니다 pomnida, oppure 먹~ (mangiare) + ~습니다 = 먹습니다 mŏksŭmnida. L’occlusiva bilabiale ㅂ della desinenza, a causa del fatto che è seguita da una nasale (la ㄴ di 니) si pronuncia m, per cui ~ㅂ니다 si pronuncia ~mnida [~mɲiˈda]. Ci si ricordi anche che ~니~ ni si pronuncia come l’italiano gni.
Ma la copula esiste o no?
Fra i verbi dell’italiano abbiamo il verbo “essere” che, oltre che nel significato di “esistere”, viene utilizzato quale “copula” nel predicato nominale, come ad esempio nella frase “Questa è una casa”. Per noi è normale che la copula sia un verbo.
In coreano, invece, le cose non sono più così distinte perché sembra che si possano usare delle desinenze molto simili a quelle verbali anche per i sostantivi, gli avverbi, in pratica per qualunque parte del discorso, per terminare una frase. La frase vista qui sopra, «Questa è una casa», in coreano suona “이것은 집이에요” igŏsŭn chibieyo, dove ~이에요 ieyo sembra essere la desinenza dell’intera frase. In un altro caso, come nella frase «Questa è una mela» che in coreano, nel livello di cortesia medio, fa “이것은 사과예요” igŏsŭn sagwayeyo, la desinenza assume la forma ~예요 ~yeyo. Risulta chiaro che la prima forma si usa dopo consonante e la seconda dopo vocale e, come desinenze verbali a tutti gli effetti, permettono anche la coniugazione, proprio come se si trattasse di un verbo. Possiamo infatti dire: “Questa era una casa” (이것은 집이었어요 igŏsŭn chibiŏssŏyo) o “Questa sarà una casa”, o qualunque altra variazione possiamo immaginare in cui in italiano ci sia il verbo “essere” coniugato. Ma, se queste sono desinenze che terminano la frase, in coreano dov’è finito il verbo “essere” come copula?
La maggior parte dei grammatici coreani, però, individua il verbo “essere” nella 이~ i~ iniziale di 이에요 ieyo e del dittongo 예 di 예요 yeyo, che non sarebbe altro che la radice del verbo “essere” usato come copula, per cui qui ci siamo adeguati (o accodati alla maggioranza) e, per dirimere la questione, abbiamo inserito nell’elenco dei vocaboli della lezione un verbo 이다 ida “essere” (anche se non ne siamo totalmente convinti).
Ieri, oggi e domani
Per quanto riguarda le indicazioni di tempo, il coreano è molto più ricco dell’italiano. Oltre al termine che serve per indicare l’oggi (오늘 onŭl), ci sono, in avanti, i termini per “domani” (내일 naeil [nɛˈil]), “dopodomani” (모레 more [moˈɾe]), “il giorno dopo dopodomani”, cioè “fra tre giorni” (글피 kŭlp’i [kɯlˈpʰi]), e poi ancora “fra quattro giorni” (그글피 kŭgŭlp’i [kɯgɯlˈpʰi]), e, all’indietro, i termini per “ieri” (어제 ŏje [ʌˈʥe]), “l’altro ieri” (그저께 kŭjŏkke [kɯʥʌˈkke]) e “il giorno prima dell’altro ieri” ossia “tre giorni fa” (그끄저께 kŭkkŭjŏkke [kɯkkɯʥʌˈkke]). Queste informazioni, esposte qui sotto in forma tabellare, ci fanno capire come le indicazioni temporali coreane si estendano sull’arco di 8 giorni, invece dei 5 giorni usuali dell’italiano.
