La notazione musicale tradizionale della Corea

Questa è una pagina per musicofili curiosi e per appassionati di ideogrammi. Per l’autore del sito è stata una ricerca interessante, anche se forse non è ancora riuscito a scoprirne tutti i segreti.

Nota: Cliccando su un carattere cinese studiato nelle scuole medie ne viene visualizzata la scheda.


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utti sanno che il re Sejong il Grande ha creato l'alfabeto coreano nel XV secolo, ma non tutti hanno sentito dire che questo multiforme genio ha anche contribuito all'invenzione di una particolare notazione musicale, la prima che in Oriente desse una chiara indicazione del tono e della lunghezza delle note.

Oltre che letterato, mecenate, e stimolo per le più svariate invenzioni tecniche, dall’astronomia all’agricoltura, Sejong infatti era anche un appassionato musicista, compositore di oltre 200 brani musicali importanti. Le orchestre che oggi eseguono musica del palazzo reale del XV secolo conoscono bene il brano “Yominrak” (여민락 “Una gioia da condividere con il popolo”), forse il brano più noto fra quelli composti dal sovrano.

La suddivisione in dodici parti dell'ottava


Il pyeon-gyeong, lo strumento di riferimento per l’accordatura degli altri strumenti musicali

Una delle sue preoccupazioni era quella di stabilire un’esatta suddivisione dell’ottava e uno standard per il valore della frequenza delle note. La costruzione di xilofoni di riferimento in giada servì a dare la possibilità di accordare gli strumenti musicali tutti sulle stesse frequenze, in modo da permettere di avere delle orchestre i cui strumenti fossero regolati correttamente.

Bak Yeon (박연 ), il miglior musicista dell’epoca, riuscì a migliorare la suddivisione in dodici parti dell’ottava, venuta dalla Cina, e a costruire uno strumento di riferimento che non variasse di tono con le mutazioni di umidità e di temperatura. Per raggiungere questo scopo usò come materiale la giada, una pietra. Questo strumento, uno xilofono in pietra, si chiamava Pyeon-gyeong (편경 ) e aveva 16 note, le 12 note della prima ottava e le prime quattro note dell'ottava superiore (chiamate complessivamente sibiyul sacheongseong 십이율 사청성 ). Le 12 note dell’ottava, secondo la filosofia orientale che si basava sui principi Yin e Yang, si suddividevano poi in 6 suoni maschili (o “yang”, detti yungnyul 육률 ) e in 6 suoni femminili (o “yin” detti yungnyeo 육려 ).

Lo spartito musicale


Lo spartito di un brano scritto secondo la notazione musicale del XV secolo

Onde registrare per iscritto la musica, occorreva avere un sistema di notazione musicale, che allora mancava. Con la collaborazione di Bak Yeon, il re Sejong creò il sistema di notazione chiamato “Jeongganbo” (정간보 ), giunto a noi attraverso le pagine del testo storico Sejong Sillok (세종실록 ).

A quel tempo in Estremo Oriente tutti i testi venivano scritti e letti dall'alto in basso, con le colonne che si susseguivano da destra a sinistra. Di conseguenza, è logico che anche il rigo musicale avesse una forma simile alla scrittura. Come si vede nella figura, il rigo musicale era composto da una serie di caselle quadrangolari disposte verticalmente in colonne che venivano lette da destra a sinistra. Queste caselle avevano la forma del carattere cinese che indicava un pozzo, da cui deriva il nome “Jeongganbo” del sistema di notazione musicale.

Lo spartito (po ) era composto da una serie di colonne (haeng) formate da 6, 12, 16 o 20 quadrati (jeonggan 정간 ). Queste colonne erano organizzate in gruppi, chiamati kang, di due o tre quadrati. Nella figura si vedono colonne formate da 16 quadrati che sono suddivisi in gruppi di 3 o 2 quadrati ciascuno (in totale 3+2+3+3+2+3 quadrati per colonna).

Il ritmo, ovvero numero e durata delle note per battuta

Ogni quadrato corrispondeva a una nostra “battuta” e indicava pertanto un’unità di tempo. All’interno del quadrato vi potevano essere più note o una sola nota (che in questo caso corrispondeva a una nota da un quarto, secondo la nostra notazione occidentale). Quando in due quadrati successivi vi fosse stata scritta la stessa nota, ciò avrebbe indicato che quella nota avrebbe dovuto essere eseguita per un tempo di lunghezza doppia. Se nel quadrato vi erano più note, queste potevano essere disposte su due righe o su tre righe. Nel caso in cui nel quadrato vi fossero due sole note disposte ciascuna su una riga diversa, si sarebbero avute due note da un ottavo ciascuna. Se invece vi fossero state tre note, disposte ciascuna su una riga diversa, si sarebbe avuta una terzina e le note avrebbero avuto una lunghezza di un dodicesimo ciascuna.

