Corso di coreano
Lezione 8


Soluzione degli esercizi della lezione 7

La traduzione in coreano delle frasi della volta scorsa è la seguente:

  1. Dopodomani mio marito va a Mokpo
    내일 모레는 우리 남편이 목포에 갑니다
     
  2. Ieri mattina ho fatto colazione alle sei.
    어저께 아침에는 아침밥을 여섯시에 먹었어요.
     
  3. Alla sera noi mangiamo alle 19,30.
    저녁때에는 우리가 일곱시 반에 밥을 먹습니다.
     


UN PO’ DI GRAMMATICA

I classificatori

Per esprimere il numero di oggetti, persone o animali, i coreani si servono dei cosiddetti “classificatori”, che sono simili a parole usate anche in italiano, come “capo” nell’espressione “due capi di bestiame”, o “paio” in “un paio di guanti”.

In coreano, per contare le persone si usa () myŏng “nome, persona” (es.: 여자 열 명 dieci donne), per contare gli animali si usa 마리 mari “capo” (es.: 소 세 마리 tre buoi), per contare le cose piatte si usa () chang “foglio” (es.: 종이 백 장 cento fogli di carta), per contare i libri si usa () kwŏn “volume” (es.: 역사 책 두 권 due volumi di storia), per contare le imbarcazioni si usa () ch’ŏk “vascello” (es. 배 한 척 una nave) e così via. Come si nota, con i classificatori si usano preferibilmente, fin dove è possibile, i numeri alla coreana in forma appositiva, ma si possono anche usare i numeri alla cinese.

Nota

Con il classificatore () chang “foglio” e certi altri classificatori, i numeri 3 e 4 alla coreana in forma appositiva diventano rispettivamente sŏk e nŏk. Ad esempio, 석 장 “tre fogli” e 넉 장 “quattro fogli”. Questa forma dei numeri 3 e 4 si usa anche quando si parla di mesi wŏl, di sacchi sŏm, di carichi chim eccetera. Ad esempio, 석 달 “tre mesi”, 넉 달 “quattro mesi”, 석 섬 “tre sacchi”, 넉 섬 “quattro sacchi”, 석 짐 “tre carichi”, 넉 짐 “quattro carichi”.

Livelli di cortesia, forme rispettose, forme umili

Ci saremo certamente già accorti che in coreano non esistono coniugazioni dei verbi come le nostre, dove abbiamo le possibilità di definire se una certa voce verbale riguarda me, te, lui/lei, noi, voi o loro. In coreano queste sottigliezze della coniugazione non ci sono. In compenso esistono, e sono importantissimi, i livelli di cortesia, che devono essere assolutamente rispettati se non si vuole offendere un interlocutore importante parlandogli in forma bassa o se non si vuol essere ridicoli rivolgendosi a un bambino in forma rispettosa.

Queste forme di cortesia sostituiscono la mancanza delle “persone” (io, tu, egli...) e si manifestano con l’uso di suffissi di cortesia (come il già visto ~시~ o ~세~), con avverbi di livello alto, con posposizioni rispettose, con desinenze verbali di livello basso (~어/아), medio (~어요/아요) o alto (~ㅂ니다/습니다), con l’impiego di pronomi diversi per indicare se stessi o gli altri, e con verbi e sostantivi diversi per le varie occasioni.

Per esempio, il normale avverbio di affermazione (in italiano “” e in coreano “ne) diventa ye quando si deve dimostrare rispetto verso l’interlocutore.

Fra i pronomi abbiamo già visto che in coreano, per dire “io” si può usare na, oppure nae se è seguita dalla posposizione del soggetto, ma avremo anche notato che questa forma era definita come non umile. Usando questa forma per indicare sé stessi, ci si pone più in alto, oppure alla pari con l’interlocutore. È una forma che si può usare verso bambini o inferiori, o fra amici. Nel rivolgersi a un superiore o a una persona anziana si dovrà usare per sé stessi una forma umile, che nel caso di “io” è chŏ [pronuncia: ciò all’italiana] (o che [pronuncia: all’italiana] se è seguita dalla posposizione ga del soggetto). In coreano esiste anche l’equivalente del nostro tu, con un livello di cortesia molto basso, da usare verso i bambini (o, un tempo, verso i servi), che usa la forma (oppure ne se è seguita dalla posposizione del soggetto).

