Una desinenza verbale formale interrogativa
Nella precedente lezione abbiamo avuto un esempio di desinenza verbale elevata, o formale, che si esprimeva nelle due forme ~ㅂ니다 ~mnida dopo vocale e ~습니다 ~sŭmnida dopo consonante. Di questa stessa desinenza esiste una forma interrogativa che si ottiene sostituendo la sillaba finale 다 da con 까 kka. Siccome questa desinenza (~(습)니까 ~(sŭ)mnikka) è interrogativa, non richiede il punto interrogativo alla fine della frase e non richiede neppure che si alzi il tono della voce. La frase resta una domanda anche se la voce alla fine scende.
Un piccolo promemoria
Non dimentichiamoci che l’accento di una parola è sempre posto sull’ultima sillaba.
Come si ottiene il futuro dei verbi
Ricordando la caratteristica agglutinante del coreano, per cui si ottengono spesso le forme grammaticali mediante incastri di suffissi, vediamo che, per esprimere il futuro, basta inserire fra la radice e la desinenza del verbo la sillaba grafica 겠 kess che, a differenza di quanto avveniva per il suffisso del passato (았/었), resta invariata: questo suffisso si aggiunge tale e quale dopo radici verbali che terminano per vocale o per consonante.
Anche in questo caso, come già accadeva per il suffisso del passato, nel livello di cortesia medio (terminazione 요 yo), dopo il suffisso del futuro la desinenza è sempre 어요 ŏyo. Ad esempio, 가요 kayo (“vado”) 가겠어요 kagessŏyo (“andrò”), 와요 wayo (“vengo”) 오겠어요 ogessŏyo (“verrò”), 배워요 paewŏyo (“imparo”) 배우겠어요 paeugessŏyo (“imparerò”), 먹어요 mŏgŏyo (“mangio”) 먹겠어요 mŏkkessŏyo (“mangerò”), 있어요 issŏyo (“ci sono”) 있겠어요 ikkessŏyo (“ci sarò”).
Questioni di pronuncia
Nelle scorse lezioni abbiamo notato che una consonante occlusiva (come la ㅂ) in posizione finale di sillaba grafica si trasformava, come pronuncia, nel corrispondente suono nasale quando era seguita da una consonante nasale (ㄴ n o ㅁ m) iniziale di sillaba grafica, come nella desinenza ~ㅂ니다 che si pronuncia ~mnida. Oggi aggiungiamo che lo stesso fenomeno si verifica anche quando la sillaba seguente inizia per ㄹ r che, a sua volta, si trasforma nella pronuncia in una enne, come in 법률 pŏmnyul la legge. Anzi, la ㄹ si trasforma in enne anche quando, nella parola, viene dopo una ㅇ o una ㅁ finali di sillaba, come in 대통령 taet’ongnyŏng “presidente (della repubblica)” e in 침략 ch’imnyak “aggressione”.
Il prospetto che segue illustra il fenomeno.
| (seg.) | ㄴ,ㄹ | ㅁ |
(preced.) | | n | m |
ㄱ,ㅇ | ŋ | ŋn | ŋm |
ㄷ,ㅈ | n | nn | nm |
ㅂ,ㅁ | m | mn | mm |
Un fenomeno diverso si verifica quando la consonante ㄹ è preceduta dalla nasale ㄴ e quando la nasale ㄴ è preceduta dalla consonante ㄹ. In questo caso, sia la ㄴ che la ㄹ si pronunciano come una elle, per cui, come risultato, si avrà una doppia elle. Ad esempio 신라, il nome di un antico stato coreano, viene pronunciato Silla e 일 년 “un anno” si pronuncia illyŏn.
Quando si deve andare a capo
In italiano, quando scriviamo a mano e dobbiamo andare a capo alla fine della riga interrompendo una parola, mettiamo un simbolo (un trattino o un piccolo segno di uguale) per indicare che la parola è incompleta e che continua nella riga successiva. Questo pone dei problemi quando si vuole ottenere una corretta suddivisione sillabica della parola (alcuni sono ad esempio incerti fra “ques-to” e “que-sto”).