spostam. | giorno | pronuncia | significato |
-3 | 그끄저께 | kŭkkŭjŏkke | tre giorni fa |
-2 | 그저께 | kŭjŏkke | l’altro ieri |
-1 | 어제 | ŏje | ieri |
0 | 오늘 | onŭl | oggi |
+1 | 내일 | naeil | domani |
+2 | 모레 | more | dopodomani |
+3 | 글피 | kŭlp’i | fra tre giorni |
+4 | 그글피 | kŭgŭlp’i | fra quattro giorni |
Uso dei numeri
In Corea si usano, in circostanze diverse, sia numeri alla coreana, cioè in coreano puro, sia numeri alla cinese, cioè basati sulla pronuncia coreana dei rispettivi caratteri cinesi. In questa lezione vengono dati solo i numeri dall’uno al cinque con entrambe le pronunce, quella originale coreana e quella sino-coreana. Per i primi quattro numeri (dall’uno al quattro) si usa la forma coreana completa (하나 둘 셋 넷 hana tul set net) quando si tratta di numeri indipendenti (cardinali, in forma pronominale), ma l’abbreviazione (한 두 세 네) quando sono usati in forma appositiva, come in 두 개 “due pezzi” (di una merce generica) o per indicare le ore (세 시 “le tre”). La forma sino-coreana (일 이 삼 사 오) viene usata quando il numero è accompagnato dal termine wŏn 원, che indica la moneta coreana, e quando serve per indicare i minuti (오분 “cinque minuti”). Per i multipli dal numero 100 in poi (mille, diecimila, cento milioni, mille miliardi) esistono solo numeri alla cinese. L’argomento verrà ripreso e ampliato nella prossima lezione.
Impariamo a contare fino a cinque, alla coreana e alla cinese
num. | alla coreana (pron./app.) | alla cinese | car. |
1 | 하나 / 한 | hana / han | 일 | il | 一 |
2 | 둘 / 두 | tul / tu | 이 | i | 二 |
3 | 셋 / 세 | set / se | 삼 | sam | 三 |
4 | 넷 / 네 | net / ne | 사 | sa | 四 |
5 | 더섯 | tasŏt | 오 | o | 五 |
Nel prospetto qui sopra per i numeri da 1 a 4 sono riportate due forme, quella pronominale (isolata) e quella appositiva (usata prima di un sostantivo o di un classificatore).
Una curiosità: contare da 1 a 5 su una mano
Quando contiamo, noi partiamo dal pugno chiuso e poi cominciamo ad alzare il pollice (uno), l’indice (due), il medio (tre), l’anulare (quattro) e il mignolo (cinque). I coreani, invece, fanno al contrario: cominciano con la mano aperta e poi chiudono verso l’interno il pollice (uno), indi vi chiudono sopra l’indice (due), successivamente il medio (tre), poi l’anulare (quattro) e infine il mignolo (cinque). |
Altre frasi nuove
La servetta va al mercato
➊ 오늘 시장에 가야 돼요 
Oggi devo andare al mercato
➋ 아저씨, 과일 사러 왔어요. 그 사과는 얼마예요. 
Zio, sono venuto per comprare della frutta. Quelle mele quanto costano?
➌ 아주 싸요. 하나에 이백원씩이에요. 
Sono molto a buon mercato. Costano duecento won l’una.
➍ 그럼 다섯 개 좀 주세요. 
Allora, me ne dia cinque, per favore.
➎ 네, 여기 있습니다. 천원이에요. 
Sì, ecco qua. Sono mille won.
➏ 그 아저씨는 여자에게 사과를 주었습니다. 
Quel signore ha dato alla donna le mele.
Elenco dei vocaboli della lezione (49 voci)
Nei glossari dei vocaboli delle varie lezioni, le trascrizioni adottate sono quella McCune-Reischauer (MCR) e quella dell’Alfabeto Fonetico Internazionale (I.P.A.) specifica per il coreano. Cliccando su un carattere cinese evidenziato in blu si aprirà la scheda di quel carattere, se questo fa parte dei 1800 caratteri fondamentali per la scuola media.
