Quando nelle nostre culture manca una parola, anche il titolo di un film può essere completamente travisato nella traduzione. Il film di cui si parla in questa pagina racconta la storia dell’amicizia fra un vecchio contadino e un vecchio bue che per decenni l’ha aiutato pazientemente nel lavoro e che è ormai giunto alla fine dei suoi giorni. Da noi si usa mettere al collo delle mucche un campanaccio che serve a spaventare le serpi in montagna. In Corea invece, dove le mucche non venivano utilizzate per il latte, era più importante il bue per fare i lavori nei campi. Anziché il campanaccio, gli si metteva al collo una campanella. Il nome coreano del film, |
![]() Il manifesto originale del film: nelle mani del protagonista la campanella che era legata al collo del bue C on pochissime eccezioni, i film indipendenti devono ritenersi soddisfatti se vengono presentati ai festival cinematografici, se hanno una fugace vita nei cinema di periferia con apparizioni su un paio di schermi e se terminano con una lunga carriera sugli scaffali dei negozi di DVD. Ma il filmato documentaristico di 78 minuti, chiamato in coreano “ Diretto da Lee Chung-ryoul ( |
La storia di questo uomo e del suo vecchio compagno nel lavoro, che si focalizza sulla semplice vita rurale e sui forti legami che si sono formati fra un vecchio contadino e il suo bue, così forti che sua moglie (Lee Sam-sun Affascinante come la storia di vita reale narrata nel film è il modo in cui questo è stato realizzato in primo luogo. Il regista Lee ha speso cinque anni alla ricerca della giusta coppia uomo-bue, dopo aver tratto ispirazione dalla sua infanzia trascorsa in un ambiente rurale. |
Il contadino ottentaduenne, Choi Won-kyun, è il protagonista del film, assieme al suo bue. E Lee Sam-sun, moglie di Choi, completa questo inusuale triangolo di affetti. A partire dalla prima visione del film, un gran numero di visitatori hanno invaso la vita privata della coppia, che finora aveva goduto di un’assoluta riservatezza nel proprio villaggio rurale. Il film ha avuto successo fra i critici, vincendo un premio al prestigioso Festival internazionale del film di Pusan (Busan). È anche stato presentato in gennaio al Festival del film indipendente di Sundance (U.S.A.) e, nel giugno 2009, al Festival del documentario di Silverdocs, sempre negli Stati Uniti. Il 27 febbraio 2009 il regista, Lee Chung-ryoul, è stato il primo a ricevere il Premio Rookie per nuovi registi (Rookie Director Award) in occasione della 45ª edizione dei “Premi PaekSang per le arti” (45th Baeksang Arts Awards) come regista cinematografico indipendente (Indie). |
Il precedente record sudcoreano al botteghino per un documentario cinematografico indipendente aveva raggiunto i 120.000 biglietti venduti. Ma questo nuovo documentario ha superato i 3 milioni di spettatori paganti. Perfino l’attuale Presidente della Repubblica di Corea, Lee Myung-bak, l’ha visto. Il villaggio di Bongha nella regione Gyeongsang del Nord, dove è stato girato il film, sta progettando di costruire un museo intitolato al documentario, per sfruttarne il successo. |
![]() Il regista Lee Chung-ryoul La vecchia coppia di protagonisti è stata assediata dai turisti e il regista si è preoccupato che questi visitatori potessero turbare la riservatezza della loro vita di ogni giorno. D’altra parte il villaggio sembra essere contento di questo afflusso di gente per i possibili guadagni che fa prevedere. La dinamicità, o frenesia, dello sviluppo sudcoreano e la natura piuttosto fredda della sua società, con una concorrenza spietata per ottenere un buon impiego o per potersi iscrivere alle migliori scuole, può aver gettato le basi per l’enorme successo del documentario. O, almeno, questo è quanto pensano i critici cinematografici. “Il racconto di un’amicizia fra un essere umano e un animale, che illustra un forte legame fra i due, risulta profondamente toccante per i cuori degli spettatori.”, afferma il critico culturale Kim Jong-hui. E continua dicendo: “È un giocare sulla natura umana, e quello è il punto che affascina di più.” Su YouTube si può vedere una bella presentazione (in coreano) del film. Colpisce profondamente una frase del film, quando il contadino, parlando del suo bue dice, con un senso di compassione: « |
Tratto da “A man and his old partner”, in Korea, Maggio 2009. Testo di Brian Lee, foto JoongAng Ilbo. Pubblicato con autorizzazione del Korea Culture and Information Service, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Korea.net. |
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© Valerio Anselmo