Fra le posposizioni rispettose, citiamo ~께서 kkesŏ, che è la forma elevata delle posposizioni ~가 e ~이 del soggetto, e ~께 kke che è la forma rispettosa di ~에게 ege (pronuncia all’italiana eghé) del dativo.

Per quanto riguarda i verbi rispettosi, ne citeremo tre che indicano tre stati o azioni importanti: “stare”, “mangiare”, “dormire”, che abbiamo già visto in precedenza. Noi finora ne abbiamo imparato la forma comune, rispettivamente 있다, 먹다, 자다. Ma se questi verbi riguardano una persona rispettabile, non si potranno più usare e al loro posto si useranno dei verbi che manifestino il dovuto rispetto. Il primo di questi è 계시다, kyesida forma rispettosa di 있다 “stare, esserci” (già intravisto nella lezione 6), il secondo è 잡수시다 chapsusida, forma rispettosa di 먹다, “mangiare”, e il terzo è 주무시다 chumusida, forma rispettosa di 자다 “dormire”. Un altro verbo che può rientrare in questa categoria riguarda invece la posizione di chi riceve l’azione. Si tratta del verbo “dare” che nella forma 드리다 tŭrida significa “dare a un superiore”, mentre nella forma 주다 chuda significa “dare a un inferiore”.
C’è poi il verbo 돌아가다 toragada che significa normalmente “tornare”, ma che viene usato (con l’aggiunta del suffisso 시: 돌아가시다) come forma rispettosa di 죽다 chukta “morire”.

Forma rispettosa di “avere”

Nella terza lezione abbiamo visto che il verbo 있다, oltre ai significati di “esserci” e “stare”, aveva anche quello di “avere, possedere”. Ebbene, la forma rispettosa di “avere, possedere” esiste, ma non è 계시다, perché l’oggetto o l’animale che la persona rispettabile possiede non richiede un particolare rispetto. Il verbo da usare in questo caso sarà, quindi, 있으시다, dove è il suffisso ~으시~ / ~으세~ a manifestare il rispetto verso il possessore, mentre il resto del verbo resta normale. Ad esempio, per dire “L’insegnante ha un libro” diremo 선생님은 책이 있으세요.

Pure fra i classificatori si possono avere parole rispettose, come ad esempio, pun “signore”, un classificatore usato al posto di myŏng “nome” nel contare le persone.

Anche i sostantivi possono esprimere diversi livelli di cortesia. A proposito del cibo, il pasto di una persona rispettabile non sarà chiamato , pap “cibo, riso bollito”, ma 진지, chinji, che ha lo stesso significato, ma è molto rispettoso. L’abitazione di una persona rispettabile non sarà chiamata chip “casa”, ma 댁 (), taek, cioè “stimata residenza”.

Atteggiamenti rispettosi

Anche i gesti e gli atteggiamenti sono importanti per mostrare deferenza. Ad esempio, per dare un oggetto a un superiore o per ricevere dal superiore un oggetto si usano entrambe le mani. Si usa una sola mano se si dà un oggetto a un inferiore, come un bambino, ma l’inferiore o chi vuol mostrare deferenza deve riceverlo con le due mani. Dare o ricevere con una sola mano un oggetto quando il nostro interlocutore è un superiore può risultare offensivo. Altra forma di rispetto è quella di non guardare direttamente negli occhi un superiore. Ad esempio, tradizionalmente la nuora poteva alzare lo sguardo al massimo fino alla bocca della suocera. Se l’avesse guardata negli occhi, l’azione sarebbe stata considerata una sfida alla sua autorità. (Si veda anche una pagina in cui si parla delle antiche usanze su quanto detto sopra e a proposito dell’uso degli occhiali quando si andava a far visita a un anziano.)

