Fa piacere scoprire che nel mondo c'è ancora qualcuno che non è frastornato dai computer e che persevera in un artigianato d'altri tempi, oscuro e faticoso, quale può essere quello di creare pitture artistiche, quasi delle miniature, su una sottile e fragile base ricavata dalle corna dei buoi, come si faceva tanti anni fa nelle campagne coreane. |
P er l'arte poco nota e tipicamente coreana del hwagak ( Su un sottile pannello di corno di bue si applicano i colori al disegno tracciato in precedenza Secondo Lee Jae-man ( Quand'era troppo giovane per capire, Lee senza rendersene conto mise una mano in un braciere ardente, il che ebbe come conseguenza un danno permanente alla mano. Ma questa disabilità non ha ostacolato i suoi sforzi artistici, grazie ai quali è arrivato oggi a essere designato “Importante proprietà culturale intangibile numero 109” per la sua maestria nell'artigianato dei lavori di pittura su corno di bue. Anche se la sua mano è stata ferita, gli intricati dettagli delle sue squisite immagini sembrano asserire il contrario. |
L'oscuro mondo del hwagak
Per creare un hwagak (pittura su corno), un corno di bue viene molato e rifinito fino a trasformarsi in vari sottili pannelli traslucidi, che vengono poi dipinti con immagini dai colori luminosi. Ogni passaggio di questo accurato procedimento richiede il massimo di abilità e di attenzione al dettaglio. Anche se risiede a Inch'ŏn (Incheon) fin da quando vi aprì il proprio laboratorio 20 anni fa, il luogo d'origine di Lee è in effetti Seul. È infatti nato a Seul, e Seul è il luogo in cui è cresciuto e dove ha incontrato il suo maestro, l'artigiano di hwagak Eum Il-cheon che aveva un proprio laboratorio nella capitale dove rimase fino alla morte avvenuta all'inizio degli anni 1980. Prima del suo incontro con la pittura su corno, Lee sognava di diventare un disegnatore di cartoni animati. Il suo talento per il disegno fu evidente fin dalla più tenera età, ma il destino doveva condurlo lungo un percorso che l'avrebbe portato a immergersi nel mondo della pittura su corno, che alla fine divenne una vera e propria passione. |
“Dopo che la moglie del mio maestro morì, tutti i lavori di casa, compresi il cucinare e il fare il bucato, divennero mia responsabilità. Invece di servire i miei genitori, servivo il mio maestro.
Un piccolo capolavoro del maestro Lee. Si tratta di un kujŏlp'an (un contenitore di leccornie tradizionale coreano, a nove sezioni, una centrale o otto periferiche). Il mastro artigiano Eum, che Lee serviva con grande cura, gli assegnò il nome d'arte Wŏnsŏk ( |
I motivi più popolari del hwagak comprendevano i sipchangsaeng ( Motivi comuni del hwagak, illustrati in modo vivace con colori brillanti, comprendono i dieci simboli della longevità e scene di genere popolare, in cui gli animali sono spesso ritratti in atteggiamento umoristico. Siccome il materiale da cui è costituito il corno di bue viene limato fino a ottenerne dei pannelli così sottili, le decorazioni hwagak sono particolarmente fragili, ciò che rende quasi impossibile trovare un pezzo antico decorato in questo modo. Occasionalmente si possono trovare sul mercato oggetti hwagak che risalgono al periodo coloniale giapponese (1910-1945), ma è molto probabile che questi impiegassero del materiale plastico invece del corno di bue. |
Adattamento della tradizione“Sfortunatamente esistono pochissimi resti antichi di hwagak, e la maggior parte di questi sono di persone che non amano mostrarli in pubblico.” Per questo motivo, quando Lee scoprì un capolavoro hwagak al museo Guimet, che ha una grande collezione di opere asiatiche, ne fu estasiato. In seguito si mise in contatto con la direzione del museo per avere il permesso di fotografare e restaurare questo reperto. Lee impiega moltissimo del suo tempo per restaurare antichi reperti di hwagak,
Due scatole porta-gioielli decorate con la tecnica del hwagak. La parte superiore della scatola a destra contiene l'immagine della tigre che fuma la pipa e del coniglio bianco che glie la accende, vista sopra. Un punto che preoccupa Lee è il fatto che le opere di pittura su corno possono raggiungere prezzi esorbitanti, ben al di là delle possibilità dei normali appassionati d'arte, e questo a causa dell'incredibile quantità di lavoro e di dedizione richiesta da ogni passaggio del processo di produzione. Per esempio, per incollare i pannelli dipinti agli oggetti di legno si usa una colla naturale ricavata dalla vescica natatoria dei pesci. Per ottenere questa colla, si fanno bollire lentamente 75 chilogrammi di vesciche natatorie del pesce borbottone (Micropogon undulatus) per ottenere alla fine un paio di ciotole di colla. Lee si sta perciò impegnando a fondo per riuscire a ottenere degli oggetti culturali in relazione con l'arte del hwagak che possano essere messi in commercio a prezzi ragionevoli. |
Per quanto riguarda i colori usati nei disegni, Lee aggiunge: “I motivi più popolari nei disegni derivano da quelli della pittura folcloristica che impiega principalmente una gamma limitata di colori: giallo, blu, bianco, rosso e nero. Ma, partendo dai cinque colori principali, si possono ottenere più di 40 colori diversi.