coreano | caratt. cinesi | trascrizione | significato |
MCR | I.P.A. |
개 | 個 | kae | [kɛ] | pezzo, unità (classificatore generico per oggetti) |
과실 | 果實 | kwasil | [kwaːˈɕil] | frutto, frutta |
과일 | | kwail | [kwaːˈil] | frutta (edibile) |
그글피 | | kŭgŭlp’i | [kɯgɯlˈpʰi] | fra quattro giorni |
그끄저께 | | kŭkkŭjŏkke | [kɯkkɯʥʌˈkke] | tre giorni fa |
그러하다/ 그렇다 | | kŭrŏhada/ kŭrŏtha | [kɯɾʌhaˈda/ kɯɾʌˈtʰa] | essere così, essere tale |
그럼 | | kŭrŏm | [kɯˈɾʌm] | allora; stando così le cose |
그저께 | | kŭjŏkke | [kɯʥʌˈkke] | l’altro ieri |
글피 | | kŭlp’i | [kɯlˈpʰi] | fra tre giorni |
내일 | 來日 | naeil | [nɛˈil] | domani |
넷/네 ~ | | net/ne | [net̚/ne] | 4, quattro (alla coreana) |
다섯 | | tasŏt | [taˈsʌt̚] | 5, cinque (alla coreana) |
되다 | | toeda | [twɛˈda] | andar bene |
둘/두 ~ | | tul / tu | [tul] / [tu] | 2, due (alla coreana) |
~러 | | rŏ | [ɾʌ] | per; al fine di (dopo vocale) |
모레 | | more | [moˈɾe] | dopodomani |
~ㅂ니다 | | mnida | [mɲiˈda] | desinenza indicativa elevata (dopo vocale) |
백 | 百 | paek | [pɛk̚] | 100, cento |
분 | 分 | pun | [pun] | minuto |
사 | 四 | sa | [saː] | 4, quattro (alla cinese) |
사과 | 沙果 | sagwa | [saˈgwa] | mela |
사다 | | sada | [saˈda] | comprare |
삼 | 三 | sam | [sam] | 3, tre (alla cinese) |
셋/세 ~ | | set | [set̚] | 3, tre (alla coreana) |
~습니다 | | sŭmnida | [sɯmɲiˈda] | desinenza indicativa elevata (dopo consonante) |
싸다 | | ssada | [ssaˈda] | essere conveniente, a buon mercato |
~씩 | | ssik | [ɕɕik̚] | ciascuno, l’uno |
~아야 되다 | | aya toeda | [aja dwɛˈda] | dover fare q.c. (dopo vocale chiara) |
아저씨 | | ajŏssi | [aʥʌˈɕɕi] | zio, signore (confidenziale) |
아주 | | aju | [aˈʥu] | molto, davvero |
~어야 되다 | | ŏya toeda | [ʌja dwɛˈda] | dover fare q.c. (dopo vocale scura) |
어제 | | ŏje | [ʌˈʥe] | ieri |
얼마 | | ŏlma | [ʌlˈma] | quanto? quale prezzo? |
~에게 | | ege | [eˈge] | a (posposizione del dativo, per persone) |
여기 | | yŏgi | [jʌˈgi] | qui |
~예요 | | yeyo | [jeˈjo] | è, sono (dopo vocale) |
오 | 五 | o | [oː] | 5, cinque (alla cinese) |
오늘 | | onŭl | [oˈnɯl] | oggi |
원 | | wŏn | [wʌn] | won, ₩ (la moneta coreana) |
~으러 | | ŭrŏ | [ɯˈɾʌ] | per, al fine di (dopo consonante) |
이 | 二 | i | [iː] | 2, due (alla cinese) |
이다 | | ida | [iˈda] | essere (verbo ausiliare, copula) |
~이에요 | | ieyo | [iejo] | è, sono (dopo consonante) |
일 | 一 | il | [il] | 1, uno (alla cinese) |
좀 | | chom | [ʨom] | un po’; per favore |
주다 | | chuda | [ʨuˈda] | dare (verso il basso, a un inferiore) |
천 | 千 | ch’ŏn | [ʨʰʌn] | 1000, mille |
하나/한 ~ | | hana / han | [haˈna] / [han] | 1, uno (alla coreana) |
~한테 | | hant’e | [hanˈtʰe] | a (posp. del dativo, per persone e animali) | |
Analisi della frase ➊ 오늘 시장에 가야 돼요 Oggi devo andare al mercato
오늘 oggi Pronunciato onŭl [oˈnɯl], questo termine corrisponde al nostro “oggi”.
시장에 al mercato Già sappiamo che “mercato” (affrontato nella terza lezione) si dice sijang [ɕiːˈʥaŋ] ed è un termine sino-coreano. La posposizione 에 è quella del moto a luogo, tradotta qui con “al”.