Come chiedere scusa

In un ambiente in cui la cortesia formale doveva essere assolutamente rispettata, come era la Corea confuciana, scusarsi per piccole omissioni o dimenticanze era una cosa normalissima. Ancora oggi queste forme sono molto usate. Come da noi, ci si scusa di arrecare disturbo anche quando si ferma qualcuno per la strada per chiedere indicazioni stradali. Riportiamo qui tre dei modi più usati per chiedere scusa, tutti e tre formati da un termine sino-coreano trasformato in verbo con l’aggiunta di 하다 hada “fare”. Tutte e tre le forme si possono tradurre in italiano con “chiedere scusa”, ma presentano fra loro alcune sfumature che si intuiscono analizzando il significato originale della parte cinese.

  • 미안하다 mian hada deriva da 미안 () che significa “deplorevole”, per cui il significato letterale risulta essere “è deplorevole”.
  • 실례하다 sillye hada deriva da 실례 () che significa “scortesia”, per cui il significato letterale risulta essere “è una scortesia”.
  • 죄송하다 choesŏng hada deriva da 죄송 () che significa “dispiacere”, per cui il significato letterale risulta essere “mi dispiace”.

Comparativi di maggioranza, minoranza e uguaglianza

Per fare un confronto fra due cose o persone, si usa il comparativo, che può essere di maggioranza, di minoranza o di uguaglianza. I primi due di questi comparativi si servono della particella 보다 poda che significa “in confronto a”. Una volta posti a confronto i due termini, dopo il secondo dei quali vi sarà la particella 보다, per fare il comparativo di maggioranza si aggiunge dopo di essi la particella facoltativa tŏ “più”, mentre per il comparativo di minoranza si aggiunge obbligatoriamente tŏl “meno”. Il comparativo di uguaglianza, invece, al posto di 보다 poda si serve della particella 만큼 mank’ŭm “quanto”. Dopo una di queste particelle, viene poi il verbo o l’aggettivo coniugabile appropriato. Come esempi di comparativo si vedano le frasi riportate qui sotto nella sezione “LE FRASI”.

Superlativi assoluti e relativi

Mentre in coreano esiste il superlativo relativo, espresso con l’attributo 제일 cheil [pronuncia all’italiana: ceìl] “il primo”, anteposto all’aggettivo coniugabile, all’avverbio o al sostantivo che funge da predicato, non esiste una forma definita per il superlativo assoluto. Così avremo la possibilità di tradurre senza problemi un’espressione come “è il più caro” (제일 비싸요) con l’aggettivo coniugabile 비싸다 “essere costoso”, ma non avremo una forma altrettanto definita per tradurre “carissimo”, che dovremo rendere con “molto caro”, “davvero caro”, o espressioni simili. Insomma, in pratica, in coreano non esiste il superlativo assoluto come è conosciuto da noi. Esempi di superlativi sono riportati nelle frasi della lezione.

I numeri ordinali

Visto che si è parlato di un numero ordinale, “primo”, reso con 제일 cheil, diamo un piccolo schema dei primi cinque numeri ordinali, alla coreana e alla cinese. Gli altri numeri successivi seguono lo stesso schema.

num.alla coreanaalla cinesecar.
첫째ch’ŏtchae제일cheil第一
둘째tultchae제이chei第二
셋째setchae제삼chesam第三
넷째netchae제사chesa第四
더섯째tasŏtchae제오cheo第五

Come si nota, i numeri ordinali seguono tutti i rispettivi numeri cardinali, tranne il primo ordinale alla coreana, che usa un termine a parte, ch’ŏt.

Come si traduce la congiunzione “e” con i sostantivi e i verbi

Abbiamo già visto in precedenza (nella frase numero 5 della quinta lezione) l’uso di 하고 per indicare la congiunzione “e” e la preposizione “con”. Ora vediamo quale sia il modo più normale per unire due sostantivi. A questo scopo si usano normalmente le congiunzioni wa dopo vocale e kwa dopo consonante. Esempi: 너와 나 “tu e io”, 오늘과 내일 “oggi e domani”.

