Una lingua per la matematica



Bambini turchi. La Turchia, come la Cina, il Giappone e la Corea, ha una lingua che semplifica la comprensione della matematica.

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l Wall Street Journal dice che un gruppo di quattro lingue, fra cui il coreano, sono i migliori linguaggi al mondo per imparare la matematica.

Secondo l’articolo, pubblicato il 10 settembre 2014, il coreano, con il cinese, il giapponese e il turco, estreme propaggini del proto-altaico, sono più facili di altre lingue nel contare i numeri e nello spiegare i concetti matematici.

(Per capire meglio l'appartenenza del coreano e del turco al gruppo delle lingue altaiche, si veda la pagina “A che gruppo linguistico appartiene il coreano?”.)

Il Wall Street Journal ha detto che la ricerca dimostra che tutte e quattro le lingue usano, per i numeri, parole più semplici delle lingue occidentali ed esprimono più chiaramente i concetti matematici, rendendo più facile per i bambini imparare il conteggio e l'aritmetica.

(Per rendersi conto di persona, si leggano le parti della lezione 4 e della lezione 5 del corso di coreano di questo sito, dove si parla dei numeri e si chiarisce abbastanza bene quali siano le differenze fra il nostro modo di contare e quello usato in estremo-oriente.
Un’altra pagina sull’argomento, che ci apre ancora più ampi panorami, è quella intitolata Come si conta alla coreana.)

Questa differenza nelle lingue sta attirando l’attenzione di un gruppo di psicologi e di educatori interessati a creare nei bambini piccoli la capacità di contare (numeracy), l’equivalente matematico dell’alfabetizzazione (literacy). Una più debole capacità di contare e di fare operazioni aritmetiche sembra essere dovuta a parole inglesi (o anche italiane o del mondo occidentale) che confondono.

Per esempio, il cinese possiede nove caratteri (parole monosillabile) per indicare i primi nove numeri (一 二 三 四 五 六 七 八 九), con l’aggiunta di un carattere () per indicare il dieci. Con questi dieci ideogrammi si possono intanto rappresentare i numeri dall’uno al diciannove. Per i numeri che superano il dieci si usano espressioni del tipo 十一 (dieci uno) per il nostro undici, e così via. La massima parte delle lingue occidentali, invece di dieci semplici simboli ha oltre due dozzine di parole uniche. Le parole coreane, come quelle cinesi, pongono in questo caso il “dieci” in prima posizione. Ciò rende più facile capire il valore della posizione di ciascuna cifra nel numero, oltre a rendere più chiaro che il sistema di numerazione è su base 10.

In molte lingue occidentali avviene poi che le parole che indicano certi numeri dopo il dieci diano dei problemi. I guai cominciano con l’11, dove il primo 1 dovrebbe rappresentare teoricamente la decina e il secondo l’unità. In realtà la parola italiana “undici” fa pensare che la prima cifra rappresenti l'unità e la seconda la decina. Altri esempi di questo tipo sono, sempre in italiano, il “tredici” che non fa pensare a un 13, ma a un 31 o forse a un 30. Molto meglio, da questo punto di vista, il “diciassette”, il “diciotto” e il “diciannove”.

La ricerca mostra come, nell’eseguire sottrazioni o addizioni, i bambini che lavorano con nomi di numeri in inglese facciano molta fatica in più a capire che i numeri di due cifre sono composti da decine e unità, cosa che rende loro più difficile evitare gli errori.

Il valore della posizione della cifra viene messo in evidenza poi anche nel rappresentare le parole “venti” (composto da 二十 “due dieci”), trenta (三十 “tre dieci”) e così via, dove il “dieci” questa volta si trova in seconda posizione. Con i dieci caratteri di cui si è parlato prima si arriva a rappresentare tutti i numeri dall’uno () al novantanove (九十九).

L’articolo del Wall Street Journal accenna poi al fatto che i bambini estremo orientali trovino naturale usare la strategia di “fare il dieci” quando devono effettuare delle addizioni o delle sottrazioni. Quando si aggiungono due numeri, gli studenti spezzettano i numeri in parti (o addendi) e poi li raggruppano in decine e unità. Per esempio, 9 più 5 diventa 9 più 1 più 4. Il metodo di “fare il dieci” è uno strumento potente per impadronirsi della soluzione di problemi di addizioni e sottrazioni con numeri di più cifre.

La strategia di “fare il dieci”, di cui si è parlato è usatissima nell’impiego dell’abaco coreano. Si veda la pagina “Il chup’an, l’abaco coreano

Quell’articolo accenna poi ancora ad altre questioni molto interessanti per chi si interessa di numeri, ma noi riteniamo che, a questo punto, si sia suscitata a sufficienza la curiosità di chi ama l’argomento, mentre non si vuole troppo annoiare chi lo odia.


Idea tratta da “Wall Street Journal says Korean one of the best languages for math”, pubblicato da Korea.net in data 12 settembre 2014. Testo di Limb Jae-un. Loriginale dell’’articolo del Wall Street Journal scritto da Sue Shellenbarger è stato però essenziale per capire a fondo i problemi e per riuscire a spiegarli.

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© Valerio Anselmo