가야 돼요 devo andare La desinenza 아야/어야 che, in unione con un verbo ausiliario, indica il concetto di “dovere” si comporta allo stesso modo del suffisso del passato 았/었 per quanto riguarda l’armonia vocalica. La frase si completa di solito con il verbo 되다 che, letteralmente, significa «va bene» (o, più di rado, con il verbo 하다). La radice verbale 되 oggi si pronuncia twae [twɛ], ma le persone anziane la pronunciano ancora come si pronunciava un tempo, con la vocale simile alla ö tedesca, cioè [tø]. Si sarà intanto notato come la radice 되~, seguita dalla desinenza (어/아)요 si sia trasformata in 돼~.
Analisi della frase ➋ 아저씨, 과일 사러 왔어요. 그 사과는 얼마예요 Zio, sono venuto/a per comprare della frutta. Quelle mele quanto costano?
아저씨, zio Il termine 아저씨 ajŏssi [aʥʌˈɕɕi] significa “zio”, ed è l’equivalente maschile del termine 아주머니 ajumŏni “zia” che abbiamo già visto. Anche questa parola viene usata in modo confidenziale e di rispetto verso un adulto sconosciuto al quale ci si rivolge. Si può tradurre con “signore”, ma non si può usare verso persone di alto rango. Siccome sia il termine “zia” che la parola “zio” sono appellativi che presuppongono una differenza di età tra chi parla e chi ascolta, 아주머니 e 아저씨 sono preferibilmente usati da bambini o da giovani nel rivolgersi a persone più anziane, ma non di alto livello. Per persone di rango superiore, anche se più giovani di noi, si può usare il termine 선생 sŏnsaeng che abbiamo imparato nella prima lezione.
과일 사러 왔어요 sono venuto/a a comprare della frutta
과일 kwail [kwaˈil] significa “frutta”, ed è la frutta che si mangia. È oggi il termine più comune per indicare la frutta. Esiste però anche la parola 과실 kwasil [kwaˈɕil] che ha il significato di “frutto”, oltre che di “frutta”. Questa parola sino-coreana è probabilmente quella da cui è derivata l’altra e corrisponde alla pronuncia dei due caratteri cinesi 果實. Per rendere più perfetta la frase, dopo la parola 과일 si sarebbe dovuto aggiungere la posposizione del complemento oggetto 을 ŭl (ottenendo 과일을 kwairŭl [kwaiˈɾɯl]), ma nel linguaggio parlato questa si può tranquillamente omettere.
Abbiamo visto prima che, per indicare il fine, lo scopo di un’azione si usa il suffisso verbale (으)러 (ŭ)rŏ aggiunto alla radice del verbo. “Comprare” in coreano si dice 사다 sada (radice verbale 사~), per cui la traduzione dell’italiano “per comprare” sarà 사 + 러 = 사러 sarŏ.
왔어요 wassŏyo non è altro che il passato di 오다 “venire” (dove 오 + 았 = 왔).
그 사과는 quelle mele Sappiamo che 그 significa “quello; codesto, ecc.”. La parola nuova è 사과 sagwa [saˈgwa] che significa “mela”. Si tratta di un termine sino-coreano che si potrebbe anche scrivere con i caratteri cinesi 沙果 oppure 砂果. Anche in questo caso, nel linguaggio parlato la posposizione 는, qui presente, viene spesso omessa.
얼마예요 quanto (sono)? Come per l’italiano “quanto”, il coreano “얼마” ŏlma [ʌlˈma] è un pronome interrogativo. In coreano, quindi, la frase ha già un significato interrogativo anche senza il punto di domanda finale.
Notare che la desinenza 예요 yeyo viene aggiunta subito dopo il pronome interrogativo che termina in vocale e corrisponde a un nostro “è”, “sono” (si veda quanto detto sopra, nella parte relativa alla grammatica). Qui abbiamo aggiunto per chiarezza il verbo italiano “costano”, ma in realtà la frase significa letteralmente “quanto?”, oppure “quant’è?”.
Analisi della frase ➌ 아주 싸요. 하나에 이백원씩이에요. Sono molto a buon mercato. Costano duecento won l’una.