Per congiungere due verbi, invece, si usa la desinenza invariabile ~고 ko aggiunta alla radice del primo verbo. Ad esempio 밥을 먹고 술을 마셔요 Mangio e bevo (del vino).

Avere intenzione di...

L’intenzione di fare qualcosa si manifesta in coreano aggiungendo alla radice del verbo la desinenza (으)려. Ad esempio, per dire “se hai intenzione di mangiare”, i coreani dicono “밥을 먹으려면”, mentre una frase come “se hai intenzione di andare” si traduce con “가려면”.


LE FRASI

Nuove frasi

Un comparativo di maggioranza

보통, 남자는 여자보다 키가 커요

Generalmente gli uomini sono più alti delle donne.

Un superlativo relativo

우리 반도에는 백두산이 제일 높은 산입니다

Nella nostra penisola il Paektusan è la montagna più alta.

Un superlativo assoluto

이 꽃과 나무는 참 예뻐요

Questi fiori e alberi sono bellissimi.

Un altro superlativo relativo

밀라노부터 로마까지 가려면 비행기가 제일 빨러요

Se hai intenzione di andare da Milano a Roma, l’aereo è il più veloce.

Una sequenza di azioni

그 집에서는 내가 밥도 먹고 술도 마시고 잠도 잤어요

In quella casa ho mangiato, bevuto e dormito.

Due forme rispettose

어머님께서 진지를 잡수십니다

La mamma mangia (forma rispettosa)

그 책은 선생님께 드렸어요

Quel libro l’ho dato al maestro (forma rispettosa)

Si porgono sentite scuse per non essere potuti andare a un appuntamento

선생님 죄송합니다. 그 날 큰 감기가 들어서 꼭 가지 못 했습니다.

Signore, mi dispiace. Quel giorno mi ero preso un grosso raffreddore e non sono proprio potuto andare.

È domenica...

우리 아들은 자기 딸을 데리고 일요일 미사로 성당에 갔습니다.

Mio figlio è andato in chiesa con sua figlia alla messa della domenica.

Elenco dei vocaboli della lezione  (63 voci)

Nei glossari dei vocaboli delle varie lezioni, le trascrizioni adottate sono quella McCune-Reischauer (MCR) e quella dell’Alfabeto Fonetico Internazionale (I.P.A.) specifica per il coreano. Cliccando su un carattere cinese evidenziato in blu si aprirà la scheda di quel carattere, se questo fa parte dei 1800 caratteri fondamentali per la scuola media.