Una piccola cassettiera decorata con la tecnica della pittura su corno di bue Uno dei motivi del graduale disinteresse dei coreani per le sue opere è anche la proliferazione dei condomini di appartamenti delle città coreane che negli ultimi decenni hanno sempre più sostituito le casette a un solo piano tradizionali. Lee ne spiega il motivo: “Le case tradizionali della Corea sono create in modo da permettere un flusso naturale di aria, cosa che gli appartamenti non hanno. Perciò, negli edifici moderni i lavori in hwagak non respirano. Allora, che senso può avere il costruire un'opera di qualità decorata con pitture su corno quando poi la si mette in un ambiente non adatto? Senza l'attenzione necessaria, quest'opera non sopravviverà. Così, quando ricevo un ordine, vado a visitare la casa del proprietario per determinare la posizione ideale per la sistemazione del hwagak. La vita di un'opera di questo tipo può essere massima quando l'opera viene posta in una posizione in cui riceva un'insolazione appropriata e aria fresca. Dal momento che queste opere sono così preziose, alcuni le racchiudono in una teca di vetro, ma facendo così ne limitano la respirazione.” |
L'intera vita dedicata a questo lavoro
Questo ventaglio circolare ha il manico decorato con la tecnica hwagak Il suo laboratorio è pieno di queste strutture in legno, che vanno dai cinque ai dieci anni d'età. Dopo un'accurata essiccazione e invecchiamento, egli le esamina e scarta qualunque pezzo che si sia nel frattempo fessurato o incrinato. Si ritiene soddisfatto solo quando si prende cura egli stesso di tutto il processo, dalla preparazione dei pannelli di corno di bue alla costruzione del mobile e perfino all'installazione del lucchetto. Questo modo di procedere lo apprese dal suo maestro che gli insegnò: “Se dai da fare il lavoro a qualcun altro, ti potrai rendere conto se il lavoro è ben fatto solo quando tu stesso ne conosca alla perfezione il processo di produzione.” Lee Jae-man ama credere che non sta vendendo le proprie opere, ma che le dà solo in prestito. Si ritiene un artigiano che ha conservato la tradizione del hwagak, ma si preoccupa non poco di chi potrà mai portare avanti questa tradizione in futuro, visti i grandi sacrifici che essa comporta e i magri guadagni che se ne ricavano. Ma poi, quando si immerge nel lavoro, il mondo attorno scompare e questi pensieri sembrano contare molto poco. |
Tratto da “Lee Jae-man Perseveres in the Obscurity of Ox-Horn Craft”, in Koreana, vol.20, n.4, inverno 2006. Testo originale di Choi Tae-won, fotografie di Seo Heun-kang. Ricerche bibliografiche a cura dell'autore del sito. Pubblicato con autorizzazione della Korea Foundation, che si riserva il copyright sull'intero contenuto della rivista. Riferimento: Koreana. |
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© Valerio Anselmo