In coreano, invece, quando si deve andare a capo si interrompe semplicemente la parola e non si usa mettere segni particolari alla fine della riga per indicare che una parola è stata spezzata. Forse ciò avviene perché lo spazio usato per suddividere le parole l’una dall’altra è stato introdotto nella scrittura coreana in data relativamente recente. Quando l’alfabeto fu inventato, infatti, le parole si scrivevano tutte attaccate fra loro. Inoltre, a differenza dell’italiano, non esistono problemi di suddivisione sillabica perché il coreano si scrive già in gruppi sillabici, come sappiamo.
Impariamo a contare da sei a dieci, alla coreana e alla cinese
num. | alla coreana | alla cinese | car. |
6 | 여섯 | yŏsŏt | 륙 | (r)yuk | 六 |
7 | 일곱 | ilgop | 칠 | ch’il | 七 |
8 | 여덟 | yŏdŏl | 팔 | p’al | 八 |
9 | 아홉 | ahop | 구 | ku | 九 |
10 | 열 | yŏl | 십 | sip | 十 |
La scorsa lezione abbiamo detto che, per contare fino a cinque, i coreani partono con la mano aperta e poi chiudono una per una le dita, partendo dal pollice. Quando il pugno è chiuso, con il pollice sotto le altre dita, quella posizione rappresenta il cinque. E questo sistema di conteggio è adottato praticamente da tutti i coreani.
Per proseguire ora, oltre il cinque e fino al dieci contando sempre su una mano sola, non vi è più un accordo completo. Sono stati proposti vari metodi diversi, ma quello che risulta più usato in assoluto è il seguente: il 6 si ottiene tirando di nuovo su il mignolo, il 7 alzando anche l’anulare, l’8 alzando pure il medio, il 9 alzando anche l’indice e il 10 aprendo infine il pollice.
I multipli nella numerazione alla cinese
I numeri alla cinese e alla coreana sono in base 10, come la nostra numerazione. Secondo la numerazione alla cinese, il multiplo del primo livello è quello rappresentato dal “dieci” detto sip (십 十), il livello successivo è il “cento” (10x10) detto paek (백 百), quello seguente, come anche da noi, è il “mille” (10x100) detto ch’ŏn (천 千). Per noi il mille è un multiplo importante perché noi occidentali dopo quello non ne vediamo un altro fino al “milione”, che è 1.000x1.000. Per gli estremo orientali (cinesi, coreani e giapponesi) il multiplo più importante è invece quello che viene subito dopo il mille, cioè il “diecimila”, ottenuto moltiplicando per 10 il 1.000. Questo ulteriore multiplo, detto man (만 萬) è la vera base della numerazione cinese (e quindi anche di quella coreana), come per noi lo è il mille. Per cui il multiplo successivo non sarà il nostro milione (1.000x1.000), ma il cento milioni (10.000x10.000) che in coreano si chiama ŏk (억 億) e quello successivo non sarà il miliardo (mille milioni), ma il cho (조 兆) ottenuto moltiplicando per diecimila il multiplo precedente (che valeva già cento milioni). Ne abbiamo un numero che rappresenta esattamente il nostro trilione, cioè mille miliardi (1.000.000.000.000).
Chi desiderasse provare la scomposizione dei numeri alla maniera sino-coreana è invitato ad accedere alla pagina “Come si conta alla coreana” e tentare di risolvere gli esercizi posti alla fine di quella pagina.
Le date
La data in coreano viene espressa mettendo in prima posizione l’anno, in seconda posizione il mese e in terza posizione il giorno, esattamente al contrario di quello che facciamo noi. Il 31 dicembre del 2009, che da noi si può scrivere 31/12/2009, diventa in coreano 2009.12.31, ovvero 2009년 12월 31일, dove 년 (年) nyŏn significa “anno, 월 (月) wŏl significa “mese” o “luna” e 일 (日) il “giorno” o “sole”. A volte, per rinforzare il concetto, si aggiunge al nome del mese la parola 달 che significa “luna, mese”: ad esempio 오월달에 owŏldare “nel mese di maggio”.