coreanocaratt.
cinesi
trascrizionesignificato
MCRI.P.A.
감기kamgi[kamˈgi]raffreddore, influenza
~과kwa[kwa]e (congiunzione, dopo consonante)
kwŏn[kwʌn]volume (classificatore per libri)
~까지kkaji[kkaˈji]a, fino a
~께kke[kke]a (posposizione rispettosa del complemento di termine, dativo)
~께서kkesŏ[kkeˈsʌ]posposizione rispettosa del soggetto
kkok[kkok̚]proprio, certamente
kkot[kkot̚]fiore
나무namu[naˈmu]albero, legno
nal[nal]giorno
남자namja[namˈʥa]uomo (maschio)
nŏk[nʌk̚]quattro (usato con fogli, mesi, sacchi, carichi ecc.)
댁/택taek/t’aek[tɛk/tʰɛk̚]stimata residenza, casa (forma rispettosa)
[tʌ]più (nel comparativo di maggioranza)
tŏl[tʌl]meno (nel comparativo di minoranza)
데리다terida[teɾiˈda]accompagnare, portarsi dietro (una persona)
돌아가다toragada[toɾagaˈda]tornare; morire (forma rispettosa)
드리다tŭrida[tɯɾiˈda]dare (a un superiore)
들다tŭlda[tɯlˈda]entrare
ttal[ttal]figlia
로마roma[ɾoma]Roma
마리mari[maˈɾi]capo (classificatore per animali)
막걸리makkŏlli[makkŏʎˈʎi]makkŏlli (vino di riso di bassa gradazione)
~만큼mank’ŭm[manˈkʰɯm](tanto) quanto
myŏng[mjʌŋ]nome (classificatore per persone)
미사misa[misa]la messa (cattolica)
미안mian[miˈan]deplorevole (usato per scusarsi)
반도pando[panˈdo]penisola
백두산paektusan[pɛktuˈsan]Paektusan (Monte dalla testa bianca)
~보다poda[poda]in confronto a (nel comparativo)
보통pot’ong[poˈtʰoŋ]generalmente
~부터put’ŏ[puˈtʰʌ]da, a partire da
비싸다pissada[pissaˈda]essere caro, costoso
비행기pihaenggi[pihɛŋgi]aeroplano
빠르다pparŭda[ppaɾɯˈda]essere veloce
san[san]montagna
sŏk[sʌk̚]tre (usato con fogli, mesi, sacchi, carichi ecc.)
sŏm[sʌm]sacco (classificatore)
equivalente a circa 180,4 litri
성당sŏngdang[sʌŋˈdaŋ]chiesa (cattolica)
so[so]un bovino
소주soju[soˈʥu]soju (distillato di granaglie o patate dolci, di alta gradazione)
sul[sul]vino di riso
실례sillye[ɕiˈlle]scortesia (usato per scusarsi)
아들adŭl[aˈdɯl]figlio
어머님ŏmŏnim[ʌmʌˈɲim]mamma (termine rispettoso)
역사yŏksa[jʌkˈsa]storia
예쁘다yeppŭda[jeppɯˈda]essere bello
~와wa[wa]e (congiunzione, dopo vocale)
~(으)려ŭryŏ[ɯˈɾjʌ]avere intenzione di (desinenza verbale)
일요일iryoil[iɾjoˈil]domenica
일요일iryoil[ʨapsuɕiˈda]mangiare (forma rispettosa)
잡수시다chapsusida[ʨapsuɕiˈda]mangiare (forma rispettosa)
chang[ʨaŋ]foglio (classificatore per cose piatte)
che[ʨe]io (forma umile, usato con la
posp.
del soggetto)
che[ʨe] (prefisso per i numeri ordinali alla cinese)
제일cheil[ʨeˈil]il primo (anche per il superlativo relativo)
주무시다chumusida[ʨumuɕiˈda]dormire (forma rispettosa)
종이chongi[ʨoŋˈi]carta
죄송choesong[ʨweˈsoŋ]dispiacere (usato per scusarsi)
진지chinji[ʨinˈji]riso bollito, cibo (forma rispettosa)
chim[ʨim]un carico (classificatore)
tchae[ʨʰɛ] (suffisso per i numeri ordinali alla coreana)
ch’ŏt[ʨʰʌt̚]primo
ch’am[ʨʰam]davvero, estremamente (serve per il superlativo assoluto)
크다k’ŭda[kʰɯˈda]essere grande
k’i[kʰi]statura

ANALISI

Analisi della frase
보통, 남자는 여자보다 키가 커요

Generalmente gli uomini sono più alti delle donne.

보통 generalmente, di solito

Il termine sino-coreano 보통 è la pronuncia dei due caratteri cinesi ed è usato sia come avverbio, come in questo caso, oppure anche come aggettivo invariabile premesso al sostantivo con il senso di “comune, ordinario” (ad esempio: 보통 사람 “una persona comune”).

남자는 여자보다 gli uomini in confronto alle donne
Qui abbiamo i termini per “uomo” (남자 “maschio”) e di “donna” (여자, già visto nella prima frase della seconda lezione). Entrambe queste parole sono sino-coreane. La posposizione indica il primo termine del confronto.
보다, come si è detto nella parte relativa alla grammatica, serve per fare il comparativo di maggioranza o di minoranza. Originariamente il significato di 보다 è quello di “vedere”, ma qui vuol dire “in confronto a” e individua il secondo termine del confronto.