아주 싸요. (sono) molto a buon mercato Il termine 아주 aju [aˈʥu] è un avverbio che significa “molto”, “davvero”. L’aggettivo 싸다 ssada [ssaˈda] significa “essere conveniente, a buon mercato” e si coniuga quasi come un verbo, come tutti gli aggettivi coreani. Infatti qui non c’è bisogno della copula (è o sono) per creare il predicato nominale “sono convenienti”, basta l’aggiunta della desinenza verbale (아)요 (a)yo alla radice aggettivale 싸 ssa per ottenere il risultato voluto 싸요 ssayo.
하나에 per una
하나 hana [haˈna] significa uno/una e la posposizione 에 qui vuol dire “per”.
이백원씩이에요. (sono) duecento won ciascuna Per indicare il prezzo delle merci si usano i numeri alla cinese seguiti dal nome della moneta, che è il Won [wʌn]. Quindi, per dire “200 won ciascuna” si dirà 이백 ibaek [iˈbɛk̚] “duecento”, seguito dal nome della moneta 원 won (ibaegwŏn [ibɛˈgwʌn]), poi dal pronome 씩 ssik “ciascuna” e per ultimo dalla desinenza verbale ~이에요 ieyo di cui si è parlato nella parte relativa alla grammatica. Quel 씩 ssik “ciascuna”, è sovrabbondante (avendo già detto prima 하나에 hana-e “per una”), ma si usa.
Anche qui, in coreano non si è usato praticamente alcun verbo “costare”, ma solo una desinenza (che abbiamo definito “verbale”) praticamente identica a quella usata dopo vocale nella frase precedente, ma non ridotta a dittongo (이에요 invece di 예요). Infatti, come si è detto nella sezione dedicata alla grammatica, l’uso di questa desinenza dopo sostantivi, avverbi o altre parti del discorso, nel livello di cortesia medio, è: 예요 dopo vocale e 이에요 dopo consonante.
Analisi della frase ➍ 그럼 다섯 개 좀 주세요. Allora, me ne dia cinque, per favore.
그럼 allora Questa parola deriva dall’aggettivo 그러하다 / 그렇다 kŭrŏhada / kŭrŏt’a che corrisponde a “essere così, essere tale”. Ha il senso di: “Se le cose stanno così, allora...”.
다섯 개 cinque (pezzi, unità) Per indicare la quantità di una merce o di un oggetto, o il numero di persone, e simili si usano i numeri alla coreana, come in questo caso. 다섯 tasŏt è un numero alla coreana che significa “cinque” e il 개 kae che lo segue è un “classificatore” generico che serve per contare qualunque oggetto e che potremmo tradurre con “pezzi” o “unità”. Esistono molti altri classificatori per singoli oggetti, per oggetti piatti come i fogli di carta, per persone, per libri, per animali, per navi eccetera. Ne vedremo altri in seguito. Si sarà intanto notato che, al mercato, la frutta non viene pesata, ma si vende a unità.
좀 un poco, oppure per favore Questo termine lo usiamo spesso anche noi. 좀 chom [ʨom] vuol dire “un po’” e anche noi usiamo questa espressione per mitigare il senso dell’imperativo-esortativo in un comando o una richiesta gentile. Si può tradurre con “un po’” (“me ne dia un po’ cinque”), oppure posponendo un “per favore” alla frase (“me ne dia cinque, per favore”).
주세요 (mi) dia L’uso del verbo «dare» in coreano è piuttosto delicato. Quando si usa questo verbo occorre sempre considerare bene se il vero significato deve essere «dare a un superiore» o «dare a un inferiore». Un uso improprio del verbo “dare” può suscitare ilarità o offendere una persona. La forma “주다” vuol dire «dare a un inferiore»,
adatta per chiedere a qualcuno di dare a me, che mi metto in una posizione di inferiorità, come abbiamo già visto prima.
L’aggiunta di ~세요 seyo alla radice verbale che termina in vocale forma un imperativo-esortativo gentile (dopo consonante diventerebbe ~ 으세요ŭseyo).
Qui la persona che è andata al mercato, facendo la richiesta parla in modo gentile al venditore, ponendosi più in basso nella scala sociale (uso del verbo 주다) e inserendo dopo la radice del verbo un suffisso di rispetto (세). È come se dicesse: “Lei, signore, dia a me che sto più in basso”, in un modo molto umile. Oggi, però questa forma è diventata una semplice espressione di cortesia.