Un tempo non si diceva “dopo Cristo” ma “dopo Tangun”
 Un libro stampato nel 1959 che porta l’indicazione della data di stampa secondo l'era Tangun (anno 4292)
Fino a pochi decenni fa, gli anni erano contati a partire dal momento della creazione della nazione coreana da parte del mitico fondatore Tangun (2333 a.C. - vedere la pagina che parla delle origini), per cui, ad esempio nella data di pubblicazione dei libri, il 1959 era ancora indicato come il 4292 (figura a destra). Oggi si usa il calendario occidentale, ma si festeggiano ancora le principali festività del calendario lunare, come l’importantissima festa del raccolto “Chusŏk” (vedere la pagina sull’argomento) che cade il quindicesimo giorno dell’ottavo mese lunare, anche se nei libri è completamente scomparso il riferimento agli anni dell’era Tangun (detta in coreano 단기 (檀紀) tan’gi).
Date importanti
In coreano certi avvenimenti importanti vengono ricordati con la pronuncia della data indicata con i numeri alla cinese del mese e del giorno. Ad esempio, la Guerra di Corea è chiamata 육이오 (六二五) yugio (all’italiana yughiò), letteralmente “6 2 5”, contrazione della data di inizio della guerra (25 giugno [1950]: dove 육 (六) yuk sta per 유월 (六月) yuwŏl “giugno” e 이오 (二五) sta per 이십오일 (二十五日) isiboil “giorno venticinque”); l’anniversario del movimento di indipendenza del 1º marzo del 1919 è chiamato 삼일절 (三一節) samiljŏl , letteralmente “ricorrenza 3 1”, dove 삼 (三) sam sta per 삼월 (三月) samwŏl “marzo” e 일 一 il sta per 일일 (一日) iril che significa “giorno uno”. |
Analisi della frase ➊ 지금 몇시입니까 Adesso che ore sono?
지금 몇시입니까 Adesso che ore sono? La prima parola, 지금 (“adesso”), la conosciamo già fin dalla seconda lezione. La parola successiva, 몇 significa “quanti?, quanto?, mentre 시 è un termine sino-coreano che significa “tempo”, ovvero “ora, ore”. 몇시 si pronuncia myŏssi [mjʌsˈssi]. Per quanto concerne 입니까 imnikka, sappiamo che è una desinenza formale interrogativa.
Nota sull’intonazione
Attenzione a non far salire la frequenza della voce alla fine della frase, perché in essa vi sono già ben due parti che risultano interrogative (몇 e 입니까) e far salire la voce alla fine snaturerebbe il senso di quanto si dice, rendendolo un po’ strano: vorrebbe dire qualcosa come: “Mi stai forse chiedendo adesso che ore sono?”. Per mantenere il significato indicato qui sopra, alla fine della frase la voce deve scendere di tono. D’altronde, anche la frase italiana corrispondente si comporta un po’ allo stesso modo.
Analisi della frase ➋ 열한시 이십칠분입니다 Sono le 11 e 27.
열한시 le 11 e Per indicare le ore (시) si usano i numeri alla coreana (da 1 a 4 nella forma abbreviata: 1 한, 2 두, 3 세, 4 네). I minuti vengono poi aggiunti senza la congiunzione “e” che vediamo usata in italiano. Come si nota, non c’è una parola speciale per indicare l’undici: si aggiunge semplicemente l’uno dopo il dieci (열한, come “dieci uno”). Mentre, quando è isolato, il numero 10 열 si pronuncia (alla coreana) yŏl [jʌl], con la elle finale, la pronuncia di 열한 diventa yŏran [jʌˈɾan], dove si sente distintamente il suono della erre.
이십칠분입니다 27 minuti (sono) A differenza delle ore, i minuti (분 pun) si indicano con i numeri alla cinese. ~입니다 imnida è la solita desinenza formale dichiarativa usata quando la frase finisce con un sostantivo.
