Shin Kyung-sook, una scrittrice emergente

Questo annuncio viene dato nell’attesa di poter leggere, tradotto anche in italiano, il romanzo “엄마를 부탁 해” che tanto successo ha riscosso in Corea.


I

l romanzo coreano 엄마를 부탁 해 (“Per favore, abbi cura della mamma”), un best-seller della scrittrice Shin Kyung-sook (신경숙) uscito a novembre del 2008, sarà prossimamente tradotto e pubblicato in 15 paesi nel mondo. Nel volgere di un anno, il libro ha venduto 1,2 milioni di copie in Corea e ha fatto nascere nel paese la “sindrome della madre”, ovvero un rinnovato apprezzamento e una nuova consapevolezza nei riguardi delle madri.

La casa editrice Imprima Korea, che detiene il copyright internazionale per il libro, ai primi di dicembre 2009 ha annunciato che un editore norvegese ha acquistato i diritti per la pubblicazione del libro in Norvegia. I diritti di pubblicazione sono già stati acquistati da altri 14 paesi, per cui il romanzo uscirà anche negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, Germania, Francia, Spagna, Portogallo, Italia, Olanda, Brasile, Israele, Giappone, Cina, Taiwan e Vietnam. La versione in cinese del libro è stata terminata alla fine del 2009, mentre le versioni in inglese, per gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, usciranno a maggio del 2011. Poi seguirà la versione italiana del libro, che di solito si basa sulla traduzione in inglese o in francese.

“Abbiamo presentato il romanzo in campo internazionale solo quattro mesi fa e il responso è stato formidabile” ha detto un funzionario della casa editrice. “La Norvegia è stata una sorpresa dal momento che la letteratura coreana è quasi sconosciuta in quel paese.”

La trama del romanzo


La copertina del romanzo

La storia gira attorno a una vecchia madre che vive in una zona rurale. Un giorno va a Seul per far visita ai figli in occasione del suo compleanno, ma si perde in una affollatissima stazione della metropolitana a Seul. Quando scompare si trova assieme a suo marito, ma lui, che prima la teneva per mano, la lascia per un momento e si accorge troppo tardi che lei non è più con lui nella folla della metropolitana.

I membri della famiglia cercano disperatamente di ritrovarla, affiggendo manifesti e pubblicando la sua foto in Internet e nei giornali. Park So-nyeo, la madre, è vecchia e soffre di Alzheimer e così non riesce a trovare le case dei suoi figli. Ma gli altri membri della famiglia non sono consapevoli della sua malattia.

Il libro è formato da quattro capitoli in cui i narratori sono la figlia, il figlio, il marito e infine la stessa madre. In ciascun capitolo il narratore racconta le sue memorie e le sue esperienze. Cercandola, i familiari si rendono conto della loro indifferenza al suo dolore e alla sua solitudine. Capiscono di amarla soprattutto a causa del fatto che la madre soddisfaceva le loro necessità.

Il primo capitolo, narrato dalla figlia maggiore e che è simile alla storia della vita dell’autrice, narra come i membri della famiglia comincino a biasimarsi gli uni con gli altri per la perdita della madre. Inoltre, non riescono a capire perché lei non li possa chiamare e mettersi in contatto con loro.

La parte narrata dalla figlia riguarda il fatto che sua madre non sa leggere, né scrivere. La figlia, infatti, si ricorda che, quando lei era piccola, sua madre le chiedeva di leggerle le lettere che il fratello le spediva da Seul. La figlia scopre anche che spesso la madre soffriva di forti mal di capo. Quando l’aveva portata all’ospedale per un controllo, il medico aveva detto che aveva avuto un colpo e che le conseguenze di quel colpo al cuore scatenavano le emicranie. Tutti questi ricordi la colpiscono improvvisamente, facendole capire quanto poco lei e i suoi familiari conoscano di sua madre. Nascondendo i propri dolori, la madre le aveva dato una buona educazione perché non voleva che la figlia vivesse come era vissuta lei.

Il figlio maggiore racconta la propria storia nel secondo capitolo. Dopo la scomparsa della madre, lui esce e va per le strade a distribuire la sua fotografia alla gente. Cerca di rinfrescarsi la memoria su sua madre, che era particolarmente affezionata a lui che era il figlio maggiore. Lei l’aveva mandato a Seul a studiare all’università e poi l’aveva aiutato a trovare un lavoro. Da allora, lei gli aveva talvolta fatto visita, ma, proprio nel giorno in cui era scomparsa, lui non era riuscito ad andare alla stazione ad accogliere i propri genitori, e si lamenta «Ma, perché non sono andato a prenderli come al solito?»

Alcuni testimoni gli dicono di averla scorta nel quartiere dove lui viveva prima. Gli dicono che indossava un paio di ciabatte blu e che la parte superiore dei suoi piedi era gravemente ferita. Ma quando lui si reca lì, non riesce a trovarla. Lui era la luce della sua vita. Quando sua madre aveva lasciato casa sua dopo che il padre aveva portato in casa un’altra donna, il figlio l’aveva persuasa a tornare, promettendole che sarebbe diventato avvocato, come lei voleva. Ora piange per essersi rimangiata la promessa.