Analisi della frase ➎ 네, 여기 있습니다. 천원이에요. Sì, ecco qua. Fanno mille won.
네, 여기 있습니다. sì, (le mele) sono qui L’affermazione 네 ne (“sì”) costituisce anch’essa una forma di cortesia verso il cliente, per lasciar intendere che si è capito bene quello che il cliente ha detto. In questo caso la vocale di 네 ne si tiene piuttosto lunga.
여기 yŏgi [jʌˈgi] significa “qui” e la radice verbale 있 iss vuol dire “esserci, stare”, o anche, in modo indiretto, “avere”. La traduzione più corretta di 여기 있습니다, che letteralmente significa “(le mele) sono qui”, è in italiano: “Ecco qua!”, o “Ecco fatto!”.
Una nuova desinenza verbale
Qui, dopo la radice 있 iss compare una nuova desinenza verbale. Finora abbiamo conosciuto la desinenza verbale 요 yo, che abbiamo definito di livello di cortesia medio. Il livello di cortesia medio è in assoluto il più usato nel parlare comune, ma a volte è necessario dimostrare più deferenza verso l’interlocutore. Quando ci si rivolge a un superiore, o in questo caso specifico a un cliente, è più corretto usare un livello di cortesia più elevato e anche un po’ più formale, più distaccato, e questo è fornito dalla desinenza verbale (습)니다, che si pronuncia (sŭ)mnida [(sɯ)mɲiˈda]. La particella 스 sŭ si inserisce solo dopo consonante. Esempi: 먹습니다 mŏksŭmnida (“mangio”), 먹었습니다 mŏgŏssŭmnida (“ho mangiato), 옵니다 omnida (“vengo”), 갑니다 kamnida (“vado), 갔습니다 kassŭmnida (“sono andato”). Di questo livello di cortesia parleremo più diffusamente nella prossima lezione.
천원이에요. (sono) mille won
천 ch’ŏn [ʨʰʌn] è pronunciato con una affricata sorda iniziale fortemente aspirata. Significa “mille” ed è la pronuncia coreana del carattere cinese 千.
L’accento principale di questa frase è posto sulla parola che indica la moneta, 원 wŏn [wʌn]. Il simbolo del won è, nel nostro alfabeto, “₩” e la moneta si indica in lettere latine con il termine “won”, senza alcun segno diacritico. La parte finale 이에요 è quella del presente indicativo di livello medio usata dopo consonante, già considerata nella sezione grammaticale. Spesso, invece di “ieyo”, com’è scritta, si pronuncia semplicemente “eyo”.
Analisi della frase ➏ 그 아저씨는 여자에게 사과를 주었습니다. Quel signore ha dato alla donna le mele.
그 아저씨는 Quello zio / Quel tale L’aggettivo dimostrativo 그 kŭ “quello” viene usato spessissimo per indicare la persona di cui si sta parlando. Si noti che gli “aggettivi dimostrativi” non sono coniugabili. Il termine 아저씨 ajŏssi è un appellativo confidenziale, usato soprattutto dai bambini e dai giovani rivolgendosi a una persona di una certa età e di modeste o medie condizioni. Nel tradurlo, occorre adattarlo al contesto.
여자에게 alla donna Come si è visto nella prima parte della lezione, la posposizione del complemento di termine (dativo) rivolto a una persona è 에게 ege, che si pronuncia come l’italiano eghé e si traduce con “a”.
사과를 주었습니다. ha dato le mele. Qui è stata usata la posposizione 를 rŭl del complemento oggetto. Il verbo più usato per indicare l’azione del “dare” è 주다 chuda (pronunciato ciudà all’italiana) che significa “dare dall’alto verso il basso”, cioè da un superiore a un inferiore. Questo verbo ci lascia capire che la donna che è andata a comprare le mele era probabilmente una ragazzina. Il passato del verbo 주다 chuda, la cui radice termina in ㅜ u viene quasi sempre ottenuto aggiungendo un’intera sillaba grafica separata (~었~ ŏss) alla radice 주~ chu, invece di creare il dittongo 줬 chwŏss.
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