Una considerazione sui numeri alla cinese
Come si nota, per dire “venti” alla cinese si dice 이십 (“due dieci”). In pratica, con i numeri alla cinese, se il carattere che precede rappresenta un numero di un ordine inferiore rispetto a quello che segue, il numero che segue viene moltiplicato da quello che lo precede (ad esempio 사십 corrisponde a “quaranta”, cioè 4x10), mentre quando un carattere che rappresenta un numero di un ordine inferiore viene scritto dopo quello di ordine superiore, i due numeri si sommano (십사 corrisponde a “quattordici”, cioè 10+4).
Analisi della frase ➌ 오전 여덟시 반에는 학교에 가야 됩니다 Al mattino alle otto e mezza devo andare a scuola.
오전 Di mattina Il termine sino-coreano 오전 (午前) ojŏn significa letteralmente “prima di mezzogiorno” e corrisponde al nostro “antimeridiano”. È usato preferibilmente quando si deve chiarire che si parla di ore antimeridiane, e non pomeridiane. Qui lo possiamo anche tradurre come è indicato sopra, tenendo presente, però, che la parola “mattino”, come vedremo prossimamente, si esprime anche in un altro modo, in puro coreano.
Per indicare le ore dopo mezzogiorno non si usano i numeri dopo il 12, come facciamo noi, ma si userà il termine 오후 (午後) ohu che significa letteralmente “dopo mezzogiorno”, un po’ come si usa per l’inglese (a.m. / p.m.). Per dire “alle cinque del pomeriggio” non si dirà, quindi, “alle 17” come facciamo noi, ma 오후 다섯시에 (“dopo mezzogiorno alle 5”). La sillaba 후 è pronunciata con una fricativa bilabiale protrusiva [ɸu], come una “u” soffiata, ben diversa dalla nostra labiodentale effe.
여덟시 반에는 alle otto e mezza Il numero “otto”, che alla coreana si scrive “여덟” con due consonanti finali (ㄹㅂ), si pronuncia quasi sempre come yŏdŏl [jʌˈdʌl], senza la ㅂ p finale. Questa consonante finale si sente però quando il numero 8 è seguito da una vocale, come ad esempio dalla posposizione 이 i del soggetto (여덟이 yŏdŏlbi). La parola 시 si (“ore”) si aggiunge dopo il numero delle ore. “Le otto”, 여덟시, si pronuncia yŏdŏlsi.
반, “la metà, mezza, mezzo”, è una parola sino-coreana (半). La posposizione 에 e (tradotta qui con “alle”) viene aggiunta dopo questa parola, perché il concetto di “otto e mezza”, anche in coreano, forma un tutto unico.
학교에 가야 됩니다 devo andare a scuola Questa parte della frase in esame non presenta difficoltà per chi ha studiato le altre lezioni. La parola 학교 “scuola” è stata presentata nella seconda lezione e la traduzione del verbo “dovere” con (아/어)야 되다 l’abbiamo trovata
nella quarta lezione.
Analisi della frase ➍ 유월 십육일에는 한국에 가겠습니다 Il 16 giugno andrò in Corea.
유월 giugno Per i nomi dei mesi (월) si usa la numerazione alla cinese. La sillaba iniziale 유 è una contrazione di 육 che significa 6 alla cinese. Originariamente 유월 indicava il sesto mese del calendario lunare tradizionale dell’Estremo Oriente. Un altro nome di mese che si serve di un numerale in forma contratta è “ottobre”, che si dice 시월, dove 시 sta per 십, che significa 10.
십육일에는 al giorno 16 Anche quando si indica il giorno (일) del mese, il numero che lo precede deve essere “alla cinese”. Quindi, per indicare il giorno 16 si dirà «simnyuk» [ɕimˈɲjuk̚], che è la pronuncia dei due caratteri cinesi 十六 (10 e 6)
[vedere la digressione qui sotto]. La pronuncia del termine “giorno” (일) quando è isolato è il, con la elle finale. Quando è seguito da vocale, come in questo caso, la consonante finale ㄹ diventa una erre monovibrante (일에 diventa ire [iˈɾe]).