Un trattino (‒) indicava che la durata della nota si allungava per la parte occupata dal trattino. Per una dettagliata spiegazione visiva delle varie possibili combinazioni, salvare il PDF che si apre cliccando qui.

I nomi delle dodici note

Nel nostro sistema di notazione musicale, le note hanno un nome (do, re, mi, fa, sol, la si) che indica la loro origine da una suddivisione in 7 parti dell’ottava e sono scritte più in alto o più in basso sul pentagramma a seconda che la loro frequenza sia più alta o più bassa e il suono più acuto o più grave, e con l’ausilio del diesis e del bemolle per la rappresentazione di quelle note che nascono dalla divisione in 12 parti dell’ottava. Nel sistema messo a punto dal re Sejong, invece, le dodici note avevano un nome individuale (probabilmente di origine cinese), che indica la loro derivazione da una suddivisione originale in dodici parti dell’ottava, e non sono scritte sul pentagramma.

(Questa suddivisione in dodici parti dell’ottava avvenuta così presto ci sorprende. Ci porta alla mente il «clavicembalo ben temperato» [Das Wohltemperierte Clavier] di Bach, ma la ricerca bachiana avviene in Occidente ben più tardi. Bisogna, però, ammettere che in Oriente, nonostante il rigore scientifico del re Sejong, non vi fu forse mai la ricerca matematica della precisione tonale voluta da Bach.)

La sequenza delle dodici note (chiamate sibiyul 십이율 ) è la seguente, dove la prima della serie viene fatta generalmente coincidere con il nostro do centrale (qui utilizzato come base, per chiarezza di esposizione), oppure, a seconda dello strumento musicale usato, fatta coincidere con il mi♭:

do hwang-jong
황종
()
do♯/re♭ dae-ryeo
대려
()
re tae-ju
태주
()
re♯/mi♭ hyeop-jong
협종
()
mi go-seon
고선
()
fa jung-ryeo
중려
()
fa♯/sol♭ yu-bin
유빈
()
sol im-jong
임종
()
sol♯/la♭ i-chik
이칙
()
la nam-ryeo
남려
()
la♯/si♭ mu-yeok
무역 ()
si eung-jong
응종
()

I nomi completi, formati da due caratteri cinesi, venivano però normalmente abbreviati al solo primo carattere della coppia , , , , , , , , , , , (dove, come si sarà notato, il carattere originale della coppia corrispondente al nostro fa perdeva la parte sinistra diventando ), per cui ne risulta una trascrizione semplificata. Nella figura a destra, presa dal documento PDF citato sopra, si evince anche la corrispondenza (in base mi♭) tra la notazione tradizionale coreana e la notazione musicale occidentale.

Qui sopra la corrispondenza fra la notazione coreana e quella occidentale
(tratto da “The Musical Notation of Korea and Europe” di Kim Jin-Ah e rielaborato)

Come erano indicate le ottave superiori e inferiori

Una volta adottati i nomi delle varie note dell’ottava, restava da ideare il nome delle note delle due ottave superiori e inferiori rispetto all’ottava centrale. Intanto, dall’analisi dei testi storici, sappiamo che le quattro note più alte dello strumento pyeon-gyeong di riferimento per l’accordatura erano chiamate do¹ cheong hwang-jong 청황종 (), do#¹/re♭¹ 청대려 (), re¹ 청태주 () e re#¹/mi♭¹ 청협종 (). Quindi, per indicare l’ottava superiore bastava premettere, al nome della nota, l’ideogramma che significa “chiaro, puro”, che porta il segno 氵in prima posizione. Da qui a ricavarne la semplificazione da premettere al nome abbreviato della nota il passo è breve. Un solo simbolo premesso al carattere della nota indicherà che questa è nell’ottava superiore (ad esempio > ), mentre due simboli premessi al carattere indicheranno che la stessa nota si trova due ottave più in alto.

Similmente, il simbolo anteposto al carattere di una certa nota (come, ad esempio, > ) indicherà che si tratta di una nota dell’ottava inferiore, mentre con due di questi simboli anteposti (o meglio con un solo ideogramma anteposto) si indicherà che deve essere eseguita la nota due ottave più in basso. Ora si capisce perché il carattere era stato ridotto a nel passaggio dai nomi completi ai nomi abbreviati visti sopra.


Tratto da fonti in Internet e da vari manuali di musicologia e testi storici coreani. Questo è un testo elaborato completamente dall’autore del sito.

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© Valerio Anselmo