키가 커요 la statura è grande
“Essere alto”, quando si parla di persone, si rende in coreano con “la statura ( k’i) è grande (크다 k’ŭda)”. La radice 크~ dell’aggettivo coniugabile “essere grande” unita alla desinenza dell’indicativo nel livello di cortesia medio (~어요) dà come risultato 커요 (크+어=커). Come si noterà, non c’è stato bisogno di dire “più grande” (더 커요) perché, nel caso del comparativo di maggioranza, questo “più” () è quasi sempre facoltativo.

Analisi della frase
우리 반도에는 백두산이 제일 높은 산입니다

Nella nostra penisola il Paektusan è la montagna più alta.

우리 반도에는 Nella nostra penisola
Qui 우리 significa “nostro” ed è una troncatura di 우리의 (“di noi”).

Il termine sino-coreano 반도 significa “penisola” ed è la pronuncia dei due caratteri cinesi . Sia i sudcoreani, che i nordcoreani dicono “la nostra penisola”, anche se la penisola è ora divisa in due parti, Nord e Sud, separate fin dalla metà del secolo scorso.

백두산이 il Paektusan
La montagna più alta della Corea si trova nella parte settentrionale della penisola coreana, fra la Corea del Nord e la Cina ed è alta 2.744 metri s.l.m. Il nome Paektusan (백두산) significa Monte () dalla testa () bianca ( ) a causa della neve perenne che ne imbianca la sommità.

제일 높은 il più alto
Normalmente il superlativo relativo si ottiene anteponendo all’aggettivo il termine “primo” (제일). dove 제 () posto davanti ai numeri alla cinese serve a formare i numeri ordinali, cioè gli aggettivi numerali. Ad esempio 제이 secondo, 제삼 terzo, 제사 quarto, eccetera.
“Essere alto” in coreano si dice 높다 nopt’a. Aggiungendo alla radice aggettivale nop’ la desinenza ŭn, si ottiene il participio presente “che è alto”, ovvero la forma “alto” del nostro aggettivo. Altri esempi di superlativo relativo: 제일 큰 ~ il più grande, 제일 작은 ~ il più piccolo.

산입니다 è il monte
Per dire “montagna” si usa il termine sino-coreano 산 () san già visto. Questo termine viene usato anche per indicare quella che per noi sarebbe una semplice collina, alta due o trecento metri.

Analisi della frase
이 꽃과 나무는 참 예뻐요

Questi fiori e alberi sono bellissimi.

이 꽃과 Questi fiori e
Il termine “fiore” si pronuncia kkot e la pronuncia finale “t” (implosiva) fa diventare intensiva (kk) la pronuncia della prima lettera della congiunzione “e” che si usa dopo una sillaba che termini per consonante. Come si sente dalla pronuncia, il suono di 꽃과 risulta, praticamente, kkokkwa, come se fosse scritto 꼬꽈.

나무는 alberi
나무 significa “albero” o “legno”. La posposizione del tema () serve per tutti e due i nomi, “fiori” e “alberi”, in gruppo.

참 예뻐요 sono davvero belli
Quello che noi rendiamo con un superlativo (“bellissimi”) viene reso in coreano con l’aggettivo (예쁘다 “essere bello”) preceduto da un avverbio come, ad esempio, , che significa “davvero”, “estremamente”, o espressioni simili. Come abbiamo detto, in coreano non esiste una forma che corrisponda esattamente al nostro superlativo degli aggettivi. Si noti come la seconda sillaba della radice dell'aggettivo si sia fusa con la prima sillaba della desinenza, diventando (쁘+어=뻐).

Analisi della frase
밀라노부터 로마까지 가려면 비행기가 제일 빨러요

Se hai intenzione di andare da Milano a Roma, l’aereo è il più veloce.

밀라노부터 로마까지 da Milano fino a Roma
Le preposizioni “da ~” e “a ~” si traducono in coreano rispettivamente con le posposizioni “~부터” e “~까지”. I nomi delle due città, Milano e Roma, sono qui trascritti nel modo più vicino possibile alla pronuncia italiana. La consonante iniziale “r” () di “Roma” (로마) suona come una erre monovibrante (molto simile a una elle).