Una digressione sul numero 6
La scrittura e la pronuncia del numero 16 pongono in coreano qualche problema. Intanto, oggi nei libri e nei dizionari il numero 6 viene scritto in Corea del Sud quasi esclusivamente come 육 (yuk), senza la ㄹ iniziale che viene invece riportata da tutti i dizionari coreani dei caratteri cinesi. Questa usanza impedisce di capire perché la pronuncia del numero 16, composto da 10 (십 sip) e 6 (scritto come 육 yuk), debba essere «simnyuk» [ɕimˈɲjuk̚] e non semplicemente un teorico «sibyuk» come sembrerebbe indicare la scrittura 십육.
La pronuncia «simnyuk» si spiegherebbe invece chiaramente se il 6 venisse scritto in posizione non iniziale come 륙, come è indicato nei dizionari dei caratteri, o, alla peggio, come 뉵. La ㄹ si pronuncia normalmente come una n quando, in posizione iniziale di parola, è seguita da una vocale diversa da «i», oppure quando si trova in posizione iniziale di sillaba grafica, ma all’interno di una parola. Tra l’altro, la pronuncia «nyuk» con la enne iniziale è attestata, anche nella scrittura, da un termine come 오뉴월 onyuwŏl (五六月 “mesi di maggio e giugno”) riportato da tutti i dizionari coreani moderni oltre alla pronuncia più formale 오륙월 oryugwŏl.
Con la ㄹ pronunciata come una enne, la ㅂ finale della precedente sillaba 십 sip diventa logicamente una emme, come già sappiamo.
한국에 in Corea Il nome abbreviato della Corea del Sud è «Han’guk», che significa “Paese degli Han”, dove Han è il nome di una popolazione. Il nome completo della “Repubblica di Corea” è invece in coreano «Taehan min’guk» 대한민국 (大韓民國), che letteralmente significa “Repubblica dei grandi Han”.
가겠습니다 andrò Qui abbiamo la radice del verbo “andare” (가 ka~) seguita dal suffisso del futuro (겠 ~gess~), seguito a sua volta dalla desinenza elevata dell’indicativo nella forma che assume dopo consonante (습니다 ~sŭmnida).
Analisi della frase ➎ 십일월달에는 한 달 동안 친구하고 한국어를 배우겠습니다 A novembre per un mese imparerò il coreano con gli amici.
십일월달에는 Nel mese di novembre Nella lingua parlata la parola 달 tal (luna, mese) dopo il nome di un mese serve a rinfonzarne il significato.
한 달 동안 per un mese La prima parte 한 달 han dal significa “un mese”, mentre il termine 동안 indica un certo lasso di tempo, che si può tradurre con “per”. Si pronuncia handal ttongan.
친구하고 con gli amici La parola comunemente usata per indicare un “amico” (친구 親舊) ch’in’gu è un termine sino-coreano, mentre 하고 hago, che significa “con; assieme a”, deriva certamente dal verbo 하다 hada (“fare”). Approfittando della normale indeterminatezza del numero, a cui si è già accennato, si è qui tradotto la parola “친구” con il plurale “amici”.
한국어를 배우겠습니다 imparerò il coreano Anche la traduzione di questa parte non è difficile. Il termine 한국어 han’gugŏ (“lingua coreana”) equivale all’한국말 han’gungmal che abbiamo visto nella seconda lezione. Nella stessa lezione abbiamo già anche considerato 배우다 paeuda (“imparare”), di cui qui abbiamo il futuro.
Analisi della frase ➏ 그 나라는 우리 나라를 침략했습니다 Quella nazione ha invaso il mio paese.
그 나라는 Quella nazione Il termine 나라, che abbiamo già visto nella seconda lezione, significa “paese”, “nazione” o “stato”.
우리 나라를 il nostro paese Il termine “nostro” (우리) qui è d’obbligo. Noi, però, lo possiamo tradurre con “mio”.
침략했습니다 ha invaso, ha aggredito Il termine 침략 ch’imnyak indica un’invasione, o un’aggressione da parte di forze militari. Con l’aggiunta del verbo 하다 hada “fare” assume il significato di “invadere, aggredire”. Da notare la pronuncia della consonante ㄹ r che, dopo la ㅁ m finale della sillaba grafica precedente, diventa n. (Questa frase è stata inserita proprio per far notare la particolare pronuncia della ㄹ.)
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