Nel terzo capitolo il marito racconta la storia relativa alla scomparsa della moglie. Mentre aspetta il suo ritorno, viene a conoscere delle altre cose al suo riguardo. Viene a sapere che lei ha aiutato degli orfani per dieci anni senza che lui lo sapesse. Ricorda anche che era stata operata per un cancro al seno e che aveva sofferto per forti emicranie che stavano diventando sempre più acute. Ma lui non si era occupato troppo della moglie perché dava per scontato che lei si sarebbe sempre occupata di lui.

Nell’ultimo capitolo, la madre scomparsa racconta la sua storia circa il marito e i figli. In quel capitolo lei confessa una storia personale mai rivelata alla sua famiglia, che lei era anche una “donna” con sogni ed emozioni, e non solo una madre e una moglie. Parla alla famiglia in un soliloquio a proposito del proprio stato mentale, che collega le storie degli altri. Girovagando per le strade, vede alla fine sua madre defunta, il che implica che sta per morire. Dice: «In tutta la mia vita ho sempre avuto un disperato bisogno di una madre.»

Nell’epilogo, nove mesi dopo la scomparsa della madre, la figlia racconta di nuovo la sua storia. Sta visitando il Vaticano accompagnata dal suo futuro sposo. Ricorda che sua madre le aveva chiesto di comprare un rosario fatto di legno di rosa. Lo compra e infine raggiunge la statua della Pietà, che rappresenta il corpo di Gesù sul grembo di Maria dopo la crocifissione. Improvvisamente si rende conto che sua madre non può più essere viva, e allora, pensando alla madre, mormora alla statua: “Per favore, abbi cura della mamma”

La scrittrice


La scrittrice nel suo studio

Shin Kyung-sook fece il suo debutto come scrittrice nel 1985, all’età di 22 anni, quando fu nominata vincitrice del Premio dei nuovi arrivati dal giornale Il Joongang letterario per la sua novella “Una favola dell’inverno”. Nel 1988, mentre passava da un lavoro all’altro presso editori e stazioni radio, pubblicò la sua prima raccolta, intitolata Un racconto invernale. Ma, fino a quel momento, i suoi lavori non ricevettero molta attenzione.

Si presentò veramente sulla scena come autrice nel 1993, quando nella Corea del Sud terminò una lunga serie di dittature militari e prese il potere un nuovo governo civile. Il romanzo coreano a quell’epoca era dominato dal realismo che si era fermamente stabilito in seguito a decenni di lotte degli artisti contro il governo autoritario. I lettori, però, erano ormai stanchi di questo.

Fu in quel momento che Shin Kyung-sook presentò ai lettori una seconda raccolta di storie brevi intitolata “Dove una volta si trovava l’harmonium (풍금이 있던 자리)” (1993). Il suo stile peculiare, soffuso e delicato, catturò immediatamente l’attenzione dei critici e dei lettori. Era giunto il momento del suo successo. Shin disse allora: «Per sette anni dopo il mio debutto all’età di 22 anni, ho fatto diversi lavori continuando però a scrivere. Ho letto una quantità di romanzi, ma lavori che altri trovavano freschi non avevano lo stesso effetto su di me. A quel tempo sentivo l’urgenza di rompere i confini della narrativa tradizionale, mossa dal desiderio di scrivere qualcosa che, anche se si fosse persa la copertina, la gente avrebbe saputo riconoscere come mio dopo aver letto appena cinque pagine.»

Oltre a “Per favore, abbi cura della mamma (엄마를 부탁해)”, la scrittrice ha pubblicato vari altri lavori importanti, “La camera solitaria (외딴방)” (2001), “Il treno parte alle 7 (기차는 7시에 떠나네)” (1999), “Violetta (바이올렛)” (2001), “Lee Jin (리진)” (2007) e altri, ma l’ultimo romanzo, per ora solo in coreano, resta il suo capolavoro.

Tutti i romanzi di Shin, sia che si tratti di una storia sul raggiungimento della maggiore età, di un romanzo o di un racconto storico, assumono un colore distinto, basato su uno stile e una struttura unici, e una profondità di cui solo lei è capace. I suoi personaggi, nella maggior parte dei casi, sono buoni, calmi, contemplativi e non calcolatori. Nonostante i suoi precoci conflitti con la propria famiglia e la società, Shin sembra credere che la natura umana sia basata sulla bontà, che la gente in qualche modo finisca per fare degli sbagli, ma che non intenda far del male. Forse questo è il motivo per cui i suoi libri sono così amati.

Nel 2008 Shin ha ricevuto in Francia il premio “Prix de l’inaperçu” per il romanzo La chambre solitaire (La camera solitaria) tradotto in francese e pubblicato da Philippe Picquier. Questo “Premio dell’inosservato”, è stato istituito per ricompensare lavori di letteratura che non hanno ricevuto il riconoscimento che meritano. Shin ha un altro libro che sta per essere pubblicato tradotto in francese. Si tratta di Lee Jin, un lavoro storico su vasta scala basato sulla storia vera di una donna coreana della fine del periodo Joseon (1392-1910) che si innamorò di un diplomatico francese.


Tratto da varie fonti su Internet e da “Korean novel to spread mother syndrome abroad”, pubblicato il 23 dicembre 2009 dal sito Korea.net. Pubblicato con autorizzazione del Korea Culture and Information Service, che si riserva il copyright sull'intero contenuto del proprio sito.

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© Valerio Anselmo