가려면 se vuoi andare / se intendi andare
Nella quinta lezione abbiamo visto che "se" si traduce con . La desinenza che serve per indicare l’intenzione di fare qualcosa si aggiunge alla radice del verbo quando termina per vocale, come in questo caso, prima di . Quando la radice del verbo termina in consonante, come nel caso di 먹다 mangiare, si usa invece 으려.

비행기가 l’aereo
Il termine sino-coreano 비행기 significa aeroplano ed è la pronuncia coreana dei caratteri cinesi . La sillaba è la posposizione del soggetto che si usa dopo vocale.

제일 빨러요 è il più veloce
Abbiamo visto che il superlativo relativo si ottiene con 제일 (che significa “il primo”, “il numero uno”) seguito dall’aggettivo. “Essere veloce” si dice in coreano 빠르다. La radice dell’aggettivo 빠르 quando è seguita dalla desinenza 어요 si trasforma. L’ultima sillaba della radice perde la vocale finale e la che resta va ad aggiungersi come consonante finale alla sillaba grafica precedente (빠르 > 빠ㄹ > 빨), mentre la sillaba grafica iniziale della desinenza acquista una consonante iniziale che va a sostituire la iniziale (어요 > 러요). La pronuncia delle due consecutive diventa una doppia elle. 빨러요 si pronuncia quindi “ppallŏyo”.

Analisi della frase
그 집에서는 내가 밥도 먹고 술도 마시고 잠도 잤어요

In quella casa ho mangiato, bevuto e dormito.

그 집에서는 내가 In quella casa io
Il tema indicato da nŭn è ciò che si è fatto in quella casa e la posposizione 에서 esŏ fa prevedere che si tratti di un’azione (se non si fosse trattato di un’azione, sarebbe stato sufficiente la posposizione e). Il soggetto, indicato da , è invece chi parla: nella posizione del soggetto il pronome na “io” diventa nae seguito dalla posposizione ga.

밥도 먹고 ho (anche) mangiato (il riso bollito) e
Gli elementi pap “riso bollito” e mŏk radice del verbo “mangiare” li conosciamo già. La cosa nuova è la presenza dell’avverbio to “anche” posto subito dopo l’oggetto (il riso bollito, il vino, il sonno) di ognuno dei tre verbi. Nel tradurre il testo in italiano, questo “anche” si può trascurare e si possono pure omettere gli oggetti, considerato che “bere” in italiano può anche significare “bere vino o alcolici”. Il passato del verbo non viene indicato esplicitamente in questi primi verbi in sequenza, ma sarà esplicitato nell’ultimo verbo della serie.

술도 마시고 ho (anche) bevuto (il vino di riso) e
Il vino di riso, indicato genericamente con il termine sul, comprende vari tipi di bevande, fra cui il 막걸리 makkŏlli con gradazioni fra i 5/6 gradi e il 소주 () soju, un distillato preparato con granaglie o patate dolci, che arriva ai 40 gradi. Il verbo 마시다 masida “bere” è spesso sostituito, anche per i liquidi, dal più comune 먹다 mŏkta “mangiare”. Oggi si beve anche il vino d’uva, ma in quantità molto minore rispetto al vino di riso (per una scenetta che coinvolge una bottiglia di vino, che non era certo d’uva, vedere l’introduzione a una pagina che parla del vino).

잠도 잤어요 ho (anche) dormito (un sonno).
Su quest’ultimo verbo della serie viene inserito il suffisso del passato, ss, che serve anche per volgere al passato gli altri verbi collegati in sequenza.

Nella traduzione italiana si è preferito omettere i tre “anche”.

Analisi della frase
어머님께서 진지를 잡수십니다

La mamma mangia (forma rispettosa)

어머님께서 La mamma
Questa è una frase correttissima, con tutte le parole rispettose al posto giusto. Il termine per indicare la mamma è rispettoso perché sostituisce la sillaba finale ni (di 어머니 “mamma”) con nim, termine di rispetto già visto nella prima lezione. La posposizione 께서 del soggetto sostituisce la normale posposizione del nominativo ed è anch’essa più che rispettosa.

진지를 잡수십니다 mangia
Anche questa parte della frase usa tutti termini rispettosi. Sia il sostantivo usato per indicare il pasto (진지 chinji al posto di pap), che il verbo (잡수시다 chapsusida invece del semplice 먹다 mŏkta) e la desinenza (ㅂ니다 ~mnida anziché ㅓ요 ~ŏyo) sono molto gentili e formali.

Analisi della frase
그 책은 선생님께 드렸어요

Quel libro l’ho dato al maestro (forma rispettosa)

그 책은 Quel libro
La posposizione del tema ci fa capire che la questione qui è che fine abbia fatto “quel libro” (그 책 kŭ ch’aek).

선생님께 al maestro / al signore
Anche questa è una frase cortese, molto gentile. Il termine rispettoso 선생님 è già stato considerato nella prima lezione e sappiamo che è una forma rispettosa usata quando si parla di una persona importante o quando ci si rivolge a un anziano. La traduzione si adegua alle circostanze, per cui potrà essere “maestro”, “insegnante”, “professore”, “signore” eccetera. La posposizione ~께 del dativo (complemento di termine) sostituisce la normale posposizione ~에게 ed è anch’essa rispettosa.

책을 드렸어요 ho dato il libro
Le parole di questa parte di frase dovrebbero già essere note: ch’aek significa “libro” e 드렸어요 tŭryŏssŏyo è il passato del verbo 드리다 tŭrida che significa “dare” (dal basso verso l’alto, cioè da un inferiore a un superiore).

Analisi della frase
선생님 죄송합니다. 그 날 큰 감기가 들어서 꼭 가지 못 했습니다.

Signore, mi dispiace. Quel giorno mi ero preso un grosso raffreddore e non sono proprio potuto andare.

선생님 죄송합니다. Signore, mi dispiace
Il termine 죄송하다 viene usato per chiedere scusa in modo formale. Traducendo 죄송합니다 con “mi dispiace” si resta più fedeli all’originale, ma si può anche tradurre semplicemente con “chiedo scusa!”.

그 날 quel giorno
Il giorno () è quello in cui è accaduto il fatto per cui si deve chiedere scusa.

큰 감기가 들어서 mi ero preso un grosso raffreddore e
Il significato di “grande” viene reso con k’ŭn, participio presente dell’aggettivo 크다 k’ŭda “essere grande”. Il termine 감기 significa “raffreddore, influenza” e il significato principale di 들다 è “entrare”, ma questo verbo ha anche molti altri significati. La radice verbale 들~ l’abbiamo già vista in precedenza, nella terza lezione con il significato di “portare, tenere in mano”, e poi alla sesta lezione con il significato di “prendere, bere, mangiare”. “Prendere il raffreddore” si dice 감기 들다, qui esposto al gerundio passato.

꼭 가지 못 했습니다. non sono proprio potuto andare.
Il termine kkok ha vari significati, ma qui il termine italiano che ne esprime meglio il senso è “proprio”. Il resto della frase, 가지 못 했습니다, è il negativo passato di “andare”, espresso con la negazione mot che indica impossibilità di fare l’azione.

Analisi della frase
우리 아들은 자기 딸을 데리고 일요일 미사로 성당에 갔습니다.

Mio figlio è andato in chiesa con sua figlia alla messa della domenica.

우리 아들은 자기 딸을 데리고 Nostro figlio accompagnando sua figlia
Il termine 아들 significa “figlio e vuol dire “figlia”. Il verbo 데리다 significa “accompagnare, portarsi dietro qualcuno”. Quello che in italiano è di solito “mio figlio”, in coreano viene espresso con “nostro figlio”.

일요일 미사로 성당에 갔습니다. è andato in chiesa alla messa della domenica.
Il termine 일요일 significa “domenica, 미사 è la “messa cattolica” e 성당 indica una “chiesa cattolica”.


Esercizi

Usando i vocaboli forniti in questa lezione e in quelle precedenti, provate a tradurre in coreano le seguenti frasi:

  1. Oggi ho imparato l’ottava lezione di coreano.
  2. Mio figlio ha messo il libro di coreano sulla scrivania.

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© Valerio Anselmo